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Cinema

Alessandro Pamini

Roberto Rossellini cantastorie

Jimmy Milanese (JM): A Maremetraggio, Alessandro Pamini, direttore della Fondazione Roberto Rossellini. Di cosa vi occupate?

Alessandro Pamini (AP): La Fondazione Roberto Rossellini si occupa di far conoscere quel lavoro di Rossellini che forse è meno conosciuto nel mondo, cioè il suo lavoro di umanista e di enciclopedista, capace di lavorare sia con tutte le arti che con le scienze, e soprattutto di costruire strumenti didattici e di studio che modificano radicalmente il modo di insegnare, utilizzando l’arte e la scienza e portando l’attenzione anziché sui contenuti piuttosto sul metodo, sul come, sugli strumenti della conoscenza e della comunicazione.

Immagine articolo Fucine Mute

Noi, come Fondazione, ci poniamo da un lato il problema di ricostruire il suo progetto polienciclopedico. Rossellini aveva in mente di costruire quattro grandi enciclopedie: una della storia della civiltà occidentale, una dei rapporti tra le grandi civiltà, un’altra sui sentimenti universali che governano le storie di ogni luogo e tempo, e infine un’ultima sui principi di narrazione e messa in scena. Nell’arco di quattro anni svilupperemo questo progetto (dopo vent’anni che lavoriamo alla sua concezione) e in tutto il mondo sarà disponibile questo sistema polienciclopedico in forma ipermediale (quindi accessibile attraverso il computer), il quale “pesca” in archivi non solo rosselliniani ma anche della cultura umanistica nella sua interezza. Contemporaneamente a questo stiamo lanciando alcune iniziative promozionali su questo aspetto di Roberto Rossellini. Questa è la prima presentata quest’anno in occasione del suo centenario che riguarda specificamente questo aspetto di Rossellini che abbiamo chiamato “cantastorie”, cioè Rossellini come narratore, ri-raccontatore e ri-scrittore di storie e tradizioni antiche e capace di raccontare storie che parlano anche di come si raccontano le storie. In questa mostra, che è anche retrospettiva, è presente una sezione in cui è possibile vedere dieci racconti brevi di Rossellini, e una sezione espositiva dove sono presenti dei pannelli che raccontano sia le fonti da cui nascono (quindi le origini e le ispirazioni), sia la ricostruzione di come sono stati realizzati e i rapporti che essi hanno con varianti letterarie, visive, pittoriche e cinematografiche dello stesso Rossellini o di altri autori che hanno costruito storie che ne sono in qualche modo le varianti. Questa mostra è dedicata anche ai ragazzi, non solo agli adulti, e quindi contiene sia un livello professionale, che si rivolge ad autori che vogliano capire come Rossellini ha concepito le sue opere ma anche e soprattutto a ragazzi e insegnanti che vogliano utilizzare questa mostra per capire come si racconta una storia.

JM: Un aspetto molto interessante di questa esposizione è il contributo di Rossellini a tutto il lavoro di Walt Disney. Ce ne può parlare un pochino?

Immagine articolo Fucine MuteAP: Sì, in questa mostra emergono una quantità di correlazioni “impreviste”, che normalmente non si associano a Rossellini. Questa mostra fa emergere una serie di modi di raccontare e mettere in scena testi che lo avvicinano a molti altri autori sia suoi contemporanei sia del passato. Quello con Walt Disney è sicuramente uno degli aspetti più interessanti, perché nella mostra si parla dei racconti brevi d’inizio carriera di Rossellini (ad esempio “Fantasia Sottomarina”, uno dei primi su cui Rossellini ha concepito le sue prime piccole vere e proprie silly symphonies disneyane). Qui si può vedere da un lato che, come Disney, Rossellini mescola il racconto fantastico con il racconto realistico e dall’altra parte, sempre come Disney, lavora altrettanto bene con materiale di finzione, quindi ad esempio con burattini, attori, set ma anche con materiale documentario che lui riutilizza, rifunzionalizza. Per Walt Disney queste cose diventavano le “true life adventures”, ovvero materiale documentario che diventava favola, semplicemente con il montaggio e con la voce off. Rossellini guarda caso faceva la stessa operazione. Ad esempio, lo si può vedere nei primi cortometraggi da lui girati, come ne Il ruscello di Ripasottile, che non è ancora stato ritrovato e di cui esiste il soggetto che sembra proprio quello di Finding Nemo. I racconti brevi di Rossellini, come Fantasia Sottomarina, sono esattamente quelle storie che potremmo chiamare “silly symphonies”, che Disney raccontava con i suoi cortometraggi animati, esattamente come Rossellini le raccontava sia partendo da materiale esplicitamente finzionale, sia partendo da materiale documentario.

