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Fumetto

Jamie Delano

Fiamme infernali

Lorenzo Bertuzzi (LB): Gennaio 1985: “Captain Britain” n°1, uno dei tuoi primi lavori per l’industria dei fumetti, è solo l’inizio della tua gestione di questo titolo. Poi vennero 13 numeri di combattimenti, viaggi interdimensionali, il C.R.X., i Technets, doc Crocodile, Megan che diventa bella e così via… cosa ti ricordi di quel periodo? All’epoca, ti sentivi limitato dallo scrivere storie di supereroi?

Jamie Delano (JD): Sì, “Captain Britain” n°1 fu il mio primo tentativo di scrivere una vera e propria storia a fumetti. Precedentemente avevo scritto solo le storie in prosa della serie di Night Raven che vennero pubblicate in “Mighty World of Marvel” e in simili album di ristampe per circa un anno. Sono anni che non rileggo una storia di Capitan Bretagna. Spero non siano troppo ridicole.
A quel tempo ero abbastanza felice perché stavo scrivendo qualcosa e perché mi stavano pagando per farlo. Era un po’ come un secondo lavoro che mi distraeva dalla guida del mio taxi. Non avevo un’esperienza fumettistica da appassionato che mi potesse aiutare con Capitan Bretagna e di conseguenza ero probabilmente libero da un sacco di preconcetti e restrizioni. Fu un’esperienza grazie alla quale imparai molte cose utili sui fumetti, che mi aiutò a conoscere in poco tempo sia i limiti sia le possibilità del mezzo della scrittura creativa.

LB: In “Swamp Thing” vedevamo questo tipo biondo, molto simile a Sting, spuntare dal nulla. Era ben vestito, sicuro di sé e con tutte le risposte pronte. In “Hellblazer” n°1 abbiamo iniziato a scoprire l’uomo che si nascondeva dietro la maschera. Sordidi loft, squatters, povertà e tossici, l’odore della paura e un sacco di mosche. Era veramente così difficile vivere agli ordini della Lady di ferro? Parlasti con Alan Moore per quanto riguarda la caratterizzazione di John Constantine o ti basasti semplicemente sulla saga di Swamp Thing?

Immagine articolo Fucine MuteJD: Maggie Thatcher era un mostro di opportunismo che, una volta al potere, impedì la realizzazione di una società giusta economicamente, razzialmente e socialmente per almeno 20 anni…se non per sempre. Avevo 25 anni quando le lasciammo guidare per la prima volta il suo carroarmato nel Parlamento. Era come se una secchiata di merda fredda fosse stata gettata sulla mia vita, e dopo 20 anni la puzza rimane ancora. Alan Moore era un amico di vecchia data. Siamo cresciuti nella stessa città e fu lui a presentarmi alla Marvel in modo da ottenere il mio primo incarico. Sospetto che fu lui che mi raccomandò, quando la DC stava cercando uno scrittore inglese per sviluppare il personaggio di Constantine. Una volta ottenuto l’incarico, capii che sarebbe stato difficile mantenere il personaggio a lungo tempo se non avessimo tentato di scavare sotto la superficie dell’elegante apparizione che Alan introdusse in “Swamp Thing”. Credimi, non mi sarei mai aspettato di andare tanto in profondità. Io e Alan parlammo di Constantine in termini generali, ma io mi assumo la responsabilità per la sua introspezione e l’irritante idiosincrasia.

LB: Ho sempre pensato che tu avessi creato uno dei primi ed unici personaggi reali all’interno dell’irreale scena fumettistica degli anni ’80. John Constantine prova emozioni reali: odia, ama, scopa…È un vero bastardo, non si preoccupa di nessuno al di fuori di se stesso, fuma e non è per niente politicamente corretto. In altre parole è vivo, è uno di noi. Quanto di tutto ciò è autobiografico? O ti senti più vicino a Chas, visto che anche tu facevi il tassista?

