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Omnia

Bit GenEraTion

Ci siamo. Anche quest’anno ci apprestiamo a partecipare alla festa di compleanno con più invitati al mondo. Chi approfittando della sosta per tirare il fiato, chi per far quadrato attorno ai guai del mondo (a Natale è un po’ come quando ci sono tre metri di neve, si diventa tutti un po’ più solidali e disponibili verso il prossimo), chi ricordandosi anche del festeggiato. Personalmente lo passerò, finalmente dopo mesi, tra le braccia della donna che amo, nella speranza che i sintomi dell’influenza mi lascino quel minimo di tregua per godermi le meritate coccole, invece di martellarmi con sadico infierire corroborati dal pessimo clima lussemburghese (rispondo una volta per tutte: sì, Lussemburgo esiste e non serve solo a nascondere i soldi di Craxi, ma ci si può anche nascere e vivere, nonché assistere da postazione privilegiata alle avventure dell’Europa che cambia).

Probabilmente gli auguri all’Euro li faremo comunque, ma saranno piuttosto di circostanza, specie se, oltre al 15% di rincaro stimato dalle Associazioni dei Consumatori, si aggiunge il 20% in meno di busta paga per chi abita a Torino. Ricordo le immagini dalla Grote Markt (ok, ho voluto fare il brillante, Grand Place o Piazza Grande andavano bene ugualmente) di Bruxelles, quasi commoventi per chi si è fatto trasportare dall’evento, che sembravano riunire milioni di europei sotto l’egida di un comune intento, forse per qualcuno un’unica bandiera. Ma preferisco fermarmi all’ideale.

Per fare gli auguri ai suoi lettori, tuttavia, anche Fucine Mute nel suo piccolo si è mossa.

Abbiamo voluto lasciare il 2002 con un piccolo speciale, un saggio di ciò che riteniamo più rappresentativo nel panorama dell’arte digitale, specie nelle sue espressioni per il web, o quantomeno compatibili: pensate per la Rete o trasposte per vie più o meno indirette, e tuttavia opere che, in virtù del loro stesso esistere sui percorsi delle nostre linee telefoniche, influenzano a diverse gradualità il nostro modo di concepire il web, inteso nella doppia valenza di fruizione e di design, di funzionalità e di estetica.

Come ogni forma espressiva – come scindere in questo caso l’accezione dalla mera definizione del contenitore di dati ed informazioni? – il web risente inderogabilmente di ogni passaggio che tra le sue maglie è mosso da ogni click, da ogni convenzione visiva, da ogni esigenza artistica che vi trova accoglienza e che contemporaneamente vi conferisce forma e sostanza, con la velocità che solo il libero diramarsi e costituirsi del testo (la vera novità, ancor prima della pur costitutiva istanza multimediale) può consentire. E poi Flash, l’imporsi sempre più marcato della grafica vettoriale, l’interattività alla scoperta di nuove metafore della fruizione, l’open source come zona franca della produttività e della competizione più oneste, così come, sul piano dell’esperienza grafico/artistica, l’esibizione si fa condivisione prima che prova di forza, divertimento prima che gara da podio: e infatti, dove il meccanismo funziona, la comunità diviene il punto di riferimento, e il professionista – che certo non rinuncia alla vetrina – è alla pari con l’utente, se non, talvolta, a disposizione dello stesso. Una prerogativa che forse dovremmo apprendere dai nordici.

So Sheik di Trevor Van MeterE tra tante zone franche ne cito un paio: Moluv e Linkdup, l’ultima delle quali – pur non aggiornata da una vita, purtroppo – ci ha condotti al disponibilissimo Trevor Van Meter, eclettico illustratore che abbiamo scelto per la sua abilità in una forma d’arte tra le più strane e peculiari, tanto sa di autoreferenzialità e di fermento che vive e morirà sul web e mai altrove, ma al tempo stesso rifugio sui generis per i nostalgici dei fasti degli 8 e 16 bit: la cosiddetta pixel art. Non pietra tombale, anche se non ci siamo lontani, dei tempi che furono, quanto piuttosto arte di/del recupero, che fa correre con la mente alla pratica del retrogaming, all’ingiustizia dei diritti da pagare per l’utilizzo degli emulatori di prodotti non più in commercio (come posso dimostrare di essere in possesso della rom di un coin-op?), ai tempi in cui ci si divertiva a spremere i computer invece che cambiarli ogni mezz’ora. Ma ci torneremo, e presto.

