// stai leggendo...

Scrittura

Peter Pan (I)

 INTRODUZIONE

Peter Pan è uno dei personaggi entrati a far parte dell’immaginario collettivo occidentale. Il suo nome è spesso usato come sinonimo di fanciullezza spensierata, o come simbolo del rifiuto di scendere a patti con una società adulta piuttosto fredda che vuole prendere le distanze da tutto ciò che è fantasia.

Per imparare a conoscere Peter Pan bisogna, per prima cosa, tentare di andare al di là dell’immagine di Peter Pan che ha dato Disney, che ha “bambinizzato” e moralizzato la storia secondo l’etica calvinista della borghesia americana. Nel suo film l’accento è posto sul ritorno a casa dei piccoli Darling dopo aver passato una notte, o forse solo vissuto un sogno, con un eterno fanciullo che è una specie di folletto immancabilmente allegro e giocoso. Invece, leggendo i libri (perché non di uno, ma di tre libri si tratta) in cui il protagonista è Peter Pan facciamo la conoscenza di un fanciullo che si rifiuta di crescere per continuare a divertirsi in eterno, ma che per essere libero si vede costretto a rinunciare a cose di cui, per quanto si rifiuti di ammetterlo, sente la mancanza, come una madre e dei Bimbi Sperduti con cui giocare. Un eterno fanciullo che Barrie chiama in più di un’occasione “tragic boy”, per il senso di esclusione di cui si sente vittima e per la sua immensa solitudine. Peter Pan in fondo è uno dei tanti eroi tragici della letteratura del Novecento: non mangia, non ha peso, non può essere toccato, ed è così tragicamente isolato dalla forza vitale; è il simbolo di un sogno che si chiude in se stesso, per lui non c’è ritorno alla vita, se non ogni primavera. Incapace di adattarsi alla realtà, ci rinuncia ed è essenzialmente melanconico come tutti coloro che lottano strenuamente contro l’inevitabile.

Per ritrovare l’autentico Peter Pan attraverso le parole dell’autore che lo ha inventato bisogna far riferimento a tre testi: Peter Pan in Kensington Gardens (1906), Peter and Wendy (1911) e Peter Pan, or the boy who would not grow up (1928). Il primo è la ristampa di sei capitoli di un romanzo pubblicato da J. M. Barrie nel 1902 ed intitolato The Little White Bird. In questo libricino facciamo il sorprendente incontro di un Peter Pan che ha una sola settimana di vita e vive con gli uccelli sull’isola in mezzo alla Serpentine, il famoso lago dei giardini di Kensington a Londra. Questo Peter ha l’aria sperduta e non sa bene cosa deve, né cosa vuole fare e in fondo ha ben poco in comune con l’eterno fanciullo allegro e sbruffone che si incontra negli altri due testi succitati. Peter and Wendy, classico della letteratura per l’infanzia, è in realtà un libro piuttosto complesso che si rivolge ai ragazzi quanto ai loro genitori, ma che può essere semplicisticamente definito la versione in prosa della fiaba scenica Peter Pan, or the boy who would not grow up, rappresentata la prima volta al Duke of York’s Theatre di Londra il 27 Dicembre 1904, ma data alle stampe dal suo autore soltanto nel 1928, dopo anni di insistenze.

Quest’ultimo libro si apre con una dedica dell’autore intitolata “To the Five”, che risulta pressoché inintelligibile a chi non conosca le vicende biografiche di James Matthew Barrie. Per prima cosa Barrie dice che vuole dare Peter ai cinque senza i quali non sarebbe mai potuto esistere, perché “…I made Peter by rubbing the five of you violently together, as savages with two sticks produce a flame. That is all he is, the spark I got from you.” I cinque di cui parla Barrie sono i cinque ragazzi Llewelyn Davies insieme ai quali lo scrittore aveva inventato la storia di Peter Pan e dei quali, nel 1910, alla morte dei loro genitori, divenne tutore. Barrie continua dicendo che alla fine si è deciso a regalare il suo Peter al pubblico perché stava perdendo il controllo su di quei cinque ragazzi che crescendo avevano raggiunto l’albero della conoscenza e smesso di credere nelle fate e nella magia.

In questa dedica Barrie asserisce di non ricordare assolutamente di aver scritto il testo teatrale che essa introduce, ma se, come sembra, la paternità di quest’opera é da attribuirsi proprio a lui, allora Barrie tenta di individuare le tappe che hanno portato alla creazione di Peter Pan. Le prime rappresentazioni teatrali nella lavanderia di casa quando non aveva ancora dieci anni, i “penny-dreadfuls”, lo scrivere per il teatro, ma soprattutto il Black Lake.

Se il primo ad asserire l’importanza delle sue vicende biografiche nella creazione di quest’opera è l’autore stesso, anche tutti i critici tendono a mettere in relazione un tratto o un altro del carattere di Peter Pan con qualche esperienza di Barrie, a vederlo come la personificazione dei fantasmi, dei desideri e dei sogni dello scrittore. Le foreste incantate e le isole fantastiche come un’alternativa alle frustrazioni della sua vita da adulto. Così il primo passo per ritrovare l’autentico Peter Pan sta nell’indagare sulla biografia di Sir J. M. Barrie. Scopriremo di un fratello maggiore morto a tredici anni, quando James ne aveva solo sei e delle relative conseguenze che questo fatto ebbe sull’infanzia del nostro autore e sul rapporto con la madre in particolare. Per Barrie l’infanzia è una sorta di età miracolosa forse anche perché lui dovette rinunciarvi così presto per trasformarsi da bambino spensierato in grande consolatore della madre. Paradossalmente quella infantile fu un’età che Barrie non abbandonò mai veramente, e a trent’anni aveva ancora “l’aria del tredicenne che sfoggi un paio di baffi finti.” Divenuto scrittore e drammaturgo di successo, Barrie sposò l’attrice Mary Ansell, ma questo matrimonio finì in un divorzio dopo poco più di dieci anni, si vociferava che non fosse nemmeno stato consumato e alcuni cominciarono a deridere Barrie chiamandolo “the boy who could not go up”. Ad ogni modo le circostanze biografiche portarono Barrie ad avere, nelle sue opere in generale e nei libri di Peter Pan in particolare, un approccio del tutto particolare nei confronti di temi come tempo, età, mutabilità, maturità e morte. Scopriremo ancora come Barrie fece la cruciale conoscenza della famiglia Llewelyn Davies e dell’enorme parte che i ragazzi ebbero nella creazione della storia e nella messa in scena della prima teatrale di Peter Pan.

Cominciando con il romanzo The Little White Bird, attraverso il Peter Pan teatrale e infine con Peter and Wendy, Barrie diede vita ad un personaggio sempre più complesso, pieno di contraddizioni e ad una storia che non ha un vero e proprio finale e lascia il lettore davanti a molti affascinanti interrogativi sulla natura e sul destino dell’eterno fanciullo.

Entrambi i Peter Pan, l’infante dei giardini di Kensington e il ragazzino della Terra-di-Mai, furono accolti a dir poco favorevolmente dal pubblico inglese forse e principalmente perché l’eterno fanciullo arrivò proprio quando tutto era pronto per accoglierlo: la letteratura, il teatro, il pubblico, la stessa società inglese erano finalmente maturi per una fuga fantastica quale quella che proponeva J. M. Barrie che, in fondo, esaudì la richiesta del suo pubblico di evasione dalla realtà e dall’imperante realismo. Erano anni in cui imperava il culto della fanciullezza e il clima culturale in Europa era tale che le favole e le avventure fantastiche erano viste come chiave di lettura simbolica dei problemi dell’uomo moderno, piuttosto che come intrattenimento per i più piccoli.

