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Cinema

Thomas Vinterberg, la sorpresa del dogma

Thomas VinterbergL’omaggio a Dogma 95, organizzato da Circuito Off Venice International Short Film festival è stata un’occasione per approfondire un movimento trattato spesso con molta superficialità dagli stessi addetti ai lavori e che invece si pone come il più importante evento cinematografico degli ultimi dieci anni. In sintonia con la sua linea di ricerca, Circuito Off ha presentato un omaggio non accademico a Dogma con una selezione assolutamente libera di corti rigorosamente poco visti se non addirittura inediti come Nocturne (1984) e Images of relief di Lars von Trier (1982), The perfect Human (1967) di Jorgen Leth — il co-autore, insieme a von Trier, del recente The five obstructions – ed infine Last round (1993) e The boy who walked backwards (1994) di Thomas Vinterberg.

La rassegna ha dato spunto ad un forum di discussione coordinato da Tina Porcelli che ha visto la presenza del regista danese Thomas Vinterberg, autore del primo film dogma della storia, Festen Festa in famiglia. Il film, interamente girato con macchina a mano effetto “mal di mare” e corpi violentati dalla luce naturale, è un feroce ed impietoso ritratto antiborghese di una ricca famiglia danese che si riunisce nella casa di campagna per celebrare il sessantesimo compleanno del patriarca. Helge, questo è il suo nome, non vede l’ora di riunire i suoi figli per rinsaldare i legami all’interno della famiglia; ma quando scende la sera e si dà inizio alla cena, tutto precipita. Sulla festa di famiglia aleggia il fantasma della figlia del patriarca, Linda, morta suicida in circostanze misteriose. Se a rivelare le ragioni che l’hanno spinta alla morte è il fratello Christian, trentenne insicuro e tormentato, un Amleto contemporaneo splendidamente interpretato da Ulrich Thomsen, gli altri due figli non sono da meno: Michael è un bevitore che sfoga le proprie pulsioni sulla moglie e Helena si ribella all’autorità paterna e giunge alla festa accompagnata da un fidanzato di colore. Presentato al festival di Cannes nel 1998, Festen trionfò tra lo choc e il clamore generali aggiudicandosi il Premio della giuria.

Le dieci regole che i detrattori di Dogma 95 ribattezzarono malignamente come “limiti” all’uscita del manifesto, consentirono all’allora appena ventinovenne Vinterberg di realizzare un lavoro altrimenti immenso e complicato come la realizzazione di un film. Appena uscito dalla Film School di Copenhagen, il giovanissimo regista si ritrova improvvisamente catapultato in tutt’altro genere di “scuola” ma dove vigono delle regole altrettanto precise e severe e dove è riconosciuto il ruolo di capogruppo, se non addirittura di maestro, a von Trier.

Immagine articolo Fucine Mute

L’esistenza di queste regole però non ostacolava in maniera negativa la produzione del film. Anzi secondo Vinterberg, hanno rappresentato le fondamenta giuste e solide senza le quali sarebbe stato decisamente impossibile creare un film realizzato peraltro con un budget ridotto come Festen.

Il regista ha raccontato durante il forum che con questi presupposti il set di Festen rappresentava un luogo di gioco e momento di divertimento da condividere insieme agli attori e a tutti gli altri componenti della troupe. Com’è noto, von Trier durante la lavorazione di Idioti riceveva in casa gli attori completamente nudo per spingere la situazione oltre i limiti; in linea con l’obiettivo principale che i registi Dogma si proponevano, ovvero quello di  “spogliarsi” da ogni convenzione per lasciar affiorare la parte più vera della personalità che poi sarebbe andata a confluire spontaneamente e direttamente nel film. In questo modo anche il limite del budget economico, nel caso di Festen praticamente inesistente, forniva un pretesto in più per divertirsi: in assenza di una vera e propria colonna sonora, tutti gli attori non si sono certo persi d’animo ed anzi, si sono improvvisati cantanti!

E sempre per restare nell’ambito dei retroscena, l’idea per la sceneggiatura di Festen è arrivata dall’ascolto di una trasmissione radiofonica in cui un uomo raccontava di aver “smascherato” di fronte all’intera famiglia il padre colpevole di aver commesso degli abusi sessuali sui figli.

