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Arte

Floria Sigismondi

The Skewed Angle of Courage

Fucine Mute (FM): Hai girato video per David Bowie, Marilyn Manson, Tricky, Amon Tobin, Bjork (vedere videografia). Si trattava sempre di brani di elettronica sperimentale, quantomeno non mainstream (jungle, trip-hop, industrial). Ritieni che sia questo particolare tipo di musica ad ispirarti?

Floria Sigismondi (FS): Sì, ma faccio anche riferimento ad un ventaglio di generi più ampio, per lo più non maistream.

FM: “Jon Spencer Blues Explosion” è un gruppo che non suona musica elettronica; ti è piaciuto dirigere un video per una band più orientata al rock? E cosa ci dici del tuo difficile rapporto con la religione che emerge da quel video e nei tuoi passati lavori fotografici?

FS: Avevo già girato video per gruppi rock. Ho avuto un rapporto conflittuale con la religione che ho manifestato nel mio lavoro in passato, ispirato dai miei trascorsi giovanili — scuola cattolica per ragazze, cresciuta con un padre ateo ed una madre che stava per farsi suora. In questo momento non ne sono molto coinvolta, ma alcune icone continuano ad emergere nel mio lavoro.

FM: Dal punto di vista tecnico, sia nei video di Bowie sia di Manson sono presenti sfocature ed accelerazioni. Cosa si vuole comunicare con questo? È forse legato ai ‘broken beats’ della sezione ritmica dei relativi brani?

FS: Sì, lavoro a stretto contatto con i ritmi e/o con l’andamento della canzone, e provo ad accentuare quei suoni talvolta nascosti conferendovi forza per mezzo del linguaggio visivo. Ho giocato con queste tecniche in primo luogo perché volevo creare un mondo che ci portasse via dalla quotidianità, nella speranza di creare un nuovo linguaggio, un nuovo luogo da esplorare… un mondo dove non esistono regole… e tutto può succedere.

FM: Tra il videoclip narrativi e non-narrativi in quale ti senti più a tuo agio?

FS: Al momento lavoro con una narratività spezzata, dove il processo è tale da sostituire l’argomento.

FM: Nella creazione di un videoclip come ti agganci alla musica? In quale misura prendi ispirazione dalla musica. Per quanto concerne il testo musicale, tendi ad attenerti o tenti una rilettura forte? Ad esempio, nello splendido video per Amon Tobin ti sei forse sentita più libera vista l’assenza di parole?

Immagine articolo Fucine MuteFS: I testi mi possono fornire il punto di partenza, ma mi piacciono i brani strumentali perché sono un po’ come una lavagna vuota. Posso creare da uno stato completamente emozionale dove immagini e musica si fondono per portarmi in luoghi senza punti di riferimento specifici.

FM: Il tema del corpo, sviluppato nella mostra “Come Part Mental”: un’artista alla quale sei stata paragonata, Orlan, dice “il mio corpo è diventato il luogo di un dibattito pubblico”. Cosa pensi delle conseguenze estreme di questo tipo di arte (chirurgia plastica, ad esempio)? Cos’è per te il corpo umano, nel video così come nella fotografia?

FS: Il corpo è lì perché l’artista lo possa esplorare. Mi interessano le situazioni in cui i media e la società cambiano la percezione della bellezza e il suo potere sulla gente. Le ragazzine si sottopongono ad interventi di chirurgia plastica a sedici anni oggi, quando i loro corpi non sono ancora del tutto formati. Questo è un problema, perché sottolinea l’insoddisfazione di sé invece di incoraggiare l’amore dei giovani per ciò che hanno. Parlo in senso stretto di modificare le dimensioni del corpo dal punto di vista della “moda”. Come artista ci sono diversi modi per giungere allo stesso punto. In COME PART MENTAL mi interessava ciò che succederebbe al corpo se fossimo in grado di manipolare il gene che cambia le dimensioni della forma umana, e dove ciò si fermerebbe. Dove si sbaglia orribilmente? Vedo un futuro in cui si ordinano schiavi del sesso / casalinghe clonati per assomigliare all’ombra di ciò che la gente prova in quel momento. Nelle mani sbagliate vedo anche un corpo di cloni pronti ad essere sezionati per ottenerne le parti del corpo. Pensateci… quanto ne siamo lontani?

Immagine articolo Fucine MuteFM: Sei di Toronto, come David Cronenberg, che hai anche fotografato e con cui hai più di un’analogia. In “Inseparabili” (Dead Ringers) ricorre l’uso di strumenti medici come strumenti di tortura e che diventano oggetti d’arte. Anche tu sembri vedere il lato minaccioso e mostruoso di apparecchi ortopedici e medici. Qual è la radice di questo e quali sono le eventuali relazioni con la visione di Cronenberg in generale?

FS: Non posso fare commenti sul rapporto tra Cronenberg e gli strumenti medici, ma ho scelto di utilizzarli nel mio lavoro a causa dell’intimo rapporto che si instaura tra essi e la gente. Quasi tutti sono stati in contatto con strumenti medici o ha passato del tempo in ospedale. Ognuno ne conserva i ricordi e vi trasferisce la propria storia, le proprie paure. È un rapporto molto personale, quello che abbiamo con i nostri corpi mortali, ed è per questo che ho voluto toccarlo con mano.

