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Omnia

Absolute Jukebox

Solo la techne si ascolta


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Nella formazione di Antunes (paolista, classe 1960) parola e musica si incontrano e si mescolano da sempre nel percorso creativo: “La canzone è un gesto organico” dice Antunes. “Quando scrivo a volte parto dal testo, altre volte dalla musica e mentre compongo capisco subito se il verso sta nascendo per essere cantato, letto, guardato, o tutte queste cose nello stesso tempo”.
La carica significativa della parola trova dunque in Antunes nuove vie di espressione, e già nel 1993 l’artista produce Nome (la prima di una lunga serie di opere “multimediali”), un cd musicale unito a un libro di versi e a un video di animazione, che viene apprezzato e celebrato in molti festival internazionali.

Oltre alla recente collaborazione con i Tribalistas e ai diversi celebri album come solista, Antunes compone anche musiche per il cinema (tra gli altri per Blue in the face di Paul Auster e Wayne Eant) e per la danza (Corpo — tunes è composto per l’omonimo gruppo di danzatori di Minas Gerais). Otto le sue pubblicazioni di libri di poesia (tra cui testi di video poesia in Ou e, e versi associati a immagini fotografiche in Palavras desordem e Et eutu) e numerose le partecipazioni a importanti antologie di poeti: non stupirà, pertanto, la forza espressiva delle letture che (assieme a Lello Voce) Antunes “performerà” per celebrare l’opera antologica di Haroldo De Campos, tradotta e presentata per la prima volta a Monfalcone. Straordinario anche il contributo dell’artista alle mostre di video-poesia, di arti grafiche e plastiche.
Con Calligrafia (1982), la prima delle sue esposizioni, Antunes delinea già il suo interesse poliedrico per la parola: l’arte del disegno manuale delle parole è un territorio ibrido tra i codici visivo e verbale; la scrittura ha una sua “intonazione grafica”, è un gesto; le sue linee, il suo andamento, le curve suonano ai sensi con la stessa forza delle parole dette. Si è inoltre appena conclusa a Porto Alegre la sua mostra Palavra Imagem, in cui l’artista rivede se stesso in sessanta opere grafiche, e ammette definitivamente di sentirsi un “refazedor” delle proprie ispirazioni. Allo stesso modo, nella performance monfalconese che si è fin da subito preannunciata raffinata e stupefacente, Antunes “ri-elabora” i suoni, sperimenta nuove vie tecnologiche, corregge, modifica e sostituisce le proprie parole, le intona, le fa giocare e trasformarsi assieme agli strumenti che le veicolano al pubblico.



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Nanni Balestrini, nato a Milano nel 1935, all’inizio degli anni Sessanta, fa parte dei poeti “Novissimi” e del “Gruppo 63”, che riunisce gli scrittori della neoavanguardia. Nel 1961 compone la prima poesia realizzata con un computer e espone i primi Cronogrammi.
E’ l’autore del ciclo di poesie sulla Signorina Richmond e della trilogia La Grande Rivolta (Vogliamo tutto, Gli invisibili e L’editore) da poco riedita da Bompiani, sulle lotte del movimento negli anni Settanta. Recentemente ha pubblicato Tutto in una volta (antologia di poesie 1954-2004) e il romanzo Sandokan, storia di camorra.

Parallelamente a quella letteraria svolge un’attività nel campo delle arti figurative. Ha esposto in numerose gallerie in Italia e all’estero, alla Biennale di Venezia e al Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Le sue poesie e i suoi romanzi sono tradotti e letti in tutto il mondo.
Grande poeta della Neoavanguardia italiana, Nanni Balestrini è da decenni uno dei protagonisti della letteratura italiana: da quando, sperimentatore instancabile, passò dalla prima creazione poetica realizzata con un calcolatore IBM alla poesia fonetica eseguita nei laboratori di fonologia della Rai, per approdare alla poesia come azione teatrale, a quella che lui stesso definisce “Opera-Poesia”.



