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Omnia

Cose dall’altro mondo

Di cosa scrivere?

Del campeggio della morte di Soverato, camping che stava praticamente nel letto d’un fiume? Di Derek Rocco Barnabei, che cerca scampo all’esecuzione che lo attende fra qualche manciata d’ore, nell’inquinamento delle prove che pare evidentissimo a tutti? Del pompiere ammazzato da un pneumatico, che vola dopo le carambole innescate da Frentzen, a Monza? Di Miss Italia e del baraccone gigantesco di Mirigliani, propinatoci da mamma RAI con il solito faraonico dispiegamento di mezzi (o di Dino Risi che, invecchiato di brutto, fa un film sul baraccone stesso – c’è pure il personaggio di Alfio, ricalcato sul vero segretario del “patròn” del concorso di bellezza…)?

Oppure dell’Euro che va giù giù sino al petrolio, o del petrolio i cui prezzi sono alle stelle dell’Euro? No di quest’ultima cosa non saprei proprio che dire…

Del campeggio non si sa abbastanza, e siamo in piena polemica politica. Tengo le distanze, dunque. La cosa puzza. Terribilmente. Devo dire che il sito idrogeologico prescelto non mi sembra l’ideale per un campeggio… d’altro canto son anni e anni di concessioni che istituzioni di vario genere rilasciano, avallano, firmano, accordano, timbrano, approvano ecc., ignorando beatamente ogni esposto, richiesta di chiarimenti, indagine, denuncia, e così sia. Oggi si contano i morti (i dispersi ancora no, perché bisogna trovarli tutti in un simile disastro). Qualcuno dice che il fiume fino alla notte maledetta del disastro non era stato un problema… Tanto valeva, allora, approntare la struttura turistica sulle pendici del Vesuvio, aspettandone il risveglio, il peggio che sarebbe prima o poi venuto…(ma le mie sono idee balzane, lo ammetto).

Barnabei. Di questo, in realtà, vorrei dire qualcosa di più. È causa a perdere, naturalmente. Barnabei è un numero di cabala ben noto ai conoscitori del lotto e della smorfia: è morto che parla, dead man walking che attende il momento dell’iniezione letale, o della sedia (sua la scelta del modus).

L’esecuzione dell’uomo, come sempre, pare una questione eminentemente politica (di bassa lega, di conteggio di voti, di ricerca del consenso), d’elettorato da controllare e ammansire, in pratica da manovrare; totalmente ininfluente mi pare la questione della colpevolezza. La questione di Barnabei, infatti, sta proprio in questo, nella doppia anima degli States: nell’irrisolta questione di principio giuridico in un paese incapace dello scarto politico su un tema tanto complesso e semplice assieme. Il nodo, parliamoci chiaro, sta nell’incapacità di volare alto d’una politica asservita ai mass-media e all’audience americani (che ormai, non illudiamoci, sono anche nostri). È, questa, una politica raramente alla ricerca dell’auspicabile, necessaria crescita di civiltà (nel caso specifico, attorno ai valori primi del convivere civile – non ammazzare, ha detto qualcuno); è politica che da illusi, almeno qualche volta ci aspetteremmo piena d’idealità e slancio. Invece è acquisizione e conservazione di potere.

Il Governatore che risponde del caso Barnabei è un figlio prediletto di questa politica, un naufrago della Medusa, il signor nessuno; un’imbrattacarte come tanti, del quale non vale la pena ricordare il nome che la storia ha già dimenticato; come nella maggior parte dei casi, è un politicante con fitto pelo sul cuore e una lunga scopa nel culo. A guardarlo bene, ha pure il ghigno del boiardo e l’anellone al dito, il che la dice lunga sul suo modo d’interpretare il Potere.

Ripeto: le considerazioni valgono indipendentemente dalla colpevolezza o dall’innocenza di Barnabei, cosa di cui non si può dire molto. La morte del quale, peraltro, verrà nel pieno dispregio d’ogni criterio d’opportunità politica o d’equità, nonostante l’esito della prova del DNA che c’è stata sì, ma con tempi e modalità da repubblica delle banane, dopo che le prove sono state fatte sparire, poi son state ritrovate al momento giusto, a pretendere così l’imminenza non più trattabile dell’esecuzione… ancor prima che luce definitiva sul misterioso sparimento dei reperti sia fatta, e alla faccia degli italianuzzi, degli appelli ecclesiastici, delle comitive parlamentari, delle comunità informatiche pro-Barnabei, tutti e tutte questuanti dal boiardo di turno ma incapaci di prendere posizione seria, magari minacciosa, nei confronti d’un paese che si proclama campione della democrazia e del rispetto dei diritti umani, che si arroga depositario dei sacri valori di libertà continuando, nel 2000, a friggere la gente su una sedia di Greensville, Virginia.

Il pompiere morto a Monza, Paolo Gislimberti, ha avuto sfortuna. Tantissima. La ruota che è partita come un missile poteva finire ovunque. Se dal groviglio di lamiere impazzite Barrichello e De La Rosa escono vivi per miracolo, il Fato ha preteso da lui, un po’ più in là, ciò che non ha voluto dai piloti graziati. Va detto, però, che parecchi ragazzotti del circo automobilistico mondiale sembrano avere la testa in disordine, e il piede troppo, troppo pesante: ormai si piange ogni domenica, per qualsiasi motivo, dopo una curva sbagliata, sul podio, in conferenza stampa, per gioia, tensione, tristezza. È un diluvio di lacrime che fa pensare ad un mondo pericolosamente survoltato. Polemiche e diatribe, stress e nevrosi varie dovrebbero rimanere fuori dagli abitacoli di veicoli che viaggiano a 350 km. all’ora, soprattutto quando a morire è uno che sta lì per salvarti. Spero di non dover assistere prossimamente ad una macchina che decolla e atterra sul pubblico (chi conosce la storia della Formula uno sa che è già successo), magari solo perché Frentzen ha fretta di superare alla variante della Roggia.

Concludo con Miss Italia. Mi piacevano la quarta e la seconda classificata, nell’ordine.

Frizzi mi pare imbalsamato: ridacchia forzatamente e sempre senza capire mai. Garko è muto oltre che imbalsamato: però ha i capelli da fricchettone. Megan Gale ride sempre, anche se ha perso il pendaglio della mamma. Bonolis mangia le arachidi e se ne frega (lui, però, porta una ventata di umorismo che Frizzi seppellisce sotto una coltre gommosa d’incomprensione). Mirigliani, che ha millanta anni, voleva premiarle tutte. Le starlettine, le ex missitaliette, le “esperte” di bellezza, le salottiere, le cocainomani all’ultimo grido ecc., non sono – tutte assieme – riuscite a formulare un’idea, un concetto, un pensiero che non fosse spaventosamente banale. Vanzina mi sembra – non so perché, forse per il suo sguardo liquido – Hop-Frog, giullare e nano in attesa della sua fiammeggiante vendetta al botteghino. Alla fine, le ragazze col loro bendidio son l’unica cosa degna.

Prima di chiudere, permettetemi un vezzo narciso, una segnalazione. “PC Open” di settembre inserisce il nostro webmagazine tra i Top 100, nella sezione “Intrattenimento” assieme a compari miliardari e superprofessionali (Warner Bros, Vitaminic, E!Online, Rock Online). Sono belle soddisfazioni.

Fucine Mute!

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