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Omnia

Sul Trento Film Festival 2008

Locandina del Trento Film Festival 2008C’è un orso che occhieggia sornione e meditabondo dal manifesto del 56° TrentoFilmFestival, omaggio evidente ad uno dei film più affascinanti che hanno contraddistinto l’ultima edizione di una delle manifestazioni più longeve d’Italia.
È curioso come quest’animale dall’aspetto pacioso, ma dalla forza brutale, abbia suscitato recentemente l’interesse di un regista “estremo” quale Werner Herzog, che in Grizzly man (2005) ha raccontato le vicissitudini dell’americano Timothy Treadwell, un uomo che ha consacrato la vita allo studio ed alla salvaguardia dei grizzly dagli attacchi dei bracconieri e che ha pagato con la vita questa sua grande passione finendo sbranato da un orso. Un altro ambientalista, il canadese Charlie Russel coltiva la stessa dedizione ma la sua missione è più specifica. Charlie, infatti, ha deciso di trasferirsi nella penisola di Kamchatka per allevare i cuccioli orfani del plantigrado. Egli, al pari di una madre, insegna loro a sopravvivere allo stato brado e a difendersi dagli orsi maschi predatori. Questo interessante documentario di 90 minuti intitolato The edge of Eden: living with grizzlies porta la firma della coppia canadese Jeff e Sue Turner, specializzatasi nell’accostarsi ai temi della flora e della fauna in realizzazioni finanziate dalla BBC. Un’opera che è auspicabile, da Trento, possa approdare al circuito italiano cinematografico o televisivo.

Dopo aver tributato la doverosa attenzione a questo film, veniamo a considerare che cosa ha riservato il cartellone di quest’ultima edizione, il cui sottotitolo Montagna-Esplorazione-Avventura evidenzia il campo d’indagine. La manifestazione ha trovato, in questi ultimi anni, sotto la direzione di Maurizio Nichetti, coadiuvato da Augusto Golin, un nuovo slancio ed impulso. A presiedere la giuria della 56° edizione è stato chiamato Maurizio Zaccaro, affermato regista milanese formatosi alla scuola di Ermanno Olmi, il cui titolo più noto è Un uomo perbene, con Michele Placido. Assieme a lui, il danese Tue Steen Muller, la svizzera Sylviane Neuenschwander, l’iraniana Siba Shakib e l’alpinista cineasta Elio Orlandi. Presa visione dei trentaquattro film in concorso, i giurati hanno attribuito il Premio della Giuria a Daughters of Wisdom dell’americana Bary Pearlam.

Si tratta di un documentario di poco più di un’ora che ci porta sull’Himalaya tibetano. Qui, accanto ad una popolazione di agricoltori e pastori, si è insediata una comunità di 300 monache che, pur attuando una rigida educazione religiosa, si impegna a salvaguardare il proprio patrimonio culturale. Nella motivazione al premio si sottolinea come la regista sia riuscita a mostrarci nuovi aspetti del Tibet e del buddismo. La Genziana d’argento per il miglior contributo tecnico-artistico è andata a Schafskaute del tedesco August Pflugfelder. In un video di 45’ viene raccontata la vita di tre fratelli, due maschi e una femmina, che sono cresciuti in un piccolo maso di montagna nelle alpi austriache; mentre il maggiore si è fidanzato e conduce una vita intessuta di rapporti sociali, il fratello e la sorella sembrano incapaci di uscire dal proprio isolamento per aprirsi a nuovi incontri.

Scena di un film della sezione Anteprima al Trento Film Festival 2008

La Genziana d’argento per la miglior produzione televisiva è toccata a Journey of a Red Fridge della coppia serba Lucijan Muntean e Natasha Stankovic. Anche in questo video di 50’, realizzato da due giovani autori di talento, assistiamo ad una storia semplice ma sintomatica di una condizione umana molto diffusa. Protagonista è Hari, un ragazzino che, per guadagnare qualcosa, è costretto a trasportare un frigorifero della Coca Cola, per farlo riparare, da una vallata dell’Anapurna fino alla più vicina città. Nel corso del viaggio, il ragazzo racconta alla telecamera i suoi sogni e la speranza di un’esistenza migliore. Hari diventa così il portavoce di una triste condizione umana: quella dei sessantamila bambini portatori di carichi pesanti in Nepal.

La Genziana d’argento per il miglior cortometraggio è stata assegnata a Il neige à Marrakech dello svizzero Hicham Al Hayat. È un piccolo cortometraggio di un quarto d’ora girato in 35 mm. Un uomo del Marocco che sta per morire esprime al figlio un ultimo desiderio: quello di poter sciare in Svizzera dove il giovane si è trasferito. La cosa non riesce a concretizzarsi, ma il figlio riesce comunque, con l’aiuto di alcuni amici, a far credere al padre di trovarsi, non tra le montagne marocchine, ma nelle alpi svizzere.

Il premio del Club Alpino italiano Genziana d’oro al miglior film di alpinismo è andato al francese Au delà des cimes di Remi Tezier. L’autore è conosciuto per i suoi numerosi documentari realizzati per le televisioni d’oltralpe e per essere una delle presenze costanti alla manifestazione trentina. Questa volta dà prova della sua tecnica sopraffina con delle inquadrature mozzafiato riprese dall’alto e dal basso delle pareti di granito, riuscendo a far trasparire l’essenza stessa del rapporto di equilibrio tra l’uomo e la montagna. Il video di 75’ si avvale inoltre di una testimone d’eccezione quale è la celebre arrampicatrice Kathrine Destivelle.

