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Musica

Nordvargr

Awaken

“Se vado in giro a registrare lo sbattere di una porta, non penso affatto di registrare un rumore, bensì lo spazio in cui quel rumore si verifica”
(Walter Murch, da  Il cinema e l’arte del montaggio — Conversazioni con Walter Murch di Micheal Ondaatje, Garzanti, 2003)

“Awaken” è una co-produzione tra Eibon Records e Code 666, due etichette italiane attente alla musica dark ambient e alle sue contaminazioni con altri generi. L’autore, Henrik Nordvargr Björkk, appartiene alla scena (post)industriale svedese, della quale ha contribuito a disegnare il profilo.
L’album in questione è minimalista e freddo, le sue strutture sono essenziali, i campionamenti scabri, e le percussioni sono di fatto assenti.
Approfitto del fatto che sullo scorso numero di Fucine Mute sia apparsa un’intervista con Magnus Sundström, il quale ha in comune con Björkk la stessa casa discografica d’origine: la Cold Meat Industry, ovvero il “primo motore” della diffusione del genere musicale del quale sto scrivendo. Se confrontiamo i lavori dei due, è più facile descrivere la fisionomia di “Awaken”: laddove “The Protagonist” arricchisce — o forse trasforma — il dark ambient attraverso richiami neoclassici e testi poetici, Nordvargr torna alle radici desolate dell’industrial prima maniera.
L’impressione di trovarsi di fronte ad un lavoro primario e asciutto è rafforzata dall’intervista pubblicata qui sotto, caratterizzata dall’usuale laconicità di un personaggio comunque gentile e disponibile: veniamo a sapere che per questo album egli ha seguito l’istinto e ha improvvisato di più. Dunque, l’immediatezza e l’assenza di fronzoli del disco nascono probabilmente da un approccio creativo libero da razionalità e schemi prefissati e distante — per proseguire il confronto —  dallo stile pomposo e cerebrale di Sundström.
Ne è prova la prima traccia, dove si possono sentire quasi esclusivamente basse frequenze e rumori di fondo, per poi venire atterriti dalla chitarra di “Cellardweller”, il secondo episodio dell’album; proprio quella chitarra mi ha ricordato le parti più lente che si possono ascoltare nel black metal più crudo, altra passione dichiarata da Nordvargr in sede d’intervista, ma questa, per chi ne segue il progetto MZ 412, non è affatto una novità.

A fronte di questo approccio scarno e diretto, il lavoro di campionamento dei rumori diventa quasi inevitabilmente uno dei punti di forza di “Awaken”: basti pensare a “Lament” e ad “Hasrimh”, dove possiamo sentire strepiti e urla assolutamente strazianti e realistiche, il tutto in un paesaggio sonoro spoglio, perché, mai come in questo caso, less is more.
Si staccano da quest’ultima regola i sedici minuti di “Seeds of blood”, la traccia più dinamica di tutte, nella quale compaiono delle vere e proprie percussioni, campionamenti abrasivi, litanie inquietanti, musiche e voci provenienti da qualche trasmissione radiofonica degli anni Trenta e Quaranta, anche se qui potrei sbagliarmi, influenzato dai riferimenti storici di altri progetti del musicista. L’intervista non soddisfa la curiosità di sapere le “fonti” sonore qui utilizzate, le quali sono ulteriore testimonianza del fruttuoso lavoro di ricerca effettuato per i samples, ma evidentemente Nordvargr sa che ciò che non conosciamo è ciò che ci fa più paura, se mi si perdona il luogo comune. Più volte infatti, ci si chiede cosa stia accadendo all’abitante/dweller della cantina/cellar dove questo disco sembra registrato in presa diretta, documento audio di chissà quali efferatezze. è proprio la capacità di rappresentare scene di sofferenza (o inculcare? Dopo che questo sperimentatore ha realizzato il suo progetto “Sleep Therapy” non ne sono più sicuro) uno degli aspetti più positivi di “Awaken”.