JD: Be’… che posso dire… c’è una scuola di pensiero che dice che la maggior parte dei romanzi non sono nient’altro che autobiografie romanzate, e sarebbe inutile negare che i comportamenti e le motivazioni dei personaggi svelano alcuni aspetti della visione del mondo personale e politica dell’artista, è inevitabile. Secondo me, gli scrittori sono spesso persone timide che si rivelano. Molte volte sfruttiamo l’opportunità che ci danno le nostre creazioni per fare battute aspre e commenti saggi che, forse, non saremmo tanto rapidi o coraggiosi da fare in situazioni “reali”.
Constantine ha circa la mia età ed è il prodotto di una cultura ed un ambiente simili ai miei. Quanto “bastardo” io sia devono essere gli altri a dirlo (forse lui è il bastardo che io vorrei essere). Esistono una o due persone che mi importano veramente. Fumo un sacco di tabacco e di cannabis. Tutti i regimi dogmatici ,anti-libertà di pensiero e di parola mi spaventano a morte e la “correttezza politica” sembra spesso trovarsi sul punto di oltrepassare i limiti, per passare, dal lato del radicalismo e della difesa delle minoranze al lato dell’oppressione intellettuale e della “caccia alle streghe” nata da un senso di autogiustizia, scomodo e pieno di rancore, o da un desiderio di vendetta. Generalmente disdegno qualsiasi tentativo di coercere ed opprimere le persone affinché queste nascondano le proprie opinioni ed emozioni reali. Credo che questa sia una tendenza pericolosa e controproduttiva. Se qualcuno pensa in un modo che va contro il pensiero dell'”establishment”, dev’essere libero di farlo e di esprimersi, ma anche libero di accettare le conseguenze che derivano dal disprezzo e dal disgusto che le sue idee possono provocare negli altri, se ciò che esprimono è immorale, malato e antiestetico.

LB: In “Hellblazer” le arti magiche erano trattate con cognizione di causa: molte formule, codici, perfino le invocazioni sembravano reali. È solo una mia impressione o passavi molto tempo tra candele nere, leggendo Crowley e dipingendo stelle a cinque punte? O era semplicemente un interesse culturale?

Immagine articolo Fucine MuteJD: Nel corso degli anni, ho avuto un interesse passeggero per l’esoterico. Credo nella “magia”, se così definiamo la capacità di utilizzare l’energia mentale per modificare le relazioni con il mondo spirituale e fisico, e a volte ho provato alcune tecniche per migliorare questa capacità. Mi sembra, comunque, di avere una predisposizione genetica al rifiuto delle religioni organizzate e dei sistemi di credenza universali, e mi viene voglia di urlare quando preti, guru, maghi, politici, eccetera mi offrono “risposte” e “potere” a cambio della mia adesione al loro dogma o credo.
Nel periodo in cui scrivevo “Hellblazer”, leggevo tomi di magia sia per motivi di ricerca che per motivi di interesse generale. Credo che l’autenticità che si percepisce nella finzione sia il risultato dell’assimilazione della cultura che nella finzione viene rivelata. Non ho mai dovuto sacrificare un gatto e non ho mai dipinto una stella a cinque punte. Gli unici demoni che devo fronteggiare, io come molte altre persone, sono quelli interiori, e ritengo che lo scrivere, l’uso di calmanti e la gentilezza e l’amore dell’uomo siano più efficaci nel controllare questi demoni che il dipingere stelle a cinque punte o pronunciare cose incomprensibili alla luce di candele maleodoranti.

LB: Tu sei stato uno dei primi autori della cosiddetta “Invasione britannica”. Esisteva effettivamente una corrente o era solo un gruppo ristretto di autori? Secondo me stavate cambiando il modo di scrivere fumetti e le regole della loro produzione, tanto che dovettero creare la Vertigo per pubblicare ciò che stavate creando. Eravate coscienti di questo?

