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Cinema

Su Nanni Moretti

visto da vicino

Non tutte le storie devono necessariamente rispettare un ordine cronologico. Anzi possono talvolta avere un andamento non lineare partendo da un certo punto. La storia con protagonista Nanni Moretti potrebbe partire dal 2001, oltre un lustro fa, nel momento della sua ascensione nell’Olimpo del cinema.

Nanni Moretti

“Viva Moretti, viva La stanza del figlio”, con queste parole il critico triestino Tullio Kezich salutava sul “Corriere della Sera” di lunedì 21 maggio la conquista da parte del regista italiano della Palma d’oro a Cannes a distanza di ventitre anni da quella vinta da Ermanno Olmi con L’albero degli zoccoli.Un’affermazione, forse, non del tutto inattesa, ma sicuramente prestigiosissima. Almeno per due ragioni. Con questa vittoria, il cinema italiano riconquista quel rispetto, quella considerazione e quella visibilità che negli ultimi tempi risultavano essere piuttosto appannati, mentre per il suo autore è il segno indiscutibile della definitiva consacrazione. E partendo da Cannes si può fare un viaggio a ritroso nel tempo per tentare di tratteggiare la biografìa del regista italiano più significativo di oggi. Chi scrive queste note ha, più o meno, la stessa età di Moretti, ed è stato testimone diretto delle tappe dì una carriera cinematografica che lo ha portato varie volte a Trieste per accompagnare i suoi film.

Il bebé Nanni emette i primi vagiti il 19 agosto del 1953 non a Roma, come molti credono, ma a Brunico, in provincia di Bolzano, dove i suoi genitori si erano recati per una vacanza. Papà è professore universitario di epigrafia greca, mamma insegnante liceale. Gli anni della giovinezza si dividono tra gli studi liceali e la passione per uno sport “minore”, la pallanuoto. Nei primi anni ’70, Moretti milita nella squadra della Lazio e nella nazionale giovanile, e stringe amicizia con Bruno, un pallanuotista triestino, circostanza che gli permette di conoscere e frequentare Trieste.
Ma è soprattutto ¡l cinema che lo appassiona e lo conquista. Pur vivendo a Roma, non tenta l’accesso al Centro Sperimentale di Cinematografìa, ma prova direttamente ad esprimersi con la cinepresa, nella fattispecie il super8.

Siamo nel 1973 e i suoi due primi corti, La sconfìtta, sui dubbi amletici di un giovane extraparlamentare, e Pàté de bourgeois, vicissitudini quotidiane di un giovane regista con relative meditazioni seduto nel bagno, costano insieme meno di centomila lire e durano complessivamente meno di un’ora. Ma ottengono il privilegio di essere proiettati al circolo “Nuova Sinistra”.

L’anno dopo è la volta di Come parli frate? che richiede un esborso di mezzo milione da parte del Moretti.produttore, e può vantare nel cast la partecipazione dell’intellettuale Beniamino Placido. Si tratta di una specie di parodia dei Promessi sposi, in cui Moretti si autoassegna il ruolo di Don Rodrigo, in verità poco incline ad insidiare Lucia.

Anche in questo caso l’anteprima avviene in un luogo cult: il cineclub “L’Occhio, l’Orecchio, la Bocca”. Fino a questo momento Moretti è solo un giovane filmaker di belle speranze, che suscita interesse e curiosità in una ristretta cerchia di amici e simpatizzanti. La svolta avviene nel 1976, con Io sono un autarchico, anch’esso girato in super8, ma gonfiato a 16 mm, la cui prima proiezione si svolge il 14 dicembre al ”Filmstudio” di Roma, dove rimane in cartellone per diversi mesi. A Trieste, invece, è della Cappella Underground il gradito compito di proiettarlo, come accadrà del resto qualche anno dopo, nella storica sede di via Franca, dove verranno proposti anche i tre corti, “recuperati” sull’onda del crescente successo di Moretti. Ricordiamo che nello stesso 1976 escono pure Novecento di Bernardo Bertolucci, Il Casanova di Federico Fellinì e, postumo, L’innocente di Luchino Visconti. Ma è proprio quel filmino di 95 minuti, costato appena 3 milioni e 300.000 lire, ad aprire un varco nel chiuso sistema distributivo italiano. All’epoca, infatti, esisteva un circuito di cineclub in grado di distribuire prodotti alternativi al cosiddetto cinema di consumo.

