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Scrittura

Marco Vichi

Tutte le donne di Marco

Copertina del libro di Marco VichiÈ recentemente uscita per Guanda la ristampa, con nuova copertina, del secondo romanzo di Marco Vichi, Donne donne. L’autore fiorentino in questo libro si presenta con una scrittura diversa, che potrà sorprendere chi ha conosciuto solamente i suoi lavori successivi: i romanzi del commissario Bordelli o gli ultimi Nero di luna e Il brigante.
In questi testi le vicende si susseguono col ritmo sostenuto delle indagini (private o di polizia) o con gli avventurosi racconti di personaggi insoliti. In Donne donne, invece, la trama è molto più leggera, la struttura del romanzo è più debole, “succedono” meno cose e lo svolgersi dei fatti sembra rallentarsi, senza per questo indebolire l’efficacia del narrare. Queste differenze rispetto ai precedenti lavori dell’autore, rendono il romanzo in qualche modo diverso, in un certo senso più intimista: il protagonista, lo scrittore Filippo Landini, è perso nei suoi sogni, nelle sue illusioni e nelle sue mille avventure amorose.

La vicenda si svolge quasi interamente all’interno dell’appartamento dello scrittore e nelle strade limitrofe, salvo una breve fuga finale a Parigi. Un “restringimento” spaziale insolito rispetto ad altri testi di Vichi. D’altronde, anche qui troviamo personaggi curiosi e caratterizzati con semplicità e ironia: Porciatti, il gigante triste; Aznavour, il misterioso impiegato postale col suo hobby necrofilo; la vecchietta acida che vuole l’affitto senza pietà oppure la selvatica e fascinosissima Marina. Il tutto farcito dalle “donne donne” del titolo. Donne di ogni estrazione sociale, età, cultura, che il protagonista non riesce a non “amare”, a suo modo, magari solo per una notte.

Filippo Landini ama le donne, nella loro fisicità come nell’anima; le vede così diverse eppure tutte all’uomo in qualche modo complementari. Salvo rari casi, il protagonista non si lega in modo stabile a nessuna, ma ognuna rappresenta per lui una sorta di innamoramento. Ogni volta è come preso da un’infatuazione, una fascinazione che lo costringe a corteggiare e la bella di turno fino a conquistarla. Quasi a voler sottolineare questa sua mania (è lui stesso che, certe volte, pensa di essere malato), in alcune occasioni, Filippo Landini si lascia andare a dei veri e propri resoconti nei quali cerca di elencare (verrebbe quasi voglia di dire, catalogare) tutte le donne della sua vita. Ma l’impresa è ovviamente impossibile e l’opera riesce sempre parziale.

Simone Piazzesi (SP): A cosa si deve questa ristampa di Donne donne? E perché è stato scelto proprio questo tuo romanzo per una nuova edizione?

Marco Vichi (MV): Quando uscì nel 2000 il libro non ebbe molta attenzione ma, in effetti, non ha mai smesso di vendere e alla fine hanno deciso di dargli una rinfrescata.

Copertina del libro di Marco VichiSP: So che sei un autore molto prolifico, avrai già di certo qualche nuovo romanzo nel cassetto. Non ti è dispiaciuto un po’ dover ritardare l’uscita di un nuovo lavoro per dar spazio a questa ristampa?

MV: Non ci sarà un ritardo, le ristampe corrono parallele alle novità.

SP: Come in Nero di luna, anche in Donne donne il protagonista è uno scrittore. Ti piace riflettere sul “mestiere di scrivere”?

MV: Ogni tanto mi capita di farlo in un romanzo, non mi tiro indietro.

SP: Ad un certo punto fai dire al protagonista, Filippo Landini, che non bisogna cercare l’autore dentro i romanzi. Lo pensi veramente? È possibile una scrittura del tutto “altra”, totalmente non autobiografica?

MV: In un certo senso tutto quello che si scrive è autobiografico, ma, in un altro senso, non lo è mai. Sembra una contraddizione, ma non è così.

SP: La mamma di Filippo, con le sue manie dei santini, ricorda molto quella di Francesco Nuti in Ad ovest di paperino, così come Porciatti, con la sua aria triste e stralunata, ricorda Veleno/Hendel, sempre dello stesso film. È un caso o sei anche tu un cultore di quella pellicola?

MV: Non ho rubato dai film, ma dai miei ricordi.

SP: All’inizio dei tuoi libri compare spesso la citazione di un “ignoto del XX o XXI sec.”. Ho come l’impressione che l’identità di questo ignoto ti sia invece ben nota. Chi si nasconde dietro questo sagace aforista?

MV: Non posso dirlo.

SP: Adesso credo tu viva della tua arte (nel senso medievale del termine, il mestiere di scrivere, la cosa che ti riesce fare meglio). Ma come si guadagnava da vivere Marco Vichi prima di diventare uno scrittore affermato?

MV: Prima di pubblicare ho fatto piccoli lavori in campo editoriale, ma non mi sarebbero bastati per vivere… Ho avuto la fortuna di essere sostenuto da mio padre.

SP: Lasciavi anche tu, come Filippo Landini, i racconti nelle botteghe?

MV: No, ma ho fatto una cosa simile via internet. Abbordavo persone in chat e poi spedivo racconti per avere un parere che non fosse quello dei soliti amici. Devo dire che il risultato è stato molto incoraggiante.

Marco VichiSP: Il tuo stile è molto essenziale: periodi brevi, semplici, che scorrono veloci (la paratassi delle grammatiche…). È una caratteristica naturale, spontanea, del tuo scrivere o l’hai ottenuta col tempo, con un lavoro meticoloso di “riduzione” della pagina scritta?

MV: Un po’ tutte e due le cose: credo che fosse fin dall’inizio una mia tendenza, ma ho anche lavorato in quella direzione.

SP: Quando inizi a scrivere un romanzo hai già un “piano dell’opera” (scritto o mentale) o lasci che la pagina si faccia da sé, riga dopo riga, “come sangue che esce da una ferita”?

MV: Mi sento attratto da un inizio, da un personaggio, da un’immagine, poi mi lascio andare dietro alla storia e mentre si srotola ho la sensazione di disseppellire qualcosa che già esisteva.

SP: Per finire: davvero John Fante è il più grande di tutti?

MV: Certamente uno dei più grandi, ma da buon sognatore Filippo Landini vive slanci appassionati che lo portano ad affermazioni assolute. Non poteva dire: “è uno dei più grandi.”

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