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Arte

Stefano Franceschetti

Noi e la Societas Raffaello Sanzio

Urbino memorialeCorrado Premuda (CP): Incontriamo Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti allo Studio Tommaseo di Trieste, venuti per la rassegna di video arte internazionale VideoSpritz. Questa sera presentano alcuni video realizzati in collaborazione con la compagnia teatrale Raffaello Sanzio. Voi lavorate insieme da più di dieci anni e avete fatto un percorso di studi simile, vorrei sapere come si svolge il vostro lavoro “in coppia”: avete dei ruoli prestabiliti?

Stefano Franceschetti (SF): Abbiamo cominciato a lavorare insieme nel 1993. Questo incontro è avvenuto proprio in modo casuale perché ci siamo trovati a collaborare senza conoscerci ad un progetto che ci sembrava interessante (New York e il mistero di Napoli di Giorgio Baratta e Dario Fo) e abbiamo sperimentato con il video delle tecniche che erano forse implicite nel percorso che avevamo fatto fino a quel momento, incentrato su desideri di tipo pittorico più che altro. La scoperta del video e della video arte, avvenuta anche tramite il lavoro di Robert Cahen (un maestro della video arte francese) ci ha portato ad applicare alcune idee che sentivamo non sviluppate, quasi inespresse, con la pittura. Abbiamo investito i nostri soldi per acquistare le attrezzature e il primo lavoro realizzato è stato Urbino memoriale del ’96 che ci ha fatto subito vincere il primo premio al festival di Locarno. Sappiamo che i premi non sono molto importanti ma contano quando un artista inizia un percorso personale rischiando in proprio e diventano stimolanti perché danno la fiducia necessaria a proseguire una ricerca. Questo video è anche il lavoro che ha funto da cerniera tra noi e la Socìetas Raffaello Sanzio, perché in seguito alla visione del filmato Romeo Castellucci ci ha chiamato nel ’99 a realizzare le scenografie elettroniche di uno spettacolo intitolato Voyage au bout de la nuit e da allora collaboriamo stabilmente con questa compagnia.

Cristiano Carloni (CC): Vorrei solo aggiungere che, oltre ad interessarci alla pittura, abbiamo iniziato studiando disegno animato e quindi gli albori dell’arte cinematografica, la nostra tecnica è fortemente caratterizzata dall’uso del cinema d’animazione che contraddistingue il metodo di creazione delle nostre immagini.

CP: Riguardo l’incontro con la Socìetas Raffaello Sanzio, c’era una comunione di idee tra il vostro lavoro e quello che propone questa compagnia teatrale? Com’è stata e com’è attualmente la vostra collaborazione con loro?

SF: Noi seguivamo questo teatro che ci piaceva e avevamo visto, all’inizio dello spettacolo Orestea, una breve proiezione sul sipario: si trattava dell’immagine di un braciere ardente che accese in noi il desiderio di proporre i nostri video in quel tipo di teatro. Spedimmo una vhs con un nostro filmato alla Socìetas Raffaello Sanzio e dopo due anni il regista Romeo Castellucci in maniera molto coraggiosa ci propose di realizzare un video per lo spettacolo Voyage au bout de la nuit tratto dal libro di Céline, della durata di un’ora. Per noi è stato un azzardo accettare perché non avevamo mai realizzato un film così lungo e tantomeno avevamo esperienze di teatro. Abbiamo creato delle scene a ciclo che coprissero questa durata e ci siamo accorti tutti alla prima verifica che le nostre immagini venivano valorizzate dal resto dello spettacolo e viceversa: non c’è stato bisogno di grandi spiegazioni. Nel tempo si sono evidenziate delle strane coincidenze tra le nostre idee e quelle della compagnia.

CP: Ci dite due parole su Genesi, uno dei video in programmazione a Trieste? Come avete lavorato a questo progetto che coniuga l’origine della storia dell’uomo e le proposte teatrali forti della Raffaello Sanzio?

GenesiSF: Genesi è uno spettacolo che conoscerete e che ha segnato un punto altissimo per il teatro contemporaneo. È stato il nostro primo lavoro di “documentazione” e per noi di nuovo è stato un mettersi alla prova con un linguaggio che non conoscevamo o che comunque non avevamo sperimentato personalmente. Abbiamo filmato tre repliche, due a Cesena e una a Bologna. L’atto di montare questo video, che ha assunto la durata di un’ora, può ricordare il lento e malinconico ruminare di una mucca, nel nostro caso di due mucche. Il video Genesi from the Museum of Sleep è stato composto secondo un metodo che abbiamo chiamato di inquieta contemplazione, cioè ci siamo lasciati attraversare dall’intensità e dall’entità delle immagini e dei suoni (creati da Scott Gibbons) mantenendo una grande concentrazione, abbiamo spostato le immagini finali all’inizio, abbiamo creato appositamente delle scene con la tecnica del cinema d’animazione, come il prologo, mandato dei suoni e delle immagini al contrario. Ma tutto questo per un fatto di onestà, cioè per mantenere e ricreare nello spettatore e in noi stessi l’eco commovente dell’opera originale.

