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Musica

Minaccia bionda

“Scusa, sei Patty Pravo?” Lei mi volge le spalle e la lunga chioma bionda. Guardandomi di riflesso dallo specchietto da trucco fa una smorfia di sufficienza e dice: “Sì!” come avrebbe detto: “Be’?”.

Novembre 1995, aeroporto ‘Marco Polo’ di Venezia. Non credevo proprio che il mio incontro con la divina sarebbe stato così. Casuale, inaspettato e incredibilmente naturale.Nella saletta d’attesa in cui l’ho seguita siamo soli e lei è disponibile a una chiacchierata.

“Sai che ascolto le tue canzoni da sempre? Quando ero piccolo i miei genitori me le hanno fatte conoscere e poi me ne hanno trasmesso la passione”. “Allora sono un vizio di famiglia!”, lo spirito è quello che traspare dalle interviste e dal suo atteggiamento pubblico.

Sono di fronte a un’artista che ha venduto milioni di dischi in trent’anni di carriera e che ha girato il mondo. Una donna bellissima e affascinante di cui si sa tutto e niente. Misteriosa e inafferrabile, carismatica e scostante. Un personaggio che probabilmente era destinato dalla nascita a diventare un mito. Durante un’infanzia inusuale, tra le calli di Venezia, prende lezioni di ballo, di pianoforte e di canto. Da bambina frequenta Ezra Pound, suo compagno di passeggiate alle Zattere, fa i compiti a casa di Peggy Guggheneim, si esibisce al piano per il cardinale Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, per Cesco Baseggio e Todi Dal Monte, tutti ospiti della nonna.

Matura uno spirito ribelle, alimentato da fughe da scuola e viaggi, e nel 1966 si ritrova nel locale culto di Roma il ‘Piper’, il cui proprietario e discografico Alberico Crocetta le propone d’incidere un disco. È “Ragazzo triste”, canzone-manifesto dei giovani di allora, una cover di Sonny Bono con un testo ammiccante scritto da Boncompagni, censurata dalla Rai per una presunta pericolosità dei versi (“il mondo che ci apparterrà” viene addolcito con “il mondo che ci ospiterà”) e prima canzone di musica leggera trasmessa da Radio Vaticana (il “Times” dedicò alla notizia una copertina).

Viene soprannominata “la ragazza del Piper”. Capelli biondissimi e lisci, completi da uomo o minigonne vertiginose: ecco il look di Patty. Voce bassa e vellutata, capace di raggiungere un’estensione notevole, per interpretare il beat italiano, genere in voga allora. Dopo un breve periodo con lo pseudonimo di Guy Magenta, Nicoletta Strambelli diventa Patty Pravo e s’impone sul panorama musicale accompagnata dalla sua band, i Cyan Three (il cui batterista Gordon Fagetter diventa il suo primo marito). Le sue canzoni inneggiano alla libertà, parlano d’amore, raccontano storie ma evidenziando sempre un’interpretazione originale dei temi: dramma, gioia, passione, ironia sono sensazioni che Patty fa sue e che trasmette al pubblico.

Nascono così successi clamorosi, brani che segnano un’epoca in Italia e all’estero. Tra il ’67 e il ’68 “Se perdo te”, “Sentimento” e soprattutto “La bambola” consacrano lo spessore del personaggio. In particolare “La bambola”, uno dei brani italiani più famosi nel mondo, canzone rifiutata da altri interpreti e che non convince troppo neanche Patty, tanto che la versione da noi conosciuta non è che un provino lanciato quasi a caso sul mercato.

Nel ’68 esce il suo primo album, intitolato “Patty Pravo”, che contiene i suoi primi successi e noti pezzi internazionali come “Yesterday”. Nello stesso anno Paolo Conte le scrive “Tripoli ’69” che farà sorgere qualche polemica dal momento che la musica riprende alcune note di un inno patriottico d’inizio secolo “Tripoli, bel sol d’amore” e il contesto sociale dell’epoca è intriso di tensioni e contestazioni.

