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Palcoscenico

Vincenzo Salemme

“Sogni e bisogni” dell’erede di Totò

Giorgia Gelsi (GG): Siamo in compagnia di Vincenzo Salemme, protagonista in questi giorni di Sogni e bisogni alla Contrada di Trieste. La prima cosa che viene spontanea chiedere dopo aver visto lo spettacolo è com’è nata l’idea di un personaggio così “particolare”…

Vincenzo Salemme (VS): Ma come vi posso dire com’è nata quest’idea, se non dicendovi: guardatemi bene. Che parte potevo fare io? Ora voi magari non sapete di che si tratta, o lo sanno?

GG: Io lo so, loro non so!

VS: Allora si tratta di questo: io faccio la parte di un bip…, avete presente, l’inquilino del piano di sotto dei maschi, diciamo così, e mi stacco dal mio proprietario perché sono stufo della vita che mi fa fare, è una vita squallida, triste, mentre io voglio un padrone più simpatico, più brillante, più generoso, ecc… E io faccio la parte proprio del…, con questa faccia, ditemi voi, che potevo fa’?

GG: In questo testo, che è molto comico, si parla però di una comicità che è forse molto maschile, perché il protagonista è — l’abbiamo detto — l’inquilino del piano di sotto. C’è Rocco, che è il proprietario dell’inquilino del piano di sotto, mentre le figure femminili sono un po’ marginali, mentre l’abbiamo vista al cinema a fianco di attrici molto prorompenti. Come mai c’è questa differenza, come mai in questo testo non c’è un ruolo femminile forte?

VS: Ma trovi che sono più forti i ruoli femminili del cinema che quello della portiera, ad esempio, in questo testo? Per bellezza, forse?

GG: No, non come bellezza, dico solo che in questo testo [si sono ribaltati i ruoli…, ndr] mi sembra che ci sia più una comicità maschile, forse perché l’argomento ruota intorno a “lui”. Io l’ho vista in questa chiave.

VS: C’è un problema maschile, ma ci sono anche tante donne, e ridono soprattutto le donne. Il problema è questo: molti maschi si incazzano, mentre le donne si divertono, perché si parla di un problema nostro. Parlare di un problema così non significa fare della comicità maschile. Io, certo, sono un maschio e quindi c’è il mio punto di vista.

GG: Leggendo un po’ le critiche a questo spettacolo, tanti la considerano un erede del grande teatro napoletano, di Totò, di De Filippo. Lei si sente questa responsabilità addosso? Come vive questo ruolo?

VS: No, responsabilità no, non ne sento, pure perché io ho iniziato piano piano, che nessuno ci credeva, e allora tutto quello che ho, è tutto “grasso che cola” come si dice dalle nostre parti, è tutto in più. Quindi io sono tanto felice, ho tante paure, tanti dubbi, ma questo fa parte del mio carattere, pure se facessi una partita a pallone. Anche quando faccio una partita tra amici, penso: “Speriamo che riesco a giocare bene”.

GG: In questo testo c’è tanto spazio per l’improvvisazione degli attori, gli attori in scena si divertono moltissimo, e si ride proprio perché si vedono loro che si divertono… L’improvvisazione, secondo lei, è un’arte che si può imparare o è una dote innata?

VS: No, no, si impara, si impara… si deve imparare, non si nasce improvvisatore. A meno che non si faccia cabaret, che è un’altra cosa, ma quando stai coi compagni in scena, impari a conoscere le loro reazioni, e quindi piano piano si impara a improvvisare. Ammazza che lezione!

GG: Progetto futuri: cinema e teatro?

VS: Progetti futuri: mi sono sposato… Cinema e teatro, io faccio sempre cinema e teatro. Sto scrivendo un altro film di cui ancora non vi posso dire nulla. Riprenderò questa commedia nella prossima stagione, con una nuova commedia a fine stagione, che non so ancora qual è. E poi spero di vivere bene, di guadagnare bene, di avere l’affetto di tutti, vi voglio bene, vi adoro…

GG: Trieste non è una piazza fredda allora? Il pubblico è caloroso? è venuto qua tre anni fa con E fuori nevica e ha trovato un pubblico sempre ben disposto?

VS: Molto ben disposto! Pensate che tre anni fa noi abbiamo preso più voti di tutti nella stagione del teatro Cristallo, perché danno agli spettatori dei questionari e noi siamo stati lo spettacolo più votato, tre anni fa. E questa volta… speriamo.

GG: Ancora in gara! Grazie mille!

VS: Grazie a voi, ciao ciao!

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