Nanni Moretti

Ma cos’è che incuriosisce tanto nell’opera di uno sconosciuto 23enne? Innanzitutto una notevole dose di freschezza e di sottile umorismo nel “raccontare le vicissitudini di un gruppo di attori tiranneggiati da un borioso regista. Da subito Moretti, che interpreta il ruolo di Michele (nome e personaggio ricorrente nei suoi successivi film), dimostra una grande capacità di comporre e scomporre il mosaico generazionale di una gioventù post-sessantottina in crisi di identità e di valori.

Se il primo lungometraggio nasceva come un super8 gonfiato in 16 millimetri, l’opera seconda Ecce Bombo è un 16 millimetri gonfiato a 35 millimetri, che può, però, contare su una distribuzione “normale”. Il film passa in concorso a Cannes e accresce gli ammiratori, anche stranieri, di Moretti. Ritroviamo Michele, assieme a tre amici insoddisfatti come lui della frequentazione serale del bar, che decidono di sperimentare alcuni momenti collettivi di “autocoscienza maschile”. Peccato che, con l’arrivo dell’estate, i buoni propositi sfumino e ognuno scelga di andare per conto proprio. Tullio Kezich su “Repubblica” ne dà un giudizio critico e sociologico esemplare: “Il film consiste nell’agglomerazione di tante ‘strisce’ o flash, più o meno brevi, ciascuno concluso in sé e spesso in maniera folgorante, che concorrono alla descrizione di quell’area di parcheggio giovanile esistente a livello borghese nelle grandi città”.

Per vedere l’opera successiva di Moretti bisogna attendere tre anni, intervallo profìcuo, a detta dello stesso autore, per maturare come attore e regista. Si tratta di ‘Sogni d’oro, che nel 1981 vince a Venezia il Premio speciale della giuria. Moretti si serve dell’espediente del film nel film per raccontare I sogni e gli incubi del regista Michele Apicella, che vorrebbe realizzare l’opera La mamma di Freud. Tutto ciò al fine di denunciare la volgarità di un certo tipo di cinema e il vizio di considerarsi dei tuttologi.

Arriva poi il Michele che si innamora di Bianca, la professoressa di francese. Ma lei lo respinge e, poco dopo, l’uomo confessa alla polizia la propria responsabilità per una serie di delitti di cui sono rimasti vittime alcuni amici e vicini. Film inquietante e problematico sulla difficoltà di vivere senza cedere a compromessi e di amare in maniera totalizzante, “Bianca” si fa ricordare per alcune sequenza memorabili come quella in cui il protagonista è intento a spalmarsi una gigantesca Nutella.

A partire dal 1986, Moretti si fa conoscere non solo come autore, ma anche come produttore: fonda, insieme ad Angelo Barbagallo, la casa di produzione Sacher film, dal nome della celebre torta viennese prediletta da Moretti. E i primi due film permettono al padovano Carlo Mazzacurati (1956) con Notte italiana (1987) e al romano Daniele Luchetti (I960) con Domani accadrà (1988) di esordire sul grande schermo. Nel primo caso la storia narrata svela i loschi affari che un avvocato scopre casualmente in una zona del Polesine, nell’altro ci si inoltra “nell’Italia di metà Ottocento” seguendo le peripezie di due butteri maremmani, reduci da una rapina e in perenne fuga. Moretti, in quest’ultima opera, si ritaglia anche un piccolo ruolo, quello di Matteo, un carbonaio che parla un linguaggio quasi incomprensibile. Non è comunque la prima volta di Moretti attore diretto da altri. Nel ’77 aveva, infatti, recitato in Paadre, padrone dei fratelli Tavianl.

Ed arriviamo al 1989, l’anno di Palombella rossa. Questa volta Michele Apicella è un dirigente del partito comunista ed anche un giocatore di pallanuoto che, durante una partita della sua squadra, ripensa agli avvenimenti importanti che hanno caratterizzato la sua vita. Allo scadere dell’incontro, ha la possibilità di tirare un rigore decisivo ma lo sbaglia. L’opera è molto attesa e tutti sono convinti di vederla in concorso a Venezia. Ma il direttore della Mostra Guglielmo Biraghi, inaspettatamente, non la seleziona e Nanni la presenta personalmente al Lido, ospite della settimana della critica. La proiezione veneziana è un trionfo e molti critici solidarizzano con Moretti per l’ingiusta mancata partecipazione. La rivista Filmcritìca gli assegna il suo Premio a cui si aggiungono successivamente il’Nastro’ d’argento per il miglior soggetto originale e il Ciak d’oro per la miglior regia.

