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Fumetto

Juan Gimenez

Nato a Mendoza, in Argentina, nel 1943, inizia a lavorare professionalmente come fumettista a sedici anni, con una breve storia di soldati nel deserto, ispirata ai lavori di Hugo Pratt. Abbandona però presto questa sua vocazione per conseguire il diploma di perito industriale e per dedicarsi a questo lavoro, sicuramente più stabile di quello del disegnatore di fumetti. Come moltissimi suoi connazionali sul finire degli anni ’70 si trasferisce in Europa e dall’incontro con lo sceneggiatore Ricardi Berreiro (“transfuga” a Parigi), rinasce la passione per il fumetto che si concretizza con la realizzazione di moltissimi racconti di genere solitamente bellico o fantascientifico. La lunga serie “Asso di Picche” rappresenta il suo trionfale ritorno nel mondo dei fumetti, “Stella nera” è il primo tentativo a colori su una storia di ampio respiro e “La Città” segna la sua definitiva affermazione. Il suo lavoro desta l’interesse del gruppo editoriale americano National Lampoon, che all’epoca editava “Heavy Metal” e si stava organizzando per trarre un film d’animazione dalle storie migliori; Gimenez darà la sua impronta inconfondibile all’episodio del tassista Harry Canyon. Il panorama fumettistico europeo dei primi anni ’80 è in fermento e su riviste come la spagnola “1984”, la francese “Metal Hurlant” e soprattutto l’italiana “L’Eternauta”, Juan Gimenez ha modo di lanciarsi in ardite sperimentazioni sia grafiche che testuali: la serie “Paradosso Temporale” è composta da brevi episodi, in cui viene vista in una nuova ottica (più quotidiana, ma anche più divertita ed ironica) la narrativa fantascientifica ed in cui la tavolozza, alleggerita dalla policromia e basata sui colori primari, sforna volumi e sfumature estremamente realisti e suggestivi. Ormai Gimenez è un affermato maestro e, malgrado l’intensificarsi dei suoi impegni come copertinista e realizzatore di layout per la pubblicità, collabora con importanti autori quali Carlos Trillo, Emilio Balcarce, Roberto Dal Pra’ e Alejandro Jodorowsky, con cui porta avanti la saga dei Meta-Baroni.

Immagine articolo Fucine MuteLa produzione matura di Juan Gimenez può venir divisa in tre periodi o stili, con i relativi passaggi intermedi; saltando a piè pari i pochi lavori adolescenziali che risentono dell’influenza massiccia di Hugo Pratt e Francisco Solano Lopez (1) e di cui comunque non c’è traccia in Italia, ci troviamo inizialmente di fronte ad un disegnatore estremamente rigido e tecnico. Lo stile del primo Gimenez non è comunque sgradevole, tutt’altro: l’attenzione è però posta maggiormente sugli elementi meccanici, mentre le figure umane, in alcuni casi, stentano ad imporsi. I paesaggi, se ci sono, vengono resi in modo molto stilizzato ed il tratto è sottile e piuttosto uniforme, uomini e macchine talvolta si confondono. Queste storie sono esclusivamente in bianco e nero, con una netta prevalenza del bianco; ma l’uso dei retini (sicuramente altra influenza del passato da disegnatore industriale) riesce a vivacizzare un po’ un disegno altrimenti troppo pulito e ad incanalare l’attenzione del lettore su alcuni elementi piuttosto che su altri. L’organizzazione della tavola è libera, ma non ancora così “sciolta” come sarà in futuro e ogni vignetta, pur se di dimensioni diverse, può venir tranquillamente considerata autonomamente. Di questa prima e breve fase (durerà un paio d’anni dopo il 1976, data ufficiale del ritorno di Gimenez al fumetto ), restano tracce su alcuni vecchi “Lanciostory” e “Intrepido” di fine anni ’70 e soprattutto su “Skorpio”, settimanale gemello di “Lanciostory”, che dedicherà uno spazio fisso alle serie fantasy e di science-fiction, ospitando quindi anche i lavori di Gimenez.

L’opera che, pur essendo pienamente inseribile in questo primo periodo, lo supera, è la serie “Asso di Picche”. I testi sono di Ricardo Barreiro, “enfant prodige et terrible” del fumetto argentino, che parla di guerra in maniera veramente originale e priva di retorica e probabilmente è la principale molla che spinge Gimenez ad evolvere il suo tratto, per uniformarsi alle esigenze del racconto. L’”Ace of Spades” è un bombardiere B-17 in azione durante la seconda guerra mondiale, che ospita al suo interno un eterogeneo equipaggio (2) di personaggi molto ben caratterizzati. Le storie sono estremamente originali ed alcune trovate sono del tutto nuove nel mondo del fumetto: in un episodio si scontrano un pilota americano ed uno tedesco ed i rispettivi flash-back mostrano come le loro drammatiche storie siano praticamente la stessa identica storia. Juan Gimenez avverte sicuramente il distacco che queste storie prendono dalla produzione precedente ed il suo tratto diventa via via più espressivo e modulato: va notato il diverso trattamento dei mezzi meccanici (con tanto di schede tecniche) e uomini.