Si è imposto il personaggio. Sulla scena e nella vita privata Patty Pravo accende entusiasmi e critiche. C’è chi la ama e chi la odia. Lei non fa niente per conquistarsi le simpatie, è se stessa. Da vera artista rifiuta i compromessi e non teme di risultare snob, lei che ha una preparazione musicale di tutto rispetto e una presenza scenica che fa invidia a molti.

Nel ’69 esce il secondo album, “Concerto per Patty”, un progetto ambizioso della Rca che di fatto realizza il primo concept album. Si tratta di una lunga suite, una sorta di romanza che occupa l’intera facciata di un 33 giri, dove Patty canta accompagnata da un’orchestra di novanta elementi. Sempre in quell’anno incide “Il paradiso” che sancisce l’inizio della sua collaborazione con Mogol e Battisti, quest’ultimo diventerà suo buon amico.

La sua immagine s’impone all’opinione pubblica e sono moltissime le ragazze che copiano il suo look. Meno gradita è alle vecchie generazioni e sul finire degli anni Sessanta sono noti gli scontri, anche fisici, con alcuni spettatori che la contestano e si sentono insultati dalla sua presunta superbia. Le copertine dei giornali intanto si sprecano e ogni canzone raggiunge la vetta delle classifiche di vendita. Patty partecipa a numerosissime manifestazioni musicali e raccoglie sempre soddisfazioni personali.

Nel ’70 è la sua prima volta al Festival di Sanremo con il brano “La spada nel cuore”. Della canzone a lei piace solo l’inciso ma il disco ha successo, lei si piazza ai primi posti al Festival e i giornalisti la osannano. Nello stesso anno viene pubblicato l’album “Patty Pravo” che contiene, tra gli altri, il brano “The day that my love went away” scritto dai componenti del suo gruppo, gli inglesi Cyan Three, e “Per te”, intensa canzone firmata Mogol-Battisti.

Immagine articolo Fucine MuteIl suo astro brilla anche all’estero. Incide diverse versioni per i mercati francese, spagnolo, tedesco, giapponese, si esibisce in tutt’Europa, in Sud America, negli Stati Uniti e in Giappone. A Parigi è amatissima tanto che la televisione francese le affida la serata di gala del Capodanno ’70-’71, in cui Patty canta, balla, recita: è la prima volta che l’importante show di fine anno è dedicato a un artista non francese. Nel ’71 realizza anche l’album “Bravo Pravo” in Francia e conosce Robert Charlesbois di cui inciderà “Parlez-moi” e “La solitudine”, il cui testo riprende una poesia di Rimbaud. Dello stesso periodo è “Tutt’al più”, una canzone che mostra la grandezza interpretativa di una voce che armonizza canto e recitazione teatrale.

Non sono solo la sua voce rauca, ambigua e originalissima, il suo look provocatorio, che alterna audaci minigonne (di fatto è tra le prime a indossarle in Italia) a completi giacca e pantaloni maschili, e la sua innata carica sessuale a sconvolgere e incuriosire pubblico e stampa. La sua vita privata, costellata di flirt e passioni, attira l’attenzione di tutti. Patty si sposerà addirittura cinque volte, forse restando coerente alla frase che le viene attribuita: “Gli uomini me li fumo come sigarette”.

Nel ’71 cambia casa discografica, passando dalla Rca alla Polygram e si dedica a un progetto interessante: produce lei stessa tre album che propongono un repertorio più sofisticato e complesso, e dove si accentua la sua interpretazione teatrale. La voce sfiora toni vibrati e si fa profondissima. “Di vero in fondo” (1971) contiene brani di Battisti, Guccini e Paoli, un duetto con Vinicius De Moraes in “Samba-preludio”, la versione italiana di successi francesi di Brel e Prévert e brani di Neil Diamond e Cat Stevens cantati in inglese. “Per aver visto un uomo piangere e soffrire Dio si trasformò in musica e poesia” (1972) presenta atmosfere riflessive e meditazioni sul divino. In “Sì… incoerenza” (1972) Patty scopre Leo Ferrè di cui interpreta anche “Col tempo”, che ancora oggi considera la più bella canzone del suo repertorio. L’album propone inoltre “A modo mio”, magistrale versione italiana di “My way” portata al successo da Sinatra. La suddetta trilogia si avvale quindi di collaborazioni prestigiose nonché‚ di ottimi arrangiamenti e direzione d’orchestra affidati a Bill Conti. La critica, a tutt’oggi, ritiene questo uno dei lavori migliori di Patty Pravo. Dello stesso periodo è anche la canzone “Non ti bastavo più” che conferma Shel Shapiro come uno degli autori più in sintonia con il suo temperamento.

