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Scrittura

Testo originale in italiano

Invisibilia

Il mare dietro un muro già si sente visto da un treno lungo di parole gialle ginestre fichidindia sole appena finirà la galleria. Appena dietro i volti un po’ di sale quello che brucia passa quello che è già bruciato non fa male. Poi viene la risacca a cancellare le orme desolate del viandante.

L’estate passerà per le conchiglie serrata tutt’intorno all’abitante, bianca la schiuma bianche le case che costeggiano la riva. Semplice all’evidenza la stagione degli amori dei giochi dei sogni un po’ affollati resteranno ai voli dei gabbiani tesori accumulati di rifiuti.

Bianche mura dipinte di bianco dove la sofferenza ignora fuori la primavera e i suoi colori. Transita al tardo sole della sera una vela con capelli da infermiera; qualcosa sfugge all’organizzazione del viaggio per turisti organizzati qualcosa resta ferma in questa ora distesa interinata sola resta alla bocca ammanco di parola.

Bianco del foglio bianco dove cela cauto il paguro la sua forte chela. Il mare si allontana dalle strade dove serrate palpebre d’acciaio chiudono l’occhio al senso e all’orizzonte. Restano splendide e vuote grandi parole patinate conchiglie spiaggiate segni d’altre vite e d’altri irraggiungibili mondi.

Immagine articolo Fucine Mute

Santa Maria de Alimundo

Mille anni gli esseri lontani che in questo luogo vissero salernitani come me e oggi forse nemmeno osso nemmeno forse polvere solo questa seminascosta chiesa nel dedalo di scale che l’acqua piovana lenta riconduce al mare la pigra la sporca cagna che ronfa indifferente agli affannosi traffici moderni ed ai trapassi eterni.

Le case qui si tengono l’un l’altra strette sulle stradette prive di geometria e di sole s’affacciano finestre di parole sopra il silenzio di un cortile vuoto e un gesto unisce lento le donne del millennio ora trascorso bianche le trecce bianco il bucato che il vento asciuga e l’acqua ha già bagnato.

Nessuna più regina varca la soglia dove nascosto giace un antico dio nella sua piccola dimora violata dalle bande di monelli ricchi di vita di chiodi e di coltelli straccioni e re di sguardi inascoltati ignari del mistero della pietra che un tempo ospitò l’acqua della vita degli scomparsi loro avi coetanei.

Ma gli orti che sugli orti sono nati rinnovano il decoro stagionale frutto cerimoniale persica cerasa frutto dolce d’oriente ai vecchi dell’ospizio nella sera che sale lentamente le sue scale musica rivenente e al fondo sacra al lunato golfo ed al turchese cielo che inghiotte i sogni e scopre il mare aperto dietro il tuo portone.

Immagine articolo Fucine Mute

Isidore Ducasse Blues

Notte di vicoli e scale tra il castello e il mare, notte nera di solitudini a contatto di gomiti, notte triste e sporca notte di puttane e di automobili e di lame lucenti, notte di occhi di gatto che squarciano il buio e lo feriscono alla gola, notte di sangue e sesso notte eccessiva notte, un ubriaco che vomita tutta la notte e ricopre la strada del giorno e dell’allegria notte strada senza uscita notte della vita notte di ghiaccio che spacca le stelle notte nera sulla pelle notte straniera notte barbona notte assassina povera notte povera notte povera notte notte di fantasmi che vegliano la casa disabitata notte di vicoli e scale tra il mare e la luna notte nera d’inganni e di delusioni notte di strade perdute notte di vecchie nere affacciate giuino’ a chi vulit’ notte di luci artificiali e di artigli d’acciaio notte bella di pioggia notte di tempesta notte di bombe nella notte e di case squassate e di arti schizzati nella notte notte di droga venduta comprata scaldata iniettata fatta fatta fatta notte di morte notte disperata notte di vicoli e scale tra la luna e il male notte che avvolge tutti notte coperta notte letto notte madre notte angoscia notte urla notte notte notte interminabile notte notte greve notte rapace notte nera notte piena di silenzio notte non ti voltare notte senza ombre notte e basta.

Immagine articolo Fucine Mute

Blues del Bar Cinquanta

Tu sai. Tu sai che lei può. Tu lo sai quando lei mette una canzone di Sarah Vaughan. Tu sai che lei può cambiare espressione, che può cambiare il bar, che può cambiare il mondo. Tu sai che lei può legarti per sempre al suo sguardo magnetico, ma non lo farà, purtroppo. Tu sai che quelli che adesso stanno entrando o uscendo sono soltanto marionette tenute su dal filo della musica. Tu sai che è notte e non può essere altrimenti, che forse il giorno non esiste, che non è mai esistito.

Tu sai che è il vestito nero di velluto la notte ampia in cui scorre la musica, che la sua voce rauca è altrettanto magica di quella della Vaughan, tu sai che i sogni si confondono e sono solo nuvole passeggere che versano pioggia nel bicchiere, tu sai di non sapere nemmeno il suo nome, nemmeno il tuo nome, nemmeno quanto dista il mare che adesso ronfa in lontananza, tu sai che adesso devi andare abbastanza lontano da questa triste struggente musica.

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