Immagine articolo Fucine Mute

Alquanto incuriosito, Vinterberg contattò un avvocato per sapere a quali guai sarebbe andato incontro se avesse usato questa storia per trarne un film. L’avvocato rispose che un’operazione del genere equivaleva ad una violazione della privacy e che la persona in questione avrebbe potuto denunciarlo in tutti i paesi nei quali il film sarebbe stato distribuito. Dopo la proiezione al Festival di Cannes, tutta la stampa si mise in testa di cominciare la caccia alla vera famiglia, ma senza riuscirci. Vinterberg, aiutato da una giornalista riuscì finalmente ad incontrare Alan che, benché fosse già colpito dall’Aids, sembrava contento di conoscere un regista divenuto famoso grazie alla sua storia e prese a raccontare di alcuni ricordi legati alla figura paterna, mostrò le foto della famiglia e parlò a lungo della sorella morta. Consultati gli altri membri della famiglia, risultò che Alan non aveva mai avuto una sorella e che tutta la storia era completamente inventata. La giornalista si ammalò di stress e accusò Alan di aver mentito per senso di protagonismo. Quell’uomo, è la conclusione dell’incredibile storia di Festen da cui è stata tratta anche una piéce teatrale di discreto successo, è morto da poco in un incidente stradale.

Il manifesto redatto da Vinterberg, von Trier & co. ha assunto alla sua uscita un significato politico ben preciso, riconducibile all’idea di “democratizzare il cinema” attraverso l’uso del digitale che, infischiandosene della critica ufficiale, si è tradotto in breve tempo in una vera e propria filosofia per migliaia di giovani e aspiranti filmakers. Poiché a distanza di ormai quasi dieci anni il gesto di rottura del Dogma ha comprensibilmente perso smalto, all’indomani di Festen la domanda è sorta spontanea: “Che cosa possiamo fare concretamente dopo aver realizzato un film dogma?”

La risposta davvero sorprendente la fornisce lo stesso Thomas Vinterberg sul sito ufficiale del secondo film da lui scritto e diretto It’s all about love.

Ambientato in un futuro non troppo lontano in cui la terra è soggetta ad improvvise e frequenti glaciazioni, It’s all about love è la storia di John (Joaquim Phoenix), un importante uomo d’affari, e di sua moglie Helena (Claire Danes), una campionessa di pattinaggio su ghiaccio. Vissuti separati per lungo tempo a causa delle loro rispettive carriere si ritrovano a New York dove compiranno ogni tentativo possibile per salvare il loro amore.

Immagine articolo Fucine Mute

L’intenzione di Vinterberg per questo nuovo film è stata quella di realizzare l’esatto contrario di Festen e di ciò che diceva il manifesto Dogma.

“D’altra parte” — è una delle numerose dichiarazioni del regista leggibili sul sito — “nella mia vita c’è la mia professione, alcuni buoni amici, una moglie e i bambini che mi mancano durante i miei viaggi; ripetere l’esperienza Dogma dopo il successo di Festen sarebbe stato un gravissimo errore. Sono convinto che tutto quello che è mera ripetizione rappresenta un pericolo di altissimo livello, soprattutto per chi come il sottoscritto è sempre alla ricerca di nuovi terreni da esplorare”.

Thomas Vinterberg, nato nel 1969, entra alla Scuola nazionale di cinema di Danimarca nel 1989 come il più giovane studente che la scuola abbia mai avuto. Si laurea nel 1993 con il cortometraggio “Last Round” che viene nominato all’Academy Award nel 1994.
Nel 1994, gira il corto “The Boy Who Walked Backwards” che vince diversi premi. Nel 1995, dà vita insieme al suo amico regista Lars von Trier al movimento cinematografico Dogma 95. L’anno successivo dirige il suo primo lungometraggio intitolato “The Greatest Heroes” che riceve tre premi dalla Danish Film Academy e altri a Rouen e a Madrid. Nel 1997 realizza il primo film fatto secondo le regole del Dogma: “The Celebration”. Il film ottiene una quantità spropositata di riconoscimenti in tutto il mondo; tra gli altri: il Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 1998, il Fassbinder Award agli European Film Awards (1998), l’L.A. e il N.Y. Film Critics Awards (1998), sette premi dalla Danish Film Academy e tre premi dalla Danish Film Critics Society.
Nel 2000 Vinterberg e gli altri tre fratelli del Dogma dirigono l’esperimento Dogma per la televisione: “D-Day”. Al Festival di Cannes del 2003 presenta il suo ultimo film “It’s all about love”. L’attesissimo nuovo progetto di Thomas Vinterberg è “Dear Wendi”, un film in lingua inglese scritto da Lars von Trier e che prevede un cast internazionale. Le riprese sono cominciate nell’estate del 2003.
Fonte: circuitooff.com

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