Intanto il mondo del cinema s’interessa più volte a lei. De Sica le propone d’interpretare “Il giardino dei Finzi Contini” e Antonioni la vorrebbe in “Professione: reporter”, anche Fellini si fa avanti e Visconti la considera la sua cantante preferita. Ma Patty rifiuta. Per la sua proverbiale pigrizia innanzitutto, e poi perché continuamente impegnata in sala d’incisione e in concerti da un paese all’altro.

Il periodo d’oro continua: nel ’73 torna alla Rca che pubblica l’album “Pazza idea”. Oltre alla canzone omonima, scritta dai giovani Monti e Ullu che in seguito collaboreranno spesso con Patty e tradotta in diverse lingue, ci sono “Poesia” di Cocciante e “I giardini di Kensington”, versione italiana di “Walk on the wild side” di Lou Reed. Il testo di “Pazza idea” alimenta la provocazione del personaggio Pravo che proprio in quel periodo vive una chiacchierata storia d’amore con Riccardo Fogli, che per lei lascia i Pooh. I due si sposano in Scozia ma le nozze vengono annullate perché entrambi sono già sposati.

L’album “Mai una signora” vede la luce nel ’74. La canzone “Quale signora” affronta in modo poetico il tema della pillola, criticandone l’uso che porta a una sfemminilizzazione della donna. Le bellissime “Come un Pierrot” e “La valigia blu”, scritte da Monti e Ullu, si avvolgono degli arrangiamenti di Luis Enriquez Bacalov.

I cantautori italiani, molti dei quali si stanno appena affermando, si riuniscono sempre più intorno a Patty. Così quando esce l’album “Incontro” nel ’75 ecco nuovi successi: “Mercato dei fiori” di De Gregori, “Roberto e l’aquilone” di Lauzi e “Le tue mani su di me” di Venditti. Senza dimenticare il brano “Incontro” di Bardotti, Sergepy e Fabrizio, che ottiene un grande riscontro per il lungo parlato che Patty impreziosisce con le sue doti d’attrice.

La sintonia con i giovani autori si conferma l’anno seguente. Patty incide infatti l’album “Tanto” (1976) dove compaiono tre pezzi di Mango, oltre a “Io ti venderei” di Mogol e Battisti e “Tanto” che si avvale degli arrangiamenti di Vangelis. I progetti musicali di Patty e dei suoi autori sono sempre più complessi e c’è un’attenzione fortissima alla sperimentazione. Questo causa problemi con la Rca che spesso, per ragioni economiche, immette sul mercato il lavoro prima che l’artista lo ritenga definitivamente finito.

Le suggestioni orientali cominciano ad influenzare la produzione di Patty. Nell’album “Patty Pravo” del ’77, soprannominato “Biafra” a causa dell’impressionante e suggestiva foto di copertina, sono numerose le canzoni scritte da Vangelis, e da Tourkogiorgis e Spathas (“La mela in tasca”). Renato Zero firma “Grand Hotel” e agli arrangiamenti collabora Paul Jeffery. Il risultato è un insieme suggestivo, ricco ma omogeneo, di richiami mediorientali, new wave e funky che colorano le sonorità del lavoro. E a ciò si aggiunge la maturità stilistica raggiunta dall’interprete.