JD: Non credo proprio che la cosiddetta “Invasione britannica” possa essere riconosciuta come movimento culturale. Ad ogni modo, il termine “invasione” è, per così dire, inappropriato. La chiamerei piuttosto “migrazione economica”. Se invasione c’è stata, è semplicemente il risultato di un richiamo collettivo, soprattutto da parte della DC Comics. Per come la vedo io, Alan Moore si aprì un varco nell’industria dei fumetti sempre più moribonda dei primi anni ’80. La sua opera nel fumetto britannico lo portò all’attenzione della DC; e la qualità e il successo del suo lavoro su “Swamp Thing” convinsero la DC a cercare altri artisti che avessero caratteristiche simili. Alcuni di noi furono abbastanza fortunati da trovarsi nel posto giusto al momento giusto e colsero l’occasione di poter vivere del lavoro di scrittore. Una volta avuta questa possibilità (parlando personalmente), cominciai a scrivere storie che mi soddisfacessero, sperando di poter intrattenere e soddisfare altre persone come me. Non sapevo se avrebbe funzionato o no, ma non conoscevo altri modi di farlo. Penso che il “successo” che abbiamo ottenuto sia il risultato di avere solo una minima conoscenza delle tradizioni fumettistiche…e dell’intuizione e della buona volontà di Karen Berger e altri alla DC dell’epoca nel lasciarci liberi di fare del nostro peggio. Cosa che ci portò fortuna, perché se fossi stato costretto a scrivere solo per servire l’allora predominante tradizione supereroistica, probabilmente sarei tornato a condurre il mio taxi di lì a poco.

LB: Una delle mie storie preferite è l’Annual n°1 di Hellblazer. Credo di avere consumato la mia copia: Merlino, Cibele e Diana, riti antichi, video punk, le Falklands e un maiale morto: incredibile! In questa storia, ho sempre creduto di vedere un racconto di rinascita mentale e spirituale. Tu che ne pensi? Hai letto “La dea bianca” di R. Graves? Come ti rapporti alla divinità o al soprannaturale?

JD: L’Annual… sì… è anche uno dei miei preferiti… e, per coincidenza, anche l’unica mia opera, dai tempi di Capitan Bretagna, a ricevere un premio (un “Haxtur”, rilasciatomi gentilmente dal Salone Internazionale del Fumetto del Principato delle Asturie, in Spagna).
Ne “Il santo maledetto”, credo di essere riuscito ad ottenere un risultato piuttosto sottile e potente… forse opera di una piccola magia, in gran parte giocando con i simboli della mitologia “celtica”, o per lo meno con l’interpretazione che di questi simboli dà, come dici tu giustamente, R. Graves.
Per quanto riguarda il mio rapporto con la divinità o il soprannaturale: non abbiamo una relazione molto intima, anche se di tanto in tanto ci seduciamo, di solito sotto l’influsso di psilocybin per favorire un contatto pagano con il curioso e complesso incanto della natura.

LB: è stata tua l’idea del “Ravenscar asylum”? È vero che questo posto esiste davvero e che ha vissuto la pazzia di Giorgio III? Ho visto alcune foto dell’edificio (Peak House, credo?) in rete ed è veramente spaventoso.

JD: Ravenscar… Per quanto mi riguarda, Ravenscar è un insieme di archetipo e idea personale. Il modello che ho tenuto in mente per il luogo veniva da un ricordo di un vecchio edificio vittoriano abbandonato che vidi una volta passeggiando per la costa del North Yorkshire, nel nord dell’Inghilterra. Devo aver trovato il nome da qualche altra parte… non mi ricordo. Se esista, o sia esistito, un luogo che si chiamasse davvero “Ravenscar”, questo non lo so. E non saprei neanche dirti se ci siano connessioni con la Famiglia Reale britannica. La realizzazione visiva del luogo ad opera di Bryan Talbot è identica all’immagine mentale che avevo io. Però non non so se lui si sia basato su ciò che gli avevo raccontato o avesse un edificio reale in mente… non saprei proprio.

LB: In “Hellblazer” e in altre opere di quel tempo (come “V for Vendetta” e anche “Le avventure di Luther Arkwright”) troviamo un immagine di un Regno Unito cripto-fascista. Una società segreta che cerca di controllare per mezzo di antiche divinità le masse che vivono nella paura, vere squadre della morte che imperversano nelle strade di Londra: era veramente così difficile la situazione per un liberal-democratico nell’Inghilterra degli anni ’80? E cosa ne pensi di questa nuova corrente di sinistra che si impone adesso in Europa (se è una corrente o se è veramente di sinistra)?