FM: Sei impaurita da alcuni aspetti del progresso però usi massicciamente la tecnologia per modificare le tue foto e i tuoi video. Come risolvi questa apparente contraddizione?

FS: Sono piena di contraddizioni e non cerco di risolverle, ma piuttosto tento di guardarle da tutte le prospettive. Guardo al futuro senza dimenticare il passato. Il mondo è pieno di contraddizioni e io ne sono al centro.

FM: Il tema della morte ti è molto caro: tra le altre cose, hai citato un libro che ti piace e che si chiama “American Gods”, recentemente insignito del premio Hugo. La morte degli dei in un autore — Neil Gaiman, nostro ospite lo scorso anno al Festival di Fantascienza — che alla morte ha dedicato uno dei personaggi più riusciti nella storia del fumetto. Ci puoi parlare di questo tema e di quello che conosci, o che apprezzi, dell’autore in questione?

FS: Credo che conoscendo la morte posso conoscere la vita.

FM: In “Little Wonder” abbiamo percepito dei richiami all’opera di Francis Bacon. Lo consideri un’influenza? Il richiamo è consapevole o è una delle letture possibili?

Immagine articolo Fucine Mute

FS: L’opera di Bacon mi tocca nel profondo, ad un livello che non posso spiegarmi, né capire. È riuscito a catturare il movimento in pittura in un modo che non avevo mai provato prima. I suoi quadri mi sembrano vivi e vi percepisco energia. Sono violenti e lui non cerca scuse.

FM: Hai dichiarato di essere vicina all’opera di David Lynch. Hai visto “A straight story”? Hai in mente una tua “straight story”, che spiazzi il pubblico allo stesso modo?

FS: Vorrei realizzare un film dove mettere il mio nome con orgoglio, qualsiasi sia l’approccio.

FM: Nel video “I don’t like the drugs, but the drugs like me” Marilyn Manson perde un braccio e si vedono bambini con delle pupille enormi, due temi ricorrenti nella tua opera. La sorpresa è che non è un tuo video. Cosa hai pensato quando l’hai visto?

FS: Vedo l’influenza che ho avuto sui suoi lavori successivi e ne sono lusingata, ma non sono una che si ripete, sarebbe troppo stagnante e noioso.

FM: La perdita degli arti superiori sembra ossessionarti. Dai tuoi ritratti del 97 al video di Amon Tobin, passando per la mostra “Come Part Mental”. Qual è il significato estetico di questa rappresentazione della figura umana?

Immagine articolo Fucine MuteFS: Gli artisti tendono alla decostruzione da parecchio tempo: musica, arte (Hannah Hoch e Picasso lo hanno fatto), architettura, etc., e penso che il corpo umano sia l’ultima cosa con cui procedere in questa sorta di scrutinio. Gli esseri umani sembrano aver bisogno di decostruire per comprendere, e attraverso la bioingegneria l’uomo si può calare nella parte di DIO. Attraverso la decostruzione dell’elemento fisico, possiamo creare nuovi corpi, definire il nuovo essere umano e, come società, cambiare la nostra visione della bellezza.

FM: Qualcuno ha scritto che avresti potuto girare tu “The sixth sense”, perché in molte tue foto i personaggi sembrano fantasmi rimasti nel mondo reale. Cosa pensi di quel film? Lo senti vicino al tuo lavoro?

FS: No, perché?… perché ci sono fantasmi?

FM: Hai girato per Bjork uno dei primi video interattivi. Cosa pensi di questo tipo di sperimentazioni e della possibilità di nuove forme di testo televisivo, dal punto di vista estetico e nei termini del rapporto col pubblico.

FS: è un medium che si pone tra fotografia e film, perciò ha dei limiti e può essere piuttosto frustrante. L’unica cosa che può offrire è l’interattività, ma preferisco di gran lunga il film.

FM: Il web è diventato il luogo principale di diffusione dell’informazione e di un ripensamento in genere dell’arte digitale. Cosa ne pensi e hai mai pensato ad un progetto espressamente dedicato alla rete?

FS: Sì, stavo lavorando ad un progetto per il web, ma per ora l’ho lasciato in sospeso.

FM: Quando giri un clip pensi ad un determinato tipo di target? O perlomeno, come immagini il tuo pubblico? Pensi a fornire diversi livelli di interpretazione del videoclip?

FS: Mai, è impossibile creare arte, la quale viene da un luogo che non puoi spiegare, e pensare ad un pubblico. Se l’arte è onesta, troverà da sola le persone.

FM: In quale forma d’arte senti di poterti esprimere al meglio?

FS: L’immagine in movimento.

Immagine articolo Fucine MuteFM: Pensare a COME PART MENTAL ci ricorda William Blake: “Ciò che oggi si dimostra, una volta era solo immaginato”. Consideri il ruolo dell’artista analogo a quello del profeta?

