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Fumetto

Francobelgi d’Italia

Nelle librerie di fumetti è ancora possibile recuperare, con un po’ di fortuna, qualche gloriosa reliquia come i volumi di Blake e Mortimer editi da Gandus o il bel librone che la Mondadori dedicò al Lone Sloane di Dionnet. Magari negli scaffali più alti o sepolti sotto pupazzi e gadget di Spawn e Dragonball, ma alcuni di quei tesori sono tuttora rinvenibili e fino a pochissimi anni fa la loro presenza era fonte di amare considerazioni da parte degli appassionati. Pareva quasi che dagli anni ’60 fino a buona parte degli ’80 gli editori italiani non si dedicassero ad altro che ad importare ottimi fumetti “latini” mentre nell’ultimo decennio gli eleganti volumi cartonati avevano ceduto di colpo il loro posto a manga e supereroi, nonostante tutto il ben di Dio che si continuava a realizzare in Europa e Argentina. Mangiandosi le mani i lettori di Comic Art venivano edotti sul nuovo boom (economico ma anche creativo) che aveva caratterizzato la BèDè a metà anni ’90, mentre da noi passavano solo le briciole di una produzione vastissima.

Il flusso di materiale dalla Francia all’Italia toccò probabilmente il suo apice a cavallo tra anni ’70 ed ’80 e si protrasse per tutto il decennio tra varie ingenuità ed una spiccata mancanza d’intraprendenza. Le non molte opere pubblicate in volume non godevano delle splendide edizioni di lusso originali, quelle presentate su rivista spesso annaspavano tra altre proposte mediocri o comunque troppo diverse ed in alcuni casi si ignoravano addirittura le basi per la gestione dei diritti, sia a livello pratico che deontologico: le edizioni Nuova Frontiera sospesero le collane di volumi Jonathan e Buddy Longway perché presentate quasi in contemporanea da Lanciostory e Skorpio (com’era d’altronde loro diritto e come viene fatto da sempre nei paesi francofoni, in cui la raccolta in volume di una storia è il suo naturale approdo dopo la serializzazione su rivista) mentre la concessione di presentare in una sola volta, senza dividerlo in puntate, un fumetto su rivista (come fecero alcuni editori) determinò la rinuncia agli eventuali volumi che lo avessero ripresentato in tempi brevi.

I tentativi di Glénat e Dargaud di scendere in campo direttamente, o quasi, sul mercato italiano non furono coronati dal successo che i loro prodotti meritavano ed entrambi gli editori rinunciarono al controllo diretto. Più o meno per tutti gli anni ’90 si sentiva la mancanza di qualcuno che prendesse in mano in pianta stabile le sorti del fumetto d’Autore e da più parti s’invocavano edizioni italiane di opere acclamate all’estero.

La ristampa organica della saga dell’Incal ad opera delle Edizioni Di (cominciata nel 1998) fu quindi ben accolta, insieme alla pubblicazione della Casta dei Meta-Baroni (1999) da parte di Alessandro Editore. L’impegno di imbarcarsi in serie di ampio respiro e non in episodi occasionali (come ad esempio Il Sonno del Mostro di Bilal o altre storie che comunque venivano presentate ma rimanevano casi isolati) dimostrava senz’altro una lodevole fiducia nel futuro del fumetto d’Autore in Italia. Entrambe le proposte venivano da case editrici appena nate eppure già con esperienza pluriennale (le Edizioni Di sorgevano dalle ceneri degli Editori del Grifo mentre Alessandro Editore nasceva dalla ristrutturazione di Alessandro Distribuzione) e mostravano un approccio differente alle edizioni in volume rispetto a quanto veniva fatto negli anni immediatamente precedenti. Salvo poche eccezioni, nella seconda metà degli anni ’80 gli editori italiani si affidavano principalmente alla brossura per presentare le opere ascrivibili al settore del fumetto d’Autore, e il più delle volte la carta impiegata era molto meno pregiata di quella che avrebbero meritato. Oppure, qualche tempo prima (era il caso della Rizzoli Milano Libri, ma non solo) i fumetti venivano strappati dal loro contesto editoriale originario, adattati alla formula delle collane già avviate e venduti a prezzi salatissimi.