Patty trascorre periodi sempre più lunghi negli Stati Uniti dove trae nuove ispirazioni non solo musicali, adotterà infatti anche il look punk. Risultato di questo periodo americano è l’album “Miss Italia” del ’78 che viene però censurato dalla Rca prima di uscire sul mercato. La canzone che dà il titolo al 33 giri, di cui Patty ha scritto il testo, è un pezzo heavy metal con una feroce critica alla Repubblica italiana e al partito che ne regge le sorti, la Democrazia Cristiana. L’uscita del disco coincide con il rapimento di Aldo Moro e allora la casa discografica elimina la canzone “Miss Italia”, che verrà pubblicata appena nei primi anni Novanta, pur mantenendo il titolo omonimo per l’album. Tra gli autori dei brani ritroviamo Monti e Mango, poi Ivan Graziani, David Byrne e la stessa Pravo, ma soprattutto Ivano Fossati che firma la straordinaria “Pensiero stupendo”. Il brano è destinato a diventare un altro manifesto di Patty, oltre che un enorme successo commerciale, perché allude a un tema scandaloso come un rapporto a tre e lo fa con la classe ambigua di una provocatrice perfetta. E le polemiche continuano quando Patty prende parte al varietà televisivo “Stryx” di Enzo Trapani, un programma innovativo e sconvolgente che vede protagoniste anche Amanda Lear e Grace Jones; la Pravo propone “Vola” di Fossati e “Johnny” sfoggiando un nude look che fa discutere.

La sua irrequietezza e la continua voglia di sperimentare la portano l’anno seguente in Baviera e lì realizza un nuovo lavoro, “…Munich-Album…” (1979). Patty canta in inglese e in italiano e si cimenta con diversi generi, tra cui la dance e il punk. L’ironica “Autostop” è il brano trainante, firmata da lei, Monti e Jeffery, poi ci sono canzoni di Migliacci, Ivan Cattaneo, Malgioglio e autori stranieri. Gli innumerevoli scontri con la Rca che non condivide le scelte dell’artista portano alla definitiva rottura tra Patty e l’etichetta musicale.

All’alba degli anni Ottanta Patty Pravo si prende una pausa di riposo e riflessione. Dall’età di sedici anni non ha fatto che lavorare, incidere dischi e cantarli in giro per il mondo. La sua vita si è svolta costantemente sotto i riflettori e ogni suo gesto è stato di pubblico dominio. Patty si defila, o cerca di farlo. La stampa non smette di nutrirsi di lei. Fa discutere la sua estrema magrezza e si ipotizzano varie malattie, tra cui la leucemia. Sono ancora forti gli echi di alcuni scontri verbali e fisici tra la cantante e quegli spettatori che si sentono offesi dal suo carattere ribelle e arrogante. Alimenta il fuoco dei pettegolezzi e delle polemiche la sua scelta controversa di posare nuda per “Playboy”, dettata, a suo dire, da una pura necessità economica. Comincia insomma un periodo di luci e ombre. Oggi alla domanda: “Più luci o più ombre?”, lei risponde saggiamente: “Chi non ha luce non può permettersi le ombre”.

Negli Stati Uniti Patty realizza l’album successivo, è il 1982 e si parla di “Cerchi”, prodotto dall’etichetta indipendente americana Cbo. La ricerca di suoni nuovi continua in brani come “Parole” o il sofisticato e magico “La viaggiatrice You”, tutti composti dalla Pravo e da Paul Martinez che diventa in quel periodo suo marito. Il disco disorienta per l’arditezza musicale che fa incursioni nel pop rock ma Patty torna ad apparire con successo in pubblico e in televisione.

Due anni dopo partecipa per la seconda volta al Festival di Sanremo: vestita come una bambola giapponese con un laminato di Versace canta “Per una bambola” e incanta la platea. I giornalisti la decretano miglior interprete e al brano, firmato dal fido Monti, segue l’album “Occulte persuasioni” (1984) la cui canzone omonima diventa sigla del programma televisivo “Giallo sera”. Da segnalare anche “Passeggiata” di Cocciante e altri pezzi validi che profumano di jazz e new wave. Patty, che è passata alla Cgd, partecipa con successo al varietà di Canale 5 “Premiatissima” ma poi la casa discografica la obbliga a incidere il singolo “Menù” e il rapporto termina lì.

Nel 1987 ritorna al Festival di Sanremo con una canzone conturbante e ottimamente interpretata. Si tratta di “Pigramente signora” scritta da Patty ed Evangelisti, ma il brano viene accusato di plagio suscitando clamore e commenti. La Virgin, nuova casa discografica della cantante, rompe il contratto appena le copie del 45 giri vengono esaurite. Notevole è il retro del disco, intitolato “Specchio, specchio chissà chi è” (un verso di “Pigramente signora”) non è che il nudo e liscio vinile non inciso. Nello stesso anno Patty Pravo passa provvisoriamente alla Carrere e incide un altro singolo, “Contatto”.