FS: Sì, perché penso che l’artista possiede l’abilità o il coraggio di vedere la vita da un angolo diverso, da un differente punto di vista, e far quindi emergere nuove idee che possono o meno essere rilevanti per il mondo esterno. L’artista è il guerriero, il profeta coraggioso di ciò che la gente può non voler vedere, ma che vi si addentra ad ogni costo. Per questo penso che il mio lavoro sia terapeutico.

all images © Floria Sigismondi, courtesly provided by the Artist
self-portrait form the book Redemption © Floria Sigismondi

Il bisogno dell’essere umano è quello di distruggere. Inizialmente la sensazione si cela sotto la pelle, e aspetta, allerta il momento giusto… per distruggere tutto ciò di più sacro. Immagini di vacche incendiate, costruzioni violate, slabbrate parti del corpo umano, la nascita della clonazione, e la morte dell’umanità, appaiono alla mia finestra. La collettività mi suggerisce di chiudere gli occhi, cambiare canale, accoccolarmi sotto il dolce peso dell’IGNORANZA, ma la realtà si alimenta ai miei piedi in un isterica impazienza.

Mi uccide, mi limita, e mi distrugge . Modella la nostra vita quotidiana, la perdita e la dissoluzione. Adesso navigo con il realismo tra la vita, poiché ho sentito il desiderio umano di distruggere la bellezza. Questi sono i miei appunti e i miei schizzi, fantasmi di un paesaggio urbano. Se vogliamo scoprire noi stessi, dobbiamo distruggerci, la razza umana è interessata all’esperienza?

Text by Floria Sigismondi
Image from the book ‘Redemption’ ©Floria Sigismondi

Biografia

Il lavoro multi disciplinare di Floria Sigismondi passa attraverso la cinematografia, la video-arte, la fotografia e la scultura. Incorporando film delle origini ed estetiche pittoriche, Floria crea un ipersurrenalismo basata sulla figura, usando immagini che ricava dallo stato di sonno allucinato. I suoi video si mescolano completamente con le sue serie fotografiche, e le sue immagini fotografate si traducono naturalmente in sculture e forme mediatiche eterogenee. Poetiche e a volte macabre, le immagini di Floria si piazzano in uno stato teatrale, che è sia narrativo sia esplicitamente visivo, con influenze che vanno da Hans Belmer, Francis Bacon e David Lynch alla cultura mitologica greca. Floria sperimenta gli effetti della scienza sulla nostra esperienza corporale contemporanea, e propone una visione indefinita del futuro; con i progressi nella biotecnologia, tratta di aspettative complesse, misteriose, agghiaccianti e inesorabili.

Floria Sigismondi è nata a Pescara nel 1965, in Italia. All’età di due anni si trasferisce in Canada, installandosi nella cittadine industriale di Hamilton, Ontario. Nel 1987 si trasferisce a Toronto, dove studia pittura e arte al Ontario College d’Arte (noto anche come l’Ontario College di Arte e Design). Dopo essersi laureata in pittura, comincia quella che sarà una fortunata carriera di fotografa di moda, e dopo un anno diventa una regista di successo di video musicali.

I suoi lavori più recenti la vedono esporre fotografie e video installazioni (Toronto e New York), pubblicazioni editoriali, fra le altre, anche di sue fotografie (Italia, Germania, New York) e inoltre ha diretto il suo primo lungometraggio. La ricordiamo per aver coraggiosamente affrontato il panorama artistico e multimediale, a livello nazionale e internazionale. Alcuni tra i musicisti che hanno lavorato con lei sono David Bowie, Marilyn Manson, Tricky, Leonard Cohen, e Bjork. Ha inoltre esposto in mostre collettive assieme a Cindy Sherman, Rebecca Horn, Vanessa Beecroft,Tony Oursler, Donald Lipski, Roberto Clemente, and Joel-Peter Witkin

Selected Videography

2002 Song Title: “Black Amour”
Artist: Barry Adamson

2002 Song Title “She Said”
Artist: Jon Spencer Blues Explosion

2001 Song Title: “In My Secret Life”
Artist: Leonard Cohen

2000 Song Title: “4 Ton Mantis”
Artist: Amon Tobin

Song Title: “I Have Seen It All”(Webeo)
Artist: Bjork
1999 Song Title: “Get Up”
Artist: Amel Larrieux

1998 Song Title: “Can’t Get Loose”
Artist: Barry Adamson

Song Title: “Most High”
Artist: Robert Plant and Jimmy Page

1997 Song Title: “Can You Trip Like I Do?”
Artist: Filter & The Crystal Method

1997 Song Title: “Makes Me Wanna Die”
Artist: Tricky

Song Title: “Dead Man Walking”
Artist: David Bowie

1996 Song Title: “Little Wonder”
Artist: David Bowie

Song Title: “Tourniquet”
Artist: Marilyn Manson

Song Title: “Beautiful People”
Artist: Marilyn Manson

fonte:
www.floriasigismondi.com

I video di Floria Sigismondi che sono visibili su internet in versione integrale:

Jon Spencer Blues Explosion
She Said

Marilyn Manson, Beautiful People
Marilyn Manson, Tourniquet
Amon Tobin, 4 Ton Mantis

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