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Fumetto

Il Diabolik prossimo venturo

a cura di Fumo di China

Immagine articolo Fucine Mute“Tutti sanno chi è Diabolik: è un uomo, un ladro, che veste di nero, ha una donna che si chiama Eva, è inseguito dall’ispettore Ginko, guida una Jaguar… Lo sa anche chi non legge i fumetti”. Mario Gomboli, Lucca 2002.

Cosa bolle in pentola per Diabolik nell’immediato futuro? Lo ha rivelato Mario Gomboli presentando a Lucca un ambizioso libro-anniversario. Dei nuovi autori, dei progetti editoriali, del film e altro si è parlato nell’incontro col pubblico che fedelmente vi riportiamo.

Mario Gomboli (MG): A proposito delle prossime iniziative, diciamo subito che lo sceneggiato radiofonico per la RAI avrà forse un seguito l’anno prossimo. A questo proposito vorrei spendere due parole sui problemi che si incontrano nel trasportare un personaggio disegnato su un “prodotto per non vedenti” e quindi lascio la parola al curatore.

Arturo Villone (AV): I problemi li abbiamo avuti fin dal 2000, quando abbiamo fatto il primo esperimento. La nostra prima preoccupazione era quella di non tradire le aspettative dei fan. Abbiamo fatto un’accurata scelta delle voci e alla fine deciso per una impostazione quasi cinematografica, con molta cura dei suoni -molti effetti sonori -come in fondo il fumetto suggerisce con le onomatopee- e anche delle musiche per creare le giuste atmosfere emotive. Alla fine abbiamo avuto un seguito lusinghiero e arrivavano valanghe di richieste per sapere dove reperire queste puntate. Siccome la RAI ha dei meccanismi da dinosauro e riuscire a pubblicare le riduzioni fatte per loro è un problema, da lì è nata l’idea di fare un prodotto rivolto direttamente al pubblico, per cui abbiamo realizzato un episodio, “il remake” del n.1, al di fuori delle produzioni RAI, in modo però da mantenere le stesse caratteristiche.

Immagine articolo Fucine MuteL’abbiamo registrata negli studi di Cinecittà e abbiamo cercato anche qui di dare un’impostazione simile a quella cinematografica. Il lavoro è stato interessante perché, a parer mio, la versione audio riesce a completare quella fumettistica senza “contaminarla”: cartoni animati e film propongono una versione che può non essere aderente a quel che si aspetta un lettore. Invece la radio completa senza modificare. Sì, posso immaginare una voce in un certo modo, ma rimane in ogni modo una mia figurazione, non vado a disturbare il personaggio. L’abbinamento quindi del fumetto, che si vede e non si sente, con la radio che si sente e non si vede, completa probabilmente a 180 gradi il mondo immaginario di un personaggio.

MG: La cosa divertente è che io sono convinto che i lettori, ascoltando Diabolik parlare, si immaginino il personaggio disegnato e non l’attore in carne ed ossa che recita.
Questa è forse l’iniziativa più importante tra quelle che abbiamo in ballo per portare avanti il discorso del quarantennale, ma non è la sola. A metà novembre uscirà “Diabolik visto da lontano” in cui 12 grandi maestri del fumetto italiano interpretano il personaggio con la massima libertà di espressione. È stato curato da Daniele Brolli, che è riuscito a mettere insieme questa equipe di grossi calibri. Poco si diceva come per passare da un medium all’altro Diabolik debba essere ogni volta un po’ modificato: qui viene modificato dal gusto grafico di alcuni disegnatori che non sono soltanto quelli che hanno vissuto il personaggio. Contemporaneamente un’altra cosa che sta andando avanti è un rinnovamento e un incremento dello staff dei disegnatori. Oltre a quelli che lavorano, come nel caso di Facciolo da circa 40 anni, o Zaniboni da 30, sono arrivate nuove leve tra cui Giuseppe Di Bernardo, che tendono a rinverdire un po’ l’equipe, e lo stesso vale attualmente per i testi anche se ci sono io che sono vecchio -sono 35 anni che scrivo storie per Diabolik- per esempio con Tito Faraci.

Ad oggi sono usciti 670 episodi, quello del quarantennale è il 669°! Potete quindi immaginare come non sia facile scrivere storie nuove.

Riguardo al libro, spero che abbia successo perché altri autori, quando l’hanno saputo, mi hanno rimproverato perché non ho interpellato anche loro! Quindi non è detto che l’anno prossimo non si possa ripetere l’iniziativa, magari con un’altra dozzina di nomi. Intanto il volume è diventato lo spunto per il calendario del 2003, realizzato dagli stessi autori del libro. Intanto vi presento Di Bernardo.