CP: Un altro video che vediamo questa sera è Emergenza limbo che parte da una videoinstallazione. Ci vuoi dire due parole su questo lavoro?

CC: È un lavoro di pochi minuti che abbiamo realizzato per un concorso in cui il tema era “emergenza”. Noi abbiamo pensato a una scena in cui c’è un bambino che sembra mutare non solo espressioni ma anche la forma della testa, perché tra i temi che ci interessano c’è sempre quello dell’infanzia, una situazione di prelinguaggio, come ci insegna Romeo, in cui ancora non si pensa attraverso un linguaggio ma si è soggetti a percepire il mondo secondo istinti sensoriali che non sono stati codificati, corrotti dalle informazioni, dai linguaggi prestabiliti, dall’educazione, ma si vedono le cose in una maniera molto spontanea e libera, in cui non c’è niente che sia dato per scontato, e questo è il tipo di sguardo che cerchiamo di ricreare attraverso il video. Questa scena di Emergenza limbo si può considerare una fotografia in movimento perché durante la sequenza non succede niente che possa compromettere la sua tendenza alla sospensione infinita. Però suscita degli interrogativi e una certa inquietudine. Anche il fondale che sta dietro il bambino è abbastanza strano perché ricorda una gabbia che potrebbe imprigionarlo oppure dei sottofondi, i sottosuoli di una prigione o di un’istituzione che lo racchiude. però questo bambino sembra guardarci.

CP: Nei vostri lavori c’è teatro, c’è pittura, ma anche animazione. Pensate di continuare su questa strada o c’è qualche altra forma artistica, qualche altro stimolo che potreste forse prendere in considerazione come nuova sperimentazione?

SF: Il teatro è stato una scoperta, perché a teatro noi ci annoiavamo, poi assistendo a quello della Raffaello Sanzio è avvenuto come un risveglio indotto, le loro scene ci hanno risvegliato nella realtà dell’arte: io dopo il primo spettacolo che vidi, Orestea, non ho dormito tutta la notte. Il cinema d’animazione lo facciamo da quando a quattordici anni ci siamo iscritti alla Scuola del Libro di Urbino. È vero che nel nostro lavoro i linguaggi si intrecciano però è anche vero che alla fine ogni linguaggio ha le sue regole e alcune vanno rispettate, altre no. Quando si sperimenta si rischia in prima persona. Come nuova sperimentazione pensiamo ogni tanto a un lungometraggio, ci sarebbe già un buon soggetto, ma abbiamo poco tempo perché attualmente siamo concentrati sul progetto teatrale Tragedia Endogonidia di Romeo Castellucci, un ciclo di undici spettacoli creati appositamente per dieci città europee che idealmente non concede repliche ma che prevede un video di documentazione per ogni città, per ogni episodio.

CC: Questo lavoro ci assorbe parecchio e rimane poco tempo per concretizzare poche cose. Ci ha investito anche di responsabilità perché sentiamo il peso di dover documentare uno spettacolo come questo così complesso e innovativo nella maniera più rispettosa e allo stesso tempo più espressiva, di cui rimarrà soltanto la nostra “memoria”. Comunque stiamo seguendo anche altri gruppi teatrali, realizzando videoscenografie che ci costringono ogni volta ad affinare le nostre tecniche, vorremmo inoltre produrre altri video e realizzare opere per gallerie d’arte, tipo installazioni, abbiamo diversi progetti che dovremmo realizzare piano piano.

SF: Due installazioni le proponiamo al TTV di Riccione che quest’anno si terrà dal 26 al 30 maggio.

Emergenza limboCP: Vi faccio un’ultima domanda sulla video arte, per tornare alla rassegna all’interno della quale presentate i vostri video: c’è qualche artista attualmente in Italia o all’estero che vi piace, di cui seguite il lavoro, o magari con cui vorreste collaborare?

CC: Come ha detto prima Stefano, ci sono altri artisti in Italia, ci sono diversi giovani che si stanno occupando di quest’arte di cui siamo amici o che conosciamo. Chiaramente tutto quello che viene prodotto in Italia e all’estero ci interessa, ci sono tanti nomi, per esempio ci piace il modo di documentare di Straub e Huillet, ma anche di tutti quelli che stanno sperimentando, non solo nella video arte. Il nostro lavoro non appartiene proprio ad un genere specifico, non è propriamente cinema d’animazione, non è teatro, non è video ma sta sempre al confine di questi generi e mi sembra che l’arte contemporanea si stia muovendo sempre più in questa direzione, nella commistione delle tecniche e dei linguaggi.

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