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Arte

Milena Naldi

Il giovane Guercino, da Cento a New York

Fa piacere che dal coro di lamentele sull’incapacità italiana nel valorizzare il patrimonio culturale, ogni tanto arrivano segnali che mostrano con chiarezza come sia possibile invertire la tendenza.

Opera del Guercino

Ne è un caso esemplare la mostra sugli anni giovanili di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino inaugurata il 2 febbraio (a esattamente il 418 anni dalla nascita del maestro emiliano) presso l’Istituto Italiano di Cultura di New York. Intitolata “Guercino Early paintings from Cento and Bologna”, la mostra consiste in 28 dipinti (oli e affreschi trasposti su tela) mai prima esposti fuori dall’Italia. 
Dopo New York, dal 21 marzo, la raccolta sarà esposta all’Accademia delle Belle Arti di Bologna. l’evento è stato possibile grazie all’impegno della Banca e Fondazione Cassa di Risparmio di Cento, che in questi anni hanno girato le case d’asta  d’Europa, nel tentativo di riportare il Guercino a Cento. Tra le acquisizioni recenti lo Sposalizio Mistico Di Santa Caterina e la Sibilla.

Cento è una cittadina di 30.000 abitanti nella campagna tra Bologna e Ferrara che ha visto nascere il Guercino. Ma ha differenza dei tanti piccoli centri italiani al di fuori dagli itinerari del turismo di massa che custodiscono tesori inestimabili, ha avuto la lungimiranza di investire sul proprio futuro a partire proprio dal proprio cittadino più celebre: il Guercino. La mostra nasce da Cento dove collezionisti privati e istituzioni locali hanno messo a disposizione le opere e fatto da fulcro per un operazione culturale a cui ha il Comune di Bologna, la Regione Emilia Romagna, fino a arrivare a New York con il Patronato del Presidente della Repubblica, Napolitano. Ma questa mostra riesce a suscitare grande interesse a New York (che ha tra Metropolitan, Frick Collection e Morgan Library alcune delle più straordinarie collezioni di arte antica) per la felice intuizione con cui è stata concepita: la ricostruzione degli inizi della traiettoria artistica di Guercino. Come dire la magia del passaggio da ragazzo prodigio a genio maturo, maestro del barocco italiano. Ne abbiamo discusso con Milena Naldi che assieme a Fausto Gozzi a curato la mostra.

Alessandro Cassin (AC): L’aneddotica racconta di Guercino descrivendolo come un autodidatta di provincia. Un adolescente che lontano dai grandi centri dell’arte, inaugura la grande stagione della pittura barocca. Cosa sappiamo davvero dei suoi anni giovanili?

Milena Naldi (MN): Abbiamo portato qui la Madonna della Chiara, un affresco che varie fonti ci dicono essere stato dipinto da Guercino a otto anni sopra la porta della casa dei suoi genitori a Cento.

AC: È pensabile che senza istruzione un bambino di otto anni, impari la tecnica del buon fresco?

Opera del Guercino

MN: Non ha importanza se avesse davvero otto piuttosto che qualcuno di più. Sappiamo bene che c’erano ragazzi di 12 anni con una mano capace di disegni straordinari. E la tecnica dell’affresco era nota a Cento dove sicuramente non mancavano bravi artigiani. Quando la critica parla di autodidatta, si riferisce al fatto che non sia stato a bottega da un pittore di fama. Naturalmente ha imparato la tecnica da pittori locali ma, secondo me, il suo vero maestro è Ludovico Carracci.

AC: Dove e quando ha potuto vedere le opere di Carracci?

MN: È noto che il giovane Guercino si recasse con assiduità nella Chiesa dei Cappuccini a Cento dove c’era La Madonna in trono e Santi di Ludovico Carracci. Quel dipinto è stata la sua scuola!

AC: Cos’altro potrebbe aver visto e come si spostava un adolescente emiliano nel primo ‘600?

