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Omnia

Andrew Prine

Un “Visitor” tra noi

I Visitors sono tra noi. Data terrestre sabato 3 giugno, un’astronave aliena atterra a Trieste facendo sbarcare uno dei comandanti della flotta di rettili mangia-topi, Steven V, ovvero Andrew Prine. Il noto attore americano, che oltre a Visitors ha interpretato anche i ruoli del Legato Turrel in “Deep Space Nine” e del tenente Suna in “Star Trek:The Next Generation” nella nota serie di fantascienza Star Trek, è sbarcato nella nostra città per un incontro con i suoi fans, ospite del negozio di articoli di fantascienza “L’Ultimo Avamposto”, reduce da un tour europeo durato un mese, che lo ha portato, tra gli altri paesi, anche in Germania, dove ha visitato una convention seguita da più di ottomila fans.

Un successo insperato, come ci ha confessato l’attore, che è rimasto davvero colpito dalla quantità di ammiratori che, in Europa, affollano queste riunioni.

L’appuntamento tenutosi nell’astronave dell’”Ultimo Avamposto” è stata un’occasione più unica che rara per scoprire alcune curiosità e aneddoti riguardanti la famosissima serie di fantascienza “Visitors”, che ancor oggi, a quasi quindici anni dalla sua uscita, vanta una numerosissima schiera di ammiratori. Tra le oltre cose, Andrew Prine ha raccontato quale sia stata la sua reazione appena letto lo “script” per la prima volta. Il suo agente gli aveva inviato la sceneggiatura, e quando Prine era arrivato alla scena in cui si avvicinava ad una gabbietta, prendeva un topo e lo mangiava, il suo shock era stato enorme. “Un TOPO? Io dovrei mangiare un topo vivo?” aveva chiesto, sconvolto, al suo agente. Ma, passata la sorpresa del primo istante, l’idea diventava attraente. Dopotutto, si disse, una simile cosa non si era mai vista in tivù… E così Prine ha accettato. Ci sono stati poi dei problemi in fase di lavorazione della scena. Il topo in questione era assolutamente vivo, e per ben cinque volte è finito nella bocca di Andrew Prine sotto l’occhio implacabile di cinque telecamere che riprendevano la scena da altrettante angolazioni diverse… Ma, secondo lo stesso Prine, è stato molto peggio quando gli hanno dato un topo meccanico. A contatto con la sua bocca, si attivava un meccanismo che lo faceva muovere, però la sensazione che l’attore aveva avuto era stata peggiore di quella con il topo vero. Interpretare la parte di un rettile, invece, non è stato un problema. “Sono cresciuto con due alligatori in giardino” ci ha confessato, “e così non mi sono sentito particolarmente a disagio”. Ma per interpretare la parte del comandante-rettile ha studiato per parecchio tempo anche un serpente trovato attorno alla sua piscina. “Un giorno ho trovato questo serpente aggirarsi attorno a casa mia, l’ho preso e l’ho messo in un vaso di vetro. L’ho osservato per giorni e giorni, studiando tutte le sue abitudini per poterle riprodurre al meglio in “Visitors”. Ad esempio, i serpenti, non avendo palpebre, non chiudono mai gli occhi. Guardate bene “Visitors”: non mi vedrete mai sbattere gli occhi. Il mio sguardo è sempre fisso. Mi è stato molto utile per entrare bene nella parte del rettile.

E infatti, quella del comandante divoratore di topi è la parte per cui Andrew Prine è più famoso in assoluto, ma lui è il primo a scherzarci sopra. “Ho lavorato con John Wayne, con Alfred Hitchcock, tanto per citare due nomi, lavoro da anni a Broadway… Eppure verrò ricordato sempre come l’uomo che per primo ha mangiato topi alla televisione. Che tristezza… “: Certo è che, visto il modo in cui Andrew Prine sorrideva quando ha pronunciato questa frase, è difficile credere che se ne dispiaccia davvero, essendo certamente consapevole di aver scritto una pagina importante nella storia dei film di fantascienza.

Ma se in “Visitors” Andrew Prine appare “al naturale”, per così dire, cioè senza trucchi che ne alterino pesantemente le fattezze del volto, nelle due serie di Star Trek a cui ha preso parte è stato reso pressoché irriconoscibile dai truccatori, al punto stesso che sua moglie, una produttrice cinematografica, non ha riconosciuto il marito. “Una volta — ci ha raccontato — Andrew mi ha chiesto di raggiungerlo sul set per pranzare con lui. Io mi sono recata in quello che sapevo essere il suo camerino, ho bussato e sono entrata, ma vedendo davanti a me questa strana creatura ho chiesto scusa e stavo già per andarmene, quando Andrew mi ha detto: “Hei, ma sono io!” è stato davvero divertente, soprattutto quando siamo andati a pranzo. Le altre persone presenti ammiravano il suo trucco, e lui mi ha chiesto: “Ma perché mi guardano tutti?”. è bello vedere che anche le persone che lavorano nel mondo del cinema continuino a conservare l’interesse e l’ammirazione per quello che fanno.

