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Palcoscenico

Irène Tassembedo

Danza contemporanea dal Burkina Faso

Irène TassembedoLo spettacolo Souffles è fondato su due temi principali: quello della schiavitù e quello dell’uomo nero. Il balletto introduce al legame tra l’estetica del corpo nero e la storia politica dei popoli africani.
Disdegnata e rifiutata ai tempi della schiavitù, la bellezza nera riguadagna il posto che aveva prima dell’età classica.
Il xx secolo ha cambiato lo sguardo verso l’uomo di colore, sia sul piano estetico che su quello politico. Questo cambiamento è avvenuto grazie a personaggi come Martin Luther King, Senghor, Mohamed Alì, Nelson Mandela. La danza serve a cristallizzare questa trasformazione.
Al di là della plastica assoluta dei corpi, si trova la forza animalesca, l’emozione, l’armonia, la sensualità dei gesti, l’esaltazione della bellezza nera.
Intervistiamo Irène Tassembedo coreografa e regista dello spettacolo Souffles.

Elisa Fantinel (EF): Souffles è lo spettacolo che ha presentato al Teatro Stabile Sloveno di Trieste. Cosa significa Souffles? Com’è nata l’idea di questo spettacolo?

Irène Tassembedo (IT): Souffles è uno spettacolo fondato sul tema della schiavitù, ma non solo: parla della bellezza, della plasticità, uniche dell’uomo nero. Si è soliti guardare l’uomo di colore come un oggetto, qui, in questo spettacolo, diventa l’oggetto del desiderio.
Si parla di liberazione, di combattimento, di questo personaggio che la coreografia ha l’intento di mostrarci in un modo diverso da come lo vedono tutti.
Per quanto riguarda la seconda domanda, come è nato questo balletto, posso cominciare col dirle che tutti gli artisti sono del Burkina Faso, e sono i primi che hanno portato la danza contemporanea nel loro paese. Io li conoscevo già tutti, ed è stato più facile per me allestire lo spettacolo laggiù, in quanto è meno caro rispetto all’Europa.

ballerinoEF: In conferenza stampa ha affermato che la scelta di non far comparire donne nello spettacolo serve per far risaltare la femminilità presente nell’uomo. In che modo l’uomo può esprimere questo suo aspetto?

IT: Penso che tutti abbiamo una parte femminile ed una maschile, dipende da come la mostriamo. Questi uomini, da come danzano, da come li guardiamo, non sono brutali.
In Africa gli uomini hanno un comportamento machista, molto virile, ma quando osserviamo lo spettacolo e facile notare degli atteggiamenti e dei gesti molto teneri, non forzatamente brutali.
Questo contrasto potevo ottenerlo solamente con degli uomini, perché sfortunatamente noi donne non abbiamo la loro stessa muscolatura, è una realtà. La testa però è uguale per tutti.

EF: Come ti sei avvicinata alla danza, all’inizio della tua carriera nel Burkina Faso, e in che modo sei riuscita a portare la tua arte in Europa e negli Stati Uniti, a fondare la Compagnia Ebène e in seguito la Compagnia Irène Tassembedo?

IT: Ho iniziato a studiare danza a quattordici anni e ho proseguito la mia preparazione di base fino ai ventuno; successivamente ho frequentato la scuola di Maurice Bejard, in Senegal, paese nel quale ho studiato per tre anni; in fine ho trascorso un anno all’Istituto Superiore di Drammaturgia in Belgio. Quindi, posso vantare una formazione molto ampia, anche se circoscritta al campo della danza e del teatro.
Dopo queste esperienze mi sono stabilita in Francia, non per voler emigrare, ma per esigenze di lavoro. Ho sempre avuto l’opportunità di continuare, di ottenere contratti, di realizzare nuovi spettacoli, e così mi è venuto quasi naturale creare la Compagnia, volevo trovare un modo di muovermi e di esprimermi che non riuscivo a riscontrare nello stile degli altri.
Sono stata obbligata a creare la mia maniera di danzare; è da questo mio modo di pensare che nasce la Compagnia Ebène. La Compagnia Irène Tassembedo è in un certo senso l’evoluzione della Compagnia Ebène.
In questo spettacolo i ballerini sono burkiniani, ma ho lavorato con gente di qualsiasi paese: italiani, greci, inglesi, mescolando di tutto.
Ogni volta che nomino la Compagnia Ebène tutti pensano ad una compagnia di neri. Perché? Non sono obbligata ad allestire tutti i miei spettacoli con degli africani. Io allestisco gli spettacoli con chi mi sento di lavorare. Sono libera.