Peter and Wendy fu un grosso successo anche perché in quelle pagine Barrie mescola sapientemente il romanzo domestico, la fiaba, il racconto marinaresco e il romanzo d’avventura. Con questa pubblicazione Barrie non solo entrò a pieno titolo nel novero degli scrittori di letteratura per l’infanzia, ma ne fece una sorta di riassunto nella sua Neverland; luogo esotico e misterioso dove ci sono fate, avventure in quantità e tutti gli ingredienti necessari: il cattivo e i suoi pirati, gli animali feroci, i nascondigli sotterranei, gli indiani bellicosi e l’eroe straordinariamente prode classici dei romanzi d’avventura. Il libro è allo stesso tempo un paradigma di tutte le storie d’avventura e commento su di esse; in Peter and Wendy Barrie si ispira e fa parodia di Defoe, Stevenson, Marryat, Fenimore Cooper, Carroll, ma anche di Andersen e persino di Shakespeare.

Per il revival di Peter Pan del 1909 lo stesso Barrie aveva fatto preparare un particolare telone da usare come sipario, una specie di saggio di ricamo gigante. In basso erano rappresentati alcuni ragazzi che trasportano dei pirati che hanno fatto prigionieri; alto vi erano ricamate le lettere dell’alfabeto e i ringraziamenti dell’autore a “Dear Hans Christian Andersen, dear Charles Lamb, dear Robert Louise Stevenson e dear Lewis Carroll”. Barrie sentì il suo debito nei confronti di chi prima di lui aveva scritto per i più piccoli e pensò di omaggiare esplicitamente quelli che più aveva amato o forse quelli che considerava fondamentali per questo genere.

I due Peter Pan di cui si è poc’anzi parlato riflettono due diverse concezioni dell’infanzia, quella vittoriana e quella edoardiana, che a loro volta sono il riflesso dei cambiamenti nel clima culturale inglese a cavallo fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo.

Peter Pan ha avuto grande fortuna nel mondo dello spettacolo in generale e nel cinema in particolare: la prima versione filmica di questa storia è il poetico film muto che il regista americano Herbert Brenon realizzò nel 1924, molto fedele alle rappresentazioni teatrali e a cui si ispirò anche il cartone animato di Disney. L’ultima versione filmica è il film su Capitano Uncino che proprio Steven Spielberg, il Peter Pan di Hollywood, realizzò nel 1991. Spielberg dichiarò di voler preparare un film fedele alla versione animata ma più fedele allo spirito di Barrie: il risultato fu quantomai distante dalle tematiche di Barrie, una storia sul passare del tempo, la difficoltà di essere un buon genitore e il dolore dell’invecchiamento.

J. M. Barrie creò senz’altro un personaggio estremamente interessante e vitale e una storia ricca di implicazioni. Con il finale aperto di cui si è parlato ha lasciato al lettore la possibilità di decidere se Peter Pan è un eroe o un emarginato e se chi si ostina a rimanere bambino ha qualche problema o è una persona dotata di un’interiorità più ricca di quella di altri.

Ogni medaglia ha il suo rovescio, e se l’eterno fanciullo è assolutamente invidiabile per la spensieratezza alla quale in fondo ognuno di noi anela, è anche profondamente compatibile per l’immensa solitudine che è naturale conseguenza del suo atteggiamento. è proprio in questa ambiguità che risiede l’enorme fascino del personaggio creato da James Matthew Barrie e la ragione di tanta popolarità.

Viviamo in un tempo in cui gli stessi concetti di normalità, giovinezza e vecchiaia sono in continua ridefinizione; è naturale che le interpretazioni di tali concetti siano sempre più numerose e disparate e che la figura di Peter Pan sia diventata una delle più stimolanti e discusse del nostro tempo.

CAPITOLO UNO
LA SINGOLARE STORIA DI JAMES MATTHEW BARRIE.

Affermare che le vicende biografiche di un autore sono rilevanti ai fini della comprensione delle sue opere può sembrare una banalità, ma nel caso di James Matthew Barrie ciò corrisponde pienamente alla realtà dei fatti e in particolare per quanto riguarda la sua opera più celebre, Peter Pan. Questo perché in ogni evento rilevante della sua vita, in qualche tratto del suo carattere o della sua spiccata personalità, può trovare posto un’ipotesi sulla genesi dell’opera più celebre dello scrittore.

James Matthew Barrie nacque il 9 Maggio 1860 a Kirriemuir, una cittadina circa 62 miglia a Nord di Edimburgo, che viveva attorno alle cave di pietra e all’artigianato tessile. Era il terzo dei sette figli di un tessitore, David Barrie e di sua moglie che, secondo un antico costume scozzese, conservava il nome da ragazza, Margaret Ogilvy: una donna dalla spiccata personalità e un’avida lettrice (Carlyle, Gibbon, Stevenson e George Eliot fra i suoi preferiti), amava molto i suoi figli e nutriva per loro grandi ambizioni. Tra i maschi il più grande, Alexander, si laureò in lettere classiche all’Università di Aberdeen con il massimo dei voti e aprì una sua scuola nel Lanarkshire. Il secondo, David, sembrava poter seguire le orme del fratello maggiore e per di più era alto, atletico, un ragazzino molto affascinante e quindi il preferito di mamma Margaret che sperava di vederlo diventare un giorno “minister”, ministro del culto protestante. Jamie, invece era un po’ una delusione: non mostrava particolari doti accademiche ed era piccolo per la sua età, tozzo e con la testa troppo grande rispetto al corpo. Era un bambino normale che amava passare il suo tempo libero con l’amico Roy inscenando mini-drammi nella lavanderia di fronte a casa, (un piccolo edificio di mattoni che, vista l’affermazione di Barrie nella “Dedica” di cui si è parlato nell’introduzione, molti critici hanno identificato come l’originale della casa che i Lost Boys costruiscono per Wendy.)

Il primo evento rilevante nella vita di Barrie ebbe luogo quando lui aveva solo sei anni: nel 1867, la sera antecedente il suo quattordicesimo compleanno, suo fratello David batté la testa cadendo mentre pattinava sul ghiaccio e morì. Fu una tragedia, soprattutto per Margaret Ogilvy che si chiuse in camera e sembrava non voler essere nemmeno consolata; già debole di salute, diventò invalida per il resto della sua vita. Quando morì, nel 1895, Barrie pubblicò un libro in sua memoria in cui più che di Margaret Ogilvy, parla molto di se stesso e del particolarissimo rapporto che aveva con lei. Si sofferma anche sul suo stato d’animo di fronte all’atteggiamento di sua madre dopo la morte di David, racconta come il suo unico scopo fosse rasserenarla un po’ e descrive la sua gioia nel vederla ridere. Barrie sostiene che la gelosia lasciò presto il posto ad un immenso desiderio di diventare talmente simile al fratello che nemmeno sua madre avrebbe notato la differenza. Il piccolo Jamie cominciò a mettersi i vestiti di suo fratello, imparò a camminare e persino a fischiare come lui, ma non servì; si sentiva rifiutato, provava un senso d’inferiorità e di vuoto che scompariva solo quando stava vicino alla sorella Maggie. Il padre sembra aver avuto ben poco peso sul carattere e la crescita di J. M. Barrie, che quasi non lo nomina nei suoi pur numerosi scritti biografici.

Ecco la prima affascinante risposta alla domanda: chi è in realtà il bambino che non poteva crescere? Forse dietro a quello che Barrie chiama il “tragic boy”, il ragazzino solo che non ha memoria, che dimentica altrettanto facilmente gli amici fedeli e i nemici giurati (ma ricorda perfettamente di essere tornato da sua madre e di aver trovato le sbarre alla finestra), si cela il suo stesso inventore che ben conosce il tormento infantile di un rifiuto appena intuito. Ed ecco l’origine del tema dell’identità tanto importante in tutti gli scritti di Barrie e in Peter Pan in particolare, dove il tema dell’assimilazione dell’identità è centrale.