Questo tipo di operazione è stata fatta da autori come Flaherty nella Danza degli Elefanti. Si può pensare che esattamente come Flaherty lavora con materiale documentario, e lo adatta per farlo diventare una storia, Disney (che di danze di elefanti ne fa diverse anche in Fantasia), lavora solo con materiale animato, di pura finzione. Quel che è molto interessante da notare è il fatto che in questi pannelli si vedono da un lato le origini letterarie di queste storie, quindi si può vedere ad esempio come queste storie partono da raccolte di favole molto antiche che vanno da Esopo a La Fontaine, ma anche da ancora più indietro, da altre culture, come Panchatantra che è una raccolta indiana, attraverso queste fiabe noi possiamo capire i meccanismi che ritornano nel modo di raccontare di Rossellini. Ad esempio qui si può vedere come ci siano delle favole che raccontano storie di piccoli personaggi che affrontano personaggi molto più grandi di loro, e ciò fa emergere proprio certi sentimenti che si chiamano coraggio, intraprendenza, e che portano poi a definire questi personaggi come “eroi”. Su queste stesse caratteristiche Rossellini costruisce delle storie, utilizzando addirittura degli animali veri e propri, esattamente come faceva Walt Disney. Ad esempio, in Fantasia Sottomarina si vede un semplice pescetto che diventa il protagonista di una storia in cui deve affrontare — come in Finding Nemo — degli animali giganteschi, e, esattamente come in Finding Nemo, tutto nasce da un acquario in cui si muovono i personaggi.
Le produzioni di Rossellini sono in parte documentari rifunzionalizzati da lui, e in parte filmati nei quali, come un vero burattinaio — quindi come un esperto di finzione — creava un teatrino in cui faceva muovere i suoi personaggi. Per ottenere quest’ultimo risultato utilizzava dei pescetti pescati da lui stesso, che spesso morivano nell’arco di una giornata, e che lui appesantiva con del piombo e li manovrava usando dei capelli. L’ultima cosa che vi mostro è questa, che può essere interessante perché si vede il lavoro che fa Rossellini, ovvero il lavoro di montaggio, di editing, di composizione sulle immagini. Si vedono i materiali documentari che lui utilizza e come, partendo da questi materiali eterogenei, riesca a costruire un’unica favola. Come fa in Fantasia sottomarina o nel prologo di Francesco, dove partendo da delle opere pittoriche, cioè da degli affreschi di Giotto (come René, che però partiva dai quadri di Van Gogh), crea una storia utilizzando solo dei particolari di questi quadri con una voce off.

Immagine articolo Fucine Mute

JM: Due videoclip sulla storia di Rossellini: la sua collaborazione con Fellini e la scomunica.

AP: Qui c’è un pannello che racconta questa storia, di per sé avventurosa, prima ancora che lui la realizzasse e la chiamasse per l’appunto Il Miracolo. Racconta di un’amicizia, perché è l’amicizia che lo lega a Fellini, da cui è poi nata la carriera di Federico non solo come sceneggiatore e come autore di storie, ma anche come regista. La storia si riferisce in particolare alla predica di San Bernardino, Rossellini aveva in mente di costruire un racconto morale, una storia straordinaria e favola fantastica che però mette in scena grossi problemi, come appunto il confine tra sacro e profano e il concetto stesso di fede. Quando fu raccontata dai frati francescani suscitò grande scandalo. Rossellini stava cercando il modo per ri-raccontarla facendo in modo che non apparisse immediatamente come la predica di San Bernardino. Questa occasione gliela offrì Fellini, inventando una storia ma spacciandola per quella di un autore russo… quando già stavano girando, Fellini confessò che la storia l’aveva scritta lui. Rossellini per rispondere allo scherzo costrinse Fellini a recitare come protagonista, tingendo i suoi capelli di biondo e facendolo passare nel paese in questa veste per cui era continuamente chiamato Marilyn dagli abitanti del paese. Di fatto questa cosa provocò le stesse reazioni: quando uscì il film Rossellini ebbe una scomunica, il suo film non fu proiettato, non fu distribuito; in America ebbe addirittura una scomunica da un cardinale. Immediatamente dopo, quando in realtà Fellini fece notare che quello che era stato raccontato era esattamente quello che era successo al tempo di San Bernardino, la Chiesa stessa rientrò in questa idea e il film fu distribuito, ebbe il successo che non aveva avuto al primo momento e tutt’oggi rimane uno dei suoi capolavori. In questo film non solo c’è Federico Fellini nel ruolo inedito di attore, ma c’è anche Anna Magnani, che recita al fianco di Fellini in una delle parti più belle, uno dei tanti personaggi ingenui di Rossellini in questa figura semplice al limite della follia, che però grazie alla sua ingenuità si lega ad altri personaggi che si chiamano Francesco Giullare di Dio e Irene di Europa 51 costituendone un’altra variante straordinaria.

JM: La mostra di Rossellini è itinerante e quindi, dove potremmo incontrarla?

AP: Spero che la potrete vedere al più presto a Trento, la potrete vedere a Roma, la potrete vedere probabilmente al Giffoni, cioè in vari luoghi d’Italia e poi pensiamo che verrà tradotta così come è impaginata e continuerà a girare per l’Europa e, speriamo, anche nel mondo, perché Rossellini è sicuramente un autore da questo punto di vista poco italiano, ma molto internazionale. Rossellini è anche un autore capace di viaggiare nel tempo, perché queste opere si potevano mostrare trenta o quaranta anni fa e ancora oggi si possono vedere e ancora possono insegnare e continueranno a insegnare, perché Rossellini è sicuramente un classico senza tempo come gli autori che lui considerava suoi maestri.

Immagine articolo Fucine Mute

Le foto sono di Giulio Donini

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