Immagine articolo Fucine MuteI tempi sono maturi per abbandonare il rassicurante tecnicismo esasperato e lasciarsi andare ad uno stile più immediato, emotivo: è il momento di “La Città”, ancora su testi di Barreiro. Nel racconto di 30 tavole “Avamposto” lo sceneggiatore argentino aveva già dato prova della sua visione pessimista della fantascienza ed in quel caso il tratto di Gimenez s’era incupito notevolmente, abbondando di neri e di tratteggi, marcati sui visi di soldati bruciati dalle droghe o su corpi e velivoli disastrati dalla battaglia. “Avamposto” risale al 1979 e “La Città” viene realizzata l’anno successivo. In questa nuova serie (3) viene abbandonata quasi del tutto la perfezione geometrica e nelle vedute aeree della tentacolare metropoli, che si espande nello spazio e nel tempo, gli edifici sono disegnati a mano libera, con un tratto spesso ma efficace. Ormai Gimenez ha trovato il suo stile e con “La Città” si impone a livello internazionale: dal periodo tecnico possiamo dire sia passato ad un periodo espressionista, segnato da una maggiore attenzione per luci ed ombre ed una grande (poi esasperata) mimica dei personaggi. Inoltre Gimenez si abbandona anche ad alcuni virtuosismi con il lettering delle onomatopee che, in molti casi, diventa parte integrante della tavola. Anche dal punto di vista dell’organizzazione della tavola avviene un salto di qualità ed c’è ora una maggiore espressività (vignette fittissime di segni alternate ad altre pulitissime) ed un’armonia interna che anticipa i risultati poi ottenuti col colore.

Come “Asso di Picche” prendeva spunto da una vecchia serie di guerra, “Amapola Negra”, così “La Città” si ispirava ed era idealmente dedicata ad un altro classico, “El Eternauta”. Entrambe queste opere sono frutto della fantasia di Hector G. Oesterheld (4) ed in effetti “La Città” doveva essere inizialmente una sorta di personale Divina Commedia, in cui lo sceneggiatore deseparecido vestiva i panni di Virgilio e faceva da guida allo stesso Ricardo Barreiro, novello Dante (nella versione definitiva non c’è quasi più traccia di questo progetto, se non nell’ultimo episodio).
Il terzo periodo della produzione di Gimenez, non inizia cronologicamente dopo “La Città”, ma prende le mosse da una storia realizzata pensando alle riviste europee, che in quel periodo aumentavano il numero di pagine a colori. Il passaggio al terzo stile avviene infatti, con l’introduzione dei colori dati personalmente. Da questo momento, Gimenez otterrà sempre maggior fama e crescente interesse per il suo lavoro, che lo porterà ad essere assunto da diverse compagnie, come costumista, designer, visualizer, per prodotti cinematografici (5). Alla fine degli anni ’70, spinto dunque dalla possibilità di cimentarsi con una nuova tecnica, Gimenez realizza una breve storia all’acquerello, “Giocando”, su testi suoi, ma il risultato non lo convince molto. Nel successivo lavoro in coppia con Barreiro, “Stella Nera”, utilizza così una tecnica di colorazione più tradizionale, stendendo il colore solo dopo aver tracciato i contorni a china e definito i dettagli come di consueto. Il risultato non è obiettivamente eccezionale (6) e sono chiaramente visibili i ripensamenti dell’autore: già dalla copertina del volume, si nota l’insicurezza nel lasciare alcune zone in luce e il volto dell’androide Vran risulta visibilmente modificato da più passaggi di colore. Le tavole di questa storia destano una certa curiosità, ma non ancora ammirazione. Solo dopo qualche anno, Gimenez stupirà i suoi lettori con le splendide tavole della serie “Paradosso Temporale”. è con questa breve serie di episodi autoconclusivi, che si realizza finalmente la ricerca sul colore: la colorazione si basa solo sui colori primari che, diluiti, mescolati tra loro o con altre tinte, permettono di ottenere tutte le tonalità desiderate. L’uso di pochi colori, che non vengono “sporcati” con altri (l’acquerello presenta questo rischio), ha il vantaggio di rendere le tavole molto brillanti e armoniose (7). La grande abilità compositiva di Gimenez consente anche agli elementi delle sue vignette, di stabilire un contatto e trovare continuazione in quelle precedenti o successive, offrendo così all’occhio un raffinato ed immediatamente piacevole spettacolo di intrecci, quasi invisibile ad un primo sguardo.