Il futuro scrittore si trasformò improvvisamente da bambino spensierato a gran consolatore malinconico e malaticcio, preoccupato solo di rendere meno dolorosa la terribile perdita per sua madre. In un certo senso Barrie perse la sua infanzia che diventò così per lui una sorta di età miracolosa, tanto che più tardi avrebbe scritto: “Nothing that happens after we are twelve matters very much.”

Ma il ragazzo che proprio non poteva crescere è anche David Barrie, morto appena prima di compiere quattordici anni, e quindi eternamente tredicenne; morto la prima volta che si è trovato lontano dalle cure dei suoi cari, che si sentirono responsabili per il resto delle loro vite. Ritroveremo la figura di David in tantissimi personaggi delle opere di Barrie, sotto forma di bimbi sperduti, che muoiono o vengono rapiti, o cadono dalle carrozzine e sono abbandonati dai loro genitori o dalle loro balie, ma anche come un personaggio di un adulto regolarmente scialbo ed insignificante.

Margaret Ogilvy immerse suo figlio in un mondo di libri, fate, folletti e di racconti sulla sua infanzia, su come dopo la morte della madre a soli otto anni era diventata padrona di casa e madre del suo fratellino. è dalla madre che Barrie prese ispirazione per creare un altro personaggio ben noto a chi conosce la storia di Peter Pan: la piccola Wendy, madre per gioco e sorella di tante madri-bambine che popolano i libri di Barrie, tutte ovviamente ispirate a Margaret Ogilvy, che Barrie ammirava immensamente.

Madre e figlio lessero moltissimo; i Barrie possedevano ben pochi libri ma lessero tutto quello che riuscivano ad avere in prestito e dal giorno in cui lesse Robinson Crusoe Jamie diventò un drogato di storie d’avventura; si abbonò a vari “penny dreadfuls”, gli avi dei fumetti d’avventura settimanali, pieni di pirati, isole deserte, battaglie all’ultimo sangue e racconti a puntate che lo appassionavano moltissimo. Tant’è che sua madre gli suggerì, quasi per gioco, di scrivere il suo racconto d’avventure; ma lui capì subito che non si trattava affatto di un gioco; si chiuse in soffitta e produsse vari racconti pieni di isole deserte, giardini incantati e cavalieri. Scrisse con un ritmo da stacanovista e appena aveva finito correva giù a far leggere quello che aveva scritto a sua madre, che rimase sempre il primo giudice di tutti i suoi scritti e la sua migliore amica. Entrambi si trovarono costretti a crescere in fretta e anzitempo; erano accomunati anche dal bisogno della compagnia dei bambini e di raccontare storie fantastiche: fra i due s’instaurò un rapporto strettissimo che durò fin che lei visse attraverso una corrispondenza giornaliera.

A 13 anni Barrie andò a vivere con il fratello maggiore, che faceva l’ispettore scolastico a Dumfries. Qui passò quelli che ricorderà come i cinque anni più felici della sua vita in cui si appassionò al football prima e al cricket poi, sport che rimase una delle sue più grandi passioni. In quegli anni lesse Coral Island di Ballantyne che diventò il suo libro preferito, scoprì il capitano Marryat e Fenimore Cooper; ammirava immensamente George Meredith e Thomas Hardy. Inoltre a Dumfries passò delle piacevoli giornate giocando ai pirati e agli indiani con i suoi compagni e fondò anche un gruppo teatrale scolastico e scrisse le sue prime opere; rifacimenti di cose che aveva visto, ma anche un testo originale, basato sulle storie di J. Fenimore Cooper e sui racconti dei “penny dreadfuls”, che intitolò Bandolero the Bandit e che ottenne una menzione da parte del clero locale per la sua grossolana immoralità.

A 17 anni James Matthew Barrie era alto poco più di un metro e mezzo, aveva un filino di voce e non aveva ancora cominciato a radersi; era timido ma incline agli scherzi; uno strano miscuglio di introversione e monelleria ma si sentiva in imbarazzo quando i suoi coetanei affrontavano il tema del sesso.

A 18 anni Barrie tornò a casa a Kirriemuir con tutte le intenzioni di diventare uno scrittore, ma i suoi genitori erano ben decisi a farlo studiare e così si iscrisse ad Edimburgo al corso di laurea in giurisprudenza, ma l’università non era il posto per lui e quindi fu un’esperienza desolante. Non trovava niente di stimolante, non aveva amici e chi lo conosceva lo descriveva come eccessivamente timido e diffidente; con tutti tranne che con i bambini, infatti appena poteva andava a trovare le sue due nipotine con cui si sentiva a suo agio, vivo. In questo periodo scrisse alcuni articoli di critica per il giornale locale, esperienza che nel 1883 gli fruttò il posto di commentatore al Nottingham Journal per cui scrisse moltissimi articoli e si distinse per la sua prodigiosa capacità di produzione di saggi e storie di vario genere. Barrie scrisse articoli su tutto quello che attirava la sua immaginazione, ma comunque mai su argomenti che andassero oltre la sua sfera di interessi: l’umile vita scozzese, il cricket, la letteratura, il teatro e, ovviamente, i bambini. Articoli che denotano una certa conoscenza dell’umanità, uno humour laconico e un po’ di cinismo ma che non incontrarono il gusto dei lettori provinciali del giornale con cui smise di collaborare dopo due anni, per mettersi a scrivere articoli con cui bombardare gli editori di Londra. Uno di questi articoli, intitolato An Auld Licht Community, basato sui racconti della madre sulla Kirriemuir della sua infanzia, venne pubblicato sulla St. James’s Gazette del 17 Novembre 1884. Era pieno di dettagli realistici su un modo di vita semplice e prettamente scozzese che andava scomparendo con l’arrivo della rivoluzione industriale. Il regionalismo andava di moda in quei tempi e l’editore, Frederick Greenwood, gli scrisse perché gliene mandasse ancora, lui consultò sua madre e scrisse An Auld Licht Funeral, An Auld Licht Courtship, An Auld Licht Scandal e An Auld Licht Wedding, ed era pronto per partire alla volta di Fleet Street.

Nel 1885, Barrie partì per il sud deciso a guadagnarsi da vivere come scrittore: lì condusse come sempre vita solitaria e lavorò durissimo come il solito. Collaborò con molti giornali e periodici contribuendo con articoli di vario argomento: critica letteraria sulla prosa e sul teatro, caratterizzata da un forte tono personale, pezzi umoristici, ma quelli che riscossero più successo furono ancora gli articoli che descrivevano la vita del suo villaggio natale, nascosto sotto il nome di Thrums, (termine che sta ad indicare le estremità delle ragnatele e quindi azzeccato per designare una comunità di tessitori

In questo periodo Barrie era considerato un po’ il capo della cosiddetta Kailyard School, fondata da George MacDonald(1824-1905) e Ian Maclaren(1850-1907), che negli anni ‘90 rubò la scena a scrittori come Kipling, Conrad, o Henry James. Questi scrittori descrivevano la stasi delle comunità isolate scozzesi della generazione precedente la loro continuando la tradizione di cronaca di vita domestica scozzese iniziata da Smollett e Walter Scott; nei loro scritti c’era idealizzazione sentimentale dell’umile vita scozzese, raccontavano con pathos e humor di vite semplici, umili ma felici in cui tutto si risolveva in matrimoni e funerali. Il loro organo era il British Weekly, che pubblicò a puntate anche The Little Minister.

