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Arte

Marilyn e Douglas

Su Marilyn Monroe è stato scritto di tutto. Riguardo la sua bellezza, i suoi film, la sua vita, i suoi uomini, la sua morte. Di Marilyn Monroe è stata mostrata ogni immagine possibile. Perché è la diva per eccellenza, il più grande mito di celluloide mai creato, e rappresenta l’icona stessa del cinema. Molti di noi, vedendola impressa su calendari e oggetti di ogni tipo, ritratta, disegnata, a volte reinventata, stentano a credere che non si tratti di un personaggio di fantasia ma che sia esistita davvero una donna chiamata Norma Jean Baker.

La copertina del catalogo della mostra, edito da Federico Motta EditoreQuesta donna ha vissuto, ha creato il soggetto per un sogno collettivo ed è morta in circostanze poco chiare a trentasei anni, esattamente quarant’anni fa. L’occasione dell’anniversario ha prodotto ovunque retrospettive e manifestazioni più ricche del solito sulla leggenda Marilyn Monroe (celebrata, come un rituale, ogni anno il 5 agosto, data della sua morte) nonché documentazioni e testimonianze anche molto interessanti. Tra queste una mostra fotografica è senz’altro da segnalare: s’intitola “Una notte con Marilyn” e presenta, nell’allestimento di Palazzo Reale a Milano, il servizio di foto scattate da Douglas Kirkland il 17 novembre 1961, circa nove mesi prima della morte dell’attrice.

Kirkland, allora giovane fotografo in erba e oggi professionista riconosciuto, fu inviato ad Hollywood per svolgere il servizio di foto che serviva alla rivista “Look Magazine” per festeggiare i venticinque anni di attività con un numero speciale. A più di quarant’anni di distanza lo stesso Kirkland ha curato l’allestimento espositivo di Milano, con l’aiuto della moglie Françoise, nonché il catalogo della mostra pubblicato da Federico Motta Editore.

Le settantatré fotografie sono divise in due gruppi, le gigantografie a colori che sono i veri e propri ritratti di Marilyn, e le immagini in bianco e nero che illustrano il backstage del lavoro con la possibilità per noi di vedere il fotografo al lavoro, intento a immortalare la diva. Alcuni pannelli contengono inoltre il testo di Kirkland che accompagna le foto e documenta le impressioni di questo giovane artista durante l’incontro con la grande Marilyn: l’emozione nell’averla di fronte a sé, nuda e distesa tra le lenzuola di seta. “Si muoveva con gesti fluidi e felpati; non era più una donna: era una dea. La dea del sesso”.

Una foto del backstage del servizio fotgrafico di Douglas Kirkland

L’idea di puntare sulla semplicità è azzeccata, il corpo morbido e levigato di Marilyn gioca con la superficie dei teli bianchi, di un grande cuscino e di un materasso, e crea quella miscela di malizia e candore che è sempre stata l’arma seduttiva del sex symbol per antonomasia.

Il rapporto tra Marilyn e la fotografia, poi, è particolarmente felice. Il primo ingresso per la bionda platinata nel mondo dello spettacolo avviene proprio con alcune foto che André de Dienes le scatta su una spiaggia di Long Island nel 1945 e che le permettono di entrare nell’agenzia di modelle “Blue Book”, grazie alla quale successivamente è assunta dalla casa cinematografica “20th Century Fox”. Dopo alcune comparse nei film, essendo a corto di denaro, Marilyn si riavvicina alla fotografia: posa nuda per un calendario che viene ristampato più volte (si contano cinquantacinque milioni di copie vendute) ed è ripreso poi da “Playboy”. L’epoca delle pin-up è iniziata e il successo travolge la ragazza più fotogenica e carismatica.