Pochi però sanno che Nanni, per quel film, ha ricevuto a Sesto San Giovanni il premio “amico del nuoto 1989”, assegnatogli dalla squadra di pallanuoto Geas, vincitrice del campionato nazionale di serie C. Tra un riconoscimento e l’altro, Moretti trova il tempo, nel giugno del ’90, di discutere con il pubblico triestino in una serata organizzata dalla Cappella Underground e introdotta dal critico Alberto Farassino, allora docente di Storia del cinema nel nostro ateneo. L’incontro si svolge al Teatro Miela, già Cinema Aldebaran, ristrutturato da pochi mesi e crocevia d’importanti iniziative culturali. In quello stesso anno gira un documentario di un’ora in 16 millimetri, La cosa, sulla trasformazione del partito comunista italiano. Nel ’91, invece, la Sacher produce Il portaborse di Daniele Luchetti, in cui Moretti recita il ruolo dell’arrogante ministro Cesare Botero. Spietato atto d’accusa nei confronti della più o meno occulta corruzione politica, il film suscita accesi dibattiti sulla stampa e una buona adesione da parte del pubblico.

Locandine di Caro Diario, di Nanni MorettiNel novembre ’91 Moretti e Barbagallo decidono di ristrutturare una sala cinematografica, nel quartiere Trastevere, che viene denominata Nuovo Sacher. Ma bisogna attendere altri due anni, novembre del ’93, per accostarsi a Caro diario, il nuovo film in tre episodi intitolati “medici”, “in vespa” e “isole”. L’attesa è grandissima, anche in considerazione delle vicissitudini umane dell’autore che, nel frattempo, ha perso il padre, Luigi Moretti, e ha dovuto lottare contro un tumore, situazione rievocata, alla sua maniera, nella prima parte del film. Scrive Lietta Tornabuoni su La stampa: “tra le cose davvero ammirevoli d’un film che arriva ad essere molto personale e universale, schietto e divertente, c’è lo stile del regista: il percorso in Vespa attraverso Roma ha una scioltezza elegante ed espressiva di vera maestria; la bellezza del mare e delle isole, classica e significativa come nel viaggio di Telemaco alla ricerca del padre, è narrata per immagini con intensità, invenzione e bravura mai viste nel cinema di Moretti”.

Nanni ritorna a Trieste, al cinema Excelsior, per incontrare il pubblico, e chi scrive ha il piacere di presentarlo in una serata molto stimolante. Caro diario viene accolto, generalmente, con buone critiche che fanno spesso riferimento al ritorno al cinema di “uno splendido quarantenne”. Identica situazione si manifesta, nel maggio dell’anno seguente, quando l’autore sbarca a Cannes e se ne riparte, qualche giorno dopo, con il premio per la miglior regia.

L’attività del versatile Moretti prosegue su più fronti. nella primavera del ’94 partecipa al filmato di venti minuti intitolato L’unico paese al mondo e realizzato con altri otto registi per testimoniare, alla vigilia delle elezioni, la propria opposizione all’entrata in politica di Silvio Berlusconi. L’anno seguente, produce ed interpreta la seconda volta di Mimmo Calopresti, drammatico racconto di un professore universitario che ritrova, dodici anni dopo, la terrorista che aveva cercato di ucciderlo. Di tutt’altro genere, nel ’96, il suo cortometraggio Il giorno della prima di close-up, titolo citato da un film del regista iraniano Abbas Kiarostami, dove Moretti ci svela le sue esilaranti ossessioni di gestore di cinema.

Arriviamo così ad un’altra primavera, quella del ’98, quando si possono vedere i settantotto minuti di Aprile, diario pubblico e privato che racchiude un arco temporale che va dal marzo ’94 all’agosto ’97. Insomma di tutto e di più. Dalle manifestazioni del 25 aprile e la rivincita delle sinistre alla sofferta attesa per la nascita del primogenito Pietro; dallo sbarco dei profughi albanesi in puglia, all’improbabile progetto di un musical su un cuoco trotzkista. Questa volta il consenso all’autore non è unanime e qualcuno gli rimprovera un eccesso di autobiografismo.