Barrie, che aveva cominciato con lo scrivere per il British Weekly nel 1885, entro il 1887 aveva dato il suo contributo alle più prestigiose pubblicazioni del tempo, compreso il National Observer di W. E. Henley dove aveva come colleghi Thomas Hardy, Rudyard Kipling, H. G. Wells e W. B. Yeates, con i quali strinse duraturi rapporti d amicizia.

Barrie vedeva il giornalismo come un ponte verso la letteratura, così nel 1887, pubblicò a spese proprie il primo romanzo firmato James Matthew Barrie: Better Dead, frutto di un articolo apparso sulla St. James’s Gazette nel 1885 in cui, con spirito satirico quasi swiftiano, si suggerisce la creazione di un circolo che si occupi di eliminare le persone che starebbero meglio se non esistessero affatto: il libro risultò troppo sofisticato per i lettori del tempo ed ebbe scarsa fortuna. Seguì, nel 1888, un romanzo romantico, When a Man’s Single, la storia di Rob Angus, un giornalista che diventa single quando il suo figlio adottivo muore. Anche se i suoi romanzi sono più delle raccolte di bozzetti che dei racconti veri e propri, dato che le trame sono fondate principalmente sulle coincidenze e quindi sostanzialmente slegate, Barrie ha uno stile molto personale, una certa delicatezza d’espressione e un infinito senso dell’umorismo con il quale sa rendere i suoi personaggi, non solo spiritosi ma anche ironici e a tratti eroicomici. Nei suoi scritti si trovano raramente dei passi descrittivi, che non piacevano a sua madre e lui scriveva principalmente di e per sua madre.

Il 1888 fu anche l’anno in cui i racconti pubblicati sulla St. James’s Gazette vennero raccolti in un libro; si tratta di una serie di bozzetti tenuti insieme dal personaggio di Gavin Ogilvy. Vi si trovano diversi stili ed approcci, una strabiliante varietà di punti di vista e di toni narrativi: da un umorismo stravagante e fantastico alla più pungente satira sociale. Il libro, che gli editori Hodder e Stoughton si arrischiarono a pubblicare si intitola Auld Licht Idylls, e riscosse un discreto successo. Così l’anno successivo uscì il seguito, A Window in Thrums, che pose Barrie fra gli autori più amati e seguiti del periodo. Parlando di questo libro Stevenson commentò che in Barrie c’era del genio ma c’era ancora troppo giornalista. I personaggi appartengono tutti alla generazione precedente quella dello scrittore, che parlava sempre e solo del passato; lo trovava molto più interessante, forse perché quello che gli aveva raccontato sua madre gli si era impresso nella memoria in modo così vivido che ricordava l’infanzia di lei più chiaramente della sua stessa.

Nel 1891 uscì il terzo romanzo della serie Thrums: The Little Minister, la storia di Gavin Ogilvy, il nuovo prete Auld Lichts del paesino. Robert Louis Stevenson ammirò talmente questo libro che decise di scrivere all’autore per complimentarsi. Barrie, per il quale Treasure Island era stato una pietra miliare della sua formazione, rispose alla lettera e i due pur non incontrandosi mai furono pen-friends per il resto della vita.

The Little Minister diventò presto un best-seller internazionale; il successo fu tale che Barrie si mise subito a prepararne la drammatizzazione. è una storia di sparizioni, identità negate e trasformate come ne troveremo altre nei suoi scritti. Il protagonista, il reverendo Ogilvy incontra Babbie, una giovane zingara misteriosa di cui si innamora nonostante i pregiudizi e il forte legame con la madre. Babbie, progenitrice dei Lost Boys, vive sola perché da piccola è caduta dal carrozzone su cui viaggiava con i suoi genitori e, oltre il danno la beffa, nessuno se n’era accorto e nessuno era tornato indietro per raccoglierla.

Negli anni ‘90, quando era ormai giornalista e romanziere di successo, Barrie cominciò a scrivere soprattutto per il teatro: nonostante fosse un drammaturgo sentimentale in un periodo in cui imperava il dramma intellettuale di Shaw, Granville Barker e Galsworthy, venne subito acclamato, al di qua e al di là dell’Atlantico come innovatore e fra i suoi ammiratori c’era lo stesso Shaw.

E proprio in teatro Barrie sembrava aver trovato la donna della sua vita: era alta meno di lui, spiritosa, capiva il suo complicato umorismo e sapeva convivere con il suo umore assurdamente altalenante. Mary Ansell recitava nel cast di Walker London ma lasciò il suo impiego per sposarelo. Durante il viaggio di nozze in Svizzera, i due comprarono un cucciolo di San Bernardo che chiamarono Porthos, come uno dei protagonisti di uno dei più famosi romanzi d’avventura I tre moschettieri, su cui Mary riversò tutto l’affetto che avrebbe potuto riversare sui figli che i Barrie non ebbero mai.

Nel 1896uscì Sentimental Tommy, la storia della fanciullezza e dei giochi di Tommy Sandys, e poi della sua vita di scrittore che non riesce ad inserirsi nel mondo adulto. In queste pagine c’è un’esaltazione della fanciullezza sopra ogni altro periodo della vita umana; Barrie dimostra un’incredibile capacità di penetrare la mente e il cuore infantili, un’intima conoscenza del carattere dei bambini e ci regala uno dei primi studi credibili e divertenti della mente di un bambino. Il Tommy adulto è un sentimentale nel senso barriano del termine; un camaleonte umano, capace di immedesimarsi perfettamente nei sentimenti altrui, usa le persone che gli stanno attorno come materia prima per i suoi romanzi, ma è perfettamente incapace di sentimenti propri. Non riesce a trovare lavoro e quindi si rende conto che l’unica cosa che sa fare è creare fantasie credibili. Il suo sentimentalismo sta nel credere alle maschere che egli stesso crea a spese della sua personalità. Inganna gli altri e, per guarire il suo senso di colpa, inganna anche se stesso. è incapace di crescere e d’amare ma è bravissimo a ridiventare bambino. Tommy è un po’ l’alter ego di Barrie, ed è comunque il primo personaggio completo che questo scrittore sia riuscito a creare.

In quell’anno morirono a distanza di pochi giorni prima la sorella e poi la madre dello scrittore. Pochi mesi dopo, un’altra morte toccò da vicino Barrie: alla tenera età di sei anni morì Margaret Henley, figlia del suo amico editore, la quale amava tanto il piccolo scrittore che lo aveva ribattezzato “my Friendy”, ma non riuscendo a pronunciare la effe ne risultava “my Wendy”, un nome che fino ad allora non esisteva e che Barrie decise di dare, in onore della sua povera piccola amica, all’eroina che affiancò a Peter Pan. L’uso di un nome inventato risulta particolarmente appropriato per l’eroina di una storia in cui l’invenzione e la finzione sono temi centrali.

Nel 1896 Barrie e la moglie fecero un viaggio in America, per fare la conoscenza dell’impresario Charles Frohman, e discutere con lui il progetto di drammatizzazione di The Little Minister. Frohman aveva da poco preso in gestione il famoso Duke of York’s Theatre di Londra. Barrie e Frohman simpatizzarono subito moltissimo; avevano molto in comune, soprattutto l’eccessiva timidezza che però scompariva completamente appena si trovano l’uno in compagnia dell’altro. Frohman sostenne la carriera di Barrie in tutti i modi e giocò un ruolo importantissimo nel fare della commedia di Peter Pan il classico che diventerà. The Little Minister offrì al produttore l’occasione che aspettava da tempo per lanciare la sua ultima scoperta, l’attrice Maude Adams, che avrebbe interpretato quasi tutte le eroine di Barrie e che passò alla storia come il Peter Pan americano.

