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Cinema

Luigi Cozzi

Dietro le quinte “da protagonista”

Riccardo Visintin (RV): è con grande piacere che siamo qui in compagnia di Luigi Cozzi, grandissimo esperto di fantascienza, a Trieste appositamente come ospite speciale di Science + Fiction, la manifestazione dedicata alla fantascienza. Luigi Cozzi è probabilmente uno di quei personaggi che sono nati già con il fantastico e la fantascienza nella culla, oltre che nel cuore, e quindi sarebbe lunghissimo elencare tutte le cose che ha fatto fino ad adesso: regista, sceneggiatore, saggista, organizzatore di Festival e di manifestazioni. Che effetto le fa, Cozzi, tornare a Trieste, credo dopo un bel po’ di anni, e di nuovo nell’ambito di una manifestazione sul fantastico insomma, sul cinema fantastico e sulla fantascienza?

Luigi Cozzi (LC): Be’, mi ha fatto molto piacere, perché credo che fossero venti o ventun anni che mancavo da Trieste, e quindi è un po’ un ritorno al passato invece che al futuro…

RV: Senta Cozzi, io ho un ricordo vivissimo di un suo libro, di uno dei suoi tanti saggi, Il cinema dei Mostri, in cui lei racconta, approfonditamente direi, intanto la sua passione, mi ripeto, per il fantastico, che inizia già da bambino, e poi anche via via di come lei sia cresciuto amando il cinema e cercando di organizzare delle manifestazioni, sempre tra lo scetticismo generale, con intorno un po’ quest’aura che il cinema fantastico si è portato sempre dietro, di essere un genere comunque minoritario… ecco, a distanza di tanti anni, lei ha continuato poi, lo sappiamo, la sua attività in vari modi, si sente di dire che le cose sono cambiate oppure a suo avviso ancora oggi la fantascienza e il fantastico, le tematiche comunque del futuribile sono considerate un po’ merce da ragazzi?

LC: La fantascienza si è indubbiamente affermata, si è diffusa in tutto il mondo, ed è diventata “il genere” per eccellenza, il genere commerciale numero uno. Questa è una cosa che non mi sarei mai aspettato onestamente, cioè la sognavo ma non me l’aspettavo, e quindi mi fa molto piacere. Al tempo stesso, diciamo che lo spazio per gli appassionati si e un po’ ridotto perché sono stati emarginati. Vale a dire, mentre prima eravamo una cerchia di adepti, di cultori, e quando usciva un film correvamo a vederlo e ci ritrovavamo in sala, adesso è diverso, adesso ci sono le grandi masse e noi ci siamo un po’ persi. Si è perso un po’ il gusto del circolo chiuso, eccetera. Però a me fa piacere così, ritengo che sia più giusto: più fantascienza c’è, meglio è, a mio parere…

RV: Senta Cozzi, lei è stato e credo continui ad essere, tra le varie cose, anche assistente ed amico del nostro regista insomma più “blasonato” per quello che riguarda il Fantastico: Dario Argento.
Si ricorda come vi siete conosciuti Argento e lei, come è nata prima quest’amicizia e poi questa collaborazione, che dagli Anni Settanta arriva fino ad oggi?

LC: Dario Argento è sicuramente il nome numero uno italiano al mondo nel campo del fantastico, dell’horror senz’altro. Io lo conosco ormai dal 1969, quindi sono trentun anni, è una vita praticamente… Abbiamo lavorato spessissimo insieme, in quanto io mi trovo benissimo con lui e lui si trova bene con me, e da undici anni abbiamo quest’avventura di “Profondo Rosso”, Piccola Bottega degli Orrori di Roma, che tra l’altro ha aperto da poco un sito Internet, che io vi invito a vedere, www.profondorossostore.com, dove si può vedere una parte del materiale che abbiamo e anche le ultime iniziative, quelle editoriali, in quanto adesso ci siamo messi un po’ in proprio, facendo saggi, libri di cinema, videocassette… Abbiamo iniziato questa attività, e la distribuiamo direttamente noi. Tu prima hai parlato de Il Cinema dei Mostri, adesso sta uscendo Il Cinema dei Mostri 2, ed esce proprio in queste edizioni che facciamo noi per gli appassionati e che soltanto su richiesta, chiamando noi a Roma, si possono avere, e tanta gente già sta richiedendo perché ovviamente è materiale che interessa a gruppi specializzati.

