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Omnia

Psicologia sessuale e repressione

“Non riusciremo mai a rendere alla Chiesa
il male che ci ha fatto”
I funghi velenosi

ppp-264.jpg (5063 byte)Secondo la cultura dei più, tutto ciò che non è finalizzato va contro il codice del buon senso. Per ogni cosa il suo significato. Un’ossessione è stata la ricerca del senso della vita. Tutti, o quasi, gli uomini cercano un fungo nella selva oscura: beato chi l’ha trovato, il fungo della sua vita. E i più lo trovano sotto diverse specie: un santino, la tessera del partito, un distintivo, un profilattico, una fede al dito, un paio di mutandine, i baffi del capufficio, il sorriso della suocera, una pagina del libro di storia, una citazione in un saggio di Agosti, un libretto di risparmio, la parola del Papa, la dispensa piena, un fiasco vuoto, le scarpe lucide, i capelli sempre a posto, un carburatore in fase, una foto di Fanfani o di Bouchet (Barbara), venti metri in apnea, la polluzione notturna, la villa, la poltrona di Le Corbusier, la poltrona del direttore, il potere, la mamma, il potere della mamma.

Ma ci sono anche quelli che ritornano a casa a mani vuote. Eppure hanno cercato: è sembrato loro di vederlo il fungo, più volte, ma poi accostando la mano al cespuglio si sono accorti che era stata un’illusione: erano solo foglie, cadute in modo tale da assumere la forma ricercata. (Erano sorrisi rivolti in modo tale da assumere la forma dell’amore. Erano parole dette in modo tale da assumere la forma della verità. Erano promesse fatte in modo tale da assumere la forma della fede). Dopo giorni e giorni di vane ricerche, derisi dagli altri — “fortunati cercatori” — non reggono all’amarezza: chi impazzisce ripetendo all’infinito storie di boschi e di stagioni, di fungaroli e di foglie morte. E chi, addirittura, si uccide. Poi ci sono anche coloro che sono stati trovati morti per aver mangiato distintivi, tessere, scarpe lucide, carburatori, poltrone, mamme: funghi velenosi. Ma qui il discorso si farebbe lungo. Mentre ci basta aver narrato come tutto è impostato sulla ricerca del significato.

Sì, mi si può rispondere che se è stato così e non altrimenti, ciò è dovuto al fatto che l’uomo storico così progrediva e cresceva. E mi si può dire che è un’astrazione, una chimera pensare che tutto sia stato sbagliato. O una fuga dalla realtà. D’accordo! rispondo: noi siamo qui e non fuggiremo. Ma mi sembra che non possiamo vivere senza un contatto più o meno intenso con i desideri, con l’utopia, con un altro mondo. E che è suggestivo immaginare per un momento che tutto sia stato sbagliato e pensare che questo mondo, dove l’uomo impara sempre meglio a uccidere se stesso e gli altri, potesse essere diverso, molto diverso da quello che è.

Santificato o peccato

Anche il sesso è sempre stato finalizzato: tanto da costringere la donna a diventare madre, santa o puttana. L’atto sessuale, santificato o peccato. E l’uomo, un dongiovanni, un pederasta o un maritato. Dunque si è sempre avuto bisogno di un contesto da cui l’atto assumesse significato. Ma il contesto è stato anche la via della società classista, dello sfruttamento, dei genocidi e delle guerre. (Forse allora la eliminazione del contesto — il nonsenso — può essere un momento di prassi alternativa, tanto quanto esce dalla capacità di controllo di chi detiene il contesto-potere?)
Adesso alcune ipotesi o esempi o citazioni o episodi (questi ultimi tratti da esperienze non fantastiche) più o meno riferiti al tema della repressione sessuale e dell’omosessualità.

1. L’omosessualità, che è una delle modalità di realizzazione della sfera affettiva e che, quindi, dovrebbe avere possibilità di attuazione così come le altre, riceve invece una valutazione morale (e a volte una sistemazione pseudoscientifica) tale da essere stata considerata una espressione contraria alla natura.

2. A proposito del concetto di natura, è utilissimo sapere che gli animali in stato di libertà praticano l’omosessualità ma non sono omosessuali permanenti. La loro società, infatti, non li condiziona al legame permanente.

3. La società del capitale, dove il tempo e lo spazio sono solo quelli della produzione, non tollera le esigenze improduttive dell’uomo. Così come impedisce la ricerca di un tempo e di uno spazio individuali. Impossibilitato a cercare una misura propria e spesso ignaro di questa possibilità, ciascuno, o quasi, finisce per organizzare la sua psicologia con un insieme di “pezzi” mutuati dalla cultura dei più.

4. In una comunità dell’Oregon, sorta nel 1960, si attua un’esperienza di liberazione sessuale (la cosiddetta “pedagogia orientata”). Uno dei riferimenti teorici è questo: “Dato che non si può avere una sessualità infantile senza condizionamenti, si incoraggiano i bambini al polimorfismo, che è già, secondo noi, una loro spiccata tendenza”. Uno dei metodi è quello della soddisfazione di ogni stimolo presentato. Il risultato è sorprendente: “Non ci sono esasperazioni o figure tipiche nel comportamento sessuale dei nostri giovani”, scrive l’animatore della comune, “tanto liberamente essi hanno potuto esprimere in vari modi la loro sessualità”.

5. L’autopunitività è uno dei fondamenti della cultura dei più. Anche un proverbio dice: “chi ride il venerdì, piange il sabato la domenica e il lunedì”.

6. Nella coppia omosessuale, l’attivo e il passivo non fanno altro che riprodurre lo schema disparitario della coppia eterosessuale.

