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Musica

Green Lizard

Punk on wheels

Fucine Mute incontra i Green Lizard nel backstage del palco principale del Sziget Festival, subito dopo il loro concerto, mentre si rilassano con una fra le molte birre che abbiamo visto hanno già ingollato, confusi tra la folla di accreditati in pausa al bar. Riusciamo ad inchiodare il cantante e fondatore del gruppo, Remi Tjon Ajong, occhi verdissimi e pelle olivastra, e il bassista Jay (Jan Jaap Onverwagt), cappellino sulla testa e occhiali da sole, soltanto a patto che si mandi giù una birra insieme.

Beatrce Biggio con Jan Jaap Onverwagt e Remi Tjon Ajong

Beatrice Biggio (BB): Il vostro debutto nel punk-grunge, nel 1994, è stato sensazionale. Da allora avete girato in lungo e in largo per l’Europa e dato qualche morso in tour anche negli USA, aprendo nientepopodimeno che per i Rasmus e i Living Colour, adesso il Sziget… com’è stata quest’ultima esperienza?

Jan Jaap Onverwagt (JJO): Fantastica! Pensavamo ad un solo concerto pomeridiano sul palco del Rockinform, nella programmazione originale quello era il nostro slot, ed eravamo già entusiasti di questa opportunità… poi, grazie al fatto che i III Niňo non siano riusciti ad arrivare (un peccato, davvero!), ci siamo trovati a sostituirli sul Main stage per un secondo concerto qui a Budapest. Meraviglioso, non potevamo sperare di meglio. Sono stati due momenti magnifici, il primo più di nicchia, su un palco piccolo, ma con un pubblico perfetto… tutti conoscevano i nostri pezzi! E oggi, un’esperienza totalmente diversa, emozionante. Il suono di questo palco enorme è pazzesco, abbiamo suonato prima dei Ministry, e credo che abbiamo dato la carica giusta. Fra l’altro, i nostri amici The Gathering non potranno più dire di essere più importanti di noi! Abbiamo registrato insieme a loro un CD realizzato proprio per quest’occasione, con un pezzo nostro e uno loro, che distribuiremo gratuitamente al pubblico del Sziget durante il loro concerto. La folla del Sziget è incredibile, e l’atmosfera del festival si addice perfettamente al nostro sound, selvaggio e ritmato, con un certo feeling anni ’90 che ci calza perfettamente.

BB: Ci raccontate i vostri primi passi, com’è nata la band?

JJO: A questo credo debba rispondere Remi, io sono arrivato un po’ dopo, a cose fatte…

Remi Tjon AjongRemi Tjon Ajong (RTA): Be’, ormai siamo dei vecchietti… nei primi anni ’90, esattamente nel ’94, io e i miei due fratelli abbiamo cominciato a strimpellare nel garage di casa, a Tilburg, con grande gioia dei vicini e dei miei genitori… semplicemente ci odiavano. Ci piacevano il grunge e il punk, essenzialmente, e quella è musica piuttosto rumorosa! Suonavamo tutto il pomeriggio, e la sera, e poi venivano gli amici a sentirci. Devo dire che facevamo poco altro in quel periodo. Insomma, poi abbiamo visto che la cosa funzionava e abbiamo deciso di mettere insieme un gruppo. Nei due anni successivi abbiamo convinto Roela a mettersi alla batteria e Jay, col basso, è arrivato l’anno dopo. Suonavamo nei locali a Tilburg, e subito abbiamo cominciato ad avere un seguito sempre più solido, e così sono cominciate le date in giro per l’Olanda. A quel punto ci siamo resi conto che stava diventando una vera carriera, che non era più soltanto trovarsi insieme e strimpellare qualcosa. Scrivevamo i nostri pezzi, e i concerti dal vivo erano la cosa che ci piaceva di più, non pensavamo ancora a contattare case discografiche. L’idea di farci incasellare in un contratto da subito non ci piaceva proprio, volevamo sentire il contatto con il pubblico, suonare dal vivo è la cosa che ci ha sempre spinto a continuare, a fare di questo divertentissimo passatempo un mestiere. Così, concerto dopo concerto, fra Belgio e Olanda abbiamo capito che forse era tempo di mandare in giro un po’ dei nostri demo, e abbiamo pensato a Jack (Endino, nda), che ha deciso di produrci, ed è nato Nine EP. Non ci siamo fermati però, e fra l’incisione di Identity, vari festival e un tour europeo con The Gathering, siamo andati avanti fino al 2001. Da lì in poi è storia, abbiamo realizzato moltissime collaborazioni con artisti internazionali, fatto altri due dischi…

BB: L’anno scorso siete stati in tour nei club dell’Olanda e del Belgio dopo il grande show conclusivo della formazione che includeva tuo fratello Willy, che ha deciso di prendere un’altra strada. In quell’occasione, vi siete dati il nome “Preparing for battle”. Una dichiarazione di guerra? A quale battaglia vi state preparando?