Marilyn diventa biondissima e nel 1950 gira ben sei film, tra cui “Una notte sui tetti” dei fratelli Marx, “Eva contro Eva” di Mankiewicz e “Giungla d’asfalto” di John Huston. Le porte di Hollywood le si spalancano e in breve diventa la diva più amata e il simbolo del cinema anni Cinquanta-Sessanta. Parallelamente alla carriera, anche la sua vita privata entra in un vortice di eventi: si sposa tre volte (con il poliziotto James Dougherty, il giocatore di baseball Joe Di Maggio e il drammaturgo Arthur Miller), fa parlare di sé la stampa per le relazioni con personaggi di primo piano tra cui Yves Montand, Frank Sinatra, i fratelli Kennedy, il suo desiderio di realizzarsi come donna, di creare una famiglia e avere dei figli, il disperato bisogno di sicurezza e serenità, per lei reduce da un’infanzia da incubo, sono tutte caratteristiche che contribuiscono ad aumentare l’interesse del pubblico verso Marilyn e a farne il prototipo ideale della diva.

Marilyn Monroe immortalata da Douglas KirklandTra le numerose debolezze di questo mito biondo c’era la paura della macchina da presa e dell’intero mondo del cinema, la folla la terrorizzava e anche le esibizioni in pubblico le causavano un accumulo di apprensione e ansia. Nei confronti della fotografia invece, Marilyn mantenne sempre un buon rapporto, farsi ritrarre le era congeniale. Diceva: “Adoro le foto: niente battute, niente recitazione. Solo un uomo e io, è sufficiente. Così va bene”. La sua naturalezza poteva effettivamente esprimersi senza compromessi e complicazioni e osservando le fotografie di Kirkland non c’è che da constatarlo.

L’intesa tra lei e il fotografo si coglie subito e Marilyn ci offre la bellezza del suo corpo e le sue celebri espressioni che incarnano un erotismo spiritoso, tra l’ingenuità e la provocazione soft. Attraverso questi scatti rivediamo uno dei personaggi che hanno fatto il ventesimo secolo, grazie al modo diretto che aveva di arrivare alla gente, di piacere a tutti incondizionatamente, di suscitare simpatia e ammirazione.

Non si contano le pubblicazioni e i saggi che in questi anni hanno cercato di decifrare e raccontare il fenomeno Marilyn Monroe. Il mistero della sua morte, improvvisa e prematura, per molti è troppo facilmente risolubile con l’ipotesi del suicidio. Intorno a Marilyn si aggiravano i pezzi grossi del cinema, della politica e della mafia statunitense e non è assurdo pensare che anche lei sia stata coinvolta in giochi troppo grandi. La governante che la seguì negli ultimi anni, Lena Pepitone, nella sua biografia “Marilyn confidenziale” descrive il 1962 come un anno ricco di soddisfazioni personali per l’attrice, che al rapporto amoroso con il produttore cinematografico messicano José Bolanos univa gli ottimi risultati ottenuti con le lezioni di recitazione tenute dagli Strasberg all’Actor’s Studio, già evidenti nella sfiorata candidatura all’Oscar per il ruolo in “Fermata d’autobus”.

Marilyn Monroe immortalata da Douglas Kirkland

L’entusiasmo di Marilyn per il fatto di lavorare con l’amico Dean Martin in “Something’s got to give” (l’ultimo incompleto film) e la sua consacrazione a star nazionale nel momento di cantare “Happy Birthday” al presidente degli Stati Uniti durante la festa al Madison Square Garden, sono altri elementi che sembrano confermare questa tesi sulle sue buone condizioni generali. Certo però Marilyn era una persona debole, che non aveva conosciuto il padre (e lo cercava negli uomini di cui s’innamorava) e la cui madre l’aveva data in affidamento per ricoverarsi in una clinica psichiatrica. Era una donna disperata dal fatto di non poter avere figli e di non realizzare così il suo ideale di famiglia. Spesso insoddisfatta della sua forma fisica, abusava di alcol e si affidava ad ogni tipo di dottore possibile. In fondo anche l’idea di un suicidio non è poi così difficile da prendere in considerazione.