Le proposte dell’Incal e dei Meta-Baroni hanno segnato quindi una soluzione, probabilmente quella vincente, al problema della pubblicazione italiana di materiale francobelga, che non a caso è stata seguita da molti altri editori. Scelta oculata del materiale, un lussuoso cartonato, dell’ottima carta ed un prezzo alto ma non esorbitante sono gli elementi caratteristici delle uscite librarie degli ultimi 3-4 anni.

Editori già avviati per altre strade hanno saggiamente ampliato le loro proposte in libreria (Phoenix) mentre altre case editrici sono nate appositamente per inserirsi in questa nuova fetta di mercato (Bande Desinée).

La scelta del materiale è indubbiamente orientata verso opere di forte impatto visivo e praticamente solo la defunta Comic Art (che pure ha presentato gli spettacolari Arq e Les Lumierès de l’Amalou) si è impegnata nella pubblicazione di saghe più classiche ed articolate come Trent, Finkel, ecc.

La rinascita d’interesse per il fumetto francobelga ha anche favorito il ritorno in Italia del settore fantasy della produzione d’oltralpe, che in effetti da noi ha goduto di una certa attenzione solo nei primi anni ’90 per merito della Granata Press/Kaos Comics.

Anche per i nuovi Gorn (Edizioni Di), A Bit of Madness (Magic Press) o la riproposta di La Quête de l’Oiseau du Temps (Alessandro Editore) vale quando detto sopra sulla qualità grafica del prodotto. D’altronde è inevitabile che storie di folletti, elfi et similia vengano narrate con uno stile spettacolare ed accattivante. O forse è stata la ricerca di fumetti di forte impatto a determinare la loro pubblicazione e quindi il genere fantasy sarebbe un effetto e non una causa. (è curioso che tra le varie proposte manchi ancora una ristampa organica, almeno degli ultimi episodi, del Mercenario di Segrelles)

Quanto detto riguardo la ricercatezza grafica su cui gli editori hanno puntato come mezzo per conquistarsi i lettori trova conferma anche nella scelta degli sceneggiatori. Spesso è infatti lo stesso disegnatore ad occuparsi dei testi (Trondheim, Civiello, Prado, Frezzato, ecc.) ma su tutti ne emerge decisamente uno: Alejandro Jodorowsky. Visionario ed affabulatore come pochi, il “geniaccio” che tra le tantissime altre cose ha scritto la saga dell’Incal è forse il soggettista su cui si è focalizzata maggiormente l’attenzione degli editori. Mai come in questo periodo è vera l’affermazione dello stesso Jodorowsky su Metal Hurlant speciale 1981 (in italiano su L’Autore e il fumetto 7-Jean Moebius Giraud, a cura di Patrizia Zanotti, Editori del Grifo, 1983): “[…] lo scrittore di fumetti deve capire che per il pubblico esiste solo il disegnatore. È lui che si compra, che si viene a vedere alle presentazioni. Ma io sto cambiando tutto questo, ah! ah!”

Speriamo che con questa riscoperta di Jodorowsky vedano la luce quanto prima anche le sue opere meno conosciute ma comunque bellissime come La Passion de Diosamante o Polar Extreme.

Si sottraggono da quest’ottica del prodotto spettacolare ed esteticamente sofisticato principalmente due categorie di fumetti.

La prima è quella del fumetto umoristico, che ha visto negli ultimi due anni un discreto rifiorire. In opposizione ai curatissimi dettagli di Joe Bar Team (che comunque non fa altro che riprendere degli stilemi classici della bédé umoristica), sono in corso di pubblicazione Cotton Joe (anch’esso di matrice classica ma dalla grafica assai più dimessa: il modello non è Franquin ma Morris), Lapinot e Toto l’Ornitorinco, proposte decisamente minimaliste sul piano del disegno.

