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Scrittura

Michelangelo Camilliti

Per una poesia non coltivabile in serra

Immagine articolo Fucine MuteTiziana Carpinelli: Siamo qui con Michelangelo Camilliti, editore della Lietocolle, e approfittiamo per rivolgergli alcune domande: quali sono le direttive di fondo che l’hanno condotta all’organizzazione della manifestazione Di-versi?

Michelangelo Camilliti: Innanzitutto la manifestazione — che prima si chiamava Poeti per simpatia (nella passata edizione, ndr) –  è stata organizzata nella congiunzione, o meglio, nell’esatta prospettiva che la poesia — e l’arte in genere — possa essere utile alla società anche nei suoi aspetti tristi e possa tranquillamente regalare un sorriso, fare del bene e portare inoltre ad una sorta di presa di coscienza.
Ecco, vorrei sottolineare che la poesia serve anche a questo: a prendere coscienza di determinate realtà che vengono allontanate, come talvolta è uso e costume dei media d’oggi; comunque la poesia ha il compito essenziale di far meditare e di far riflettere, a volte in maniera anche acuta.
Proprio seguendo tale prospettiva noi abbiamo portato la poesia e i poeti direttamente in questi luoghi, e nel caso specifico in un posto che si chiama Simpatia che è una cooperativa che ospita disabili motori gravi.
M’è sembrato utile ed interessante. Devo dire che la manifestazione è al secondo anno e abbiamo fatto effettivamente dei grandi progressi: parecchia gente è venuta, ma non incuriosita, bensì trasportata soltanto da un moto di passione e direi, dalla volontà di esserci, di voler far parte della partita, per vivere una giornata normale in un posto che secondo me è normale, dove di solito sono alloggiate e inserite persone che purtroppo, per loro sfortuna, normali non lo sono più; ma le assicuro che sono persone coscienti, normali, intelligentissime e che con la poesia hanno molto a che fare.

TC: Quali sono invece i suoi attuali progetti editoriali?

MC: Sono i progetti che ho discusso anche in questi giorni con il mio gruppo di amici. La mia è — chiamiamola così — una casa editrice. È un progetto allargato a tante idee e a tante persone. Non sono uno che si chiude a riccio, per cui ogni critica, positiva o negativa che sia, è ben accolta e questo mi dà modo di allargare gli orizzonti, sia a livello di nuove cose, nuovi stimoli, nuove ipotesi, che di lavoro.
Abbiamo deciso che è essenziale creare e portare avanti questa attuale linea editoriale, la quale prevede il coinvolgimento, a volte dire quasi “forzato”, di grossi nomi della poesia e della letteratura italiana che hanno stima della Lietocolle e magari anche del sottoscritto; in questo caso si convincono e li convinco a entrare nel suddetto catalogo, rendendolo, ovviamente ancora più prestigioso e dignitoso.
All’interno di questo catalogo cerchiamo poi di inserire nomi di giovani emergenti, magari alla loro prima pubblicazione e cerchiamo di far in modo che anche questa sia effettivamente dignitosa e cerchiamo di non lasciarli mai soli e di accompagnarli per mano.
Il catalogo ha una funzione essenziale: i grandi laureati della poesia italiana, vedi Neri, Cucchi, Loi, Merini, servono da volano, cioè devono spingere avanti il catalogo e trainarlo.
I giovani, ancor poco conosciuti o del tutto sconosciuti, devono portare avanti con la loro energia una proposta nuova, molto realistica, ma soprattutto densa di entusiasmo.
Non a caso — e di recente, poiché anche oggi ne abbiamo parlato brevemente — Maurizio Cucchi curerà una collana che si intitolerà Opera Prima, vale a dire quattro proposte all’anno di giovani autori che per la prima volta si cimenteranno in una raccolta di versi e la sottoporranno all’attenzione del pubblico e della Lietocolle; non solo, io come editore, assieme a Maurizio Cucchi, cercherò di fare il mio dovere. Crediamo in questi nuovi autori che proponiamo e lui soprattutto ci crede perché si assume anche la responsabilità di essere il curatore della collana.
Porteremo avanti questo progetto (e speriamo fino in fondo) perché non tutti sinceramente ce la fanno: anche dopo aver fatto uno, due, tre libri, non tutti hanno la tenacia e le spalle grosse di coltivare il progetto interiore della loro poesia. Ma qualcuno ce la fa e per questo c’è bisogno di un ricambio generazionale.
Io ne sono convinto. Maurizio Cucchi, Franco Loi, Giampiero Neri, Kemeny, Mussapi e tutti, anche la stessa Lamarque, concordano che una nuova generazione di poeti e di poetesse deve venire fuori e dovrà, col tempo, prendere il posto di quella attuale. Questo è il progetto cui mira la Lietocolle ed è per queste motivazioni che dà molto credito ai giovani: davvero molto credito.

immagine: Marion Lefebvre

TC: Come spiega, lei personalmente, il fatto che assistiamo nell’ambito editoriale alla concentrazione  e pubblicazione di testi di poeti del passato molto importanti e ad una minor diffusione di poeti contemporanei, sicuramente bravi?