I suoi progetti musicali, complessi e spesso in anticipo sui tempi, trovano una nuova realizzazione con l’album “Oltre l’Eden” che esce nel 1989 per l’etichetta Fonit Cetra. In splendida forma Patty appare in pubblico per promuovere la canzone omonima mentre la critica si dimostra entusiasta del lavoro. Tra gli autori, oltre alla cantante, compaiono Ullu e Paolo Dossena che creano atmosfere rarefatte, a tratti inquietanti, con richiami a miti classici e suggestioni mediterranee in pezzi memorabili come “Ragazza passione” e “Cocci di chissà che cosa”.

L’anno dopo è la volta di un altro incidente sanremese. Questa volta Patty si ritira dalla gara a qualche giorno dall’inizio. Dovrebbe cantare “Donna con te” ma a lei non piace il testo e qualcuno accenna nuovamente a un plagio. Il brano, affidato ad Anna Oxa, otterrà molto successo. Della versione Pravo resta solo un provino tuttora non pubblicato. Patty si rifà alla manifestazione “Una rotonda sul mare” in cui stravince riproponendo un classico intramontabile, “Pazza idea”. Segue un album omonimo distribuito dalla Five Record (1990) dove interpreta nuove versioni dei suoi successi.

Nel 1993 la Raro! Records immette sul mercato un documento eccezionale: la raccolta “Inediti 72-78” in cui vengono proposte per la prima volta al pubblico quindici canzoni interpretate da Patty Pravo, tra cui “Miss Italia”, “Vola” di Fossati e brani di Venditti, Cocciante, Vandelli e Lou Reed.

Nei primi anni Novanta Patty torna a far parlare di sé non per produzioni musicali ma a causa di un altro scandalo. Viene arrestata e detenuta in cella d’isolamento nel carcere di Rebibbia per tre giorni perché trovata in possesso di pochi grammi di hashish. Ma come purtroppo succede spesso nel mondo dello spettacolo, viene diffusa una notizia distorta: si dice che nella casa romana della cantante sono state trovate dosi massicce di cocaina e droga pesante. Alle umiliazioni personali e alle malignità Patty risponde nel suo consueto modo, cioè mantenendo un silenzio dignitoso e distaccato e in definitiva infischiandosene.

Anche per staccarsi da un ambiente che trova sempre meno suo, Patty intensifica i lunghi viaggi. Diventano proverbiali le sue traversate dell’oceano Atlantico e dei deserti africani (Patty possiede inoltre il brevetto di pilota d’aereo). Con la transiberiana raggiunge anche la Cina dove all’esperienza di conoscere un paese unico e misterioso si aggiunge una nuova occasione di lavoro. Invitata a tenere un concerto all’Ambasciata italiana di Pechino, Patty incontra diversi musicisti cinesi che stimolano la sua creatività.

Porta così a termine un progetto a cui si sta dedicando da tempo con gli autori Fulvio Maras e Marco Rosano. Registra allo studio “Centofiori” di Pechino l’album “Ideogrammi” (1994) che raccoglie brani interpretati in italiano, francese e cinese. “Bye-bye-indicativo”, canzone portante, si apre con un estratto dall’ “Edipo re” di Sofocle che Patty recita in greco. Il sapore orientale che riveste i pezzi e l’ispirazione colta fanno del disco un successo in Italia e in Asia, grazie anche all’ottima distribuzione affidata a David Zard e alla sua casa discografica. Al progetto collabora poi il regista Zhang Yuan che firma pure la regia dei video-clip “Bye-bye-indicativo”, “Sogni” e “Indiachina”. Patty partecipa inoltre alla più importante manifestazione canora della televisione cinese, che viene seguita in buona parte dei paesi asiatici, e diventa una delle cantanti occidentali più note.

