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Fumetto

Roberto Recchioni

Dalla parte del fumetto

Fumettista poliedrico e instancabile, a suo agio con diversi generi narrativi, Roberto Recchioni è un autore di talento che negli ultimi anni ha saputo farsi conoscere grazie a uno stile popolare, ma intelligente, e una serie di progetti azzeccati con le case editrici italiane più importanti.

Roberto Recchioni

Al momento, oltre all’impegno con la serie culto John doe e leggende del calibro di Diabolik e Dylan Dog, Roberto è al lavoro su alcuni titoli molto attesi dai suoi fan, tra cui la serie ispirata alle ispirata alle Cronache del Mondo Emerso di Licia Troisi.

Valentino Sergi (VS): Con Il modulo A38 sei entrato a pieno titolo nel gruppo di sceneggiatori di Dylan Dog (anche se ti eri già cimentato con il personaggio nel primo numero della collana Color Fest). Che tipo di sfida rappresenta scrivere le storie di un personaggio con una storia editoriale così lunga e possibilità di rinnovamento tutto sommato limitate? Quali differenze hai riscontrato rispetto alla tua esperienza con Diabolik?

Roberto Recchioni (RR): Rispetto a Diabolik, Dylan Dog garantisce molta più libertà espressiva, sia nei contenuti delle storie che nella tecnica con cui raccontarle. Su Dylan puoi far sentire la tua voce, su Diabolik, no. Confrontarsi con Dylan significa dover confrontarsi con Sclavi: una sfida impari ma stimolante. Dylan, a differenza di qualsiasi altro personaggio che mi è capitato di scrivere, impone che ci si metta del proprio. Si possono anche scrivere storie di Dylan usando solo il mestiere ma verranno robette manieriste e poco sincere. Dylan costringe a sanguinare se vuoi scriverlo bene e la cosa è favolosa da una parte e terribile dall’altra. E poi c’è il sentire di Dylan, che è anche il sentire di Sclavi e che devi rispettare ma anche mettere in discussione perché tu non sei Sclavi e, magari, su alcune cose la pensi diversamente da lui. È un’esperienza di lavoro molto affascinante, sofferta e rischiosa.

Roberto RecchioniVS: David Murphy 911, uno dei tuoi ultimi progetti in uscita nelle edicole, oltre a segnare un rinnovato interesse per gli autori italiani da parte di Panini, presenta quella struttura “a stagioni” derivata dai telefilm che avevate già applicato con Lorenzo Bartoli a John Doe; tendenza simile, se vogliamo, alle miniserie Bonelli. Com’è cambiato il pubblico in questi anni? Questa soluzione che vantaggi ha da un punto di vista editoriale?

RR: Il pubblico tende sempre a una maggiore specializzazione e frammentazione. Quarant’anni fa alla gente piacevano i gialli e leggevano indifferentemente crime story, gialli all’inglese, hard boiled e thriller. Oggi questo non esiste più: ci sono lettori che sono appassionati solamente di una particolare deriva di un genere. Ci sono appassionati lettori di legal thriller che ignorano del tutto i gialli classici o i crime. Nel fumetto è lo stesso. C’è sempre una maggior specializzazione del lettore e, a parte fenomeni trasversali come Tex e Dylan Dog, i fumetti vengono concepiti sempre più per un target ben specifico che taglia fuori a possibilità di raggiungere un pubblico di massa.

John Doe e David Murphy sono fumetti pensati per un certo tipo di pubblico con cui io mi identifico molto. Cosa completamente diversa con Dylan che ha un pubblico infinitamente più vasto e diversificato. Per me, tutti noi autori, ci dovremmo impegnare di più per raccontare storie più universali rispetto alle storie per “Il nostro circolo di nerd” che invece stiamo scrivendo in questo periodo.

VS: I diritti di Garrett, il tuo zombie-western edito da Edizioni BD e realizzato con alcuni degli esponenti di punta della nuova generazione di disegnatori italiani, sono stati acquistati da una casa editrice francese. Quali differenze, a tuo avviso, distinguono il mercato d’oltralpe da quello nostrano? Quali sono gli handicap e i punti di forza del sistema editoriale del nostro paese?

RR: Nel nostro paese, il media fumetto è ancora un prodotto popolare e massificato, al pari delle televisione (le vendite di Tex, in tutte le sue forme, lo dimostrano). Oltreparte, invece, il fumetto è un media comparabile alla letteratura… in un mercato dove, però, la letteratura non è un media di ultra nicchia come da noi. Se il fumetto in Italia muovesse le stesse cifre del mercato della letteratura italiana, sarebbe in crisi nera. Detto questo, in Francia sono davvero pochi gli autori che possono campare solo di fumetti (come del resto, in Italia sono pochi gli scrittori che possono campare solo dei libri che scrivono) mentre, in Italia, è largamente diffusa la figura del fumettista professionista che campa (spesso anche bene) solo con in fumetti che produce.

Chiariamo pure che adesso le cose stanno mutando: il fumetto inteso come oggetto editoriale da libreria di varia sta cominciando a imporsi anche da noi e una nuova figura di autore sta cominciando a affermarsi. Vedremo.

VS: Nel tuo blog hai più volte affrontato la questione della critica di fumetto, mettendo in evidenza le mancanze degli organi d’informazione che trattano l’argomento (in modo specifico o occasionale). Perché, secondo te, manca una preparazione su questo medium? Quali soluzioni sarebbero auspicabili?

RR: La carenza di una critica fumettistica seria va ricercata a monte, guardando al poco prestigio che il nostro media ha sempre avuto nell’ambito accademico classico. È ovvio quindi che, tranne rare e luminose eccezioni, è difficile trovare dei critici VERI, che si occupino di fumetti.

Roberto RecchioniPer quello che riguarda la “critica spicciola”; è sostanzialmente in mano a onesti appassionati, certe volte molto giovani, che la fanno per passione, spesso senza i mezzi culturali, di analisi e di comunicazione adeguati. In sostanza, il livello è quello delle volenterose fanzine di qualche anni fa. Tutto questo, ovviamente, comporta dei seri limiti per la crescita e lo sviluppo di una critica credibile e utile.

VS: Cosa puoi anticiparci sulle tue serie di maggior successo e sui tuoi progetti futuri? Murphy avrà una seconda stagione?

RR: Continua il mio impegno su Dylan Dog e John Doe. Sono al lavoro su una nuova storia di Dylan per Massimo Carnevale (dopo “Mater Morbi”) e una con Nicola Mari. Poi c’è un altro progetto, sempre con Carnevale, che per il momento è segretissimo. Poi c’è un nuovo volume per BD, con Werther Dell’Edera, che dovrebbe uscire per la prossima Fiera di Lucca e che si collegherà a Ucciderò ANCORA Billy The Kid, pur non essendone il seguito. Poi c’è il lavoro sulle Cronache delle Terre Emerse con la Troisi e si sta valutando l’opportunità di proseguire le avventure di David Murphy.

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