JD: Questo è un argomento troppo complesso da trattare compiutamente in poche righe. La libertà di democrazia è un’espressione molto difficile da definire. La democrazia è, per natura, “la tirannia della maggioranza”, e neanche della maggioranza della nazione, ma di quelli che votano. Sono serviti ben 17 anni a molti miei compatrioti per passare da una “comoda ignoranza” a un’”insicurezza arrabbiata” e per muovere il culo e cacciare quei dannosi Tory bastardi. L’insensibile ideologia di quel tempo rovinò e abusò impietosamente delle vite di molte persone.
Mi ricordo di aver detto, prima delle ultime elezioni, che avrei votato con gioia per un partito di marziani pederasti se questo avesse potuto significare l’interramento dei Conservatori per dieci-venti anni almeno. E ora mi piacerebbe aver potuto avere questa opzione invece di votare per l’unica alternativa possibile, per il rappresentante-marionetta del burattinaio Clinton, Tony Blair.
No… no… no… non posso entrare in questo merdoso discorso. Le mie tempie stanno iniziando a pulsare.
Per come la vedo io, il Regno Unito sta (ancora) tentando di convertirsi in una specie di ambasciatore atlantico dell’Europa, prendendo ordini dagli USA, con l’obiettivo a lungo termine di piazzarsi in un’ottima posizione in un “Nuovo ordine mondiale”, nel quale il cosiddetto “mondo libero” costituisca un inespugnabile impero economico e culturale centralizzato, “difeso” dalla NATO, il braccio armato del capitalismo, mentre il resto del mondo divenga un campo di guerra incontrollato per i missili Cruise.

Immagine articolo Fucine MuteQuindi, che c’è di nuovo mi chiedi? Niente. I governi occidentali sono ancora (anche di più) i servi del capitale mondiale e operano per il beneficio dei loro interessi a discapito dei diritti umani e della felicità. Solo che stanno usando tecniche sempre più sofisticate di disinformazione e di controllo delle opinioni. Hanno imparato, sembra, che più libertà si dà al proprio popolo, meno questi l’apprezza. Continuano a barattare la nostra complicità nello sfruttamento per profitto delle nostre vite con stracci e paccottiglia senza valore.
Il 21mo secolo sarà tutto da vedere e io non vedo l’ora di godermi almeno un pezzo dello spettacolo… ma scommetto che andrà a finire male. A meno che il millennium bug non faccia crollare tutto e non faccia smettere il “rumore bianco” elettronico che sembra impedisca a tutti noi di pensare.
Basta!
(Hai toccato un nervo scoperto. Mi dispiace…taglia pure qualsiasi delirio. Il mondo è troppo grande perché ci si possa trovare un senso in meno di un paio di vite.)

LB: Torniamo ai fumetti: hai letto le altre versioni di “Hellblazer”? Che ne pensi?

JD: Non tutti i numeri, solo alcuni. Penso che sia uno strano esempio di quanto pericolosamente vicino io debba essere arrivato al personaggio. In un certo senso è stimolante vedere altri aspetti della personalità di Constantine rivelati e fatti vivere da altri artisti, ma allo stesso tempo non è mai esattamente come io l’avevo pensato (ovviamente). Lasciar perdere le ossessioni è indubbiamente sano, ma non perdonerò mai a quel bastardo di Ennis l’aver fatto diventare John Constantine un bevitore di Guinness. Gin, assenzio, un bourbon di tanto in tanto, okay… ma la Guinness mi ricorda troppo la dissenteria!

LB: Manca poco perché vengano pubblicati qui, in Italia, “The horrorist” e “2020 vision”. Vuoi presentarci questi tuoi lavori?

JD: David Lloyd è uno dei miei collaboratori preferiti…da lui ho imparato molto per quanto riguarda il racconto disegnato, e vale la pena di leggere “The horrorist” solo per l’eleganza della sua arte. La storia è forse un po’ ambiziosa nel suo tentativo di usare l’ossessione di Constantine per “The horrorist” (un’entità orrorifica soprannaturale, “lo spirito dell’umana sofferenza”, che viaggia attraverso gli Stati Uniti, compiendo casuali vendette sull’innocente e sull’ignorante) per “portare tutto a casa…”. Ha le sue pecche, ma mi piace sempre molto, anche se, al tempo della sua prima pubblicazione, fu accolta tutt’altro che entusiasticamente da molti appartenenti alla nuova schiera di fan dell’”Hellblazer” di Garth Ennis.
“2020 Vision” è uno dei progetti di cui ancora vado più fiero. Comprende quattro racconti tripartiti che trattano alcune delle mie future preoccupazioni in un modo arguto ed idiosincratico. Ogni storia è ambientata in un differente luogo degli Stati Disuniti d’America nel 2020, fa parte di un genere differente e riguarda un differente membro, di una differente generazione, di una famiglia non-modello, essendo sempre nato tra il 1950 e il 2020.