Scena del film 4 elements in concorso al Trento Film Festival 2008

Infine, il Gran Premio città di Trento-Genziana d’oro è stato attribuito a 4 elements dell’olandese Jiska Rickels. Il titolo fa riferimento agli elementi primari: terra, aria, acqua e fuoco. La giuria ha apprezzato la forza dirompente della narrazione, che analizza il primordiale rapporto tra l’uomo e l’ambiente, auspicando una nuova era di civiltà rispettosa degli elementi della natura. Il film, realizzato in 35 mm e della durata di quasi 90’, meriterebbe sicuramente una distribuzione cinematografica.

Tra gli altri riconoscimenti attribuiti da giurie esterne, quello del Museo Usi e Costumi della Gente Trentina ha premiato Ossignur! La montagna assistita, di Sandro Gastinelli e Marzia Pellegrino, sulle vicissitudini dolorose e traumatiche che coinvolgono alcuni abitanti della Valle Varaita, nelle Alpi occidentali. Il premio Città di Imola ha voluto segnalare Martha. Memorie di una strega, di Giovanni Calamari, la storia di disagio mentale di una donna nata e vissuta nelle Dolomiti. Il premio solidarietà Cassa Rurale di Trento ha visto l’affermazione di Dalai Lama Renaissance di Khashayr Darvich, sui colloqui tra il capo spirituale dei tibetani e quaranta intellettuali che si confrontano sui problemi più scottanti del mondo. Il premio Mario Bello è stato assegnato a The Wall, del sudcoreano Lim Il Jin, resoconto emozionante e coinvolgente dell’ascensione di tre uomini a una grande e difficile parete rocciosa, che non viene specificata.

Il premio Andrea Morelli ha incoronato Grande traversata delle Alpi-GTA, dei tedeschi Achim Burkart e Gül Yavuz, che ci conduce in un itinerario escursionistico, articolato su una serie di sentieri e di 68 posti tappa, dal Passo Gries sul confine svizzero a Ventimiglia.

Esaurita la contabilità dei riconoscimenti ufficiali e non, è doveroso segnalare altre notevoli peculiarità che hanno contraddistinto la 56° edizione, a partire dalla serata inaugurale che ha visto la proiezione della copia restaurata de La signorina Else (1928) di Paul Czinner, con Else Heller, nel ruolo del titolo. Questo classico del cinema muto, che racconta il crack finanziario di un’agiata famiglia, ha usufruito del commento musicale dal vivo di uno dei complessi più rinomati della scena musicale italiana: i Marlene Kuntz.

C’è stata poi la riproposizione di due celebri film italiani come il documentario La muraglia cinese (1958) di Carlo Lizzani e La grande guerra (1959), di Mario Monicelli, con la coppia Gassman-Tognazzi. Di assoluto rilievo la scelta di inserire tra gli eventi l’ultimo Werner Herzog, che in  si spinge fino in Antartide, nella stazione di ricerca McMurdo, sull’isola di Ross, sede della National Science Foundation, dove il celebre cineasta tedesco ha modo di intervistare un gruppo di scienziati subacquei.

Scena del film Encounters of the end of the world di Werner Herzog in concorso al Trento Film Festival 2008

Trento ha voluto, inoltre, rendere omaggio ad uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi, Pierre Mazeaud — settantotto anni portati splendidamente — protagonista negli anni ’50 e ’60 di imprese in territorio francese ed italiano; tra queste, la Parete Nord della Cima Ovest di Lavaredo e la tragica ascensione sul gruppo del Monte Bianco, a cui partecipò anche Bonatti e che costò la vita a cinque alpinisti.

La seconda serata monografica era incentrata sull’alpinismo russo che, in tempi di guerra fredda, ha dovuto limitare il proprio campo d’azione. Tra i suoi protagonisti emerge la figura di Boris Korshunov, un signore di 73 anni che nella sua lunga carriera è stato prima studente all’istituto dell’aviazione industriale dove ha iniziato ad allenarsi praticando l’atletica, la maratona su sci e l’alpinismo. In quest’utima disciplina ha scalato più di settanta cime sopra i settemila metri. Per le motivazioni politiche sopra accennate, Boris, solo nel 1999, ha potuto affrontare le montagne dell’Himalaya.

Infine, la serata conclusiva si è svolta all’insegna della musica con la trascinante esibizione di Lino Patruno e le sue sofisticate esecuzioni jazzistiche. È stata questa l’occasione per assegnare un premio alla carriera al grande Folco Quilici, nato a Ferrara nel 1930 e attivo nel campo documentaristico dal 1952, quando debuttò con Pinne e arpioni. Da allora, con la cinepresa o con la penna, Quilici non si è mai stancato di esplorare il mondo. E il fatto che la sua ricerca si sia prevalentemente concentrata sull’elemento mare rende ancora più significativo che la “montanara” Trento abbia voluto meritoriamente suggellare una carriera lunga ed esemplare.

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