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Cinema

Space Man

Antonio Margheriti, alias Anthony M. Dawson, è uno dei più significativi artigiani del cinema fantastico-avventuroso italiano, con oltre 50 films al suo attivo.


Attivo sin dai primi anni `50 con produzioni tanto ricche di entusiasmo e fantasia quanto povere sul piano economico, Margheriti è uno degli ultimi alfieri di quel cinema che, per usare le sue stesse parole, “si faceva con le mani” e si proponeva di meravigliare il pubblico grazie al suo solo presupposto (viaggi sulla luna, misteriose e spettrali apparizioni), senza dover ricorrere ad effetti di bassa macelleria. Apprezzato anche oltreoceano per la sua capacità di realizzare trucchi a basso costo che esercitassero una certa influenza sulle platee senza dover rovinare economicamente il produttore, Margheriti è stato spesso invitato sul set di grandi produzioni (soprattutto americane) per dare il suo personale contributo, ma ha quasi sempre rifiutato, forse preferendo la spontaneità delle sue italiche stravaganze ai compromessi delle grandi major. Da sempre restio agli incontri ufficiali e all’autopromozione, costantemente rinchiuso nel suo studio a progettare ed immaginare nuove storie, il regista ha scelto di adeguare il suo stile ai vari cambiamenti di gusto del pubblico (rinunciando parzialmente alla fantascienza e all’horror) piuttosto che ritirarsi dalle scene.


Benché le sue opere più recenti (“Indio” 1 e 2, “I Cacciatori del Cobra D’Oro”) siano caratterizzate da una progressiva omologazione ai modelli del cinema avventuroso americano, è sempre presente il suo personalissimo tocco che permette a questi film di elevarsi, malgrado le numerose limitazioni, al rango di opere di culto. A Margheriti deve inoltre essere riconosciuto il merito di aver introdotto per primo il genere fantascientifico nel cinema italiano e ciò dimostrando coraggio e tempismo, oltre ad una certa dose di sconsideratezza. Avventurarsi in un campo che era dominio incontrastato della cinematografia americana ha infatti richiesto alcuni sacrifici, primo fra tutti il cambiamento del nome in Anthony M. Dawson (che è la traduzione di Antonio Margheriti e non va confuso con l’omonimo l’attore inglese) per vincere l’iniziale diffidenza del pubblico nel considerare registi italiani alle prese con film di questo genere. I film classici di quest’autore, idolatrati all’estero e incensati a più non posso dalla critica specializzata, sono purtroppo difficilmente visibili in Italia dove l’incuria usata per l’archiviazione delle pellicole non li ha risparmiati. (fonte: www.luigideangelis.it)

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