Al ritorno dall’America Barrie cominciò a scrivere il seguito di Sentimental Tommy, Tommy and Grizel che avrebbe pubblicato nel 1900. è il suo romanzo più lungo, nel quale lo scrittore mette a nudo i suoi pensieri e sentimenti più intimi e descrive il fallimento del suo matrimonio. Il protagonista, ormai scrittore di successo, analizza la sua incapacità di amare pienamente la moglie. In questo libro si trova per la prima volta la figura di Peter Pan: parlando con Grizel Tommy accenna ad una storia che sta scrivendo, un romanzo che si sarebbe dovuto intitolare “The Wandering Child”, e dice:

It’s but a reverie about a little boy who was lost. His parents find him in a wood singing joyfully to himself because he thinks he can now be a boy for ever; and he fears that if they catch him they will compel him to grow up into a man, so he runs farther from them…

La famiglia Llewelyn Davies.

 

Nel 1897 i Barrie si trasferirono al 133 di Glouchester Road in una splendida casa vittoriana che Mary si divertì ad arredare, ma lo scrittore sentiva che il matrimonio non faceva proprio per lui e passava le sue giornate a passeggiare con Porthos nei vicini giardini di Kensington dove, un bel giorno fece la cruciale conoscenza di due bambini di tre e cinque anni, Jack e George Llewelyn Davies e della loro balia, Mary Hodgson che spingeva la carrozzina del terzo fratellino, Peter. Il più grande catturò Barrie come nessun bambino prima; fra i due si instaurò presto un rapporto che era un po’ quello padre-figlio, un po’ quello di due compari.

Per la sera di capodanno 1898, ad un party organizzato proprio per festeggiare il successo della versione drammatica di The Little Minister, Barrie si ritrovò seduto accanto a quella che lui stesso definì come la creatura più affascinante che avesse mai visto. Ad un certo punto notò che questa elegante signora metteva i dolcetti di fine pasto nella borsa e non poté resistere dal chiederle perché mai lo facesse: la fatidica risposta fu che i dolcetti erano per Peter e che quella meravigliosa creatura altri non era che la madre dei ragazzi che aveva conosciuto a Kensington. La casa dei Llewelyn Davies, non lontana da quella dei Barrie, offrì la migliore delle distrazioni al piccolo scrittore che, mal sopportando la sua, cominciò a diventarne un assiduo frequentatore. Barrie e i ragazzi passarono meravigliose giornate nel parco a giocare con Porthos e soprattutto a raccontare o inventare storie. lo scrittore amava talmente quei bambini che la cosa divenne motivo di riflessione sulla sua frustrazione per la mancata paternità.

Barrie raccontò a George che il suo fratellino poteva volare via dalla carrozzina, dato che tutti i bambini prima di nascere sono stati uccelli e che Peter non era stato pesato al momento della nascita. La storia coinvolse George al punto che non riusciva a smettere di parlarne: è così che la figura di Peter Pan cominciò a prendere forma. Un giorno i due videro due pietre miliari con le inziali W St. M e PP ad indicare le due parrocchie di Westminster St. Mary e Paddington che confinavano in quel punto, ma Barrie disse a George che si trattava di due pietre tombali; quelle di due bambini, Walter Stephen Matthews e Phoebe Phelps che Peter Pan aveva trovato morti perché caduti dalla carrozzina quando la loro balia era distratta e non reclamati dalla madre entro una settimana. In questo stadio della sua creazione Peter Pan è un bambino che ha il compito di assistere i bambini morti, li accompagna per un pezzo di strada perché non si spaventino, cantando allegramente e suonando il flauto per farli ridere. Fu quando apprese di questo compito di Peter Pan che George dichiarò: “To die will be an awfully big adventure.”, la celebre frase che Barrie fa pronunciare a Peter Pan nella famosa scena della Laguna delle Sirene.

Per le vacanze estive del 1900 Mary Barrie affittò il Black Lake Cottage nel Surrey, ei Llewelyn Davies affittarono una casa a meno di un miglio da lì. Il cottage dei Barrie era circondato da un bosco di pini e c’era ovviamente un lago, che opportunamente trasformato in una laguna dei mari del Sud, diventò teatro d’avventure di pirati ed indiani. Seguendo a grandi linee la trama di The Coral Island, Barrie e i ragazzi inscenarono una storia di naufraghi attaccati da pirati a cui capo c’era il capitano Swarthy, progenitore di Hook. Interpretato dallo stesso Barrie, aveva l’aria sinistra ed era un codardo perché faceva cadere i poveri ragazzi naufraghi nel lago, (comunque profondo soltanto un paio di piedi). Porthos questa volta recitò addirittura due ruoli: quello del cane dei pirati e, indossando un’apposita maschera di carta, quello di una tigre. I ragazzi lo addestrarono a far loro la guardia mentre dormivano, anticipando così il personaggio di Nana. Mary Hogson, la fedele balia dei Llewelyn Davies, entrava in scena a volte, e Barrie cominciò a pensare che un elemento di disturbo (femminile) perché sarebbe stato divertente, e qui sta il, primo spunto per il personaggio di Wendy. Anche Tinker Bell ha le sue origini sul Black Lake: è il risultato del luccichio delle lanterne dei protagonisti tra le foglie degli alberi. Barrie fotografò gli episodi salienti e poi fece rilegare le fotografie con didascalia in perfetto stile The Coral Island: ne risultò The Boys Castaways of Black Lake Island. L’autore citato sul frontespizio è Peter Llewelyn Davies; ne vennero stampate solo due copie, una delle quali per Arthur, che la perse sul treno il pomeriggio del giorno stesso in cui l’aveva ricevuta, probabile sintomo questo di una crescente insofferenza nei confronti del bizzarro scrittore scozzese che era sempre più presente ed attivo nelle vite di tutti i componenti della sua famiglia.

Nel 1901, per Natale, Barrie portò i ragazzi a teatro a vedere una nuova produzione del Vaudeville, Bluebell in Fairyland, di Seymour Hick, la prima opera teatrale scritta appositamente per i bambini, definita “a musical dream play” per distinguerla dalla pantomima. Fu un grosso successo, ci furono quasi trecento repliche; ma il più coinvolto era proprio Barrie, che ne parlava in continuazione, recitava alcuni pezzi nelle varie nursery che frequentava in quel periodo e cominciò subito a prendere appunti per la sua fairy-play, che per ora chiamava semplicemente “Anon, A Play”.

Nel 1902 morì Porthos e Mary Barrie comprò un terranova bianco e nero che chiamò Luath e che adorava stare nella nursery; il suo manto avrebbe fatto da modello per quello di Nana, il cane dei Darling.

Nell’estate di quell’anno uscì The Little White Bird, or Adventures in Kensington Gardens, la storia di uno scapolo di mezza età, il capitano W, che, guarda caso, ha un San Bernardo di nome Porthos con cui adora passeggiare nei giardini di Kensington. Il protagonista e narratore, dalla finestra del suo club londinese, nota una coppia di innamorati: lei è una cameriera di nome Mary A. (Ansell?) e lui un artista squattrinato. Decide di dar loro una mano facendo un po’ da cupido e grazie al suo aiuto i due si sposano ed hanno un figlio, David; il capitano W diventa per lui una sorta di secondo padre, (il piccolo lo chiama addirittura father). Si intuisce un vago desiderio di rubarlo alla madre. Quando i suoi protetti passano un periodo di difficoltà, si inventa di avere anche lui un figlio, Timothy, che muore improvvisamente e così regala i suoi vestiti a David con cui passa il tempo a Kensington Gardens a fare più o meno le stesse cose che avevano fatto Barrie e George Llewelyn Davies. I due parlano raccontano e inventano storie tra le quali c’è quella di Peter Pan, che qui è scappato di casa quando aveva solo una settimana di vita, quindi è rappresentato come un bambino paffutello, vestito solo della sua camicia da notte, che ha il compito di seppellire i bambini morti perché rimasti oltre l’ora di chiusura. Vive in un mondo fatato popolato di esseri minuscoli, creature simili ad elfi e animali pelosi, cavalca una capra e suona il flauto a sette canne del dio Pan, sta principalmente in un’isola in mezzo alla Serpentine e conversa tranquillamente con gli uccelli, ma non ricorda più come si vola.