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Luca Bassanese è un cantautore attento e un poetico narratore del nostro vivere, che racconta in maniera cosmopolita e aperta, desideroso di conoscere e confrontarsi con nuove culture. Lo dimostra anche il suo modo di fare musica, che unisce la tradizione italiana (Fabrizio De Andrè, Rino Gaetano) alla patchanka (Manu Chao, Mano Negra) e alle cadenze balcaniche. Con fini è il brano che l’ha portato a vincere all’ultima edizione del “Premio Recanati”, tra i più importanti festival della canzone d’autore italiana. Il 18 marzo 2005 è uscito il suo CD “EP” dal titolo Oggi che il qualunquismo è un’arte mi metto da parte e vivo le cose a modo mio, con quattro tracce, come anteprima all’album in uscita per ottobre 2005.
Vincitore all’ultima edizione del prestigioso Premio Recanati per la migliore musica, Luca Bassanese è una delle nuove promesse della canzone d’autore italiana: l’impegno e la denuncia sociale, un linguaggio moderno e smaliziato, il ritmo incalzante, inesorabile sono le sue più originali caratteristiche.



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Daniel Beaty è attore, cantante e poeta: lavora negli Stati Uniti, in Europa e in Africa come performer nei generi più vari di rappresentazioni, dalle presenze televisive ai concerti come solista, alle produzioni teatrali e ad opere performative; si è esibito alla Casa Bianca, al Kennedy Center, in un tributo a Ruby Dee e Ossie Davis e all’Apollo Teather.
Ha vinto il “Gran Slam 2004” nel famoso NuyoricanPoet’s Cafè e il “Fox Networks National Redemption Slam”.

Le sue opere di teatro e le sue sceneggiature sono state scelte per collaborazioni con The Public, BAM, New York Theater Workshop, La Mama, American Conservatory Theater, Yale University e molte altre importanti istituzioni. Il suo spettacolo EMERGENCE-SEE! prodotto dall’Executive Director del celebre Def Poetry è stato recensito come “un’affascinante e brillante per l’Executive performance oratoria” e come “novanta minuti abbaglianti pieni di momenti memorabili… intensi… divertenti” (New York Times). Beaty è fondatore e presidente di Powerhouse Etertainment, LLC ed è anche impegnato nella didattica (workshops di teatro e poesia) per studenti di tutte le età. La poesia fresca e giovane, l’entusiasmo dell’essere in scena, la personalità calda ed avvolgente, la spontaneità dell’interpretazione sono le caratteristiche che fanno di Beaty una delle realtà più promettenti dello spoken word internazionale.



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Luigi Cinque è importante interprete del multiculturalismo e della frontiera dei linguaggi. Ha frequentato assiduamente come strumentista e compositore la nuova musica di tradizione classica e il jazz internazionale e sin dagli anni Settanta lavora sulle possibilità di integrazione tra i moduli espressivi mediterranei, il jazz e la musica colta. La partecipazione al “Canzoniere del Lazio” (famoso per la diffusione della world music), al teatro d’avanguardia e alla nuova scrittura scenica e l’attenzione alla sperimentazione musicale multimediale lo fanno tra i più importanti anticipatori delle nuove tendenze contemporanee in Italia.
Scrive e dirige opere contemporanee e grandi eventi metropolitani di musica e immagine in importanti piazze internazionali; fonda l’etichetta indipendente MRF5 (centro di produzioni ed edizioni multicodice) e pubblica tra gli altri con CRAMPS, Ricordi, BMG, Fandango. Premiato come regista al Festival del Cinema di Salerno, si fa apprezzare anche come videomaker, collaborando con Rai, Artè France ed altre strutture internazionali (Spagna, Canada).
Ha al suo attivo due pubblicazioni (il saggio Kunsertu e il romanzo La banda dell’idiota) e collabora con importanti testate giornalistiche.
Fonda nel 1997 il Festival “romapoesia” e insegna Storia della Musica all’ Università “La Sapienza” di Roma. Con la Tarantula Hypertext O’rchestra (versatile band di interpreti provenienti anche da jazz e musica colta) pubblica Tangerine Cafè (votato come miglior disco europeo nel febbraio 2003).