Africa

EF: S/paesati presenta quest’anno una serie di eventi sul tema delle migrazioni e sul rapporto tra Africa ed Europa. In che modo Souffles può contribuire a rafforzare questo rapporto?

IT: Sull’utilità del mio spettacolo deve rispondere il pubblico, voi eravate là e voi avete la risposta. Dovrei essere io a farvi questa domanda: cosa vi ha dato lo spettacolo, a voi italiani? Per noi già venire qui è stato molto importante e credo che qualcosa sia stato trasmesso, io mi sono emozionata molto al Teatro Stabile Sloveno, un sacco di persone sono venute a farmi i complimenti. Penso che siamo stati graditi e questo ci conforta. Dunque noi contribuiamo a rafforzare questo rapporto. La sala era piena, e non di africani, ma piena di gente di ogni dove; ciò vuol dire che abbiamo vinto: in tanti sono venuti a vedere lo spettacolo e per noi la scommessa è vinta.

EF: Presente alla manifestazione è il Tavolo Regionale per il Diritto all’Acqua. Che situazione c’è in Africa e in particolare nel tuo Paese, e come pensi si possa risolvere? Che contributo può dare l’Europa?

IT: Il Burkina è un paese del Sahel, quindi c’è un problema d’acqua. Abbiamo anche altri problemi, però!
Parliamo sempre delle difficoltà, sarebbe interessante se parlassimo delle cose belle dell’Africa, non solo dei problemi. Come fare per risolvere le difficoltà? Come fare per aiutarci? Come aiutarci per trovare le medicine per l’aids? Come aiutarci per debellare la malaria? Come aiutarci per vestirci? Come aiutarci per istruirci? Dovremo fermare tutto questo, e dire: come aiutarci tra noi? Voi potete aiutare l’Africa, ma noi possiamo aiutare voi su altri aspetti, non economicamente nell’immediato, ma abbiamo delle cose che possiamo scambiarci vicendevolmente e questo è l’interessante.
Chi ci vuole aiutare spesso arriva con dei sacchi di riso, ma non ci servono a niente! La gente prende i sacchi e c’è il riso, ma per cuocere il riso servono degli ingredienti come l’acqua! E quindi, che cosa fanno con il riso? Prendono il riso e lo rivendono.
Penso sia importante trovare un metodo a lungo termine. È facile donare cento euro, ma è necessario chiedersi: cosa faccio con questi cento euro? Come fare affinché questi cento euro diventino mille euro? Con cento euro probabilmente si possono dare i mezzi alla gente, con questi cento euro posso contribuire allo sviluppo del Paese. Questa per me è una collaborazione migliore. È giusto mandare dei pastelli, delle penne, delle caramelle, ma la gente prende le penne, se ne frega e le vende.
Credo che studiare il problema dell’acqua nelle scuole possa essere utile. Per esempio, si potrebbe studiare il modo per costruire delle pompe per l’estrazione dell’acqua sul posto. Sarebbe interessante e costerebbe meno che portarle dall’Europa. Gli occidentali la pensano tutti nello stesso modo e dicono che in Africa fa caldo. Certo, fa caldo, ma non è questo il problema. Bisogna domandarsi che bisogno abbiamo noi dell’Europa, e che bisogno avete voi dell’Africa. Noi abbiamo bisogno di voi, e voi di noi: è questo il nocciolo del problema. Bisogna trovare la materia di scambio come si faceva una volta. Io ho del riso, tu hai un vestito, io ho freddo, quindi tu mi dai il tuo vestito per il riso.

Irène Tassembedo

EF: Concludo chiedendole: quali sono i suoi progetti per il futuro?

IT: C’è un’altra creazione in costruzione, vorrei allestire un nuovo spettacolo con donne e uomini, è un progetto che si sta formando. Poi sto lavorando per la realizzazione di un film. Per il futuro ci sono tanti progetti, ma non c’è molto tempo per realizzarli. Stiamo provando a lanciare delle idee. Ciò che è interessante è che non lavoro da sola, ma c’è tanta gente che vuole collaborare; cerco di dare ai giovani gli stimoli per costruire, per costruire assieme, assieme all’Africa e a voi che siete qui.

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