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Scrittura

Nelle ferite del Corpo

Taglio intimo di Alessandra Carnaroli

Immagine articolo Fucine MuteGiovane coetanea e poetessa promettente, Alessandra Carnaroli con abilità di stile e precisione chirurgica di linguaggio affonda la sua penna nel tessuto intimo delle lacerazioni dell’anima, soprattutto di un corpo-anima perturbato e amputato dalla schizofrenia di una (post)modernità vissuta con rabbia, nel profondo delle viscere e del sangue. Taglio intimo è una raccolta di poesie, pubblicata da Fara Editore nel 2001, anno in cui è uscita pure l’antologia di poesia nazionale curata da Luciano Troisio Ragioni e canoni del corpo. Versi inediti di poeti contemporanei (Milano, Asefi — Terziaria), nella quale numerosi autori della penisola, e anche della Slovenia e Croazia, hanno presentato composizioni su un tema comune: l’elogio del corpo o di una delle sue parti, come controcanto o canto complementare e integrante levato dai poeti nell’anno dello Spirito, il 2000. Il Corpo reclama le sue ragioni, leva i suoi gridi e grida animali, umane e spirituali di delusione, sconfitta, disperazione, rivincita e speranza. Nell’antologia curata dal mio omonimo, amico carissimo, sono inserite anche due mie liriche — mi si perdoni l’autocitazione: Nella donna è Dio che saltella… e …Amo il tuo corpo. [1] Nulla è per caso e, consapevolmente o no, Alessandra Carnaroli ha partecipato, con la sua pubblicazione presso l’editore Fara, a quest’intimo moto dei creatori di versi di un’intera nazione, staccandosi e distinguendosi dal bel coro multiforme diretto da Troisio con una personale, autonoma, originale,  segnata e sostenuta da già ben riconoscibile poetica individuale, raccolta di versi: Taglio intimo è il titolo, e la promessa, mantenuta.

Nelle cinque sezioni in cui si articola l’ampia sillogevengono dibattuti temi e problemi profondamente radicati nella (post)modernità e si citano, direttamente o indirettamente, movimenti culturali e testimoni importanti di questi nostri tempi. Qualche esempio: psicanalisi, Freud è citato direttamente (<<Quando ti sdrai sul divano / del tuo psicanalista […] / fase orale, anale e genitale […] / — Maledetti lapsus freudiani — […]>)[2], mentre Reich può considerarsi l’interprete scientifico delle problematiche testimoniate fin dalle prime liriche, ovverosia l’inibizione dello scorrere dell’energia orgonica e le conseguenti formazione della corazza e la Peste Emozionale. Il problema de L’assassinio di Cristo [3] sembra palesarsi fin dalla prima lirica: <<[…] acqua santa per benedirmi il culo e la pelle fredda.>>[4]  Nella III:  <<Sono  dentro  la  mia  vita  /  o sono le mie mani a scomparire / per un tuo colpo di bacchetta magica, / oh madrina cara e crudele / che hai ordinato alle mie dita  / di scordare le carezze sui peli e sulle labbra arrossate. / Come posso sentire il calore del sangue / che mi gonfia il ventre di piacere […]>>[5] IV: <<Sono dentro la mia vita / o i miei seni vengono bruciati / dalle fiamme delle tue narici bucate di rabbia: / butti fumo / e fai appassire questi due piccoli boccioli di donna / ormai secchi e storti / come le mammelle aride / di una vacca senza latte;  […] / ormai due piaghe sul torace, […] / due rughe marchiate sulla pelle. […] / Il tuo respiro ha cancellato / la mia anima femmina.>>[6] L’inibizione dell’energia orgonica e la corazza sono connesse all’aggressività e alla morte, mancando la vitalità del corpo e la gioia dell’anima che l’individuo libero e non corazzato possiede. Il problema dell’anoressia viene colto nelle sue ragioni profonde, subito dai primi versi della raccolta Laura Anna centrata sull’argomento e in modo così chiaro e netto da lasciarci stupiti: <<Laura / è lo spazio / che divide / l’abbraccio / di una madre / alla figlia. / Laura è anoressica / e / il vento / quando le passa attraverso / smette di fischiare.>> La densità del significato ci lascia interdetti.

