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Fumetto

Darko Macan

Strisce a scacchiera

John Constantine incontra i Balcani

Lorenzo Bertuzzi (LB): Bene, iniziamo dagli albori… com’era la situazione nel campo fumettistico in Jugoslavia e, in particolare, in Croazia quando eri piccolo? Che fumetti leggevi?

Darko Macan (DM): La situazione del settore fumettistico, negli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, era semplicemente fantastica! L’apertura del mio paese nei confronti dell’occidente, che aveva avuto inizio tra la metà e la fine degli anni ’50, ebbe un’impennata alla fine degli anni ’60 e cominciarono ad apparire nelle edicole tutti i generi possibili e immaginabili di riviste popolari (di film, di automobili, di donne nude…). L’industria dei fumetti non fu esente da questa improvvisa popolarità delle pubblicazioni. Intendiamoci, non tutti i fumetti erano validi o ben tradotti, ma noi eravamo eccezionalmente fortunati a essere esposti a una tale varietà di generi: c’erano le strisce quotidiane classiche americane e inglesi (sia comiche sia avventurose), le serie di album francesi, i brevi racconti spagnoli e latinoamericani, le raccolte inglesi o le proposte di 2000AD, le storie underground e supereroistiche americane, la new wave francese… e un sacco di pubblicazioni italiane (da Bonelli ad Alan Ford, da Jacovitti a Crepax, a Pratt, a certa spazzatura!). Sarò eternamente grato a questa situazione, perché mi ha permesso di apprezzare un’ampia gamma di generi fumettistici, impedendomi di rinchiudermi in un solo genere.

LB: Ho letto “CROmics — A Horror Story Told with Fondness”, un saggio in cui parli della situazione dell’industria dei fumetti nella tua terra. Descrivi uno scenario non proprio “sano”, che vede i croati disinteressarsi dell’arte sequenziale. Non pensi che sia molto simile a ciò che accadde all’animazione nel tuo paese negli anni ’70, quando tutti i talentuosi artisti che stavano lavorando a Zagabria emigrarono in tutto il mondo per entrare nei grandi studi di animazione? Adesso che sono i creatori di fumetti ad andarsene per lavorare su base regolare per le major (tu, Biukovic, Zezelj per citarne alcuni), cosa accadrà ai giovani artisti che vivono in un paese che pubblica a grande tiratura quasi solo prodotti stranieri?

DM: Il paragone con l’animazione è molto interessante. Vedi, nel 1946, il governo comunista jugoslavo mise i fumetti all’indice, considerandoli un’importazione occidentale ideologicamente corrotta. Quindi, tutti gli artisti si diedero alle forme di espressione “approvate”: caricature sui quotidiani e/o film d’animazione. L’”interdizione” ai fumetti, oggi, non è di carattere ideologico, ma economico, e si sta verificando una situazione simile, dato che i creatori di fumetti migrano verso i luoghi in cui si guadagna bene (USA, Francia o Italia) o verso altri campi artistici: l’illustrazione, il web design, l’arte commerciale… è difficile predire ciò che accadrà alle generazioni più giovani. Con tutta probabilità, alcuni lasceranno i fumetti (che, dopotutto, sono molto impegnativi) e alcuni, incrociando le dita, resteranno nell’ambito fumettistico, lavorando dove e quando possibile, proprio come faccio io (e Biukovic e Zezelj e…).

LB: Sembra che tu trovi una risposta, o una speranza, nelle riviste per i bambini: “L’unico importante segmento editoriale in cui sia gli artisti che il pubblico rimangono in contatto è quello delle riviste per bambini”. Dunque, credi che in un mondo dominato dai computer e dalle playstation ci sarà abbastanza spazio anche per i fumetti nella vita dei bambini?

DM: Certamente! Il romanzo non è ancora morto, e neanche il teatro… sono mutati, e probabilmente anche il fumetto muterà. Ai bambini piacciono ancora i fumetti: probabilmente non spenderanno tutta la loro paghetta per comprarli, come facevo io, ma se li vedono pubblicati nei giornalini scolastici, ad esempio, li leggono e li apprezzano… proprio come gli adulti leggono le strisce pubblicate nei quotidiani. Dopotutto, è più facile leggere fumetti (ben fatti) che non leggerli… 🙂

LB: Ricordo molto bene che, quando ero piccolo, uno dei miei eroi era uno strano e curioso professore con la barba bianca (ragazzi, quanto tempo ho passato davanti a TV Koper !)… Balthazar era soltanto uno degli esempi della creatività croata degli anni ’70… cosa è rimasto di questa creatività? In internet ho visto delle immagini tratte da “Balthazar 3D”, o qualcosa del genere: cosa sai di questo progetto? Ti interessa l’animazione? Cosa ne pensi degli anime, della nuova “febbre gialla” che sta invadendo il nostro continente?