Durante la sua ultima intervista, concessa al giornalista Richard Maryman e pubblicata su “Life” due giorni prima della sua morte, Marilyn espresse chiaramente il suo desiderio di condurre una vita normale, simile a quella di una donna qualunque. “Il successo è come il caviale. è bello mangiare caviale, ma se lo fai tutti i giorni ti viene la nausea” oppure “C’è un bisogno di solitudine in un personaggio pubblico che non tutti capiscono” sono frasi che stridono se comparate alle battute che diceva in altri periodi, una per tutte: “Se devo diventare un simbolo, meglio essere simbolo del sesso che di qualcos’altro!” Ma le contraddizioni, si sa, appartengono di diritto ai grandi miti.

Marilyn Monroe immortalata da Douglas Kirkland

E così la vita terrena di Marilyn, già piena di successo straordinario e di popolarità planetaria, è cessata quarant’anni fa, mentre la sua leggenda da allora è diventata sempre più solida, alimentata dalla trentina di film che ci rimangono (diretti da grandi registi tra cui Billy Wilder, Laurence Olivier e John Huston), dalle indiscrezioni sul suo conto che periodicamente riemergono, dai risvolti della sua storia così complessa e romanzata. E dalle bellissime immagini che riempiono ancora oggi le nostre pareti o finiscono esposte in una mostra.

Arthur Miller disse: “Marilyn aveva lo straordinario talento di riuscire a mascherare benissimo il suo stato d’animo. Lei non poteva soffrire: lei doveva rappresentare il mito; ed è diventata una leggenda. E le favole non sentono il dolore. Eppure non c’è stato nessuno che abbia patito, agonizzato più di lei. Tutti le sono stati contro, perché non sopportavano il suo male; ma ora è morta, ed ecco che ritorna l’immagine di una donna perfettamente felice”.

Dopo le foto di Kirkland, Marilyn conquistò di nuovo le copertine dei giornali di tutto il mondo nella primavera del ’62, quando apparve nuda ai bordi della piscina nello storico set del suo ultimo, incompiuto film e rubò la scena alla sua rivale dell’epoca Elizabeth Taylor impegnata in “Cleopatra”. Nell’estate dello stesso anno il suo volto compariva ancora su tutte le testate per documentare il tragico epilogo di Marilyn Monroe. Da allora Marilyn è entrata nell’immortalità e oggi noi consideriamo chi ebbe la fortuna di passare una notte con lei, come Douglas Kirkland, un autentico miracolato.

Marilyn Monroe immortalata da Douglas Kirkland

Le foto e le frasi di Kirkland pubblicate in questo articolo sono tratte dal catalogo della mostra, edito da Federico Motta Editore © Douglas Kirkland — Grazia Neri

Douglas Kirkland  è nato a Toronto, in Canada ed ha passato gran parte della propria vita professionale a New York, prima di stabilirsi a Los Angeles durante la metà degli anni ’70. 

La carriera di Kirkland ha avuto un rapido inizio al momento dell’entrata al Look Magazine intorno ai vent’anni di età, e successivamente presso Life durante l’età dell’oro del fotogiornalismo, negli anni 60 e 70. Tra i suoi lavori troviamo saggi sulla Grecia, sul Libano e sul Giappone, come pure lavori di moda e celebrità, nelle fotografie di Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor e Marlene Dietrich, tra gli altri.

Nel corso degli anni, Douglas Kirkland ha lavorato sui set di oltre un centinaio di film. Tra essi, ricordiamo “Butch Cassidy and the Sundance Kid”, “2001”, “Turning Point”, “Out of Africa”, “Titanic” e recentemente “Moulin Rouge” in Australia con Nicole Kidman; inoltre ha passato una settimana sull’aereo militare “US Carl Vinson” con Gene Hackman sul set di “Behind Enemy Lines” all’inizio di quest’anno.