Assolutamente distante anni luce (tanto per restare in tema di viaggi stellari) dal cliché che vuole il divo hollywoodiano freddo, altezzoso e scostante, Andrew Prine si è dimostrato una persona affabilissima, gentile e disponibile; ha parlato con i fans e firmato autografi per ore. Ed è anche una persona estremamente spiritosa. Alla domanda se qualcuno gli avesse mai fatto degli scherzi riguardo ai topi, ha detto che una volta sola gli hanno presentato il cibo fatto a forma di roditori. E alla mia confessione che a pranzo avrei voluto fargli portare un topo finto in un piatto dal cameriere, ma poi, non sapendo come l’avrebbe presa, ho rinunciato, ha riso. Assicurandomi che avrei potuto farlo, che ci si sarebbe divertito. Alla fine della pesante, ma entusiasmante giornata, ci ha concesso quest’intervista.

Fucine Mute (F): Innanzitutto, una domanda su questo viaggio in Italia. Come sei stato ricevuto dai fans italiani? Sei contento dell’accoglienza che ti hanno riservato?

Andrew Prine (AP): I fans italiani sono molto divertenti. Sono molto amichevoli, stare con loro è più come stare con dei membri della stessa famiglia che con dei veri e propri ammiratori; sono alquanto diversi da quelli di altri paesi. Se vai in Germania, i fans lì spendono un sacco di soldi ma poi se ne vanno. Qui, invece, c’è un’atmosfera davvero familiare, che mi piace molto.

F: Tu sei conosciuto in Italia soprattutto per “V — Visitors”. Cosa ti ricordi di questa esperienza e cos’ha significato per te, essendo stato uno dei primi serial di fantascienza?

AP: L’esperienza di “V — Visitors” è stato un esperimento per sondare il terreno. All’epoca non c’erano serial di fantascienza, e alla fine si è dimostrato un prodotto di grande successo; mi è piaciuto molto perché io avevo il ruolo di un alieno e sono stato il primo in assoluto a mangiare un topo alla televisione.

F: Infatti, tutti, ancora oggi, ricordano quella scena. Ma tu sei un appassionato di fantascienza?

AP: Oh, sì. Fin da bambino sono diventato un appassionato di fantascienza, leggendo i libri di Ray Bradbury negli anni ‘50; molti anni dopo, sono stato portato a Hollywood per prendere parte ad “Alfred Hitchcock Presents”, lo show di Alfred Hitchcock. C’era uno “script” di Ray Bradbury, così l’ho incontrato ed è diventato mio amico. Di conseguenza, sono diventato un appassionato del genere. Ho comunque sempre pensato che venissi da un altro pianeta, e così ho un amore speciale per la sci-fi.

F: Tu hai partecipato sia a “Star Trek: The Next Generation” che a “Deep Space Nine”. Che ricordi hai? Quale clima si respira sul set di Star Trek?

AP: Un mio amico, James L. Conway, era il regista dell’episodio che ho interpretato, “Schegge di realtà”, per l’appunto, perciò è stato molto divertente, anche perché abbiamo lavorato insieme molte volte. L’esperienza è stata molto divertente in quanto tutti gli attori di “The Next Generation” sapevano quanto fossero fortunati a far parte di uno show di tale successo; qualche volta i giovani attori non lo capiscono, pensano che sarà sempre così, mentre loro erano adulti e sapevano che fortuna avessero avuto; perciò, erano molto felici, sapevano che non sarebbero più stati poveri nella loro vita, e in più si divertivano. Così c’era un’atmosfera molto bella, ed è stato molto facile lavorare in “The Next Generation”.

F: Perciò ti sei divertito anche tu, mentre lo interpretavi…

AP: Moltissimo, davvero.

F: Allora non diventa più un lavoro, ma uno spasso…

AP: Già. Inoltre, conoscevo alcuni di loro già da prima; per esempio, Jonathan Frakes è un mio vecchio amico, e così ci siamo divertiti un sacco.

F: Pensi di partecipare a qualche nuovo episodio, magari nella nuova serie di Star Trek, “Voyager”?

AP: Potrebbe succedere. Non ho potuto partecipare agli episodi più recenti perché stavo girando dei film in quel momento, così i tempi non coincidevano. Ma spero davvero che nel futuro possa accadere, anche se al momento non lo so.

F: Pensi di tornare ancora in Italia, e in particolare a Trieste?

AP: Oh, sì, sono sicuro che ci tornerò. Non è mai detto che qualsiasi volta in cui faccia qualcosa sia l’ultima….

F: Cosa pensi di Internet? Credi che sia possibile un collegamento tra il tuo lavoro e questo mezzo?

AP: Sì, sicuramente. Noi, come attori, non abbiamo neppure cominciato a considerare le possibilità di Internet. Non è possibile neanche immaginare cosa sarà possibile fare: essere interattivi, fare un serial tutto tuo, eccetera. Io ho già il mio sito, per esempio. Non so dove si andrà a finire con tutto ciò: la tecnologia si sta muovendo così rapidamente che mi sembra davvero senza limiti ciò che potremo fare con la rete. Ma certamente sarà una cosa molto interessante da vedere.

F: Ti piacerebbe prendere parte a qualche altro film o serial di fantascienza?

AP: Sì, mi piacerebbe moltissimo. Ho già fatto un numero notevole di film di fantascienza e horror, molti dei quali probabilmente non sono neanche arrivati in Italia, perché molti di questi erano produzioni indipendenti e perciò non escono fuori dagli USA, ma certamente hanno costituito la parte più importante della mia carriera.

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