DM: Quante domande! Proviamo a rispondere a tutte… Dunque, sì, adoravo Balthazar, ma non sono sicuro della nuova direzione che stanno dando alla serie. Credo che stiano tentando di “americanizzarla”, creando un “gemello cattivo”, una nemesi di Balthazar: un’idea probabilmente molto commerciale, ma che non ritengo molto affascinante. I successi delle animazioni della Zagreb Film negli anni ’50, ’60 e ’70 erano dovuti al lavoro di una generazione di artisti dotati di molto talento, ai quali mancava solo una cosa: la capacità di insegnare. Perciò, quando quella generazione perse entusiasmo e si trasferì, la Zagreb Film cadde nelle mani di burocrati e uomini d’affari scadenti che fecero cattivi affari e la mandarono in rovina. Personalmente, apprezzo molto i film d’animazione (sì, anche gli anime, sebbene non abbia la pazienza necessaria per seguire tutto ciò che sfornano), ma odio lavorare nel loro campo: preferisco di gran lunga i fumetti!

LB:  Una delle tue storie di Grendel è stata tradotta perfino in giapponese: cosa ne pensi del manga-style che sembra aver attirato l’attenzione di molti disegnatori europei e americani? Tu leggi i manga?

DM: Li leggo e li amo! Leggere i manga è, se non altro, un’esperienza interessante, sia per l’arte dinamica sia per la loro maestria nel racconto visivo. Inoltre, i giapponesi sanno quando è il momento di finire la storia: le loro storie saranno pure lunghe, ma conoscono una fine, una lezione che gli americani dovrebbero invece imparare (e anche gli europei: qual è il motivo delle infinite continuazioni di Blueberry e Barbe Rouge? Avrebbero dovuto morire insieme con Charlier!).

LB: “… e quindi ce ne lamentavamo e ne avevamo abbastanza, ma oggi ne sentiamo la mancanza… mi manca la certezza della fede… non avevo mai pensato che sarebbe stato differente…”. Questa è una citazione, tratta da una tua striscia pubblicata sullo “Stripburek”, sulla caduta del comunismo: la pensi ancora allo stesso modo? Quando ti sei reso conto che la pazzia dell’uomo stava tramutando la più liberale delle repubbliche socialiste in un campo di battaglia? Per quanto riguarda i fumetti, esistevano profonde differenze tra gli artisti delle repubbliche jugoslave? Esisteva uno stile di Zagabria e uno di Belgrado?

DM: Sono così stupido quando si tratta di politica… Mi rifiutai di credere che ci saremmo fatti la guerra, per mesi, perfino dopo che si verificarono i primi scontri, dopo che morirono le prime persone. Sono nato e cresciuto in Jugoslavia ed era duro accettare che il mio paese si stesse sgretolando, mi rifiutai di crederlo per lungo tempo… l’effetto è stato come quello che un divorzio doloroso ha su un bambino. Ma ora sto meglio, non sono amareggiato e non ho speranze utopistiche per la Nuova Jugoslavia: la Jugoslavia è morta, la vita continua e io la seguirò.Negli anni ’80 si poteva parlare di un certo stile di Belgrado: esisteva un gruppo di artisti (per la maggior parte di talento) influenzati da Giraud/Moebius che disegnavano western e fantascienza con gli stessi tratti corposi. Quello fu probabilmente il risultato di vari incontri, dell’avere una visione più compatta su come dovrebbero essere i fumetti. A Zagabria non c’è mai stata la prevalenza di uno stile su un altro. Ogni artista croato si modellò da solo, campionando influenze dalla grande varietà di fumetti sopra citata, e sviluppò un proprio stile, che fosse buono o meno.