Sulla scia del ritrovato consenso popolare (i brani di “Ideogrammi” vengono utilizzati durante le sfilate di moda e aprono la strada a un grande interesse per l’Oriente) Patty presenta una nuova canzone sul palcoscenico del Festival di Sanremo ’95. Si tratta di una moderna romanza, in origine della durata di otto minuti poi ridotta alla metà per esigenze di manifestazione, scritta dal collaudato duo Monti-Ullu, “I giorni dell’armonia”. La canzone, ambiziosa e coraggiosa, si classifica ultima ma dimostra l’ottima qualità della produzione musicale della Pravo.

Il progetto di un elaborato tour che proponga una carrellata del vasto repertorio di Patty, dal titolo provvisorio “Minaccia bionda” e prodotto da David Zard, non vede la luce a causa di una grave operazione che la cantante deve affrontare. Tornata in salute con difficoltà, Patty riscopre il desiderio di esibirsi in pubblico riproponendo anche i suoi primi successi (cosa che non aveva mai fatto prima) e festeggia i trent’anni di carriera tornando a cantare addirittura al “Piper”. Il concerto diventerà un album per l’etichetta Pensiero Stupendo Sony, “Bye bye Patty” (il suo primo live), che esce in concomitanza alla sua partecipazione al Festival di Sanremo ’97 con la canzone “…e dimmi che non vuoi morire” di Vasco Rossi e Gaetano Curreri. È un trionfo. Patty è in gran forma: bellissima, elegante, la voce profonda e inconfondibile e un brano che colpisce subito. Vince il premio della critica e primeggia nelle vendite. I concerti riprendono dopo Sanremo e la portano in giro per l’Italia facendo il tutto esaurito.

Patty registra una nuova versione di “Pensiero stupendo”, riceve il Premio Tenco e diversi altri riconoscimenti. Il periodo d’oro continua nel ’98: dopo aver creato l’etichetta Pensiero Stupendo incide l’album “Notti, guai e libertà” al cui progetto decidono di partecipare in molti. Ispirati da Patty, scrivono brani per lei Dalla, Ruggeri, Battiato, Fossati, Lavezzi, Loredana Bertè, Vecchioni, Guccini e Alex Baroni. Il livello musicale è ottimo. Seguono i video-clip di “Les étrangers” e “Angelus”, il lancio del profumo “Pravo” (alla cui realizzazione partecipa la stessa Patty) e un memorabile, sontuoso tour intitolato come l’album che porta la cantante in numerosi teatri italiani. Lo spettacolo esalta il suo vasto ed eterogeneo repertorio e si avvale di una regia di luci e di giochi scenici che rendono un tutt’uno il personaggio e la sue canzoni. Non esistono più dubbi su chi sia “nostra signora della canzone”, ironica espressione della stampa che la colloca in vetta all’olimpo musicale.

E dopo aver celebrato se stessa con i brani di grandi autori, Patty, da vera professionista, torna a mettersi in gioco. Si affida agli amici Vasco Rossi e Curreri per la realizzazione dell’album “Una donna da sognare” (2000) distribuito dalla Pensiero Stupendo Sony. I brani sono ballate pop e rock, alcune dall’atmosfera anni Settanta, suonate con chitarra, violoncello e armonica. Tra gli autori, la cantante, Rossi, Curreri, e si distinguono per la sensibilità di suoni e parole Maria Pia Tuccitto e Bettina Baldassari, impegnate anche nei cori. “Seduttori sedati”, con un testo ironico sull’eterno rapporto uomo-donna, riprende alcune note del mitico “Libertango” di Piazzolla, “Una mattina d’estate” diventa invece uno splendido video-clip d’ambientazione bucolica. Notevoli sono le immagini che appaiono sulla copertina e nel libretto del disco: disegni che Mario Schifano realizzò elaborando alcune foto dell’amica Patty scattate dalla televisione.

A queste immagini mi si sovrappongono gli innumerevoli ritratti delle copertine di giornali e di album mentre la guardo negli occhi color giada nell’atto di consegnarmi l’autografo. Nella sala d’attesa dell’aeroporto è di passaggio, come me, un’artista di razza sempre sopra le righe, che rappresenta una buona fetta della musica e del costume italiani: Patty Pravo.