E l’affinità di intenti e di tecniche con la preziosa voce di Raiz si fa già molto efficace: i ritmi ipnotici, l’ossessione ritmica e armonica delle sonorità mediorientali, fondono e contemporaneamente si contrappongono agli interventi tecnologici sul suo suono, alle sonorità del nuovo jazz europeo. Così, sullo stesso piano e con la medesima forza espressiva si rinnova a Monfalcone la collabora collaborazione con l’ex leader degli Almamegretta, ben noto alle cronache musicali per l’identificazione con la Napoli dei primi anni Novanta: una voce appassionata, calda e ruvida allo stesso tempo che dai club del centro storico napoletano e dai centri sociali esplode presto verso un mondo che non accetta più confini tra la realtà partenopea e il resto del mondo, né, soprattutto, tra la tradizione e la modernità.
Reggae e funky vivono nell’ugola carnale di Raiz e dopo gli Almamegretta la curiosità e la voglia di crescere lo portano oltre: collabora con importanti partner (i Massive Attack, Pino Daniele, gli Orche Orchestral World Groove di Gaudì ed altri) e si dedica al teatro (recita Brecht e la beat generation) e al cinema come attore e come autore di colonne sonore (Luna rossa di Antonio Capuano).
A rendere ancora più suggestivo e desueto il clima dei racconti di Konzert è la partecipazione di Shafqat, giovane artista pakistano internazionalmente conosciuto ed apprezzato (famosi, tra gli altri, i suoi assoli giovanili di canto virtuosistico di raga, tipiche melodie mediorientali), che ibrida l’antica tradizione musicale del Sufi con le contemporanee strumentazioni jazz e soft-rock americane.



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Gabriele Frasca (Napoli, 1957) — Ha pubblicato raccolte di versi, romanzi, saggi e traduzioni (Samuel Beckett e Philip K. Dick) per editori come Einaudi, Cronopio, Meltemi, Costa & Nolan. La compagnia Giardini Pensili è stata creata nel 1985 a Rimini come ensemble basato sulla collaborazione tra artisti, teorici, tecnici per la creazione di opere legate alla sensorialità e all’incontro di tutte le arti. Al centro del lavoro l’investigazione sul linguaggio, sulle nuove tecnologie, sulla relazione tra memoria e modernità, sull’esplorazione e intervento nello spazio urbano e nel public space, sul suono in ambito architettonico e spaziale. Presenta suoi progetti nei principali teatri e festival in Europa, Americhe, Medio Oriente, Russia.
Roberto Paci Dalò
(Rimini, 1962) — Regista e musicista ha lavorato per teatro, radio e cinema. Direttore artistico di Giardini Pensili.

Rimi è un’esperienza scenica, mobile, ed è per questo che i testi di Rimi non prevedono una pubblicazione cartacea. è la scena stessa che deciderà nel corso del tempo il/i supporto/i di quest’opera che programmaticamente vuole essere fluida, leggera, mutevole, rischiosa. Rimi propone moduli rappresentati di volta in volta in maniera differente e che si sviluppano organicamente e scenicamente ad ogni presentazione. Gabriele Frasca e Roberto Paci Dalò proseguono così un lavoro — nato nei territori della radiofonia ma proseguito in una serie continua di collaborazioni — di cui la parte più visibile è la creazione di concerti, performance, progetti editoriali e spettacoli quali, recentemente, la messa in scena dell’azione lirica in tre atti Stelle della sera (Rimini, maggio 2005).
Il progetto Rimi si propone di realizzare ed “eseguire” un’autentica “letteratura” da ascolto. È indubbio infatti, come ha dimostrato una volta per tutte il filologo Paul Zumthor, che quella che noi comunemente chiamiamo “letteratura” si riferisce ad una forma d’arte legata al linguaggio che deve la sua stessa esistenza, nonché la sua diffusione, alla “civiltà del libro” (e alla sua ipertrofia tecnica determinata degli effetti della stampa). In un’epoca così dichiaratamente post-tipografica come quella nella quale viviamo, tutta pervasa dal risuonare delle voci dei media elettrici (ed elettronici), pensare alla “letteratura” come ad un oggetto estetico “volatile” e legato all’atto performativo è forse l’unico rimedio alla marginalità coatta in cui è stata confinata ogni forma d’arte non immediatamente riconducibile alla merce massmediale.