RTA: Be’ sì, in parte è così. Dopo l’addio di Willy sentivamo il bisogno di lanciare un messaggio di rinnovata vitalità, di voglia di azzannare con delle cose nuove. Abbiamo voluto cominciare proprio dalle piccole date nei club, ristabilendo un contatto più intimo con chi già ci seguiva e apprezzava, e cercando di arrivare, da vicino, a chi ancora non ci aveva sentiti suonare. Durante quel tour abbiamo registrato 12 pezzi totalmente nuovi, che poi abbiamo affidato per il missaggio a Cliff Norrel, il quale aveva prodotto il nostro album precedente, Newborn. Abbiamo anche cambiato casa discografica, firmando per la I Scream Records. Direi che, sì, si trattava proprio di una dichiarazione d’intenti, quel nome si adattava perfettamente a quello che sentivamo di voler fare in quel momento… prepararci a nuove sfide!

BB: A proposito di Cliff Norrell, che si era occupato in passato di musicisti come Faith No More, REM, Skunk Anansie, Jeff Buckley, ci raccontate com’è stato lavorare con lui sui vostri pezzi?

Jan Jaap OnverwagtJJO: Incredibile, semplicemente incredibile. Cliff non è solo un grande produttore. Al missaggio è un dio, ha un dono, sente suoni che nessun altro è in grado di cogliere. Ci siamo affidati a lui completamente, e il risultato è stato superiore a qualsiasi aspettativa. Registravamo un pezzo e ci sembrava a posto, lui lo ascoltava, diceva: “Sì, potrebbe andare, ma forse…”. Poi ce lo faceva registrare di nuovo, apportando dei cambiamenti al missaggio a cui nessuno aveva pensato, e ce lo faceva riascoltare, e, accidenti, ogni volta sembrava ci avesse letto nel pensiero sistemando esattamente ogni suono al posto giusto! Speriamo davvero di poter collaborare ancora con lui in futuro, è un orecchio così che può fare la differenza, può rendere assolutamente eccezionale un pezzo mediamente buono, (sollevando il bicchiere) onore a Cliff!

BB: Questo è l’anno di Las Armas del Silencio. La stampa ha salutato il nuovo disco come quello della raggiunta maturità (risatine). Quali sono le novità sonore, e dove credete stia andando la vostra musica?

RTA: Las Armas è una specie di spartiacque, è vero. divertente che lo si definisca “maturo”… Probabilmente, dal punto di vista strettamente artistico, è proprio così. Noi però ci sentiamo ancora gli stessi ragazzetti che stanno scartando i regali di Natale, siamo ancora in piena fase di euforia. Insomma, cazzeggiare dentro un piccolo locale pieno di fumo è ancora la cosa che ci piace di più. è logico che l’aver avuto la possibilità di collaborare con così tanti big della musica ci abbia arricchito, naturalmente siamo più ferrati nelle melodie e curiamo molto di più i testi. Ci sembra che il disco in questi mesi abbia funzionato. In questo, dobbiamo dire che l’esserci affidati alla TKO (una grossa agenzia di management musicale, nda) ci abbia fatto fare un salto di qualità rispetto alla distribuzione della nostra musica, era qualcosa che ancora ci mancava. Aggiungi il fatto che alcuni dei nostri video sono stati particolarmente d’impatto, e il gioco è fatto. Ad esempio, siamo molto soddisfatti del video di Walk over Water, girato al Burnside Park, con gli skaters. Lo skate è la nostra passione, e quel pezzo sembra fatto apposta per quelle immagini. Dove andremo non lo sappiamo proprio, spero continueremo a suonare del rock divertente, cattivo.

BB: Avete in programma qualcosa nei prossimi mesi?

JJO: Sì, un tour in Giappone. Non vediamo l’ora, fino adesso, al di fuori dall’Europa, abbiamo fatto soltanto un paio di date negli Stati Uniti e un festival a Bogotà, in Colombia. Il Giappone sembra così lontano! Comunque, i piani sono di portare il nuovo disco un po’ ovunque, faremo un altro tour europeo, tanto per non perdere l’abitudine.

Beatrice Biggio con Remi Tjon Ajong

BB: Abbiamo qualche speranza di vedervi presto dal vivo in Italia?

RTA: Credo che il tour europeo includa anche un paio di date in Italia, non ne sono sicuro, ma certo ci piacerebbe molto. In Italia si beve del gran vino, no?

Le foto sono di Giulio Donini

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