Inutile negarlo: la gara di bravura tra Mariangela Melato e Rita Savagnone, nella “Fedra” di Racine recentemente vista a Trieste, è di quelle che non si dimenticano. Nel ruolo di Enone, la nutrice della protagonista Fedra, la depositaria in qualche modo del destino di quest’ultima, l’attrice e doppiatrice romana sfrutta tutte le sue molteplici corde.
Abbiamo vista in scena un’attrice dalla fisicità imponente, dalla voce calda e accorata, via via che la tragedia prosegue sempre più vicina alle porte del Buio.
Non fungere da semplice supporto al lavoro di Mariangela Melato (tipologia d’attrice del genere “one woman show”), anzi ritagliarsi in scena uno spazio autonomo e indipendente, è operazione senz’altro più facile sulla carta che nell’atto pratico.
Rita Savagnone vince egregiamente la sfida, e così le grandi interpreti in scena sono due: una più brava dell’altra.
Romana, ex moglie del doppiatore Ferruccio Amendola e madre dell’attore Claudio, Rita Savagnone ha , sono parole sue, per diversi anni “scelto di essere una voce”.
Lunghissimo, diremmo interminabile l’elenco dei film, delle attrici a cui ha prestato la bellissima voce, e non mancano in cartellone molti appuntamenti con il cinema americano.
Ricordo di averla vista, questa volta come attrice, in film quali “Nenè”(1977) di Salvatore Samperi o nel meno drammatico “Sistemo l’America e torno”(1974) a fianco di Paolo Villaggio: mi rimase impressa per l’innata capacità di caratterizzare anche dei piccoli ruoli con un suo tocco personale, riconoscibile.
Al teatro arriva relativamente tardi, ma assieme al Gruppo della Rocca, negli Anni Settanta, si segnala subito come artista completa: infatti recita, canta e suona la chitarra in spettacoli tratti dalle opere di Bertolt Brecht.
Figlia d’arte (il padre fu celeberrimo direttore d’orchestra),Rita Savagnone era destinata, evidentemente anche per ragioni di DNA, a dedicarsi all’ambito artistico: e lei stessa ricorda con commossa partecipazione il suo debutto “in età scolare”, a circa sette anni, in uno spettacolo del padre.
Parlare con lei, che è stata gentilissima e deliziosamente autoironica, significa addentrarsi nel privato (e nel pubblico!) di una donna che è riuscita a conciliare alla perfezione la propria dimensione umana, di madre e moglie, con quella artistica: riprendendo in mano le redini della propria vita, e dedicandosi con evidente piacere ed emozione alla magia del teatro.
Il futuro di Rita Savagnone, come già detto in sese d’intervista, sarà ancora legato al clamoroso successo della “Fedra”, ancora in giro in lungo e in largo per l’Italia, a raccogliere “standing ovations” di non comune peso.
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