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Scrittura

Carlo Lucarelli

L’ottava vibrazione

Un universo fatto di pagine e parole. Tutto in un fazzoletto di città nelle cui vie si respira ancora un qualcosa dal fascino antico e ammaliante. È Pordenonelegge Festival che, giunto quest’anno alla 9° edizione, ha ancora una volta aperto al pubblico piazze e monumenti per una tre giorni dedicata a chi la passione per la lettura ce l’ha nelle vene.

Pordenone legge festival 2008

Erano oltre 200 gli autori ospiti, distribuiti in più di 140 incontri. Curati da Gian Mario Villalta (Direttore Artistico), Alberto Garlini e Valentina Gasparet, gli appuntamenti in programma da venerdì 19 a domenica 21 settembre hanno spaziato tra i generi letterari più diversi.
Grandi nomi della letteratura italiana, come Roberto Calasso, Alessandro Baricco, Andrea De Carlo, Boris Pahor, Mauro Corona e Salvatore Niffoi. Ma anche grandi autori stranieri come l’americano Michael Cunningham — Premio Pulitzer nel ’99 con Le Ore – che ha presentato a Pordenonelegge il suo racconto inedito Scheherazade Night, o l’irlandese Catherine Dunne, con il suo ultimo libro intitolato Se stasera siamo qui (Guanda), il francese Marc Levy di cui è appena stato pubblicato I figli della libertà (Rizzoli) o ancora il russo Sergej Nosov con Il volo dei corvi (Voland editore).

Ma Pordenonelegge ha voluto generosamente condire la sua programmazione anche con uno spaccato di letteratura scientifica e filosofica, portando ad esempio davanti al pubblico l’ambientalista indiana Vandana Shiva, lo scienziato austriaco Fritjof Capra o il filosofo francese Jean-Luc Nancy. Non sono mancati neppure dibattiti su temi di scottante attualità come quello affrontato da Francesco Durante e Antonio D’Orrico sul problema dei rifiuti a Napoli, o la testimonianza di Candido Cannavò sul cattolicesimo di strada mentre presentava il suo ultimo libro Pretacci. Oppure gli accenni alla letteratura al femminile che tanto arricchisce sia il panorama italiano che quello straniero, con Isabella Bossi Fedrigotti, Lidia Ravera e Anilda Hibrahimi.

Carlo LucarelliProprio nel corso di questo bel Festival siamo riusciti a intervistare un’altra grande penna della letteratura italiana, uno dei più famosi scrittori contemporanei di gialli e noir. Istrionico, mattatore, mai stanco di divertire e divertirsi: è Carlo Lucarelli, che nel corso di questa edizione di Pordenonelegge ha presentato la sua ultima creatura, L’ottava vibrazione, romanzo ambientato nell’Eritrea di fine Ottocento. Di fronte a una piazza gremita il conduttore di Blu Notte , la trasmissione Rai dedicata ai casi misteriosi e insoluti, ha tenuto incollati alle sedie per più di un’ora le centinaia di persone giunte ad ascoltarlo. Poi una fila lunghissima di autografi e foto con gli ammiratori durata più di un’ora e mezza.

Sara Visentin (SV): Quanto è importante il lavoro di ricerca nei suoi libri?

Carlo Lucarelli (CL): È molto importante sia che scriva di Bologna, dove vivo, e di oggi, sia che io scriva dei libri di storia o ambientati da un’altra parte. Perché la mia idea è scrivere di cose che non conosco, naturalmente, e che mi incuriosiscono. Non di quello che mi accade perché, francamente non interessa a me e non credo interessi a nessuno. Ma soprattutto non sarei in grado di farlo. Allora se scrivo di cose che non conosco, di altri mestieri, di altri momenti, la documentazione diventa importante. Bisogna cercare la contraddizione nelle cose, e per far questo non ti basta mai la cartolina, neppure della città in cui vivi. Devi perderti nelle sue strade e poi, da lì, inizia il romanzo.

SV: Lei scrive storie di indagine. C’è forse dietro anche una volontà di ricerca di dare un senso alla nostra esistenza, magari cercando di spiegare perché possono accadere, ad esempio, agghiaccianti drammi familiari, amicali, e così via?