Giuseppe Di Bernardo: Dopo una gavetta per qualche anno in serie minori (come Desdy Metus; ndr), ho avuto la fortuna di entrare tra gli autori di un personaggio di culto come Diabolik. La cosa più complessa, ma anche più stimolante, è cercare di integrare la figura classica del personaggio con nuovi elementi, sia grafici -come per esempio nelle inquadrature- sia nel modo di raccontare, che possa essere più vicino alle nuove generazioni senza scontentare i lettori fedeli. Quindi il mio obiettivo è quello di cercare di mediare, nei limiti del possibile e sotto la vigile sorveglianza di Mario, il classicissimo Diabolik con un po’ di innovazione.

Immagine articolo Fucine MuteMG: Una cosa che mi ha fatto molto piacere, sia per il volume-anniversario, sia riguardo le nuove leve che entrano nella redazione, è che quando si chiama qualcuno a collaborare a Diabolik tutti, che siano professionisti di vecchia data o giovani, sono contenti di farlo, il che significa che non è soltanto nell’immaginario collettivo dei lettori, ma anche in quello dei professionisti. Come dimostra anche il casting degli attori che hanno interpretato la versione radiofonica.

AV: C’è stata una partecipazione convinta ed entusiasta. Le voci che abbiamo usato sono sicuramente di primo piano, i maggiori nomi di doppiatori in attività in Italia. La voce di Diabolik è di Luca Ward (quello de “Il Gladiatore”), così come la voce di Ginko è Luca Biagini (voce di Bruce Willis). In questo episodio non c’è Eva Kant, però poi abbiamo avuto altre cose interessanti, per esempio il commissario Polé è stato interpretato da Paolo Lombardi, che è la voce di Hitchcock, e Gustavo è interpretato dalla voce di Spider-Man, Marco Vivio… Abbiamo cercato di dare un’interpretazione che, anche se è solo sonora, prevedesse dei “movimenti” come al cinema e questo alla fine nell’ascolto radiofonico -realizzato in dolby surround- si sente. Il complimento più bello che ci fanno è quando ci dicono che lo facciamo “vedere”.

Pubblico: Mi pare di notare una certa apertura verso diversi media: cartoni animati, radio, giochi… Fa parte di una strategia?

MG: Definirla strategia forse è un po’ pomposo. L’obiettivo è quello di dare a Diabolik, l’uomo dei mille volti, realmente mille volti. Il suo vantaggio rispetto ad altri personaggi è che è entrato nell’immaginario collettivo e tutti sanno chi è, anche se non leggono fumetti. Questa potenzialità meritava di essere indagata e non circoscritta al mensile a fumetti, riguardo al quale ci sono molte persone per cui è stupefacente che esista, ne ho incontrate molte anche qui a Lucca: “Ma esce ancora?”, una domanda che mi fa sempre arrabbiare. Dopo quel che abbiamo messo in piedi negli ultimi tre anni c’è ancora qualcuno che non sa che Diabolik esiste ancora!

Pubblico: Come si concilia questa volontà di rinnovamento con l’esigenza di mantenere il personaggio sempre uguale a se stesso?

MG: Ma Diabolik non è poi così vincolato. Ci sono alcune convenzioni ferme agli anni ’70, che danno l’idea che viva ancora in quel periodo, come la Jaguar che è del 1963, ovviamente rielaborata più volte, altrimenti non potrebbe reggere il confronto con le auto della polizia che sono cambiate. Ha una forma di disprezzo profondo per tutto ciò che riguarda computer e prodotti elettronici, che usa rarissimamente; non usa i GPS ma lavora ancora con triangolazioni e microfoni nascosti. Le ragioni sono diverse. Una sicuramente è una forma di nostalgia del personaggio e di chi lo scrive per un certo periodo. Ma a parte ragioni pratiche, trovo non c’è niente di meno accattivante nel fumetto, del computer e degli hacker. Se Diabolik deve intercettare una telefonata, va ad una centralina e si collega ai fili: vedere uno davanti al computer per più di due vignette è una noia terribile. È statico. Le grandi possibilità dell’elettronica, nel fumetto sono poco spettacolari, poco disegnabili, non sono belle da vedere. Qualche volta abbiamo usato il computer, con molta parsimonia, perché gli toglie fascino. È un problema con cui abbiamo avuto a che fare nella riduzione radiofonica.