Sorprendentemente un libro strano come The Little White Bird vendette ben 55 mila copie e acquistò presto grossa popolarità; particolarmente amati furono i capitoli dal tredicesimo al diciottesimo, dedicati alle storie di Peter Pan, che nel 1906 furono ripubblicati in un libro, illustrato da Arthur Rackham, intitolato Peter Pan in Kensington Gardens, che riscosse successo e popolarità ancora maggiori. Il libro divenne tanto popolare che Barrie e George non potevano più passeggiare tranquillamente a Kensington senza essere fermati da qualcuno che voleva maggiori informazioni su Peter Pan e le fate, che Rackham, illustratore anche di un’edizione del Sogno di una notte di mezza estate, aveva reso quasi reali.

Nel settembre del 1902 ci fu la prima di The Admirable Crichton, dove il tema dell’isola deserta fu proposto ad un pubblico adulto. è la storia di una famiglia ricca che naufraga con lo yacht: sull’isola è il maggiordomo che, per selezione naturale, assume il comando della situazione. Scrivere una storia del genere significava sferrare un attacco frontale all’ordine sociale inglese, ma Barrie era ormai un autore affermato e si poteva permettere questo ed altro.

Nel 1903 Barrie ebbe l’onore, mai toccato a nessun altro, di ricevere la sua copia personale della chiave dei giardini di Kensington mentre era ormai immerso anima e corpo nella sua fairy-play che scriveva e riscriveva in continuazione, anche grazie al contributo dei ragazzi che fungevano da catalizzatori dei suoi ricordi e delle sue meditazioni sull’infanzia. Tra gli appunti di questo periodo alcuni sono particolarmente interessanti:

Play “The happy boy”: boy who can’t grow up-runs away from pain and death…

Il suo personaggio non può e non vuole crescere per poter rimanere un ragazzo felice e fuggire così il dolore e la morte che Barrie associa inevitabilmente alla crescita e all’invecchiamento.

La prima stesura definitiva del capolavoro di Barrie è quella del primo marzo 1904, dove egli chiamava la sua ultima fatica “Peter and Wendy”.

Barrie aveva promesso a Frohman un copione che fungesse da nuovo veicolo di successo per Maude Adams, (alla quale pensava di dare la parte di Wendy) ma aveva troppa paura che il produttore non lo accettasse: ci voleva un cast di circa cinquanta persone tra pirati, indiani, il coccodrillo, il cane, vari altri animali e persino una fata vivente e per finire almeno quattro personaggi dovevano volare. Inoltre non era ben chiaro quale fosse il pubblico cui Barrie intendeva rivolgersi; sembrava una cosa per bambini ma il dialogo era spesso troppo sofisticato con vari stili ed atmosfere. C’erano pirati ma anche arlecchini e colombine della pantomima tradizionale, c’era farsa, melodramma e tragedia. Infine, probabilmente solo gli appartenenti alla famiglia Llewelyn Davies avrebbero capito veramente il senso dell’ultima stranezza del loro amico scrittore.

In ansia per la reazione di Frohman, Barrie provò a proporre la sua ultima creatura, che nel frattempo aveva ribattezzato “The Great White Father”, all’impresario Beerbohm Tree, che nel 1900 aveva messo in scena un Sogno di una notte di mezza estate con un bosco fatto di vere querce, popolato di veri daini, lepri, scoiattoli, conigli e piccioni; ma quando Tree lesse il copione si affrettò a scrivere a Frohman che Barrie doveva essere impazzito. Così quando Barrie incontrò Frohman gli disse:

I am sure it will not be a commercial success. But it is a dream-child of mine, and I’m so anxious to see it on the stage that I have written another play which I will be glad to give you and which will compensate you for any loss on the one I am so eager to see produced.

Frohman, rispose che le avrebbe prodotte entrambe e quando lesse “The Great White Father” adorò tutto tranne il titolo, per cui propose semplicemente “Peter Pan”. e diede disposizioni affinché Barrie avesse tutto quello di cui credeva di aver bisogno, senza limiti di budget.

Nell’ottobre del 1904 iniziarono, in gran segretezza, le prove al Duke of York’s Theatre: ogni attore aveva solo le pagine del copione che riguardavano la sua parte e limitatamente alla scena che si stava provando in quel momento; nessuno sapeva quale fosse il titolo della commedia. Le due attrici che avrebbero interpretato Peter e Wendy vennero scritturate previa assicurazione sulla vita. Barrie contattò la George Kirby’s Flying Ballet Company perché costruissero un argano in grado di far volare gli attori e di essere rimosso nel giro di pochi secondi e il cast prese lezioni di volo per una quindicina di giorni.

George du Maurier, che impersonava sia Hook che il signor Darling, diede a Barrie infiniti spunti per ridefinire il personaggio del pirata gentiluomo alterego del fatuo Mr. Darling, il padre di Wendy, con il quale l’eterno fanciullo ingaggia un’aspra lotta.

Durante i due mesi di intense prove che seguirono, Barrie scrisse e riscrisse la sua fairy-play apportando continue variazioni; quello che stava tentando di realizzare era qualcosa di completamente nuovo e non fu semplice da realizzare neanche su carta. Quando i Llewelyn Davies fecero visita al set Barrie li presentò a tutti come i veri autori della commedia che si stava preparando e attorno alla quale il clima di mistero cresceva di giorno in giorno. In Dicembre al Duke of York’s Theatre si videro costretti a reclutare delle guardie di sicurezza per tenere lontano i giornalisti che ormai assediavano il teatro. La prima fu annunciata per il 22, ma ci furono un’infinità di problemi e molte scene vennero eliminate all’ultimo momento perché di troppo complicata esecuzione. Per esempio, il personaggio di Tinker Bell veniva realizzato mediante un’attrice che si muoveva dietro un’enorme lente riduttiva, che essendo ovviamente ingombrante venne eliminata e si decise che la fata sarebbe stata rappresentata da un semplice punto luminoso che si agitava su tutto il palco accompagnato da un tintinnio. Si rinunciò anche alla scena in cui un’aquila avrebbe dovuto sorvolare il palco tenendo Hook con il becco, per poi lasciarlo cadere nelle fauci del coccodrillo.

Così come l’avevano provata per mesi, quella era una commedia in cinque atti. L’ultimo era diviso in due scene: la prima, nota con il nome di “Beautiful Mothers’ Scene” ambientata nel salotto dei Darling, e la seconda nei giardini di Kensington, dove le fate avevano sistemata la casina di Wendy in cima ad un albero. La scena finale dovette essere eliminata perché lo scenario non era ancora pronto e gli artigiani si rifiutarono di lavorare durante il periodo natalizio, così che Barrie eliminò tutto il quinto atto. Era ormai allo stremo; passò il giorno di Natale a riscrivere il finale per quella che era ormai la quinta volta e alla fine si dovette accontentaredi una commedia in soli tre atti, il primo nella nursery dei Darling, il secondo nella Neverland e il terzo indietro nella nursery con Peter che dà il suo ultimo sguardo dalla finestra.