MC: Io personalmente, del passato non ho ancora pubblicato nessuno, ma chi fa questo tipo di scelta lo fa probabilmente per un’operazione di mercato: va a giocare sul sicuro. Sa, pubblicare oggi Rimbaud e pubblicare anche lo stesso Montale, eccetera, rappresenta comunque una nicchia certa di vendite.
Pubblicare uno sconosciuto qualunque, prendiamo ad esempio un Christian Sinicco, diventa estremamente difficile: chi lo conosce questo? Cosa scriverà mai? Potremmo vendere dieci copie di questo elemento, di questo giovanotto? Eh, è un incognita.
Allora l’editore deve, o crederci in questa poesia, avere coraggio e osare, o altrimenti ripiegare sui classici, magari greci, magari Saffo…E allora va tutto bene.

TC: So che anche lei è coinvolto in prima persona nella produzione letteraria: ce ne può parlare?

MC: Evitiamo questa dolente nota (sorride, ndr). Io ho fatto una scelta: ho pubblicato due libriccini di poesia. Non è che sia pentito, per l’amor di Dio…Ho fatto un libriccino che ovviamente è fuori catalogo: Lettera ai miei figli, dedicato ai miei bambini che amo moltissimo, e Buon Natale amore mio, una raccolta di poesie, tra l’altro del periodo giovanile, che ho pubblicato e che ripresento per le mie clienti della cartoleria! Io ho una cartolibreria e a Natale (forse per il titolo) quest’opera riesce a vendere qualche copia…
Sto invece lavorando, ormai da cinque anni, ad un progetto importante (importante nel senso che mi prende parecchio tempo).
È un romanzo, però non me la sento sinceramente di parlarne. Se qualcheduno me lo vorrà pubblicare io orgogliosamente, se lo riterrò (dopo attenta lettura) ancora idoneo alla presentazione ad altre persone, lo porterò alla Mondadori e alle grandi case editrici che sono mie concorrenti e che rappresentano, in un certo modo, anche i miei colleghi. Solo allora potrà eventualmente paventarsi l’idea di una pubblicazione; certo non potrò pubblicarla con il marchio Lietocolle, perché sarebbe un assurdo.
Ecco, piuttosto lo farò in tante fotocopie e lo darò agli amici più stretti: «Toglietevi lo sfizio! ». Naturalmente è un gioco, solo un gioco.

TC: Le auguriamo molto successo. Un’ultima domanda, si vocifera nell’ambiente una pubblicazione, una produzione con Sanguineti…

MC: Sì, è vero. Ho accennato ormai la scala progressiva del catalogo Lietocolle che prevede, sempre che sia ben accetto il progetto di cui le parlavo poc’anzi, l’inclusione in questo elenco di quasi tutto il cosiddetto “gotha” della poesia rappresentativa italiana. Mancano alcuni personaggi: manca Giuseppe Conte, manca Milo De Angelis, manca Mussapi di cui però è già pronto il libro, manca Patrizia Cavalli, e manca Edoardo Sanguineti e forse qualcun altro me lo sarò dimenticato, però nell’insieme, dopo aver pubblicato queste persone in piccoli libriccini da collezione, debbo dire di aver creato un catalogo che può essere significativo e che può essere anche l’espressione di un certo lavoro costante nel tempo che mira, con il complice aiuto di questi autorevoli poeti, a creare la struttura, a creare il percorso ideale per tanti giovani che hanno del talento.
La Merini ha detto: “La stoffa (o il talento, adesso non ricordo bene) o ce l’hai o non ce l’hai ”. Io ho visto che qualcuno ce l’ha realmente e allora si deve dargli la possibilità di metterla in concreto al servizio di altre persone, dei lettori in questo caso; altri non ce l’hanno, o hanno comunque delle grandi capacità: significa fare qui il lavoro fitto di editore e saper, alla fine, tirare delle conclusioni: questo è quanto faccio io (sorride, ndr)!
Quando faccio delle presentazioni dico sempre una cosa che fa ridere i miei amici, o i colleghi editori, una frase che ho imparato a memoria, perché l’avevo scritta ed era nata spontaneamente: «La poesia nasce per gemmazione spontanea, non è coltivabile in serre ».
Avevo creato in questo piccolo discorsetto un po’ la sintesi del mio essere editore per gioco, perché in fondo, ripeto, sono un cartolibraio-editore e mi rispecchio, come ha detto Brandolini in un apposito incontro che aveva organizzato a Roma, nelle parole: «Io stampo poesia e sono felice ».

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