Immagine articolo Fucine MuteDal 1986 Juan Gimenez inizia a cimentarsi anche nella stesura dei testi per le sue storie lunghe. Il confronto, con la sua produzione breve come autore completo e con i lavori realizzati in collaborazione con altri sceneggiatori, ne rendono però evidenti i limiti. Malgrado sappia creare, negli episodi autoconclusivi brevi, situazioni geniali e ben architettate, superato un certo numero di pagine si fa evidente una certa insicurezza. Finora tre albi (ai quali un quarto, “Elijé du juego”, dovrebbe presto affiancarsi) ed alcuni racconti di una dozzina di tavole testimoniano delle difficoltà incontrate. I due episodi, che compongono finora il ciclo di “Leo Roa”, sono piuttosto banali ed il ricorso a situazioni comiche e parodistiche non risolleva il livello di due storie che, contenute in una ventina di pagine, avrebbero funzionato ugualmente. Sul versante “serio”, il volume “Il Quarto Potere” si rivela invece un po’ troppo pretestuoso e non riesce a sviluppare tutte le (buone) idee da cui parte, riducendosi quasi esclusivamente ad una serie di scene d’azione, comunque magistralmente illustrate.

Da qualche anno Gimenez ha introdotto nei suoi lavori nuove tecniche, quali l’aerografia, gli acrilici per le copertine e le immagini digitali.
E’ appena uscito, in concomitanza con la fiera di Lucca, il volume “Overload”, edito da Alessandro Editore. Malgrado il titolo, il libro è ben poco “sovraccarico” ed il fan di Juan Gimenez probabibalmente rimarrà un po’ deluso, soprattutto dalla prima parte, in cui vengono riprodotte copertine già viste su “Lanciostory” e “L’Eternauta”. “Overload” presenta comunque delle piacevoli sorprese, come un piccolo saggio dei primi lavori a colori di un Gimenez adolescente e le illustrazioni per un’interpretazione dei tarocchi. Ulteriore motivo di interesse del volume è l’intervista-confessione dell’autore, che fa da collante tra le varie sezioni in cui è diviso il libro. Libro che, malgrado refusi e piccole imprecisioni (il disegno di pag.50 è in realtà già stato edito su “L’Eternauta”, n°29), è da consigliarsi vivamente agli amanti del fumetto, dell’illustrazione e del cinema.

Si racconta che alla recente kermesse lucchese, dov’era presente con una mostra e di persona, J. Gimenez si sia dedicato con tanta cura alla realizzazione di disegni per i fans da sollevare proteste per la sua lentezza. Indispettito, ha pensato bene di iniziare a colorare le “dedicàs”, rallentando ulteriormente il ritmo di produzione ma offrendo, a pochi privilegiati, dei veri gioielli. Forse questa storia non è del tutto vera, ma è senz’altro verosimile, vista la qualità dei lavori che realizza – con eccessiva calma, per i suoi ammiratori.(n.d.a.)

Tutte le immagini inserite nel presente articolo provengono dai numeri 50, 53, 64 e 123 de L’Eternauta.

Juan Gimenez in Italia


Purtroppo, della produzione di Gimenez, in Italia è stato raccolto poco in volume ed anche quel poco piuttosto male. Gli unici volumi con sue opere editi in Italia, sono i seguenti:




  • “Asso di Picche” in Euracomix n°27 – comprende solo i primi episodi, adattati per ledizione in volume e colorati – Eura Editoriale


  • “La Città” in Euracomix n°16 – raccoglie tutta la prima parte della serie, ma le tavole sono state colorate e rimontate per compattare la storia in un volume di 126 pagine – Eura Editoriale


  • “Leo Roa” in Grandi Eroi n°58, Comic Art


  • “Il Quarto Potere” in Grandi Eroi n°71 – la sesta vignetta di pag.2 è stata censurata – Comic Art


  • “La Casta dei Meta-Baroni: Othon il trisavolo”, Alessandro Editore


  • “La Casta dei Meta-Baroni: Honorata la trisavola”, Alessandro Editore


  • “La Casta dei Meta-Baroni: Aghnar il bisavolo”, Alessandro Editore (8)


  • “Fantacomix-Day” n°1, Eura Editoriale, raccoglie tutta la prima parte di “La Città”, più la continuazione disegnata da Luis Garcia Duran e la serie “Robin delle Stelle” di Carlos Trillo ed Enrique Breccia