Un libro sul lavoro di Kirkland con i divi, “Light Years”, è stato pubblicato da Thames and Hudson nel 1989, seguito da “ICONS, Creativity with Camera and Computer”, presso Collins San Francisco nel 1993. Alcuni dei personaggi interpretati in “ICONS” sono Dustin Hoffman, Robert Redford, Kim Basinger, Sean Connery, Robert De Niro ed il dottor Stephen Hawking. Nel 1997 Kirkland ha al suo attivo 4 volumi “Legends” (una retrospettiva sulla sua quarantennale carriera), “Body Stories” (interpretations of the body from birth to old age), “Woza Africa” e “James Cameron’s Titanic”. L’edizione economica di Titanic è stata ai vertici delle classifiche di vendita del New York Times per oltre sei mesi, con più di un milione di copie vendute nei soli Stati Uniti.

La fotografia di belle arti di Douglas Kirkland ha avuto numerose esposizioni in Asia ed Europa, nonché negli Stati Uniti. Ha tenuto conferenze allo Smithsonian Institute a Washington D.C., all’American Film Institute a Los Angeles, ai Kodak Centers di Hong Kong, Singapore e Taiwan, nonché presso l’Interfoto di Mosca ed il corso di Editoria della Stanford University. Nel 1995 ha ricevuto il “Lifetime Achievement Award” dalla American S.O.C. (Society of Operating Cameramen) e nell’autunno del 1997 si è tenuta una retrospettiva di notevole successo agli Scavi Scaligeri di Verona.

Agli inizi del 1999 Kirkland esibiva alla galleria d’arte milanense di Carla Sozzani “Corso Como 10” ed al Cornell Museum a Delray Beach in Florida, seguito da East Hampton nell’autunno del 2000 e Palermo agli inizi del 2001. E’ stato nominato “Mentore dell’anno” da Fotofusion e“Fotografo dell’anno” dalla PhotoImaging, Manufacturers and Distributers Association (PMDA). Un’esposizione di 80 ritratti di cineasti in bianco e nero è stata presentata alla Academy of Motion Picture Arts di Beverly Hills nell’autunno del 1999 e presso l’Art Director’s Club di New York nell’aprile del 2001; attualmente essa è parte della collezione permanente della Eastman House di Rochester, NY. Nel febbraio del 2000 è stato pubblicato presso Harper Collins “Make Up Your Life”, una guida di bellezza. Il suo nuovo volume, “An Evening with Marilyn Monroe” con Motta, sarà disponibile a partire dall’autunno 2001 e sono in corso di allestimento numerose esposizioni per la stagione 2001/2002.

Altri personaggi ritratti da Douglas Kirkland:

Coco Chanel
Pierre Cardin
Katherine Hepburn
Charlie Chaplin
Judy Garland
Orson Welles
John Wayne
Faye Dunaway
Robert Redford
Sophia Loren
Barbara Streisand
Gong Li
Pierce Brosnan
e molti altri

Altri film in cui Douglas Kirkland ha lavorato:

The Sound of Music/Austria
Magnificent Men & their Flying Machines/England
Camelot/Hollywood
They Shoot Horses, Don’t They/Hollywood
Tora Tora Tora! (with Kurosawa)/Hawaii and Japan
Fiddler on the Roof/Yugoslavia
The Boyfriend/London
Tom Sawyer/Missouri
Smile/Northern California
Turning Point/Hollywood
Saturday Night Fever/Hollywood
The Name of the Rose/Germany
Temptress Moon/Shanghai


Le missioni di Kirkland lo hanno condotto in ogni continente del globo (eccezion fatta per l’Antartide) per lavorare sui più svariati temi: astronomia in Cile, la ferrovia transiberiana e moda a Bali
.


Fonte: www.douglaskirkland.com
Traduzione dall’inglese: Erika Tutzschky 

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