MN: Bologna è a soli 30 chilometri, bastavano un carro o un cavallo. Il talento di Guercino fu notato presto, a sedici anni lavorava anche a Bologna, dove i suoi insegnanti sono state le grandi pitture di Annibale, Agostino e Ludovico Carracci, Guido Reni, Raffaello…

AC: A 23 anni, nel 1614, riceve dal più noto mecenate delle arti di Cento la commissione per un ciclo di affreschi qui esposti, che importanza hanno nel suo sviluppo:

MN: È il suo primo incarico importante e la misura della stima che si aveva per lui. È un ciclo complesso, pensato per molte stanze, ci sono scene di caccia, attività rurali e paesaggi. Molte delle composizioni derivano da stampe di Antonio Tempesta, ma Guercino ci inserisce e celebra il paesaggio locale, il lavoro dei contadini: la mietitura del fien, la lavorazione della canapa. Il ciclo dimostra il suo interesse per il realismo, e la sua facilità immaginativa. Dipinge animali che nessuno a Cento aveva mai visto, la caccia all’orso oppure allo struzzo, pantere che si guardano allo specchio… Soprattutto fa una cosa straordinaria per la sua epoca: diventa il pittore del paesaggio e delle verità locali.

AC: Eppure rispetto agli oli successivi di soli pochi anni, il disegno pare più incerto, quasi naif, l’uso drammatico di luce e colore meno evoluto…

MN: Trattandosi di un ciclo molto vasto (140 riquadri) bisogna distinguere la sua mano, riconoscibile ad esempio nei due putti, da quello che è probabilmente il lavoro di collaboratori. Guercino giovanissimo aveva fondato una sua accademia del nudo in cui lavoravano una decina di artisti che ha utilizzato in questo ciclo. Per i colori c’è anche un problema dello stato di conservazione: si tratta di affreschi trasferiti su tela nell’800.

AC: Al piano superiore, in una sala con cinque pitture davvero emozionanti, diventa apparente come il giovane Guercino tra il 1615 e 1620 diventa un pittore maturo. Tra questi un soggetto bizzarro: Rinaldo Corradino cavalca un mulo…

MN: La storia è quella di un personaggio che pare si spostasse di luogo in luogo con la sua attrezzatura da fiera di paese: un bastone con una civetta, dei lunghi rotoli da leggere in pubblico, e una corda al collo come chi ha scampato un’esecuzione, il tutto sullo sfondo del tipico paesaggio padano del Guercino. È ovvio che amasse questi paesaggi, questi colori, basti pensare che ha fatto milioni di disegni di paesaggi…

AC: Tra le pitture di maggiore impatto, ci sono i capolavori giovanili La Madonna del Passero (1618-20) e La Sibilla (1620), in che cosa sono sono legati al passato e in che modo anticipano le fasi successive di Guercino?

Opera del Guercino

MN: Qui è ancora apparente il debito con Ludovico Carracci: da lui ha preso il colore, l’umoralità grigia, l’emozionalità. Ma c’è anche già la mano sicura di un’artista autonomo e spiccatamente originale.

AC: L’uso tonale della luce ricorda Caravaggio e i caravaggeschi nordici, pensa che li conosceva?

MN: Caravaggio lo scopre dopo, a Roma. A questo punto conosceva piuttosto la pittura Ferrarese: Scarsellino. Se Caravaggio è il realismo puro, Guercino è la verità del movimento, la morbidezza delle forme. Più che caravaggesco Guercino è già barocco.

AC: Guercino ha dipinto di tutto, dalla caricatura al paesaggio, che tipo di pittore era?

MN: Un pittore dai colori grigio cerulei, di una forza sensazionale, interessato alla vita quotidiana e amante della verità. La sua opera è piena di carne, di pasta, non è un raffinato: ricordiamoci che è un pittore della bassa padana non di città.

AC: Nel 1921 Guercino viene chiamato a Roma dal Papa. Una progressione da Cento a Bologna, e poi a Roma sembrerebbe la misura del suo successo; eppure, dopo pochi anni, il maestro barocco ormai famoso torna definitivamente a Cento, perché?

MN: Sulle sue scelte di vita possiamo solo speculare, quello che è certo è che la sua pittura passa attraverso fasi successive e il pittore che torna da Roma è ormai un altro.

Commenti

Un commento a “Il giovane Guercino, da Cento a New York”

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