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“Noi non abbiamo più diritto di paternità sullo Spoken Word
di quanto non ne abbia chi vive sulla luna: esso viene così com’è dalla nostra
terra madre. Ma noi semplicemente accettiamo che ci sia qualcosa che possiamo
fare qui fuori. Le persone hanno bisogno di un punto fermo, di un faro. E noi
non abbiamo problemi a far loro luce”. Così scrive Oyewole, già negli anni
Sessanta, perfettamente conscio della rivoluzione che si appresta a cominciare.

Prima
che il rap costruisse la propria identità, un gruppo di giovani afro-americani
decideva di raccontare le durezze della società statunitense del proprio tempo:
l’opera di quegli artisti, che sarebbero poi diventati l’anima dei Last Poets, è
risultata profetica e ancora oggi è di profonda ispirazione per le nuove
generazioni. I Last Poets irrompono sulla scena musicale e poetica americana
usando un linguaggio quasi inimmaginabile per i tempi del loro esordio; un
linguaggio che pochi altri gruppi avevano “osato” utilizzare prima e che ancora
oggi colpisce per la sua durezza e la sua estrema raffinatezza formale. Razzismo,
povertà, battaglie sociali, diritti civili, integrazione sono narrati dai rapper
(rap è denuncia, condanna) con il mezzo più semplice e allo stesso tempo più
completo: la parola, appoggiata sul ritmo musicale e sostenuta dalla spontaneità
del gesto corporeo. Questa è la modalità che tutte le generazioni rap hanno dopo
di loro ereditato, trasformato, esasperato.
Abiodun Oyewole, David Nelson e Gylan Kain si riuniscono come Last Poets il 19
maggio del 1968, anniversario della nascita di Malcolm X, nel Mount Morris Park
di Harlem a New York. Scelgono il nome ispirandosi a un’opera del poeta
sudafricano Little “Willie” Kgositsile, uno dei leader del movimento di
liberazione, che dichiarava la fine degli anni Sessanta come l’ultima età dei
poeti, prima della completa supremazia delle armi: “Quando il ventre del
tempo fa nascere gli attimi, nes nessun’arte, nessuna parola ci può essere…
L’unica poesia che si fa sentire è la punta d’acciaio che gira nelle ferite, e
infierisce fin nel midollo dei disgraziati… Per questo noi siamo gli ultimi poeti
del mondo”.
Il gruppo è poi lanciato dal produttore jazz Alan Douglas nei primi anni
Settanta, a cui risalgono i celeberrimi versi di Niggers are scared of
Revolution
e This is madness. Durante i trent’anni di attività i Last
Poets hanno prodotto più di una dozzina di album e svariati libri.



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Rosaria Lo Russo, poetessa, traduttrice, saggista, lettrice e performer, ha pubblicato numerosi libri di poesia. È di recente pubblicazione il volume di poesia con cd audio Lo Dittatore Amore. Melologhi (Milano, Effigie, 2004). Sue poesie, traduzioni (da John Donne, Sylvia Plath, Anne Sexton) e saggi critici appaiono su numerose riviste e in varie antologie; cura inoltre tre volumi di traduzioni di poesie di Anne Sexton e la traduzione delle poesie di Erica Jong.
Come performer di testi suoi o di altri poeti contemporanei e non, partecipa a varie rassegne, collaborando, fra gli altri, con Piera degli Esposti, Iosif Brodskij, Mario Luzi, Giorgio Caproni, Nanni Balestrini, Friederike Mayröcker, Erica Jong.

Nel 2004, con Penelope. Tragicommedia lirica in un atto, vince il palio poetico-musicale “Ermo colle”.  La poesia di Rosaria Lo Russo, scritta per essere messa in voce di donna, è poesia teatrale e “barocca”. Parodia della Tradizione letteraria, dissacrazione appassionata delle tradizioni popolari e misticismo amoroso si incontrano e scontrano nel paesaggio linguistico tosco-calabrese che è la fonte del suo linguaggio poetico.