La seconda categoria merita un discorso più ampio. Grazie al favorevole riscontro di pubblico che evidentemente i volumi alla francese hanno avuto, altre due importanti case editrici specializzate in altri settori (ma aperte alle novità) sono scese in campo nell’ambito dei francobelgi. Nel 2000 la Marvel Italia ha infatti iniziato la ristampa integrale di XIII, capolavoro di Van Hamme e Vance che è già entrato a diritto nella storia del fumetto. La qualità dei volumi, in uscita a cadenza bimestrale, è ineccepibile: sono cartonati, stampati su carta patinata e fedelissimi all’originale (purtroppo anche nell’allestimento, che vede le pagine incollate sul dorso e non rilegate, ma in fondo è un peccato veniale). Il prezzo è quasi una follia (e difatti il progetto è stato ridimensionato, ma riprenderemo il discorso più sotto): solo 9900 lire. Anche l’Eura Editoriale, a grande richiesta, ha iniziato a ripubblicare in volume alcuni dei bellissimi fumetti ospitati da Lanciostory e Skorpio. Purtroppo la collana Euramaster in cui sono inseriti ha una cadenza mensile e le sue proposte sono già tante: ci vorranno quindi anni prima di vedere concluse le saghe di Pin Up (composta finora di sei volumi), Les Maîtres de l’Orge (sette volumi più uno speciale) e Jessica Blandy (ben 17 volumi!). Praticamente a parità di prezzo con XIII, solo 10 000 lire, i volumi Euramaster si collocano forse ad un gradino superiore per le qualità cartotecniche e per un maggiore rispetto della grafica originaria: solo delle discrete fascette sul dorso indicano il nome della collana e la numerazione progressiva, per il resto la copertina e il retro sono identici agli originali. Purtroppo qualche “adattamento” redazionale è presente anche in Euramaster ma dopotutto l’Eura ci ha abituato a molto, molto peggio.

Sia XIII che Euramaster (entrambe nate per l’edicola) possono considerarsi, come dicevamo, controcorrente rispetto alle altre pubblicazioni del settore. Pur godendo di uno standard grafico almeno dignitoso e spesso buono (eccezion fatta per il rigido e inespressivo Renaud di Jessica Blandy), le serie presentate nelle due collane puntano principalmente sull’originalità dei soggetti e sulla complessità delle trame. I generi in cui si inseriscono sono infatti il poliziesco, lo spionaggio e la grande saga familiare. La molla che spinge il lettore verso questi prodotti non vuole quindi essere l’immediata fascinazione del fumetto ma la curiosità nel leggerne gli sviluppi e nel vedere evolvere i protagonisti: più che sul gusto estetico dell’acquirente si punta sulla sua intelligenza. Non resta che sperare che questi propositi vengano soddisfatti e che altri ottimi fumetti d’oltralpe possano arrivare in Italia.

Gli albi di prestigio intorno alle 30 000 lire e quelli più economici (ma altrettanto validi) di Marvel Italia ed Eura non esauriscono ovviamente le tipologie di pubblicazione. Esistono belle ristampe di classici ad un prezzo abbastanza contenuto (ad esempio il Tintin della Lizard), albi “di lusso” brossurati e non cartonati (Le Sette Vite dello Sparviero sempre della Lizard), volumi in bianco e nero dalla veste più dimessa (Cronache del Grande Male di Rasputin!libri), opere realizzate con caratteristiche anomale per mercati stranieri (L’Autoroute du Soleil della Coconino Press) e quant’altro.

Tirando le somme, possiamo (con la dovuto cautela…) esultare per il ritorno in grande stile del fumetto francobelga e quindi più in generale del fumetto d’Autore, che oggi compare in una veste di classe che ne esalta le qualità e non è più spezzettato e sacrificato sulle riviste effimere che talvolta lo mortificavano.

Gli inevitabili prezzi non certo bassi non sono un modo di dissuadere i lettori da molti acquisti o, peggio, il tentativo di creare dei “lettori d’élite” ma rappresentano piuttosto un invito a scegliere, tra le tante proposte, quelle più adatte. In teoria questo meccanismo dovrebbe innescare una salutare selezione naturale verso i prodotti meno buoni ed indicare agli editori in quale direzione muoversi, ma in pratica soltanto tra qualche anno potremo renderci conto dell’effettiva riuscita di certe scelte editoriali rispetto ad altre. Per il momento, la possibilità di poter leggere in italiano opere altrimenti reperibili solo all’estero o alle fiere e la grande libertà di scelta al riguardo sono senz’altro due ottime cose.