Chi segue Nordvargr avrà già questo album, per altro in edizione limitata, chi non sapesse cosa scegliere nella selva delle sue produzioni non sbaglierebbe a procurarselo, e anche chi apprezza questo genere musicale dovrebbe farci un pensierino, visto che ci troviamo di fronte a una produzione più estrema della media e decisamente in controtendenza rispetto a ciò che si ascolta ultimamente.

Intervista

Fabrizio Garau (FG): Poiché siamo una rivista che tra le altre cose si occupa di postmoderno, siamo interessati alla musica elettronica e alla “cultura del campionamento”. Di tale cultura tu sei stato uno dei pionieri: perché hai scelto questo modo di esprimerti?

Henrik Nordvargr Björkk (HNB): Semplicemente perché quella tecnologia era disponibile e noi pensavamo fosse interessante, sia in senso tecnico sia nelle nuove possibilità che la tecnica del campionamento aveva creato…

FG: Hai cominciato negli anni Ottanta, quando alla musica elettronica veniva associato il termine “minimalismo”. “Awaken” mantiene questo approccio minimale. È una scelta estetica conscia o segui semplicemente il tuo istinto?

HNB: In un certo senso ho un approccio conscio a ciò che faccio, ma c’è anche molta improvvisazione (la quale può essere considerata una sorta d’istinto). Ultimamente ho tentato di liberarmi dal mio modo abituale di creare, cercando nuove strade nel registrare un disco e cercando nuove fonti di suoni, così forse puoi dire che adesso sono molto più istintivo rispetto agli anni passati.

FG: “Awaken” è co-prodotto dalla Eibon Records e dalla Code 666. La Code 666 è un’etichetta che segue le contaminazioni tra il black metal e la musica elttronica/sperimentale, e tra l’altro non è la prima volta che “incontri” il black metal. A questo proposito percepisco una sorta di “feeling” comune tra te e band come i primi MayheM, Burzum, Darkthrone. Come descriveresti questo particolare “feeling”?

HNB: Qualche anno fa ascoltavo quasi esclusivamente black metal, ma poi la scena è diventata commerciale e noiosa, e io ho perso l’interesse… Tuttora apprezzo alcune band di quel genere (come Forgotten Tomb, Shining, Naer Mataron per dirne qualcuna), ma attualmente sono più interessato all’aspetto sperimentale e noise della musica.

FG: In “Awaken”, “Seeds of blood” è la traccia più complessa, si distacca dagli altri sette episodi dell’album. Sembra che tu abbia utilizzato diverse fonti per campionare voci, musiche, rumori, percussioni. Ci riveleresti qualcosa della creazione di questo pezzo?

HNB: No, veramente non vorrei… dico solo che ho impiegato molto tempo per arrangiarlo e metterlo insieme.

FG: Non posso ignorare che tu sia coinvolto in varie attività musicali. “Sleep Therapy” sembra un progetto molto ambizioso: puoi raccontarmi qualcosa in proposito?

HNB: Il progetto “Sleep Therapy” è un serio tentativo di creare paesaggi sonori che influenzino il vostro sonno e i percorsi dei vostri sogni. Il box che la Old Europa Café ha pubblicato contiene sette cd per il “trattamento”, ciascuno per ogni notte della settimana, una t-shirt e un ottavo bonus cd. Ho sperimentato con le frequenze theta/delta che agiscono sul cervello, e le ho combinate con musica ambient e rilassante. Il risultato è a dir poco interessante…

FG: Sono sempre interessato al rapporto tra il musicista e il contesto sociale.
Il welfare state svedese è un modello per l’Europa.
La Svezia ha seri problemi con alcolismo, depressione e suicidi. Il governo provvede a soddisfare i bisogni materiali, ma qualcosa di “spirituale” non funziona.
Mi piacerebbe sapere la tua opinione, anche perché la tua musica sembra un modo per esorcizzare un certo disagio interiore.

HNB: Non c’è disagio interiore in me, ma probabilmente starei male se non avessi la musica come sbocco per i miei sentimenti… per quanto riguarda il welfare state svedese… non vorrei entrare nei dettagli, perché l’intervista diverrebbe un piccolo libro, ma quel sistema a cui ti riferisci non esiste più… sta crollando. Problemi con l’alcolismo? Naaahhh… quelli sono i finlandesi…

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