RC: Io stavo accennando prima che lei naturalmente è stato e continua anche ad essere un regista. Ieri durante l’incontro che ha avuto con il pubblico di Trieste abbiamo sentito parlare di questi primi film in qualche modo “pionieristici”, anche per il modo in cui erano girati: di Tunnel sotto il mondo, in cui credo rientrasse anche il suo amico Giovanni Mongini, però io ho visto anche, oltre naturalmente a Scontri stellari oltre la Terza Dimensione, i film su Ercole, Contamination, Paganini Horror… Mi hanno fatto riflettere anche delle altre esperienze sue, mi ha fatto riflettere per esempio Dedicato ad una Stella, che è il primo film di Luigi Cozzi che ho visto, con Pamela Villoresi… ecco, questa capacità in qualche modo di fare un po’ di tutto… Il cinema italiano che lei ama, almeno credo che sia così, è il cinema che è partito con Mario Bava, in Italia intendo, con Riccardo Freda, e poi c’è stato Margheriti, Fulci… Un lavoro artigianale che in qualche modo ha contrassegnato la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta. Luigi Cozzi, da esperto di cinema fantastico italiano questa volta, oltre che da regista, crede che ci sia un ricambio generazionale? Ritroveremo in futuro talenti di questo tipo, o sono proprio le condizioni produttive ad impedire che ci sia nuovamente una situazione di quel tipo?

LC: La situazione produttiva è cambiata completamente, nel senso che il cinema anni Settanta era Cinema. Oggi non c’è più il cinema italiano, non esiste, è finito, è inutile che si dica “è rinato, è risorto”… no, è morto, non esiste più. Per questo semplicissimo motivo: prima i film erano destinati al cinema ed erano realizzati e prodotti da gente di cinema, vale a dire Bava e tutta questa gente, i mestieranti cioè, e dai distributori, che a loro volta avevano vissuto distribuendo film nei cinema. I film incassavano nei cinema, e quello era il guadagno o la perdita, a seconda di come andava il film. Ormai da dieci — dodici anni, in Italia i cinema, le sale, sono state comprate dalle reti televisive, le quali, dopo aver comprato le sale, hanno comprato anche tutte le distribuzioni, le hanno poi chiuse tutte, le hanno accorpate, e invece di averne cinquanta diverse, adesso ce n’è una che fa capo a Mediaset, un’altra che fa capo alla Rai, un’altra a Cecchi Gori e il discorso è finito lì. E sono loro, adesso, che decidono i film che devono produrre e che mettono questi film nelle sale, ma loro li mettono nelle sale solo “temporaneamente”, cioè è uno sfruttamento pubblicitario più che altro, cioè si fa pubblicità al film con gli spot, i giornali eccetera, in attesa della trasmissione televisiva. I distributori di oggi non produrranno mai un film particolarmente forte o scioccante destinato al cinema, perché essendo poi loro distributori televisivi non lo possono usare in televisione, e quindi non gliene frega niente di produrre una pellicola del genere. Tutti i film di Bava, di Fulci, anche di Dario Argento, venivano prodotti per scioccare lo spettatore e la sala, sperando che se ne parlasse, che i giornali ne parlassero, che altra gente andasse a vederli. Poi, se si vendevano in televisione, al distributore di allora non gliene fregava niente, perché i soldi venivano dalle sale. Il distributore di oggi, se il film sciocca il pubblico, se i giornali ne parlano, “oddio, scoppia un caso politico!, non si può trasmettere questo film in televisione, per carità togliamolo, eliminiamolo!”. Questo è il discorso di oggi, questo è il motivo per cui oggi è impossibile che esista il cinema di una volta, perché oggi i film sono falsi film, falso cinema, è tutto televisivo, tantissima produzione: vi beccate Isabella Ferrari che fa il commissario, vi beccate queste storie qui, questo è il falso cinema di oggi. Anche quei pochi che lo fanno, è il caso per esempio di Dario Argento, devono però obbedire a certe regole, e queste regole sono dettate dalla televisione. Da diversi anni i film di Dario, per esempio, sono film di Dario certo, lui è completamente libero, ma li fa con i soldi di Mediaset, e Mediaset è di Berlusconi , è la televisione. Quindi lui sa che non può più fare quello che faceva prima, perché sennò poi gli ridanno il film indietro, e lui deve restituire i soldi. Che ci fa lui con il film, allora?