Nanni Moretti con la palma d'oro a CannesE siamo giunti a La Stanza del figlio, il cui progetto iniziale risale a dieci anni fa con idea di fare un film su uno psichiatra. Svariate ragioni suggeriscono all’autore di rimandare il lavoro fin quando, subito dopo l’uscita di Aprile, egli decide che i tempi sono maturi per mettere in cantiere l’opera. Una delle scelte importanti da fare riguarda l’ambientazione. Così Nanni telefona all’amico regista Carlo Mazzacurati, che a Trieste ha realizzato la parte iniziale di Vesna va veloce, per contattare qualcuno del luogo disposto a fargli da autista-cicerone. La disponibilità di Stefano Dongetti offre l’opportunità a Moretti di filmare quei luoghi che potrebbero risultare adatti. Il sopralluogo non lo delude ma, alla fine, egli decide di girare in un’altra città di mare, Ancona. Anche questa volta le notizie che filtrano dal set sono scarsissime e La stanza del figlio debutta nelle sale cinematografiche iI 9 marzo, in un clima di grande attesa e notevole curiosità. Moretti spiazza, se non tutti, certamente molti, scegliendo di rappresentare dolore che annichilisce un padre, una madre e la loro figlia alla sconvolgente notizia della morte dell’altro figlio, colpito da embolia durante un’immersione.

Film intensissimo e straziante, La stanza del figlio viene salutato quasi unanimamente come il capolavoro di Moretti, un’opera destinata ad innescare forti dibattiti e a far incetta di premi. Tre David di Donatello per il miglior film, la miglior attrice (Laura Morante) e la miglior musica (Nicola Piovani). E soprattutto la Palma d’oro a Cannes. Per Moretti è il sigillo ad una carriera tutta impostata sotto il segno della coerenza e dell’impegno. Ed anche il lasciapassare verso mercati inesplorati. Sara un caso, ma al trionfo francese è subito seguita una trasferta ad Hollywood e successivamente a New York, Washington, Chicago e Toronto, dove sono in programma retrospettive complete.

E dopo il tributo internazionale che cosa è successo in questo lustro di nuovo millennio? Moretti ha continuato ad investire forze ed energie nel cinema che gli sta a cuore, sia come gestore del Nuovo Sacher sia come produttore di una serie di documentari intitolati I Diari della Sacher. Ma un altro avvenimento ha riportato alla ribalta il nome di Moretti: il 2 febbraio del 2002 quando a Roma, in piazza Navona, sul palco dove campeggia il simbolo dell’Ulivo, dopo gli interventi di Piero Fassino e Francesco Rutelli, il regista si trasforma in appassionato e tenace oratore politico. La sua scesa in campo è la testimonianza del suo malcontento e del suo disagio per il comportamento della sinistra italiana in un delicato frangente della storia italiana. Ovviamente l’intervento suscita una profonda eco con, politicamente motivati, consensi e dissensi.

In ogni caso Moretti specifica di non aver intenzione di abbandonare il cinema per la politica ma di riservarsi il sacrosanto diritto di intervenire quando, a suo giudizio, la situazione lo richieda. Intanto, però, di lui si parla sempre più spesso sulle pagine dei giornali dedicate alla politica. E il cicaleccio si fa frastuono quando viene comunicato il titolo del suo nuovo film: Il caimano.

Locandina del film Il Caimano, di Nanni MorettiIl resto è fin troppo noto con l’uscita del film il 24 marzo 2006 e conseguente relativo bombardamento mediático. La vicenda narrata e rigorosamente tenuta nascosta fino alla sua anteprima, vede un produttore di pellicole trash, in grave crisi finanziaria, tentare di risollevare le sue sorti producendo una pellicola sull’ascesa di Silvio Berlusconi. Ma molti ostacoli si frappongono alla realizzazione… L’argomento diventa, ovviamente, incandescente a due settimane dalle elezioni politiche. Tanto clamore contribuisce a fare de Il caimano il maggior successo economico (quasi sette milioni di euro) tra i film di Moretti. L’opera viene anche selezionata per il Festival di Cannes ma questa volta non ottiene alcun riconoscimento. In compenso in patria fa incetta di David di Donatello e Ciak d’oro.
Attendiamo, a febbraio l’uscita nelle sale di Caos Calmo, di Antonello Grimaldi, nel quale Moretti è attore e sceneggiatore, e gli altri capitoli della sua storia che sicuramente seguiranno…

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