Il versante della grafica vettoriale, paradigma sempre più affermato nel campo dell’illustrazione per la carta e per il web, ci conduce alle opere di Robert Lindström: evidente, e talvolta esplicitamente esibita, la base fotografica nella maggior parte dei lavori, ma i profani non si facciano ingannare dalla mendace impressione che l’elaborazione soggiacente al risultato finale non sia frutto di un apporto personale accompagnato da indubbia perizia. Che è anche notevole: un’analisi anche superficiale della galleria proposta e la peculiarità del metodo dovrebbero fugare ogni dubbio, insieme ai brevi cenni tecnici che pure non son roba per profani. Pulizia grafica, l’assenza di un degrado qualitativo, le campiture perlopiù omogenee di colore e, sul piano della scelta del soggetto, la generale vicinanza a ciò che fa tendenza sono le principali caratteristiche a questa tipologia di realizzazioni, anche perché il più delle volte il vettoriale è legato a progetti commerciali.

Les dormeurs di Nicolas ClaussUn artista – e che artista! – che siamo piuttosto orgogliosi di accogliere tra queste pagine è Nicolas Clauss, con il progetto Flying Puppet: Les Dormeurs, l’opera selezionata per la nostra galleria, è un vero e proprio capolavoro di animazione, sintesi, interpolazione dell’immagine per il web per la tecnologia Shockwave. Un esempio di messaggio forte (forse poco natalizio, ma non siamo qui per rientrare nei canoni, e quando vedrete le immagini mi darete ragione) veicolato da suggestioni audio/visive che si fanno linguaggio, e che, nel rispetto della condivisione dello stesso con l’utente, prevedono una – pur minima, ma volutamente tale – interattività. L’invito è quindi quello di installare il plug-in se richiesto (è sicuro, non preoccupatevi) ed attendere, se la vostra connessione è lenta, magari pazientando un po’: non ve ne pentirete. L’occhio e la mano i prerequisiti per la fruizione di questo come di tutti i gioielli che Clauss ha messo on line per il piacere di chi è alla ricerca di esperienze realizzate con classe ed eleganza, nonché con intenti programmatici ben precisi, con la raccomandazione di visitarle una per una, traendone godimento senza alcuna fretta. Assisterete a quanto di più si avvicina alla “purezza” linguistica sulla rete: esperienza visiva e sonora con peculiarità proprie, una volta tanto senza l’impressione del prestito e della manomissione, per un’arte che dimostra di non dover essere sempre prestito, adattamento, citazione allorché l’immagine fotografica, statica o in movimento, si fa digitale. Pur su tutt’altro fronte, posso dire di aver collocato Clauss sullo stesso piano di Yugo Nakamura.

E verso un cinema che possiamo con piena giustificazione definire “digitale” (per l’applicazione delle intenzioni prima ancora che in virtù del supporto) si pone, ancora ospite sulle pagine di Fucine Mute, l’amico Mariano Equizzi con D.N.E.: dopo Ballard l’omaggio è a William S. Burroughs, al DVD si arriva passando anche per il Super8, l’effetto (che qui potrete vedere nel trailer di un minuto gentilmente concessoci dall’autore) è tutto da ammirare. Avanti così, a dimostrare che la SF trova anche in Italia legittima dimora. Vi lascio alla scheda e ai link correlati per le informazioni di supporto e gli approfondimenti del caso. E, altro regalo, bissiamo con Ginevra Report.