LB: La tua prima sceneggiatura per Grendel è chiaramente influenzata dalla guerra con la Jugoslavia. In che esercito hai prestato il servizio militare? Hai avuto qualche esperienza di guerra? Quali sono state le tue prime vere sensazioni quando la tv mandò in onda le immagini della bandiera croata che sventolava sul castello di Knin?

DM: Prestai il servizio militare nell’esercito nazionale jugoslavo verso la metà degli anni ’80 e fui arruolato per un breve periodo dall’esercito croato durante la guerra. Passai la maggior parte del mio tempo a cercare di uscire da quella situazione. Per quanto riguarda le sensazioni, non ci fu molta gioia, forse solo la speranza che avremmo finalmente visto la fine delle ostilità, che forse avremmo visto la pace.

LB: Qui in Italia, abbiamo recentemente avuto dei problemi con la censura, tanto che “Psychopathia sexualis” fu sequestrato, con il sospetto di… pedofilia (quello che può fare un giudice pur di vedere il suo nome sul giornale è incredibile!). Com’è la situazione della censura in un paese appena uscito dalla guerra come la Croazia?

DM: Essendo qui la situazione relativamente caotica, non ci sono problemi veri e propri con la censura, e se ci sono riguardano i soggetti più delicati, come la politica o il nazionalismo, non certamente la sessualità (la pornografia si vende tranquillamente nelle edicole). In più, i fumetti sono considerati di così basso profilo che nessuno ci presta veramente molta attenzione. Sicuramente, ci sono alcuni livelli di adeguatezza da rispettare quando lavori per i bambini; io stesso sono stato censurato un paio di volte quando ho cercato di parlare di religione (erano delle strisce benevole, davvero, ma la religione è stata vietata per più di quarant’anni, quindi sono tutti molto permalosi adesso). Molto probabilmente, avremo i nostri problemi con moralisti e censori quando tratteremo argomenti più importanti, come il lavoro, il cibo e cose di questo genere.

LB: Hai lavorato a molti progetti relativi a Guerre Stellari, hai visto l’Episodio I? Ti è piaciuto? So anche che sei un vero esperto di fantascienza: quali sono i tuoi film preferiti?

DM: Non volendo sputare nel piatto in cui mangio, dico solo che l’Episodio I non è tra i miei film preferiti… “Blade Runner” invece sì, “Brazil”, anche “Aliens”… “Gattaca” è uno dei pochi che si salva tra la merda che hanno prodotto di recente, ma mi piacciono anche film assolutamente stupidi come “Independence Day” o le fiabe come il primo “Guerre Stellari”. Ce ne sarebbero troppi da menzionare, davvero.

LB: Quali sono stati gli scrittori di fantascienza che più hanno influito sui tuoi lavori?

DM: Quelli degli anni ’60 e ’70: Ellison, Silverberg, Zelazny, Dick, Martin… tutta la loro generazione.

LB: Dato che hai lavorato con eroi pulp classici come Tarzan o Carson of Venus, cosa ne pensi della nuova tendenza del mercato, e più particolarmente di autori come Moore o Ellis (in “Planetary”), a utilizzare personaggi (Ellis) o atmosfere pulp (Moore) nelle ultime produzioni?

DM: Mi piace ciò che scrivono, penso solo che sia triste aver bisogno di un Alan Moore per produrre dei fumetti per bambini che siano leggibili. Dopo sessant’anni di vita, questo tipo di fumetti dovrebbe rappresentare lo standard, non l’eccezione. E un altro fatto molto triste è che tali fumetti sono completamente sprecati, perché non vengono letti dai bambini, ma dai vecchi lettori (come me) che possono comprendere tutti i riferimenti: delle inutili perle!

LB: Come hai iniziato a lavorare per le major americane? Fu un qualche tuo lavoro in particolare a convincere M. Wagner ad affidarti i testi di “Grendel”?

DM: Edvin Biukovic e io preparammo una proposta (uno script completo e alcune pagine sparse, una copia di un nostro lavoro precedente per dimostrare che non eravamo proprio dei novellini, una lettera di suppliche…) e la inviammo, dopo aver letto in un editoriale che Diana e Matt avrebbero considerato le proposte che arrivavano. E funzionò veramente, guarda un po’!

LB: Ho visitato il sito HiES (molto bello) e lì ho letto un’intervista nella quale raccontavi del tuo rapporto con la Rete. Credi che, con sviluppi tecnologici come ISDN e SAT NET, nel prossimo futuro avremo la possibilità di vedere in numero maggiore i cosidetti “cyberfumetti” ? Potrebbe essere questa la via d’uscita dalla crisi che affligge il mercato dei fumetti?