Unica perché autentica. Interprete originale che non si arruffiana il pubblico: difende sempre il diritto alla sua autogestione. Donna forte e affascinante, libera, solitaria, un’anarchica. Diva nel senso antico del termine, perfezionista esigente e capricciosa perché consapevole del suo valore. Incanta con le sue proverbiali movenze e la gestualità unica il pubblico al “Piper” come all'”Olympia”, a New York e in estremo Oriente.

Coraggiosa nel cercare ogni volta qualcosa di diverso nella sua musica, anche rischiando di non venir capita e di essere classificata come una musicista snob (ne sono prova i suoi contatti con il compositore Sylvano Bussotti). E poi provocatrice e distaccata, con quel temperamento che la rende un mito. Ogni sua apparizione pubblica è un evento (come l’inaugurazione del Carnevale di Venezia del ’92 di cui è madrina), ogni sua esternazione diventa una frase celebre. Ciò che ama di più è l’ozio, quando non canta adora il silenzio. Se nel ’68 considerava la verginità superflua e scomoda, oggi confessa con candore l’astinenza decennale: ieri come oggi due atteggiamenti trasgressivi. Coerenza piena.

Patty Pravo, oggi celebratissima divina della musica e dello spettacolo, il suo segno sulla scena aveva cominciato a lasciarlo già negli anni Sessanta con la sua arte e i suoi pensieri e come dice la collega Loredana Bertè: “Se da quel momento in poi le ragazzine hanno potuto uscire di casa la sera con le chiavi, un po’ di merito lo si deve anche a lei”.

Patty Pravo (nome d’arte di Nicoletta Strambelli) è nata Venezia nel 1948. A cinque anni frequenta i corsi di pianoforte e danza del Teatro la Fenice di Venezia. A dieci entra al Conservatorio Benedetto Marcello. Più tardi si iscrive al corso di direzione d’orchestra, ma a un tratto interrompe gli studi e parte per Londra, dove rimane qualche mese. Al suo ritorno in Italia, si trasferisce a Roma, dove si trasforma in ambasciatrice della moda hippy. Frequenta il più noto locale della capitale, il Piper, e attira l’attenzione di importanti registi cinematografici (Fellini e Antonioni, tra gli altri) e di Alberico Crocetta, proprietario del Piper, che decide di farla cantare. Diventa un idolo locale: il personaggio che incarna la voglia di cambiare e di vivere intensamente dei giovani di quegli anni. Nel 1966 sotto lo pseudonimo di Patty Pravo incide il primo 45 giri: Ragazzo triste. Un paio di successi soltanto e già si è trasformata radicalmente: adesso è un’interprete di classe e una donna elegante e sofisticata. Il trionfo discografico non può tardare. Nella primavera del 1968 infatti con La bambola raggiunge il primo posto in hit parade ed esce il primo sospirato album. Nel 1969 trionfa al Festivalbar. Nel 1970, partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo. Con Little Tony presenta La spada nel cuore, e riceve il premio della critica. La canzone è un ennesimo grande successo, ma segna anche l’inizio di un cambiamento a 180 gradi: le sue esigenze artistiche si fanno raffinatissime. Torna al grande successo con l’album Pazza idea. E’ poi la volta della sperimentazione funky e nella musica new wave: il risultato è Patty Pravo, un album troppo sperimentale per essere recepito dalle masse. Seguono due anni di silenzio discografico, interrotti solo da provocazioni su giornali scandalistici e dai servizi di nudo su “Playboy”. Nel 1978, presenta Pensiero stupendo di Ivano Fossati. Nel 1990 si rifiuta di cantare al Festival di Sanremo Donna con te (interpretata poi da Anna Oxa), e si moltiplicano difficoltà discografiche, amarezze e incomprensioni. Solo nel 1997, dopo diversi tentativi di riemergere, ottiene un risultato esplosivo proprio al Festival di Sanremo, grazie alla splendida interpretazione della canzone Dimmi che non vuoi morire, firmata da Vasco Rossi, e all’album Notte, guai e libertà, che riconquista un pubblico che non l’aveva mai davvero dimenticata.

Commenti

Un commento a “Minaccia bionda”

  1. ho lavorato con Tony Mimms a Milano, che suono’ al Piper a Roma neglia anni 70 con Patty

    Di ferdjnando ballare' | 20 Ottobre 2011, 03:46

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