La prima ebbe luogo il 27 Dicembre 1904: l’autore citato sul manifesto era Ela Q May, ovvero la più piccola del cast. L’audience era piuttosto sofisticata: l’élite della società londinese, critici, giornalisti e gente di teatro, tutti molto impazienti per la curiosità accumulata in quei mesi. Barrie era preoccupatissimo, temeva ancora che sarebbe stato un fiasco, tant’è che prese accordi con l’orchestra perché alla famosa domanda “Do you believe in fairies? Say quick that you believe. If you believe, clap your hands”, nel caso in cui ci fosse stato silenzio in sala, applaudissero loro. Frohman era trepidante a New York in attesa del telegramma sull’effetto della prima di quella che ormai non era più una commedia che produceva, ma una sua personale ossessione.

Il pubblico, abituato a commedie socialmente impegnate, rimase a bocca aperta quando il sipario si alzò su un cane che preparava un bambino per il bagno, e così rimase per tutto il primo atto, come stregato dalla magia del drammaturgo scozzese. Perfino l’esausto cast rimase sconvolto dall’accoglienza entusiastica di quel pubblico, e quando Nina Boucicault chiese loro se credevano alle fate la risposta fu così entusiastica che si mise a singhiozzare. Il suo fu chiamato “the Peter of all Peters”, per come era riuscita a rendere il “poor little half-and-half”, un po’ mortale e un po’ immortale, non una fata ma un “tragic boy”, sopraffatto da un immenso senso di solitudine.

L’intera stagione di Peter Pan fu un grosso successo: i bambini venivano a flotte alle matinee, durante le vacanze ci furono anche dodici rappresentazioni la settimana, anche i critici furono generosi ed elessero Barrie uomo di genio.

Il genio passava gran parte del suo tempo in teatro ad assistere alle prove mentre continuava a rivedere il testo, grazie anche all’immensa libertà e fiducia concessagli da Frohman. Il drammaturgo frequentò comunque tutte le prove dei vari revival di Peter Pan e aggiunse ogni anno un verso qui o lì, ispirandosi ai suoi appunti presi dalle osservazioni dei ragazzi.

Nel 1905 Peter Pan, or the boy who would not grow up fu rappresentata prima a Chicago e subito dopo a New York con un successo che fece sembrare quasi nullo quello londinese. Barrie era a Parigi in compagnia di Frohman, mentre a Londra la commedia veniva smessa per far posto a Alice Sit-by-the-Fire e all’atto unico Pantaloon con la promessa che Peter Pan sarebbe tornato a Natale.

Nel 1906 ad Arthur Llewelyn Davies venne diagnosticato un cancro alla mascella e Barrie non solo diventò il suo fedele infermiere, ma sembrò riversare tutta la gentilezza e la devozione che aveva sempre provato per Sylvia sul marito. Inoltre decise che toccava a lui garantire al padre dei suoi ragazzi preferiti le migliori cure, che comunque non servirono e l’anno successivo Arthur morì lasciando la sua numerosa famiglia con ben poco di cui vivere, ma sicuro che il suo amico scrittore avrebbe provveduto più che volentieri a tutto.

In questo periodo Barrie era molto attivo e metteva anima e corpo in qualsiasi cosa potesse sembrargli una buona causa: era sempre vicino a Sylvia e ai suoi cinque figli, era membro del comitato di gestione del Royal Academy of Dramatic Art; supportava il neonato comitato per l’abolizione della censura e intanto lavorava alla sua nuova commedia, What Every Woman Knows.

Il segretario del succitato comitato era un giovane scrittore molto promettente, Gilbert Cannan, con il quale Barrie instaurò presto un rapporto di collaborazione, e sua moglie d’amicizia. Per Natale i coniugi Barrie organizzarono una vacanza sugli sci in Svizzera a cui furono invitati Sylvia e i suoi figli, e Gilbert Cannan, che lì cominciò a flirtare con la moglie del suo amico e collega. Fu così che nel 1909 Barrie fu protagonista di uno scandalo quando chiese il divorzio dalla moglie Mary con l’accusa di adulterio. Alcuni suoi amici scrittori, fra cui Henry James, H. G. Wells e Pinero, sottoscrissero una lettera in cui pregavano la stampa di non acuire il dolore di Barrie con la pubblicità. Dopo il divorzio lo scrittore si trasferì in un piccolo appartamento in Adelphy Terrace, non lontano da dove abitano i suoi amici G. B. Shaw, Harley Grandville-Barker e sua moglie, l’attrice Lillah McCarthy con i quali passava gran parte del tempo.

Due giorni dopo la sentenza di divorzio di Barrie a Sylvia Llewelyn Davies venne diagnosticato un cancro troppo vicino al cuore per essere operato; nel 1910 morì lasciando un testamento in cui scrisse che non voleva che i suoi figli venissero separati e suggeriva che fosse la sorella di Mary Hodgson, Jenny, ad occuparsi di loro. Barrie manomise il testamento e scrisse Jimmy (com’erano soliti chiamarlo i Llewelyn Davies) al posto di Jenny, anche perché sapeva di essere l’unico ad avere la possibilità di mantenere cinque ragazzi uno dei quali frequentava già il prestigioso collegio di Eton. Peter Pan era riuscito a diventare realmente capo di una banda di bimbi sperduti e Barrie era riuscito a realizzare uno dei suoi sogni: diventare padre, anche se adottivo, di ben cinque figli. Possiamo farci un’idea di quello che deve aver provato leggendo le parole di Wendy quando i Lost Boys le propongono di diventare la loro madre:

Of course it’s frightfully fascinating, but you see… I have no real experience…

Peter risponde che non importa e aggiunge:

What we need is just a nice motherly person.

Wendy commenta:

I feel that is exactly what I am.

Nel 1911 uscì Peter and Wendy: si tratta dell’operazione inversa a quella fatta per The Little Minister, che da romanzo era diventato opera teatrale. Questo libro è sostanzialmente la commedia in cinque atti divenuta un romanzo di 17 capitoli, e anche le indicazioni sceniche di Barrie sono riportate abbastanza fedelmente. Qui Peter Pan somiglia molto di più a David Barrie che al neonato paffutello del libro uscito nel 1902; ha all’incirca la sua età, è furbo, coraggioso ma presuntuoso e sbruffone, ha ancora il flauto di Pan ma non c’è più alcuna traccia della capra. Sulla Neverland non ci sono fate ed elfi come a Kensington, solo Tinker Bell. La trama è basata più che altro sulla lotta tra Peter e Hook per il possesso di Wendy.

Nella notte tra il trenta Aprile e il primo Maggio 1912 a Kensington Gardens venne eretta in gran segreto una statua di Peter Pan a grandezza naturale, così che chi per la festa decideva di fare una passeggiata avrebbe pensato che era apparsa durante la notte come per miracolo. La cosa arrivò fino in parlamento, dove si discusse se fosse giusto che lo scrittore si facesse pubblicità tanto liberamente.

Nel 1913 Barrie accettò il titolo di baronetto, dopo che nel 1909 aveva rifiutato quello di cavaliere. Diventò Sir James Matthew Barrie principalmente perché questo titolo è ereditario ed era troppo orgoglioso di poter chiamare così anche i suoi ragazzi.