Immagine articolo Fucine MuteIl rapporto difficile dell’anoressica con la madre è diversamente attestato nella poesia immediatamente successiva: <<Laura / vuole / ammazzare il tempo / con / una / potente / scoreggia. / (e anche sua madre).>>[7] L’amore edipico per il padre è citato nella breve prosa lirica Il corpo in quanto tale ( […] come quando tuo padre ti bacia e ti accorgi di non esserne più innamorata[8] […] ) della quale è composta l’omonima sezione. Abbiamo già visto la presenza della rabbia nel rapporto col partner maschile: <<tue narici bucate di rabbia>>; l’uomo è anche visto come colui che offre l’iniziazione alla vita di donna, nella deflorazione: <<Come un buco nella carne che ti bagna gli occhi di piacere per un uomo che ti ha reso donna.>>[9] L’autoerotismo torna, ed è testimoniato come luogo di tensione, evidentemente connessa all’inibizione ricevuta dalla <<madrina cara e crudele>>: tra le cose da mettere nella <<bara di legno laccato>> dove l’autrice dice di voler finire (<<vorrei finire / in una bara di legno laccato […]) c’è <<un fallo di ottone per l’autoerotismo / al posto del dito medio>>[10]) L’incontro con la morte è raccontato in una lirica della sezione Senza titolo: <<Mia nonna / è morta / che sembrava / un uovo di pasqua / io / avevo sei anni / e le scarpe macchiate / di un gusto gelato / che ora / non fanno più.>> Tanta rabbia e verità dolorose, testimoniate ancora in Specchio riflesso: <<Specchio riflesso / (Su tutte le parole coscienziose, / i tuoi benevoli indottrinamenti, / i calci in culo per farmi rigare / dritta, dritta nella retta via / che mille dèi onnipotenti / hanno tracciato / per noi / brave figlie del Controllo Sociale / […] Su tutti quelli che / continuano a buttarmi acqua contro / per spegnere sensazioni brucianti, / specchio riflesso… / sputare contro vento / sarà meno doloroso per i vostri occhi / e per il vostro orgoglio)>>[11] La terra e la vita dei campi sono i protagonisti di una composizione sostenuta da un solido lirismo e segnata da una squisita sensibilità femminile, attenta a valorizzare ed assaporare concretezza, praticità e quanto nutre e rende dolce l’esistenza: <<La terra. // L’ordine, / la concretezza, / il lavoro, / la pelle dura di fatica, / le galline / il grano, / i mattoni, / la briscola, / il ritornello della calma e del riposo, / il sabato della doccia […]>>[12] Il particolare modo del procedere descrittivo richiama a Le cose che fanno la domenica di Govoni; interessante è anche l’antipoetica citazione de Il sabato del villaggio, che diventa <<il sabato della doccia.>>

È citato  Italo Calvino: <<le città invisibili >>[13], e se l’elemento religioso, cattolico, è già presente qua e là lungo tutta la raccolta come luogo di tensioni profonde e solo in apparenza provocatorie, ad esso è dedicata praticamente anche un’intera poesia:

Le onde alte

a saggiare il cielo

e l’odore di dio,

il vangelo secondo Matteo

prima di dormire,

l’apocalisse sotto il letto

s. Francesco dentro il buco di un tarlo

che ti rode il cervello,

la messa è finita andate in pace,

il miracolo della morte che risorge

ad ogni pausa della vita,

ad ogni

                               ritardo del cuore.

La dottrina di suor Lucia

dentro le orecchie lunghe d’asino,

la fede che gonfia le pance di rutti,

la carità che riempie le tombe,

s. Giovanni Rotondo come il mondo

e Maria

alla quale

ho creduto per anni

di poter donare

metà Big Babol.

(Panna e fragola, le migliori.)[14]

Nelle due poesie successive una trasgressività intelligente e densa di richiami ci invita a scendere in una realtà profonda di tensioni: <<Preghiera / a dio onnipotente / che mi salvi dal peccato, / (dall’AIDS, / da ogni pelo incarnito) / e / che urli più forte / del mio punto G.>>[15]; <<Adamo / quel ramo eccitato / mi tenta la peccato. // Che peccato! / Ora debbo partorire / con grande dolore.>>[16] La silloge è conclusa da tre composizioni nelle quali viene adottata la tecnica futurista delle parole in libertà: le tematiche sono la malattia, il silenzio, e l’incapacità di comunicare il dolore, opposti all’eloquenza di un mondo rumoroso che sembra perdere la capacità di ascoltare.

Quella di Alessandra Carnaroli è una poesia ricca di significati profondi e tensioni, di notevole impatto emotivo, originale nella sua genuinità, orgogliosamente femminile come sensibilità e Weltanschauug, a volte provocatoria e trasgressiva, sempre intelligente, indubbiamente capace di indurci a riflettere.

Alessandra Carnaroli, nata nel 1979, risiede a Piagge (PU). Ha partecipato a mostre collettive di pittura e fotografia nelle Marche. Dipinge quadri informali ed è illustatrice nonché scrittrice di favole per bambini. Nel 2001, per Fara Editore, ha pubblicato la raccolta di liriche “Taglio intimo”.


Note


[1] Luciano Troisio, Ragioni e canoni del corpo. Versi inediti di poeti contemporanei, Milano, Asefi – Terziaria, febbraio 2001, pp. 76 – 77.


[2] Alessandra Carnaroli, Taglio intimo, Santarcangelo di Romagna, Fara, 2001, p. 69.


[3] Wilhelm Reich, L’assassinio di Cristo, Milano, Sugarco, 1991.


[4] Alessandra Carnaroli, Taglio intimo, cit., p. 13.


[5] Idem, p. 15.


[6] Idem, p. 16.


[7] Alessandra Carnaroli, Taglio intimo, cit., p. 24.


[8] Idem, p. 30.


[9] Idem


[10] Idem, p. 35.


[11] Idem, p. 59.


[12] Alessandra Carnaroli, Taglio intimo, cit., p. 61.


[13] Idem, p. 63.


[14] Alessandra Carnaroli, Taglio intimo, cit., p. 65.


[15] Idem, p. 66.


[16] Idem, p. 67.

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