In ogni caso, non è certo tutto oro quello che luccica. La Marvel Italia infatti non è riuscita a tenere in edicola XIII oltre il numero 6 e da maggio anche questa serie comparirà solo nel circuito delle fumetterie, ad un prezzo ritoccato a 17000 lire (sperando non si verifichi un repentino e inspiegato aumento del prezzo come è già accaduto in alcuni casi per Lizard e Magic Press). Più che un segnale di riflusso, si tratta probabilmente di una correzione di tiro che speriamo possa essere salutare ed istruttiva anche per gli altri editori.

Inoltre, bisogna considerare il risparmio sugli aspetti materiali che alcuni editori sono costretti a fare per non incidere ulteriormente sugli alti costi di allestimento e produzione dei volumi. I libri della Casta dei Meta-Baroni di Alessandro Editore (che comunque ci ha deliziato con le eccellenti edizioni de Il Rinvio di Gibrat e di Mercenari di Hermann, per non citare che due esempi) sono in effetti ben poca cosa rispetto a quelli francesi degli Umanoidi Associati: non cambia solo il formato ma anche la parte grafica è molto più povera.

Un’altra nota negativa che accomuna quasi tutti gli editori è l’uso, sempre per questioni di risparmio e comodità, del lettering fatto con il computer, assolutamente inadatto e spesso addirittura deleterio per la resa grafica finale della tavole (le Edizioni Di sono senz’altro encomiabili per il loro ricorso al buon vecchio lettering manuale).

E poi bisogna tenere presente che il venduto della maggior parte di questi volumi non si assesta oltre le 2000-3000 copie: forse troppo poche per poter gridare veramente alla riconquista del mercato italiano da parte del fumetto d’Autore (ma, dicevamo, il suo trionfale ritorno è una realtà).

Non resta che seguire con attenzione l’evolversi della situazione e godere di questo periodo florido sperando che non sia una moda passeggera.

Italia e Francia intrattengono da decenni un rapporto stretto per quel che riguarda le rispettive editorie fumettistiche nonostante le radicali differenze che, inutile negarlo, le distinguono. È negli anni ’60 che i bei volumoni cartonati di 46 pagine a colori “invadono” definitivamente l’Italia grazie anche alla lungimiranza d’importanti case editrici come Mondadori e Vallecchi, che pur non rispettavano sempre l’edizione originale. Il fumetto d’Autore di stampo europeo, nato sul finire degli anni ’70, sarà un valido sprone per sceneggiatori e disegnatori italiani, che s’impegneranno a raggiungere uno standard editoriale e qualitativo degno dei colleghi d’oltralpe fino ad arrivare a lavorare direttamente per il mercato estero quando in Italia non ci sarà più lo spazio adeguato per i loro lavori. Anche Sergio Bonelli negli anni ’70 introdurrà nel suo catalogo una serie di edizioni “alla francese”, e dopo gli “one-shot” dedicati a Mister No ed a Pat O’Shayne produrrà l’importante serie Un Uomo Un’Avventura.


La scuola francobelga sta ora vivendo un nuovo periodo aureo nel Belpaese dopo una brutta stasi che la vedeva impossibilitata ad emergere in riviste o volumi. Per quanto sia un controsenso usare il termine “aureo” per volumi che spesso non superano un venduto di 2000 copie, la massiccia presenza di proposte vecchie e nuove è l’innegabile segnale di un rinato interesse per un certo tipo di fumetto e contemporaneamente testimonia della maggiore accortezza dei meritevoli editori che si imbarcano in queste pubblicazioni. L’operato di Alessandro Editore, Edizioni Di e degli altri merita qualche considerazione, se non altro per aiutare il lettore a districarsi nell’oceano di volumi che comincia a strabordare dalle fumetterie.

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