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Palcoscenico

Quando i Turchi sbarcavano in Italia…

Grazie a una brusca cura dimagrante che le fece perdere ben trenta chilogrammi, all’età di 31 anni Maria Callas — leggendaria soprano greca — acquisì livelli vocali d’insuperata perfezione. Quello che è conosciuto come il processo di “trasformazione della Callas” ebbe l’effetto di una piccola rivoluzione nel mondo del melodramma. Verso la metà degli anni Cinquanta, Maria Callas riuscì a imporre il suo nome nell’olimpo della lirica, non solo per via della facilità con la quale riusciva ad emettere acuti e sovracuti di grande precisione e volume, ma anche per la fluidità, raffinatezza ed espressività del suo modello recitativo.

Immagini di scena de Il Turco in Italia, opera allestita nel 2009 al Carlo Felice di Genova

A Maria Callas si deve anche la riscoperta di alcune opere cosiddette minori o semplicemente poco note che, grazie a sue magistrali interpretazioni, riapparvero dopo anni di oblio. Tra queste, Il Turco in Italia di Gioachino Rossini, che aveva debuttato nell’agosto del 1814 alla Scala di Milano senza grande successo, soprattutto perché considerato una brutta copia de L’italiana in Algeri. Ma nel 1954, sotto la direzione del maestro Gianandrea Gavezzeni, Maria Callas stupì il pubblico dello stesso teatro, la Scala di Milano, interpretando a meraviglia la Fiorilla rossiniana. Il personaggio era piuttosto distante dal repertorio rappresentato dalla soprano greca prima d’allora, considerata inadatta a ruoli buffi e conosciuta per le interpretazioni di Isotta, Norma e Turandot. Centoquaranta anni esatti di silenzio venivano interrotti dall’emozione di quel suono, “la sua voce, capace di giungere attraverso i timpani fino ai nervi, alle cellule più segrete e recondite della mente, del cuore” (Franco Zeffirelli).

Il Turco in Italia, opera buffa in due atti, narra le vicende di Prosdocimo, poeta napoletano in cerca di un buon soggetto che per caso incontra Zaida, una zingara fuggita dall’amato principe turco Selim. Fiorilla, moglie di don Geronio e donna di facili costumi, ben presto si lascia sedurre da Selim, il quale, nel frattempo, ritrova Zaida. Secondo le usanze in vigore nel suo paese, il principe turco, conteso tra le due donne, propone a Geronio di vendergli Fiorilla, scatenando le ire sia dell’amata che di Zaida. Ad una festa mascherata, Selim decide allora di rapire Fiorilla, ma solo dopo una serie di equivoci ben orchestrati dall’astuto Prosdocimo e dal fido Narciso — servente di Fiorilla — avviene la giusta ricomposizione delle coppie con Selim e Zaida che ritornano in Turchia, lasciando Geronio assieme alla sua Fiorilla, rinsavita e assai pentita per aver pensato di tradire il marito.

Immagini di scena de Il Turco in Italia, opera allestita nel 2009 al Carlo Felice di Genova

L’opera del 1814 e nella produzione rossiniana precede il debutto al Teatro Argentina di Roma de Il Barbiere di Siviglia, che il maestro pesarese compose nonostante esistesse in circolazione il dramma lirico del vivo e vegeto Giovanni Paisiello “Il barbiere di Siviglia, ovvero La precauzione inutile. Insomma, Rossini la burla l’aveva nel sangue “a prescindere”, come direbbe il Principe De Curtis, in arte Totò, attore/personaggio della commedia italiana che, con tutta probabilità, il Maestro avrebbe considerato perfetto interprete dei suoi testi. L’accurato libretto è firmato dal genovese Felice Romani, librettista prediletto dal Bellini, considerato non a torto ispiratore del più noto Francesco Maria Piave. Romani tratteggia con attenzione i personaggi, cercando di non sconfinare mai nell’inverosimiglianza e bilanciando con maestria il registro comico al registro sentimentale.