LB: Agli inizi degli anni ’90, la Marvel provò a lanciare un nuovo tipo di prodotto pensato per il mercato europeo. In Italia crearono la Marvel Italia, che diventò ben presto Marvel Europa, ma prima di questa crearono la Marvel UK. Mi ricordo delle ottime storie, ben disegnate, con uno stile che riconduceva alla produzione britannica degli anni ’80 (ovviamente per uno standard Marvel). Tu hai lavorato per loro, mi pare in “Night Raven”. Non pensi che sia stato un peccato che abbiano dovuto chiudere la Marvel UK? Cosa pensi dell’attuale politica della Marvel?

JD: Ho lavorato per poco tempo alla Marvel UK. Il progetto di Night Raven, “House of Cards”, venne creato da me e da David Lloyd. Mi pare di ricordare che fosse in atto una ristrutturazione manageriale mentre vi stavamo lavorando, e che, alla fine, la nuova direzione non tenne fede agli impegni editoriali presi con noi dalla vecchia gestione e non ci pagò i diritti concertati per una prevista pubblicazione dell’opera all’estero. Ho pagato uno stregone vudù per vendicarmi di questo sgarbo. Se questo portò alla loro rapida scomparsa o se questa fu frutto di una pura coincidenza, be’… questo proprio non lo so.
Per quel che mi dicono dell’ambiente lavorativo alla Marvel Comics, dubito che mi ci sarei adattato. Ad ogni modo, non è mai bello quando la gamma di prodotti editoriali viene diminuita, sia dal punto di vista dell’editore, sia da quello del lettore.

Immagine articolo Fucine MuteLB: Tu hai anche lavorato per un breve periodo all’Acclaim, scrivendo “Shadow Man”. Adesso che la DC ha comprato la Wildstorm, come pensi che reagirà il mercato? Ci sarà spazio per prodotti indipendenti in un mercato in cui è rimasta solo una grande casa editrice?

JD: L’Acclaim… sì… ho scritto “Shadow Man” per una dozzina di numeri… poi gli stronzi mi licenziarono senza darmi una spiegazione, via e-mail! Ci crederesti?
Ho tentato di fare io stesso un rito vudù in quell’occasione.
Un monopolio dei fumetti…? Forse i tempi sono maturi per una nuova rivoluzione dell’editoria indipendente. Internet può fornire i mezzi per attuarla.

LB: “…la natura ha tinti di rosso denti e artigli, e non siamo al di fuori della sua portata” (che citazione: “Animal Man” n°63). Hai sempre riservato un ruolo molto importante all’ecologia: per esempio mi ricordo della storia presente su “Hellblazer” n°13. Ovviamente pensi che l’inquinamento sia un gran problema, ma ti è rimasta qualche speranza per il futuro o, come scrivesti una volta, pensi che “tutti noi dobbiamo ammettere che la Terra è una causa persa”?

JD: Di tanto in tanto ho una pazza, insana speranza di salvezza…  ma poi mi sveglio. Ora penso che la Terra sia abbastanza grande da prendersi cura di se stessa. Un tempo, Nietzsche descrisse l’umanità come una malattia cutanea della Terra. Siamo piuttosto virulenti, ma sono certo che la Natura ha alcune soluzioni nel suo sistema immunitario per espellerci dal suo corpo.

LB: La tua posizione al riguardo di questo problema è estrema, quasi di militanza: hai dei legami con movimenti come ALF (Animal Liberation Front) o Green Guerrillas?

JD: No. Il fanatismo fondamentalista mi spaventa. E a volte mi chiedo se i componenti della “Ski-mask brigade” non vi facciano parte più per l’azione che per la causa.

LB: Sei stato libero di fare quello che volevi, o qualcuno della Dc ti ha “telefonato” quando hai preso un personaggio con salde radici nella “continuity” e lo hai trasformato in un gran grifone rosso con tentazioni messianiche che si sacrifica per la salvezza del pianeta in un baccanale orgiastico-eucaristico? Hai mai avuto problemi con la censura?