Nel 1914 Frohman andò a Londra e trovò che Barrie aveva abbandonato il teatro per il cinema, nuovo mezzo che lo affascinava particolarmente. Si era messo a scrivere sceneggiature: una per As you like it, una per The Taming of the Shrew e perfino una parodia del Macbeth. In quell’anno Barrie organizzò un party a cui invitò Lillah McCarthy, Gerald du Maurier, Irene Vanbrugh, il primo ministro Asquith e i membri del governo con l’intenzione di filmare il tutto e proiettarlo su uno schermo gigante alla prima di Rosy Rapture, or the Pride of the Beauty, la rivista che stava scrivendo per Gaby Deslys, una delle prime sex symbol della storia che aveva catturato la sua attenzione e scatenato la sua fantasia. Quando il primo ministro scoprì le intenzioni del drammaturgo, fece sequestrare la pellicola. Poi Barrie ci riprovò con G. B. Shaw e tentò di convincerlo a travestirsi da cow-boy per girare una parodia western, ma anche il suo amico cambiò idea durante le riprese

La prima di Rosy Rapture, or the Pride of the Beauty fu un fiasco e Barrie chiese al suo amico Frohman di anticipare la sua venuta a Londra per aiutarlo a trovare un’idea che la potesse sollevare. Il produttore decise di imbarcarsi sul Lusitania nonostante la minaccia dei bombardamenti tedeschi: quello fu l’ultimo viaggio di quel transatlantico e anche del produttore che condivideva l’idea di Peter Pan per la morte era una grande avventura.

Nel 1915 George fu inviato al fronte nelle Fiandre occidentali, dove sarebbe morto dopo pochi mesi, lasciando un enorme vuoto in tutti quelli che lo conoscevano e in particolare in Barrie, che a 55 anni, scrittore e drammaturgo di ampia popolarità, era un uomo distrutto, per il quale la vita non aveva più molto senso.

In questo periodo Barrie soffriva del crampo dello scrivano, così cominciò a scrivere con la mano sinistra e, per sua stessa ammissione, da questo momento in poi, le sue opere hanno qualcosa di sinistro. D’altro canto, la sua scrittura, proverbialmente minuta ed illeggibile, cominciò a farsi comprensibile. Una volta diventato Peter Pan, Barrie riuscì a diventare anche Uncino dopo aver aggiunto questa fondamentale caratteristica a quelle che già lo accomunavano al celebre pirata, ovvero il nome di battesimo, James e la passione per i sigari.

Gilbert Cannan, che nel ‘10 aveva sposato Mary Ansell-Barrie, dava segni di squilibrio tali che dovette passare alcuni periodi in manicomio, al che Barrie scrisse alla sua ex moglie per offrirle il suo appoggio ed un eventuale lavoro di segretaria. Lei interpretò la cosa come un’offerta per una seconda possibilità. Da questi episodi partirono le prime riflessioni che avrebbero portato in quello stesso anno alla commedia Dear Brutus, in cui ad un gruppo di adulti che sono stati piuttosto sfortunati, viene offerta una seconda possibilità; ma la tesi dell’autore è che alla seconda opportunità si commettono inevitabilmente gli stessi errori. Questo è il primo dramma ben architettato che Barrie sia riuscito a produrre dopo un decennio pressoché sterile.

Nel 1918 andò in scena What Every Woman Knows, e per la prima volta non ci sono né madri, né bambini, ma fu ugualmente un grosso successo di critica e di pubblico. Due anni più tardi ci fu la prima di Mary Rose, in cui Barrie tornò a parlare di madri, figli, sparizioni e persone che non crescono. Mary Rose è una giovane madre che sparisce su un’isola delle Ebridi per ritornare dopo venticinque anni alla ricerca del figlio che ritrova cresciuto, mentre lei, come Peter Pan, non invecchia e ha la stessa età di quando è sparita.

Nel 1922 Barrie ricevette l’Order of Merit, un onore che, in campo letterario era toccato, fino ad allora, solo a Thomas Hardy, Goerge Meredith e Henry James.

Per un’altra decina d’anni non uscì niente dalla penna di Barrie, ma nel 1928 venne pubblicato il testo della commedia in cinque atti Peter Pan, or the boy who would not grow up. L’anno successivo Barrie cedette per sempre i diritti d’autore della sua fairy-play, come di tutti i libri su Peter Pan, al Great Ormond Street Hospital for Sick Children di Londra.

I numeri natalizi del Times del 1931 contenevano Farewell Miss Julie Logan, iniziato come romanzo e poi ridotto a racconto, ispirato nuovamente, come per chiudere un cerchio, a scene della sua infanzia e ad antiche leggende scozzesi.

Il 21 Novembre del 1936 ad Edimburgo ci fu la prima di The Boy David. Quest’opera teatrale, ricevuta piuttosto freddamente dalla critica, stanca dei temi che vi si trovano, è l’ultima di Barrie che morì l’anno successivo.

Commenti

Non ci sono ancora commenti

Lascia un commento

Fucine Mute newsletter

Resta aggiornato! Inserisci la tua e-mail:


Leggi la rubrica: Viator in fabula

Articoli recenti

Pen Lettori Trieste: Punto di fuga di Mikhail Shishkin

Pen Lettori Trieste: Punto di fuga di...

Doc nelle tue mani 3: che il flashback sia con voi (fino allo sfinimento)

Doc nelle tue mani 3: che il...

Trieste Film Festival 2024

Trieste Film Festival 2024

Lascia che la carne istruisca la mente: Intervista a Anne Rice (II)

Lascia che la carne istruisca la mente:...

Lascia che la carne istruisca la mente: Intervista a Anne Rice (I)

Lascia che la carne istruisca la mente:...

Nel castello di Giorgio Pressburger al Teatro Stabile Sloveno di Trieste

Nel castello di Giorgio Pressburger al Teatro...

Lucca Comics & Games 2023: Incontro con Pera Toons

Lucca Comics & Games 2023: Incontro con...

Lucca (meno) Comics & (più) Games 2023:...

Lucca Comics & Games: Intervista a Davide Barzi

Lucca Comics & Games: Intervista a Davide...

Lucca Comics & Games 2023: Intervista a Matteo Pollone

Lucca Comics & Games 2023: Intervista a...

Il futuro (forse) del fumetto: Martin Panchaud

Il futuro (forse) del fumetto: Martin Panchaud

Femminismo all’ombra dello Shogun: Camille Monceaux

Femminismo all’ombra dello Shogun: Camille Monceaux

Lucca Comics & Games 2023: Intervista ad Andrea Plazzi

Lucca Comics & Games 2023: Intervista ad...

I quarant’anni della “scatola rossa”

I quarant’anni della “scatola rossa”

Trieste Science + Fiction Festival 2023: River

Trieste Science + Fiction Festival 2023: River

Trieste Science + Fiction Festival 2023: cortometraggi

Trieste Science + Fiction Festival 2023: cortometraggi

Il fiore del mio segreto (Almodóvar, 1995): la letteratura come seduzione

Il fiore del mio segreto (Almodóvar, 1995):...

Good Omens 2: amore e altri disastri

Good Omens 2: amore e altri disastri

The Plant: il romanzo incompiuto di Stephen King

The Plant: il romanzo incompiuto di Stephen...

The Phantom of The Opera per la prima volta in Italia

The Phantom of The Opera per la...

Pélleas e Mélisande di Claude Debussy: parodia del 1907

Pélleas e Mélisande di Claude Debussy: parodia...

Prigionieri dell’oceano (Lifeboat) di Alfred Hitchcock

Prigionieri dell’oceano (Lifeboat) di Alfred Hitchcock

Tutto il mondo è un Disco

Tutto il mondo è un Disco

Il commissario Ricciardi 2: quattro puntate di noia profonda

Il commissario Ricciardi 2: quattro puntate di...

Sanremo anche no

Sanremo anche no

Casomai un’immagine

n cornell-88 Allora & Calzadilla / Padiglione USA tsu-gal-big-05 sla-gal-6 25 galleria21 galleria14 murphy-10 murphy-04 s17 01-garcia cas-13 bra-big-05 21 mar-30 mccarroll07 bis_II_01 malleus_10 malleus_08 018 005 petkovsek_11 ruz-09 bav-03 kubrick-42 kubrick-33 05_pm pck_09_cervi_big viv-40
Privacy Policy Cookie Policy