7. Ho sentito dire: “Non capisco perché i genitori, subito così solleciti a soddisfare gli stimoli della fame, della sete e del sonno dei figli appena nati e cresciuti, siano poi così insensibili di fronte allo stimolo della loro sessualità”.

8. “Non abbiamo ancora elementi per decidere che cosa accadrebbe se si lasciassero sviluppare in pace i bambini: crescerebbero come piccoli selvaggi oppure percorrerebbero da soli una serie di graduali mutamenti anche in assenza di un aiuto esterno?” Anna Freud, Il periodo di latenza.

9. “La razionalità capitalistica, in quanto è nella sua essenza una forma di violenza, estranea e antagonista rispetto ai bisogni reali della maggioranza degli individui, è costretta a schiacciare sul nascere ogni proposta che appaia irrazionale, insieme a ogni sospetto di una razionalità alternativa”. Giovanni Jervis, Manuale critico di psichiatria.

10. La vera castrazione e il vero complesso di Edipo non consistono, forse, nella implacabile riduzione delle infinite potenzialità del bambino a poche possibilità di significato? “Nell’età in cui il bambino impara a padroneggiare il vocabolario della sua lingua materna, egli prova un gusto evidente a “sperimentare giocando” con questo materiale; accosta le parole senza badare al senso, pur di ottenere l’effetto piacevole dato dal ritmo e dalla rima. A poco a poco gli vien tolto questo divertimento, e alla fine non gli sono più consentite che le combinazioni verbali dotate di senso”. Sigmund Freud, Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio.

11. Al giovane si dice: “Non andar mai con gli uomini”. Alla giovane si dice: “Non andar mai con le donne, e stai attenta agli uomini”. Ma l’individuazione sessuale si può avere attraverso le esperienze e non attraverso le proibizioni!

12. Partendo dalla considerazione che l’omosessualità (anche quando è comunicata) si forma sempre nel clima del divieto assoluto di attuarsi come “una delle modalità di realizzazione della sfera affettiva”, sempliciotta e vetusta appare la citazione che segue: “[A Pasolini] dissi che l’omosessualità è dovuta a un mancato sviluppo e ad una regressione del comportamento erotico a fasi immature, preadolescenziali. È il prolungamento dei giochi sessuali dei ragazzetti. È l’impulso sessuale che non arriva ad orientarsi verso la donna per troppo rispetto…” Cesare Musatti, “L’Espresso”, 16 novembre 1975.

13. Infatti, così come la repressione sessuale, anche il “mancato sviluppo” riguarda tutti. Distinguere allora omosessualità e eterosessualità (la cui differenziazione, oggi, si verifica, sulla base di una pesante e generale repressione, solo per casuali dinamiche psicologiche ed esistenziali, sempre interpersonali) assume il solo significato di rafforzare la repressione e il meccanismo di emarginazione.

14. Distinguere il comportamento erotico in fasi immature e mature, vuol dire presupporre un arco esistenziale progressivo ed evolutivo, tendente alla “maturazione”. (In questa logica, la ricomparsa di cose passate è sempre regressione). Ma la “maturazione” (nel modo in cui s’intende) non è altro che un riferimento, più o meno diretto, a un modello di cultura di marca efficientista che almeno gli psicoanalisti dovrebbero riconoscere ed evitare subito.

15. Uno slogan, non del tutto banale: “Siamo tutti uguali (più o meno) in quanto a sesso. Mentre potremmo essere tutti diversi, l’uno dall’altro. Invece molti sono costretti a essere “diversi””.

16. “Cancellare per sempre la realtà borghese e non apportare modifiche parziali!” rispondono alcuni omossessuali autonomi collegati al “Fuori” a Franco Fornari che ripete la classica formuletta: “L’omosessuale identifica se stesso con la propria madre e immagina il proprio partner come il sostituto di se stesso bambino”. “Corriere della Sera”, 12 febbraio 1975.

17. Dicono anche le più ortodosse ricerche di genetica umana che “Le alterazioni cromosomiche e ormonali, le carenze ghiandolari e le alterazioni genitali non comportano l’omosessualità. Tra questa e un qualunque dato clinico non esistono correlazioni di sorta”.

18. Tutte le pratiche sessuali non finalizzate alla procreazione hanno significati diversi (o nessun significato) ma non certo inferiori a quelli della procreazione. Il significato del gioco, per esempio. Un gioco “improduttivo” e “disorganizzato”, senza tempo, ripetitivo, apparentemente senza senso: un gioco all’infinito: dove il sesso si libera delle finalità per ritornare a essere semplicemente la soddisfazione di un bisogno fisico (istinto), il raggiungimento di un piacere. Dove il sesso non è più distinto per “categorie” o per “tipologie”, ma ritrova la sua unità e la sua autonomia nella possibilità di una realizzazione libera da ogni obbligata finalità e per questo anche finalizzata, libera da ogni obbligata uniformità e per questo anche uniforme, libera da ogni obbligato orientamento e per questo anche orientata.

E per finire, torniamo al contesto e alla sua psicologia. Perché tutto abbia un significato, si è costituita persino una possibilità di interpretazione (di significazione) anche di ciò che sembrava irriducibile alla ragione e non codificabile (ed ecco, appunto, l’analisi dell’inconscio). Ma ciò ha voluto dire altresì la formazione di una gabbia di razionalità sempre più asfissiante. Invece, molte cose che “non si possono spiegare” o che non è immediatamente utile spiegare potrebbero restare senza significato, come momenti della nostra vita dinamici, aperti, come potenzialità indeterminate. Anche perché nessuno può garantire che il significato sia sempre necessario alle cose. (Maggio 1976)

Da AA.VV., Dedicato a Pier Paolo Pasolini, Gammalibri, Milano 1976, già nel n. 7 della rivista letteraria “Salvo imprevisti” (per gentile concessione dell’Editore)

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