JD: Se non gli è piaciuto, non me l’hanno detto. Entro certi limiti generalmente accettati, la censura non è mai entrata nella mia relazione con la DC/Vertigo. Forse non ci ho mai provato abbastanza, ma non c’è mai stato niente di quello che volevo fare che non sia riuscito a fare, in un modo o nell’altro. La liberalizzazione del linguaggio “osceno” ha causato un dibattito occasionale sul gusto e sulla sensibilità, ma finisce per dominare la linea volgare, come dicono. Se ci sono più persone che comprano di quante si lamentano, il censore se ne sta nel suo angolino. Anche se, negli ultimi due anni, le pressioni commerciali di un mercato in calo hanno condotto ad una “paranoia” editoriale sempre più vasta, e alcuni provano ora a recuperare un certo grado di controllo sulla creazione, al quale si era rinunciato ai tempi della “corsa all’oro”. Si può dire che si tratta di un tipo di censura di ripiego.

LB: Conosci la produzione fumettistica italiana?

JD: Non bene. Sono stato oscurato dalla produzione del Grande Satana, credo…

LB: Hai mai pensato di scrivere per il cinema? Qual è il tuo rapporto con il grande schermo?

JD: Mi sento sempre più pronto a scrivere sceneggiature… anche se presumo che lo stress e la frustrazione che si patiscono nel mondo del fumetto saranno niente in confronto. Un progetto mio e di Sean Phillips, “Hell Eternal” (un racconto basato su una storia vera), ha attirato l’attenzione del mondo del cinema e può avere una piccola chance di raccogliere dei capitali per trasformarlo in sceneggiatura.

LB: Quali sono i tuoi nuovi progetti e che fumetti leggi in questo momento?

JD: THE BASTARD (illustrato da Phillip Bond, per la Vertigo): è una storia futuristica di John Constantine, ambientata nel 2025 nella Nuova Inghilterra Puritana, che prende in giro la Famiglia Reale e il mito di Lady D. in un modo spensierato;

CRUEL & UNUSUAL (scritto insieme a Tom Peyer e illustrato da John McCrea, per la Vertigo): è un’insana e oltraggiosa satira, allo stile di commedia nera, centrata su un ente penitenziario privatizzato, in Florida, sulla televisione interattiva all’interno del carcere e sulle esecuzioni in pay-per-view;

THE TERRITORY (co-creato e illustrato da David Lloyd, per la Dark Horse): appena pubblicato. È un insieme di commedia di genere e letteratura da pochi soldi;

THE GREAT SATAN (non è stato ancora scelto un disegnatore, per la Vertigo): è il mio progetto per una nuova serie mensile DC per il nuovo millennio. Come si può capire dal titolo riguarda in gran parte l’America… dei lottatori. Spero di riuscire ad ottenere uno stile frenetico, hard-boiled, con le perenni tematiche del mito e della realtà degli Stati Uniti. Non so cosa ne verrà fuori… ma ho già scritto il primo capitolo e da anni non mi sentivo così entusiasta per qualcosa che scrivevo.

Immagine articolo Fucine MuteNon leggo molti fumetti. I soliti sospetti della Vertigo, direi. “Preacher”, perché mi fa ridere, anche se non voglio; “Transmetropolitan”, perché Warren Ellis scrive bene, continua a tirar fuori idee nuove e utilizza un linguaggio sempre più creativo (inoltre ho sempre avuto un debole per Hunter S. Thompson); “Hellblazer”, perché Warren sembra essere entrato nel personaggio, come se avesse portato un impermeabile per tutta la vita, il bastardone!
E poi tutto ciò che richiami la mia attenzione. Recentemente mi è piaciuto “Johnny Double”, della Vertigo…

LB: Ultima domanda: c’è una ragione per cui hai scelto di ambientare la storia di John Constantine a Newcastle o sei un appassionato di calcio e odi Kevin Keegan?

JD: Fu Alan Moore che scelse Newcastle in “Swamp Thing” per ambientarvi l’”incidente” che da origine a tutto, ma che non viene descritto. Io ho semplicemente inventato i dettagli dell’”incidente” e li ho raccontati in “Hellblazer” n°11 o 12.
Il calcio è per femminucce. Chi è Kevin Keegan?

LB: Grazie.

JD: È stato un piacere. Grazie a te per esserti lasciato annoiare.

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