DM: Be’, la mia sfera di cristallo è ancora rotta, così non posso vedere il futuro molto chiaramente… dico solo che, se esiste una crisi (e, a sentire editori e artisti, una crisi c’è QUASI SEMPRE), non verrà risolta da un solo fattore, ma da una combinazione di più fattori. Per quanto riguarda i cyberfumetti… sì, perché no? Tranne che per il fatto che lascerò che sia qualcun altro ad aprire la strada, io amo troppo la carta!

LB: Parliamo adesso di John Constantine: leggevi “Hellblazer”? Quale sceneggiatore di questa serie ti ha lasciato la migliore impressione (io ho letto l’ultimo numero, scritto da Ellis, ed è la cosa più impressionante che abbia mai visto!)?

DM: Alan Moore mi colpì all’inizio, quando introdusse John Constantine in “Swamp Thing”. Avendo bene in mente QUEL John Constantine, non mi è mai piaciuta l’interpretazione che ne diede Delano, il quale lo vedeva come un bastardo. Ottimo è anche il Constantine di Ellis, un ritorno alle origini.

LB: Quale sarà l’argomento principale delle tue due storie? Vedremo la solita vecchia magia crowleyiana opposta all’originale e semplice stregoneria dei Balcani? Seriamente, nel folklore balcanico esistono molti aspetti soprannaturali, ad esempio Vampirovic (il figlio del vampiro, vero?) o i lupi mannari (ho letto che questa “leggenda” è diffusa in tutta l’area mediterranea). Farai uso della tua laurea in Archeologia nelle sceneggiature?

DM: Mmm, no. Sarà la storia di una famiglia di immigranti, contadini dei Balcani, e dei conflitti tra la tradizione (compresa un po’ di magia bianca) e il frenetico, duro e brutale mondo occidentale. John Constantine non farà praticamente niente, tranne che portare a passeggio i cani morti. è una storia tranquilla, ma che tocca la guerra e gli orrori che questa comporta, oltre che altri argomenti. è anche un breve corso di imprecazioni balcaniche, per chi può essere interessato…

LB: Come ti spieghi il grande successo di una serie come “Hellblazer”? Una volta Ellis mi disse: “Hellblazer è l’unica testata importante all’interno della quale si possa veramente mandare a puttane il sistema e venire pagati per farlo” (questo prima che lasciasse la serie per divergenze con l’editor… sigh!).

DM: Non so se “Hellblazer” sia un gran successo, ma è certamente un titolo grazie al quale i lettori possono salire di livello, dopo essersi stufati di supereroi, elfi e pulp. è più maturo, ambientato nel mondo reale, ma nondimeno piacevole. Inoltre, ha visto succedersi ai testi un gruppo di grandi autori (nonostante ciò che ho detto di Delano, Jamie è un ottimo scrittore, ma semplicemente non è il mio preferito).

LB: Con quale disegnatore ti piacerebbe lavorare, in particolare? Quali sono i tuoi progetti futuri?

DM: Edvin Biukovic è il mio primo amore, quindi credo che la risposta sia: lui. Mi è piaciuto moltissimo lavorare con Igor Kordey e con Dave Gibbons, e mi piacerebbe anche completare il progetto che iniziai con Milan Jovanovic, e forse trovare qualcosa da fare con Stef Bartolic. Se invece vuoi che ti racconti delle allucinazioni e dei miei sogni bagnati, allora ti faccio i nomi di Mike Mignola, Alan Davis, Giorgio Cavazzano, Stan Sakai e gente di questo rango…
Parlando dei miei progetti, ho appena terminato una miniserie di quattro parti su Chewbacca per la Dark Horse e scriverò probabilmente ancora qualcosa per loro (così pagherò l’affitto, grazie anche alle storie di Topolino per la Egmont). Se non ti basta, ho anche un paio di brevi racconti che verranno pubblicati dalla Vertigo… forse anche un progetto creator-owned insieme a Edvin Biukovic verrà pubblicato da loro. Devo inoltre portare a termine il mio secondo libro per bambini, curare l’edizione della mia quinta antologia di storie di fantascienza croate e lavorare a moltissime altre perle semi-trascurate.

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