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Tommaso Ottonieri vanta già una pluridecennale attività di pubblicazioni: in poesia e in prosa, tra gli altri, ricordiamo Dalle memorie di un piccolo ipertrofico (Feltrinelli, 1980, introdotto da Edoardo Sanguineti, Coniugativo (Corpo 10, 1984), Crema Acida (Lupetti e Manni, 1997), L’album crèmisi (Empirìa, 2000), Elegia Sanremese (Bompiani, 1998, introdotto da Manlio Sgalambro), Contatto (Cronopio, 2002); e i saggi di La Plastica della Lingua. Stili in fuga lungo un’età postrema (Bollati Boringhieri, 2000, per cui ha curato anche Bassa Fedeltà. L’arte nell’epoca della riproduzione tecnica totale). Molti i suoi interventi su quotidiani e periodici (tra cui l’Unità, Liberazione, il manifesto, Blow Up) e le partecipazioni radiofoniche (Radiouno e Radiotre).

Di recente ha pubblicato Concerto (in Le finestre sul cortile, a cura di S. Scateni, Quiritta, 2005), Prima del crash (in Il libro a venire, a cura di A. Cortellessa, “il verri”, numero monografico del maggio 2005).
La poesia essenziale, di profondo impegno e grande ispirazione di Tommaso Ottonieri si espan espande dal palcoscenico, avvolta dai suggestivi videofondali di Verde e supportata dalle sperimentazioni della musica concreta di Maurizio Martusciello, per una performance plurisensoriale ed intensa che si prospetta di straordinario coinvolgimento.



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Elio Pagliarani è nato a Viserba, Forlì, nel 1927. Presente nell’antologia dei Novissimi, ha fatto parte del Gruppo 63. Se nelle prime raccolte degli anni Cinquanta (Cronache e altre poesie, 1954; Inventario Privato, 1959) aveva proposto un originale sperimentalismo, nei volumi degli anni Sessanta (La ragazza Carla, 1962; Lezione di fisica, 1964; Lezione di fisica e fecaloro, 1968) si è mostrato vicino alle prove della neoavanguardia. In seguito è andato accentuando una ricerca sulla dimensione ritmica del testo, privilegiandone le strutture seriali e iterative. La ballata di Rudi (1995, premio Viareggio) è un vasto poema di cui aveva dato un’importante anticipazione con Rosso corpo lingua oro pope-papa scienza. Doppio trittico di Nandi, apparso nel 1977.

Pagliarani è anche autore di testi teatrali (Pelle d’asino, in collaborazione con A. Giuliani, 1964), di antologie (I maestri del racconto italiano, in collaborazione con W. Pedullà, 1964; Manuale di poesia sperimentale, in collaborazione con G. Guglielmi, 1966). Ha raccolto le sue cronache teatrali nel volume Il fiato dello spettatore (1972). In anni più recenti ha pubblicato Esercizi platonici (1985), Epigrammi ferraresi (1987) e Epigrammi da Savonarola Martin Lutero eccetera (2001).
Elio Pagliarani, tra i maggiori protagonisti del nostro secondo Novecento poetico, membro dei Novissimi e del Gruppo 63, da decenni disegna con spietata ed inimitabile efficacia la realtà contemporanea; ascoltarlo dal vivo è un’esperienza irrinunciabile e intensa, grazie anche alla forza e all’espressività che da sempre contraddistinguono i suoi reading.



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Nata a Leningrado, Alexandra Petrova ha vissuto a lungo in Israele e da sei anni risiede in Italia. Oltre a numerose collaborazioni con varie e qualificate riviste italiane e straniere, ha pubblicato nel 1994 la raccolta poetica Линия отрыва (Punto di distacco) e nel 2000 il libro di prose e poesie Вид на жительство (Permesso di vivere o Permesso di soggiorno, o anche Veduta sull’esistenza), “short list” del “Premio Andrei Belyj” delle edizioni NLO.

È del 2003 l’operetta filosofica in dieci scene I pastori di Dolly. Oltre che in italiano (una trentina di poesie sono uscite sulla rivista Poesia nel numero di dicembre 2002, che le ha anche dedicato la copertina; nel 2003, numerose sue poesie sono state tradotte nell’antologia La nuova poesia russa), i suoi testi sono stati tradotti in ebraico, inglese, slovacco, portoghese e cinese. Alexandra Petrova, poetessa russa tradotta e stimata internazionalmente, porta con sé la sua forte ed intensissima poesia fatta di immagini fulminanti e spietate.