Dipinge un “turco” galante e raffinato, che poco ha da condividere con l’immagine moderna e stereotipata dell’immigrato in cerca di lavoro. La parte di Selim gronda di belcanto ed era stata scritta originariamente per Filippo Galli, noto per essersi fatto le ossa come tenore ma poi passato alla storia come basso, a causa di una grave malattia e grazie agli incoraggiamenti del Paisiello. Dal canto suo, Fiorilla è si fragile alle lusinghe del principe Selim, ma è anche sensibile all’onore d’esser sposa di don Geronio, il quale richiede un’interpretazione moderata, ripetitiva, per esaltare la sua sola ed unica richiesta: aver moglie fedele. Di convesso, Fiorilla è chiamata ad esprimersi in un canto d’agilità che, appunto, era caratteristica non assente nella Callas.

Prosdocimo è il burattinaio ma anche lo spettatore divertito di tutta l’opera e, nell’economia dello spettacolo, deve rappresentare il personaggio più verosimile, quindi: è rappresentato da un basso buffo ma senza esagerazione. Vari sono i duetti e gli insiemi confezionati da Rossini. Rimane celeberrimo il duetto tra i bassi Selim e Geronio D’un bell’uso in Turchia, che apre il secondo atto. Secondo Stendhal, il connubio tra leggerezza, allegria e grazia in questo momento dell’opera pone “Il Turco in Italia ” al livello delle arie composte dal Cimarosa e da Mozart. Insomma, sarebbe come se oggi, leggendo il componimento di un giovane scrittore non ancora conosciuto, il nostro Umberto Eco paragonasse la sua attitudine alla scrittura al talento assoluto di Hugo o Moravia!

Immagini di scena de Il Turco in Italia, opera allestita nel 2009 al Carlo Felice di Genova

Quindi, si tratta di opera riscoperta, anche se viene ancora rappresentata di rado. Ecco quindi un motivo valido per goderci il nuovo allestimento del Teatro Carlo Felice di Genova, che ricostruisce la produzione originale del Rossini Opera Festival 1983, in memoria del grande pittore, illustratore e scenografo genovese Emanuele Luzzati, somparso il 26 gennaio 2007, che curò l’allestimento (ora adattato dall’allievo Michele Olcese, attuale Direttore degli Allestimenti Scenici del Teatro Carlo Felice). La produzione è diretta dal maestro Jonathan Webb che negli anni sta affinando le sue doti interpretative. La regia è di Egisto Marcucci sapientemente ripresa da Elisabetta Courir.

Abbiamo assistito alla rappresentazione del 31 gennaio, ovvero l’ultima replica, in un teatro ancora gremito ed euforico. Carlo Lepore, basso versatile e dotato di un buon timbro vocale, è tipico rappresentante del bencanto e a Genova si è rivelato un convincente Selim. Fiorilla è stata Irina Lungu, soprano russo, che già avevamo visto e applaudito all’Arena di Verona due stagioni orsono in sostituzione della Guleghina nel ruolo di Violetta, che interpreta ormai in diversi teatri italiani. Irina possiede una voce piacevole anche se, soprattutto in considerazione del repertorio scelto (Violetta, Mimì, Liù), deve ancora sistemare l’emissione nel registro acuto.

Nel ruolo di Don Narciso il milanese Angelo Scardina, convincente sia dal punto di vista interpretativo sia dal punto di vista vocale, in quanto dotato di una voce chiara e brillante, ma ancora in fase di definizione. Elia Fabbian e Vincenzo Taormina sono stati rispettivamente Don Geronio e Prosdocimo, cogliendo in vari momenti gli applausi del folto pubblico. Valo lo stesso per Sara Allegretta e Federico Lepre nei ruoli di Zaida e Albazar. Insomma, un’opera ben confezionata, godibile e impreziosita dalla scene del compianto “Lele” Luzzati.

Immagini di scena de Il Turco in Italia, opera allestita nel 2009 al Carlo Felice di Genova

Il Turco in Italia


Autore Gioachino Rossini
Direttore Jonathan Webb
Regia Egisto Marcucci ripresa da Elisabetta Courir
Scene Emanuele Luzzati
Costumi Santuzza Calì
Coreografie e movimenti mimici Giovanni Di Cicco
Luci Luciano Novelli
Assistente ai costumi Daniela Cernigliaro
Maestro al fortepiano Sirio Restani

Interpreti
Selim Simone Alaimo
Donna Fiorilla Myrtò Papatanasiu
Don Geronio Bruno De Simone
Don Narciso Antonino Siragusa
Prosdocimo Vincenzo Taormina
Zaida Antonella Nappa
Albazar Federico Lepre

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