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Arte

Nadia Zorzin

Solo_in_linea

Che cosa accade se tutti i nostri pensieri, le situazioni che ci segnano, i colori che ci colpiscono, vengono riuniti e racchiusi da un’unica, lunghissima linea? Secondo Nadia Zorzin, 31 anni, Trieste, la vita può essere riassunta (dice lei), diventare più ordinata (dico io…), meno confusionaria, più semplice.

disegno del due ottobre 2006

Lei è una creativa, fa il grafico per la pubblicità, guai a definirla artista: “Il mio lavoro, quello sì, è artistico, in quanto l’arte coinvolge la mia vita a trecentosessanta gradi”.
Fatto sta che Nadia s’è inventata uno stile tutto suo per esprimere l’arte che c’è in lei, tanto che disegnare i “soloinlinea” è diventato, mi sembra, quasi vitale, come una seduta dallo psicoterapeuta in grado di dare un ordine al marasma dei pensieri quotidiani. Quello che vuole dire le “trabocca” fuori dalla penna, è un bisogno che sembra fisiologico.

E parte della novità sta nel fatto che i suoi disegni Nadia li pubblica in un blog, in modo da renderli visibili a più persone possibile, in attesa dei commenti degli altri, non tanto sulla validità o meno delle opere ma soprattutto per un suo personale bisogno di condivisione ”universale” di quello che le succede, dentro e fuori se stessa. Il punto è che le sue produzioni hanno una forza e un’intensità speciali e rendono giustizia al fermento emozionale che questa ragazza dall’inconfondibile fisionomia delle “rosse di capelli” produce all’interno di una figura, invece, mite e riservata, quasi timida.

Barbara Venchi (BV): Come nasce l’idea del “soloinlinea” e come mai la decisione, oggi piuttosto innovativa, di pubblicare la propria produzione artistica sul web?

Nadia Zorzin (NZ): Ogni post del mio diario digitale descrive col disegno qualcosa che ho visto durante la giornata e che, per svariate ragioni, mi ha colpito. Attraverso una breve descrizione scritta in cui tento di essere il più breve possibile, poi — anche questa rigorosamente solo in linea — racconto quello che ho pensato mentre vedevo la scena del disegno o scrivo parole e frasi che sono state dette dai personaggi descritti. Accade spesso, tra l’altro, che io sia presente nella “scenetta” ma che la osservi, contemporaneamente, dall’esterno, quasi a recuperare una dimensione oggettiva dell’accaduto. Tutto ciò è, chiaramente, più semplice per me da disegnare che da descrivere a parole… Non sono una patita di tecnologie, per me il pc è solo un mezzo che mi permette di far vedere a molte più persone i miei lavori, anche se penso che la forma del blog si addica particolarmente ad una produzione come “soloinlinea”. A volte coloro i disegni che sono nati nero su bianco sulla carta con programmi informatici. Il risultato per il pubblico è lo stesso ma mentre coloro con i clik posso scoprire nuovi percorsi che, magari, prima non avevo in mente.

disegno del 18 luglio 2006

BV: Che cosa ci dicono, di te e del tuo mondo, i disegni “soloinlinea”?

NZ: Nei “soloinlinea” racconto momenti del tutto privati della mia vita famigliare, come l’allattamento di Emma, arrivata da poco, le discussioni amorose con il compagno, l’affetto per i genitori ma anche i miei momenti di smarrimento, di discussione, le situazioni difficili così come gli incontri con persone che mi coinvolgono, paesaggi che visito e cose che vedo.

BV: Quando hai iniziato questa produzione così particolare?

NZ: La mia opera diventa bisogno espressivo sistematico per la prima volta durante un viaggio importante, in Argentina, sebbene centri, credo, anche la casualità. Tempo fa dividevo la vita con una persona che scriveva molto ed io, per riempire le attese nei Caffé, aprivo un quaderno e disegnavo quello che vedevo.
Tecnicamente, infatti, utilizzo sempre la stessa penna, che è capace di ridare proprio il segno che voglio io, una normalissima pilot da 90 cent da cui non mi separo mai. Mi piacciono linee pulite, essenziali, che sappiano far capire cosa penso anche agli altri (la sua volontà di farsi capire esattamente dal pubblico è eccezionale, fa parte del suo riprodurre realtà ed è essenziale a lei come persona, ancora prima che come “regola del gioco”, nda). Il mio obiettivo è proprio quello di chiudere la linea con cui do inizio al disegno, come per racchiudere i mondi che riproduco, anche se non sempre ci riesco.

BV: Cosa ci dici dei disegni veraci, a volte crudi, descritti con corpi dai tratti spesso irregolari e incompleti ma privi della falsa estetica di moda oggi?

NZ: Le figure che disegno sono mi derivano da un corso di anatomia umana frequentato all’Accademia, dove ho imparato a segnare il corpo come un unicum reale, lontano dall’estetica intesa come abbellimento, appunto, della realtà. All’inizio c’era solo penna sul foglio bianco, perché il colore andava per conto suo e poi è sparito in modo naturale dai disegni. Oggi di nuovo tanto colore, ma poco alla volta, quasi monocromi. Serve a sottolineare le parti del disegno che tendono a sparire altrimenti e mi dà più allegria, anche. La colorazione al computer rende possibile nuove letture del disegno, che si riempie in modo imprevisto nelle dicotomie pieno-vuoto, oggetto-sfondo. In realtà sto ancora cercando di capire se questa è una forzatura estetica o se fa veramente parte di ciò che voglio dire.

disegno del 26 settembre 2006

BV: E come possiamo interpretare da spettatori tutto questo?

NZ: Nei miei disegni approfondisco il duro, l’organico, la fisicità del corpo privo di sovrastrutture romantiche. Quando divento troppo narrativa, infatti, non mi piace e butto via tutto. Mi interessa la storia molto più che il discorso.

BV: Sembra voler sfuggire al racconto per rimanere nella descrizione oggettiva. Aggiunge i suoi pensieri solo come suggerimenti. Ma a volte rasenta un’involontaria forma di epigrafe che ricorda l’essenzialità di alcuni lirici greci, compresa una sorta di “metrica” che risveglia ricordi liceali, riscontrabile soprattutto nella sua parola scritta.

NZ: Con le parole voglio solo essere ancora più chiara e onesta nelle mie intenzioni descrittive di quanto possa riuscire ad essere col disegno; per il resto è solo quello che conta, la descrizione è solo corollario. La utilizzo per far sì che si capisca esattamente che cosa descrivo nel disegno, non è mai un commento.

__

Il che dimostra una sensibilità ovviamente attuale, postmoderna, da trentenne immersa nella realtà del quotidiano che prova a dare un senso soprattutto emozionale alle azioni che, una dopo l’altra, compongono la vita di una persona. Se soloinlinea piace, il minimo che può succedere è averne bisogno. Aspettare il nuovo post per sapere che cosa le è successo, per poterlo poi rileggere in chiave “che cosa succede a me”. Qualcuno ha definito la produzione artistica come qualcosa che ogni persona sente e vorrebbe dire, solo che, intanto, lo dice un altro proprio come avresti voluto tu.
Niente da fare, l’unica cosa da fare, per noi, è guardare.

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