Design apparentemente scarno, atmosfere cupe, pochi colori per dirci tutto: se li futuro dei comics in rete è, a mio modesto avviso, ancora tutto da scrivere, alcuni autori hanno già posto il loro fondamentale paradigma. Andrea “andywar” Guerra è indubbiamente tra questi: giustamente segnalato da Valerio Bindi nel libro recensito la scorsa estate (oltre che in un recente scambio di e-mail), l’autore di S.H.E. si colloca con ogni probabilità ai vertici per quanto riguarda la consapevolezza e i risultati della sperimentazione. Vedere per credere, non solo su Fucine Mute ma anche, e soprattutto, su digitalkomix.

Il corpo è l’assoluto protagonista delle opere di Alessandro Bavari nella selezione proposta: sezionato, riassemblato, decisamente collocato nella tematica contemporanea della ricomposizione come allegoria, dell’assemblaggio come reinterpretazione, della rivisitazione come annullamento dei confini tra le arti e le tecniche artistiche. Un paradigma, quest’ultimo, legittimato, o quantomeno rimarcato, dall’uso del supporto digitale, della scansione, del ricollocamento e del ritocco tramite applicativi informatici, ma in primo luogo reso coerente dall’equilibrio tra organico ed inorganico, tra corpi umani ed animali nella fusione con materia inanimata, in altri termini dalla base di partenza propria solo dell’artista: fattori che non possono non condurre la mente dell’appassionato di fumetti – in primo luogo – ad alcune istanze del Dave McKean fotografo ed illustratore.

Aula della coprofilia di Alessandro Bavari

Mi piacerebbe poter affermare che ogni ulteriore commento su Bavari è superfluo ma, al contrario, mi trovo ad ammettere la mia inadeguatezza di fronte a materia per storici, critici e studiosi dell’arte. Un plauso, ad ogni modo, alla disponibilità dell’artista a concedere la pubblicazione delle proprie gallerie on line per progetti non commerciali: nota di merito che va estesa anche al già menzionato Andrea Guerra.

Che dire invece di Karsten Schmidt? Gli stupefacenti effetti in real time di Macronaut (ma raccomandiamo la visita agli ulteriori link proposti) sono un capolavoro di programmazione che va ben oltre il puro impatto grafico: l’esperienza di un game developer, il livello delle competenza tecniche, il gusto estetico di chi ha conosciuto le diverse tendenze della computer graphics sono solo alcuni degli indizi che danno ragione del notevole curriculum di Schmidt, le cui opere diventano installazioni a tutti gli effetti nei musei e nelle rassegne d’Europa.

Grazie quindi alla disponibilità, cortese se non, in alcune occasioni, entusiasta dimostrata dagli artisti; artisti giovani, in taluni casi sperimentali a tutto tondo, attraverso i cui lavori guardare al presente del panorama digitale e, con l’impegno che ora spetta a voi, intravedere un po’ del futuro che potrebbe diramarsi a partire dalle intuizioni che oggi vi segnaliamo.

Una panoramica minima ma significativa: tanti sono gli illustratori, i grafici, i designer in rete, e molte le risorse che si occupano nello specifico di tali ambiti. Ma se dimostrerete di apprezzare il nostro intento, chissà che iniziative analoghe non si ripetano in futuro.

Per ora vi lascio ai canonici ma sentiti auguri di Buone Feste; sono il primo ad andare a divertirmi per cui evito di puntualizzare spocchiosamente sul vero significato del Natale – anche perché, bene o male, non mi sento la coscienza troppo sporca, per cui non inizierò a giustificarmi del fatto che per un paio di settimane mi riempirò la pancia. Non sono smodatamente legato alle feste comandate, nell’accezione della prassi tradizionale a tutti i costi, anche se, probabilmente, sarò fisiologicamente portato a far uso di buoni sentimenti in misura un po’ più vicina ad un livello consono alla circostanza. E infatti adesso vi dico che vi voglio bene, sforzandomi a provocare una lacrimuccia che però non arriva.

Non limitatevi a ricambiare: se non ci avete fatto caso, il prossimo marzo compiamo cinquanta numeri. Ne è passata di acqua sotto i ponti, che ne dite?

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