CL: Sì, in un certo senso sì. C’è la volontà di mettere in scena dei meccanismi che poi possono servire a spiegare, e a farci capire, il perché avvengono certe cose. Non la ritengo la funzione propria dello scrittore, o mia. Non scrivo libri perché così risolverò casi o insegnerò alla gente a vivere meglio, questo no. Però racconto le storie che mi colpiscono cercando di capirle, poi in questo percorso spero che qualcuno, leggendole, possa magari trovare il modo per capirle meglio.

SV: Alcuni dei suoi libri sono stati resi anche in versione cinematografica però molto spesso la resa cinematografica non rende loro giustizia. Nel suo caso, è stato soddisfatto dell’adattamento? Si è riusciti a rendere l’atmosfera e lo spirito dei suoi lavori?

Carlo LucarelliCL: Sì c’è stata, anche quando sono stati resi in modo molto diverso. Cinema e televisione hanno fatto cose tratte dai miei lavori. Almost Blu è diventato un film, diversissimo dal mio libro, però non è che ne sia stato tradito lo spirito. È stato il regista che ha visto alcune cose e le ha rappresentate. Che è poi quello che fa il lettore, quando legge un libro. Ci trova delle cose che sono le sue ma magari non le mie. In altri casi, in televisione, e penso al Commissario De Luca, i miei libri sono stati resi alla perfezione, interpretandone lo spirito e, anzi, migliorando un sacco di cose che io non avevo scritto. Non posso che essere molto contento di quello che mi è successo.

SV: Quando scrive i libri, pensa mai alla loro possibile resa filmica? Si lascia in qualche modo condizionare?

CL: No, non ci penso. Perché intanto, mentre scrivi, non sai quale libro verrà poi comprato, quale sarà la moda nel momento. Ci sono delle considerazioni produttive nel comprare un libro che non puoi conoscere se sei uno scrittore. E poi pensare a questo significherebbe privarsi di una dimensione che è quella della scrittura, che invece ha il suo senso nel libro. Se devo pensare a un’immagine che mi piace per come è scritta e non la uso perché in alternativa dovrei usarne un’altra che mi piace meno ma che potrebbe essere un film, mi sto auto limitando. Se lavorassi così taglierei le ali alla mia fantasia.

SV: L’essere uno scrittore di noir, oltre che conduttore di Blu notte, ha mai condizionato la sua vita privata, magari anche il suo modo di percepire quello che le sta intorno?

CL: Assolutamente sì, non tanto come conduttore di Blu notte ma è certo che, studiando certe cose, leggo i giornali in maniera diversa. È un po’ come diventare esperti di un campo naturalmente. Poi ne parli in una maniera più approfondita. Quindi, da questo punto di vista, sicuramente mi ha dato più consapevolezza storica e tecnica su quello che succede.

SV: Quali sono secondo lei le regole per scrivere un buon giallo? Sempre se ci sono.

CL: Secondo me non ci sono delle regole. Ce n’è una fondamentale, fissa, che è quella di prendere un mistero e non raccontarlo tutto subito. Questa è la tecnica base del romanzo giallo. Le vere regole non ci sono, perché tutte le volte che le inventiamo, di solito, sono in contrapposizione con quelle inventate prima. Quindi un giallo è una storia misteriosa raccontata poco per volta. Poi la vera regola è riferita a come si scrive un romanzo in generale, e quindi a tutte le cose belle che ci metti mentre lo scrivi, che valgono naturalmente anche per un romanzo giallo.

L'Ottava vibrazione ultimo romanzo di Carlo LucarelliSV: L’ottava vibrazione come si inserisce rispetto a tutte le altre sue opere, come lo collocherebbe?

CL: Per me è un romanzo d’esordio, come se avessi ricominciato a scrivere. Non solo perché era un po’ di tempo che non scrivevo, ma anche perché ho cercato di metterci un sacco di cose nuove. L’ho visto come un libro in cui ho cambiato il mio modo di scrivere e attraverso il quale mi ripropongo ai lettori in un modo completamente diverso. Quindi per me è proprio un libro di esordio. Spero da qui di continuare con altri libri che mi piacciano altrettanto.

SV: Un’ultima domanda. Nei suoi libri si occupa sempre del lato oscuro delle cose. Qual è il suo lato oscuro?

CL: Il mio lato oscuro, oddio… Non credo di averne… Di solito chi scrive romanzi come i miei lo sfoga tutto lì dentro. Direi quindi che non c’è un mio lato oscuro, o per lo meno, se ce l’ho non me ne sono ancora reso conto!

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