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Cesare Tomasetig ha ideato il “Mittelfest”, celebre festival di prosa, musica, danza, cinema, arti visive e marionette dei Paesi del Centro Europa che si tiene a Cividale del Friuli, in provincia di Udine. Coordinatore delle prime due edizioni (1991 e 1992), fino al 2001 è responsabile del “Progetto Poesia” del Festival. Al “Mittelfest” presenta La forza che le idee hanno da sole e Retorica su Cividale, un Festival, le congiunzioni e e ma e qualche sentimento. Scrittore, poeta, fondatore e direttore della rivista Mitteleuropa, pubblica, fra le altre, le raccolte Alienazione (1964), Stagione (1968) e Strog: il vodnik del Lemene (1997).



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Vincitore all’ultima edizione del Premio SIAE-Tenco per l’originalità della sua musica, Stefano Vergani offre al pubblico una felice risoluzione del rapporto tra parole e musica, che esalta la sua preziosa gamma di contenuti e di “universi” emozionali. è sicuramente uno degli autori più raffinati e maturi delle nuove generazioni.
Stefano Vergani  è un esordiente di rango della nuova scena della canzone italiana di qualità, come attestato dal premio SIAE 2004, consegnatogli durante la sua apprezzata partecipazione alla rassegna della Canzone d’autore del “Club Tenco”. Ad aprile 2005 è uscito il suo album d’esordio: La musica è un pretesto la sirena una metafora, un continuo, incalzante, susseguirsi di mondi e colori, di personaggi che, come fuochi artificiali, irrompono sulla scena, musicalmente sostenuti dalla sua voce calda e “ruffiana”, e dagli energici “crescendo” che rendono tutto fantasioso, eppure fin troppo concreto nella descrizione degli ambienti cui autobiograficamente l’autore si riferisce: bar, stazioni e donne. Undici brani, interamente composti da Vergani, ed eseguiti con lui dall’incontenibile effervescenza della piccola, ma preziosa, Orchestrina Pontiroli.
Vincitore all’ultima edizione del Premio SIAE-Tenco per l’originalità della sua musica, Stefano Vergani offre al pubblico una felice risoluzione del rapporto tra parole e musica, che esalta la sua preziosa gamma di contenuti e di “universi” emozionali. è sicuramente uno degli autori più raffinati e maturi delle nuove generazioni.

Durante il mese di ottobre 2005, Monfalcone si è trasformata in città della poesia. I giorni 6, 7 e 8 ottobre, infatti, ha avuto luogo a Monfalcone, presso il Teatro, la Galleria e la Biblioteca Comunali, il Festival Internazionale Absolute Poetry – October Poetry Festival. Il Festival, alla sua prima edizione, è stato realizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Monfalcone con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (Assessorato Istruzione Cultura Sport e Politiche della Pace e Assessorato alle Attività Produttive) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
Il Direttore artistico del Festival, la cui prossima edizione dovrebbe svolgersi a marzo 2007, è Lello Voce, poeta, scrittore e performer, fra i fondatori del Gruppo 93 e del semestrale letterario Baldus. A Voce si deve, inoltre, l’introduzione, in Italia, del Poetry Slam, una vera e propria gara di poesia in cui diversi poeti leggono sul palco i propri versi e competono fra loro.
Prima di quello di Monfalcone, Voce ha diretto moltissimi eventi internazionali di poesia fra cui la sezione italiana della “XIV Biennale del Libro di San Paolo” (la più importante manifestazione libraria del Sud America), “Veneziapoesia”, “VeronaRap”, il primo “Festival della poesia italiana” in Giappone e “romapoesia”.


A caratterizzare l’appuntamento monfalconese, una nuova concezione della poesia che, da una parte, incontra le nuove tecnologie e si contamina con esse e dall’altra riscopre le sue radici vocali, la sua originaria oralità. Cifra forte di Absolute Poetry è lo spettacolo. Negli appuntamenti in programma al Festival si mescolano e si contaminano le letture più tradizionali e l’avanguardia musicale, la parola detta ad alta voce (spoken word) ed i videoclip: ne scaturiscono performance sperimentali in cui musica, versi e immagine si fondono nell’irripetibilità di una poesia che vive, in quel momento, sul palco e nel corpo del poeta.

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