Immagine articolo Fucine Mute

AV: Che è ambientata agli inizi degli anni ’60, senza però vincolarsi troppo a quel tipo di ambientazione. Per esempio il rumore della Jaguar è quello vero, Ginko che abbassa il finestrino per parlare con un passante usa un finestrino a manovella. Così come il treno è di quegli anni… C’è stata una ricerca per ricreare alcuni suoni di quel periodo. Il tutto però non ha troppi vincoli temporali.

Pubblico: Le cose che ha fatto Diabolik in 40 anni sono tante. Cosa ci riserva il futuro?

MG: Ovviamente continuerà a fare le cose che fa adesso. Ci sarà la continuità, ma anche la lenta evoluzione proseguita per tutti questi 40 anni. Il rapporto con Eva cresce, matura, ma senza stravolgerlo. Forse ci sarà un ciclo di ritorno al Diabolik della prima ora: negli anni’90 si era un po’ “imborghesito”. Io vorrei che tornasse duro come era negli anni ’70.

Immagine articolo Fucine MuteUn’altra cosa importante riguarda Eva Kant: l’anno prossimo è il suo quarantennale, poiché è comparsa nel marzo del ’63. Per cui l’anno sarà per molti versi dedicato a lei. Abbiamo iniziato con la pubblicità della Twingo, e c’èra già stato il libro edito dallo Scarabeo (scritto da me e Castelli) che raccoglieva le sue gesta, disegnate da Alessandrini nel 1975, poi abbiamo in preparazione uno speciale che uscirà a marzo nel formato del Grande Diabolik, disegnato in parte da Palumbo e per la maggior parte da Barison e scritto da Faraci su un soggetto di Sandrone Dazieri che è il direttore de Il Giallo Mondadori.

A proposito invece di come è nato questo libro, lo facciamo raccontare dal curatore.

Daniele Brolli: Il libro parte da un’altra proposta: un’antologia di racconti dedicati a Diabolik da parte di autori italiani che avevo proposto a suo tempo alla Einaudi, che poi non ha avuto seguito. L’avevo inviata anche alla Astorina e quando Mario stava cercando iniziative per l’anniversario ha trovato tra le sue carte questa proposta e mi ha contattato. Di lì è venuta fuori una sintonia su molte cose.

Diabolik è un personaggio che leggo da sempre e che amo moltissimo e che ha delle potenzialità che potevano andare oltre alle reiterazioni del mensile. La prima idea, sviluppata con Tito Faraci, è stata di fare storie ambientate nei vari decenni, andando a scavare nei retroscena dei Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta per fare una sorta di quadrilogia. Poi, siccome si trattava di un progetto piuttosto ambizioso Mario, intuendo i nostri limiti, ha proposto di partire con qualcosa di più limitato, che ha portato a questo libro. Il progetto era quello di utilizzare disegnatori al di fuori della cerchia dei soliti, autori che provenissero dalla “autorialità” del fumetto italiano. L’idea delle storie era quella anche di mettere alla prova i limiti che Diabolik incontra nelle sue storie. Limiti di carattere narrativo, non di azione: luoghi che frequenta in un certo modo e che noi prendiamo come luoghi che rappresentano una realtà alternativa, cercando di scavare ulteriormente, con episodi che vanno dalle 8 alle 16 pagine. Si parla delle maschere, della Jaguar, del soprannaturale -in una storia scritta da Mario- che non viene mai cansiderato se non in maniera positivista e sempre risolto come una naturalità imposta e invece stavolta avrete probabilmente una sorpresa.

Si trattava di andare a trovare alcuni aspetti di Diabolik che erano proprio all’orlo del suo modo di essere come è stato raccontato in tutti questi anni, per creare un evento che fosse già di per sé legato agli autori che hanno partecipato, ma anche un po’ nuovo dal punto di vista delle storie.

Immagine articolo Fucine Mute

MG: Vorrei sottolineare un’altra cosa. Diabolik ha il grosso limite di non essere mai spiritoso. Questo è strano, perché le sorelle Giussani avevano un grosso sense of humor e quasi tutti gli autori che scrivono per Diabolik sono legati anche a produzioni umoristiche, tutte persone che amano il modo allegro di raccontare, mentre Diabolik è serio, si prende sul serio. Per questo è una soddisfazione essere riusciti a fare una storia di Cavazzano che non poteva che essere divertente. è un altro aspetto inusuale che questo libro propone. Per gli appassionati che amano il Diabolik “imbalsamato” nei suoi limiti sarà un po’ un shock, però ogni tanto bisogna dare una “scossettina” anche a loro.


La pubblicazione del presente articolo è gentilmente concessa dal mensile Fumo di China, che ci ha fornito il testo inedito nell’ottica di una collaborazione che commemori anche on line in quarantennale di Diabolik.

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