RC: Grazie, ci ha spiegato in maniera molto esemplificativa come funzionano le cose. Io la ringrazio e spero vivamente di rivederla a Trieste sempre in un’occasione del genere, e per chiudere questa domanda: credo di aver capito, leggendo la sua biografia, tutte queste esperienze di cui abbiamo parlato anche ieri nel corso del convegno, che in qualche modo si era creato un po’ di anni fa un gruppo affiatato di persone, registi, scrittori, saggisti, che in qualche modo promuovevano il fantastico in tutte le loro forme: e quindi Argento, e quindi Giovanni Mongini, Daria Nicolodi… insomma credo che più o meno tra attori registi e saggisti, siate stati tutti amici, vi siate frequentati e vi siate aiutati a vicenda. Adesso tra i suoi colleghi più giovani trova questo spirito di gruppo, quello che ha animato voi, che quindi vi dava anche possibilità di interagire, buttando giù anche alcuni ostacoli produttivi, in nome della passione comune? Oppure anche questo discorso che abbiamo appena fatto sul cinema, che è galoppato in questo modo un po’ selvaggio, impedisce che ci sia questa forma di vicinanza, di comunione, di amore proprio nei confronti del cinema?

LC: Il discorso è assolutamente uguale, nel senso che noi prima ci conoscevamo, lavoravamo, ma tutti avevamo uno sfogo, tutti lavoravamo e riuscivamo comunque a trovare questo piccolo produttore o quell’altro… il produttore di Fulci poi diceva “beh, adesso voglio provare a fare un film con Cozzi, chiamiamo Daria Nicolodi”, e questo succedeva, era tutto un interagire. Oggi Rai e Mediaset dicono “il cinema fantastico non ci interessa, non fa audience, arrivederci andatevene a casa”. E quindi non c’è più nessun gruppo, si è sciolto tutto, ciascuno va per conto suo e cerca di trovare altri sfoghi, altri modi che non sono purtroppo quelli cinematografici. Quindi, se la situazione continua a restare così, con tutto il potere decisionale in mano alle televisioni, il cinema fantastico italiano scordatevelo proprio.

RV: Grazie Cozzi. Un’ultimissima cosa, poi chiudiamo e naturalmente la invitiamo a vedere sul nostro sito quello che abbiamo messo in campo sul cinema fantastico. Una domanda che in qualche modo chiude il cerchio e quindi ci riporta alla prima: Luigi Cozzi si ricorda della prima volta che è andato al cinema da bambino, senz’altro se la ricorda, e qual è stato il primo film fantastico o di fantascienza che lo ha lasciato basito sulla poltrona e che gli ha fatto dire “il cinema fantastico sarà la mia passione da qui in avanti”?

LC: Mah, si parla di quando io avevo 4 o 5 anni, 6 al massimo. Mi ricordo dei pezzi… perfino Totò era fantastico… m’avevano colpito delle cose di Totò, che mi portavano a vedere i miei genitori. Mi ricordo Il principe coraggioso perché anche quello aveva un’atmosfera fumettistica fantastica, si parla dei primissimi anni ’50. Il primo è Operazione mistero perché c’era la bomba atomica che esplodeva, la prima volta che vedevo una bomba atomica sullo schermo… ricordiamoci che erano tempi in cui non esisteva la televisione, quindi non è che io da bambino mi sedevo sul divano come per esempio è successo a mia figlia che passa o ha passato tutto il giorno, davanti alla televisione. Negli anni ’50 la televisione in Italia non c’era, è venuta a partire dal ’55. Quindi sono queste le immagini che m’hanno scioccato, e il primo film che mi ha proprio ipnotizzato, per così dire, l’ho visto all’Odeon di Milano, me lo ricordo ancora: era appena uscito, Ventimila leghe sotto i mari, grandissimo film e io sono rimasto a bocca aperta. Ero un piccolo bambino che vedeva questa cosa immensa e fantastica sullo schermo, era veramente una passione indescrivibile, anche perché ripeto, il mondo fuori dal cinema era molto diverso, era un mondo in cui esisteva soltanto la radio, i giornali pubblicavano pochissime foto, per cui era tutto un mondo diverso ed essere sommerso da questa valanga di immagini fantastiche ideate da Walt Disney in quel film fu talmente una grande emozione che infatti ancora oggi ricordo molto vivamente.

RV: Diciamo che lo spirito dell’epoca comunque non si dimentica mai. Luigi Cozzi, grazie per questa chiaccherata. Speriamo che non passino altri vent’anni prima di riaverla a Trieste. Grazie e buon proseguimento.

LC: Be’, grazie a voi per avere avuto la pazienza di ascoltare.

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