Nella collana “I DIRITTI UMANI” (vol.1, Comic Art) è stata pubblicata una breve storia di Gimenez scritta da Felipe H. Cava.
Nel volume “Linea Latina!” (edito da Carte Segrete nel 1993), catalogo della mostra omonima, si può ammirare in tutto il suo splendore una tavola dell’episodio “Express” di “Paradosso Temporale”.
In rivista è apparsa invece tutta la produzione di Gimenez, ulteriormente ristampata e raccolta in inserti o allegati. Limitandoci alle sole serie è stata così distribuita:




  • “Asso di Picche” – testi di Ricardo Barreiro – “Lanciostory” dal n°52 del 1978 – Eura Editoriale


  • “Cronaca di tre Guerre” – testi di Ricardo Barreiro – “Skorpio” dal n°40 del 1978 (9)


  • “Stella Nera” – testi di Ricardo Barreiro – “L’Eternauta” n°9/12, Edizioni Produzioni Cartoons (10)


  • “La Città” – testi di Ricardo Barreiro – “Lanciostory” dal n°7 del 1982 (10)


  • “Lo Strano Processo di Roy Ely” – testi di Emilio Balcarce – “L’Eternauta” n°7 – si tratta di un racconto breve molto importante, da cui sono stati tratti lavori televisivi. Visto a più riprese anche sulle pubblicazioni dell’ Eura Editoriale.


  • “Paradosso Temporale” – “L’Eternauta” n°13, 14, 16-19


  • “Rifiuti” – testi di Carlos Trillo – “L’Eternauta” n°43-48 e “Lanciostory” n°32 e n°37 del 1989


  • “Leo Roa” (primo episodio) – “L’Eternauta” n°62-64 Comic Art


  • “Il Quarto Potere” – “L’Eternauta” n°77-80


  • “Leo Roa: Odissea nel Tempo” – “L’Eternauta” n°108-111


  • “Gli Occhi dell’Apocalisse” – testi di Roberto Dal Prà – “Terrifik” n°1-5, Cenisio Editrice e “L’Eternauta” n°126


  • “La Casta dei Meta-Baroni” (primi due episodi) – testi di Alejandro Jodorosky – “Skorpio” n°8 e n°17 del 1994 (12)


Oltre alla continuazione di “La Casta dei Meta-Baroni”, J.Gimenez dorebbe portare a termine in tempi brevi una nuova serie tutta sua, dal titolo provvisorio “Elijé tu Juego” e nel contempo realizza breve storie erotiche per “Playboy”.


NOTE




  1. Una tempera realizzata nel 1958 e pubblicata nel recente volume “Overload”, sembra proprio un ritratto di “Joe Zonda”, personaggio di Oesterheld e Solano Lopez.


  2. Non è escluso che gli autori del film “Memphis Belle”, si siano ispirati a questa vicenda, ma l’originale a fumetti è di gran lunga superiore.


  3. Ha avuto un seguito disegnato da Luis Garcia Duran, molto diverso dalla prima parte.


  4. Hector German Oesterheld (nato nel 1919), considerato universalmente il più sceneggiatore argentino. Realizzò una mole incredibile di opere di valore elevatissimo, in collaborazione coi più grandi disegnatori del mondo: Pratt, Solano Lopez, Alberto Breccia, Zanotto, Altuna, Del Castillo e tantissimi altri tra cui probabilmente anche un giovane Gimenez. A causa dei contenuti rivoluzionari delle sue storie, nel 1977 fu prelevato dalla sua casa da un manipolo di soldati e quindi fatto “scomparire”.


  5. Gimenez non abbandona peò il bianco e nero: diverse storie brevi, apparse su “L’Eternauta” e “Terrifik” sono ancora realizzate solo al tratto.


  6. “Estrella Negra”, albo alla francese di 48 pagine, non è neppure uno dei migliori lavori di Barreiro: come gli capita spesso nelle opere minori, parte da un’idea originale, per poi costruirci sopra una storia inconcludente.


  7. Secondo una credenza diffusa, l’uso dei soli colori primari faliciterebbe inoltre la resa tipografica.


  8. I primi tre volumi della serie sono usciti presso gli Humanoides Associates, dal 1992 al 1995.

    La pausa nella produzione, che si protrae da alcuni anni, ha lasciato temere un abbandono della serie da parte di Gimenez (si è parlato di una continuazione di opera di John Bolton), ma, dalle dichiarazioni del disegnatore in “Overload”, pare che il ritardo fosse dovuto a Jodorosky. “La Casta dei Meta-Baroni” infatti, proseguirà come stabilito, come testimoniano le sue copertine già realizzate per il quarto e quinto volume e l’annuncio del quarto tomo (“Oda la bisavola”), presso la spagnola Norma Editorial.



  9. Questa serie, di cui Gimenez ha realizzato solo alcuni episodi è un chiaro esempio di quello che abbiamo chiamato primo stile (anche la firma era diversa).


  10. Poi ristampata su “Lanciostory” nella serie “Il Meglio di Gimenez”.

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