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Musica

La comunità “mucchiofila”: caratteristiche e identità (III)

Copertina de Il Mucchio SelvaggioIl rapporto tra i lettori e Il Mucchio Selvaggio è stato fin dall’inizio qualcosa di speciale, qualcosa di diverso rispetto a ciò che normalmente si instaura tra una rivista e il proprio pubblico. Questo legame nasce prima di tutto perché coloro che la leggono apprezzano il suo modo di porsi rispetto alle notizie che tratta, il suo occuparsi di musica alternativa (all’inizio) e di tutti gli altri argomenti (poi) in modo spontaneo e più per passione che per altri motivi: “e proprio da questo approccio […] scaturisce lo speciale rapporto ‘fiduciario’ con i lettori, che si identificano nel progetto al punto di provare nei suoi confronti sinceri slanci di amore così come di indignazione”[1].

Il Mucchio Selvaggio è stato, ed è, qualcosa con cui i suoi lettori si identificano, una sorta di “figura tutelare” sotto la quale ci si sente simili e ci si riunisce[2]. Questa è una delle caratteristiche fondanti di quella che si può chiamare comunità:“Si può dire in fondo che la rivista sia una sorta di polo di attrazione per un gruppo di persone che condivide lo stesso modo di pensare” [3]. Se “Il Mucchio” è potuto diventare una figura di questo tipo è proprio grazie alle sue caratteristiche specifiche, al suo essere “alternativo”, al suo modo di porsi e al suo modo di affrontare le notizie secondo un punto di vista condiviso dai suoi lettori ma non dalla massa, al suo considerare fatti che a volte la stampa ufficiale non tratta o tratta in modo più superficiale[4]. “È percepita come rivista politicamente schierata a sinistra. Così non è, o, meglio, non proprio: è rivista antagonista e, indubbiamente, incline alla dialettica, arte che, soprattutto fra i giovani, sta sparendo ”. Tutte le caratteristiche che rendono la rivista alternativa, in fondo, sono le stesse che hanno fatto sì che essa potesse diventare ciò che è per i suoi lettori, facendo sì che si identifichino in lei e la considerino una sorta di faro nel buio attraverso il quale potersi orientare nel mondo.

Se i lettori de Il Mucchio Selvaggio possono essere ritenuti una comunità, quali possono esserne considerati i tratti distintivi? Sicuramente tale comunità è eterogenea, diversa dal concetto classico dei sociologi, priva della caratteristica della vicinanza spaziale tra i suoi membri. In qualche modo richiama le ultime definizioni date di essa, quelle che, pur considerando molto importante l’aspetto materiale che sta alla base di ciò che si intende per comunità, non lo ritengono fondamentale affinché alla sua creazione, osservandola principalmente come un gruppo di individui che si riconoscono come simili e condividono un insieme di norme e di valori[5]. I membri della comunità in questione provengono da ogni parte del paese e, nonostante non si conoscano materialmente, sanno di essere in qualche modo legati, sanno di avere delle caratteristiche in comune e di condividere un insieme di valori che la rivista a cui fanno riferimento porta avanti, sanno di possedere la stessa passione per determinate forme d’arte che Il Mucchio Selvaggio tratta e di cui prevalentemente si occupa. “Ciò che tutti noi pensiamo è che la società fa schifo, i lettori la pensano come noi ma in fondo sono poche persone che sanno che dalla loro unità si può ottenere qualcosa ”: siamo di fronte a un gruppo di persone che pur essendo eterogeneo e comprendendo individui di tutte le età si sente comunque simile e si aggrega appunto attorno alla rivista, condividendo le idee che porta avanti da quasi trent’anni. “I lettori del Mucchio assomigliano al giornale, ovvero hanno un’età che va dai 18 ai 40 anni e nonostante questo sentono tutti lo stesso grado di appartenenza al giornale. Altre riviste hanno un pubblico più omogeneo, il nostro pubblico è caratterizzato da varie coordinate, si trova chi lo ha cominciato a leggere ieri con chi lo legge dal primo numero ”.

Copertina de Il Mucchio Selvaggio 1978Un legame, quindi, molto speciale e inusuale, che negli anni è diventato sempre più forte e che col tempo si è evoluto diventando sempre più stretto e portando i lettori a non essere semplicemente tali, ma a contribuire in qualche modo attivamente alla realizzazione della rivista stessa, essendo molti di loro diventati poi giornalisti all’interno della redazione ed essendoci, inoltre, sempre stata un’enorme attenzione alle critiche da loro poste, un’attenzione che porta la redazione a prendere in esame tutte queste critiche e spesso a comportarsi di conseguenza. “Un rapporto di gruppo, i nostri lettori sono fedeli e si riconoscono in ciò che facciamo. Un rapporto inusuale sicuramente, molto stretto, intimo, direi quasi familiare. Anomalo, specie in un mondo cinico come quello in cui viviamo, molto bello ma spesso molto impegnativo ”. Basato, come si accennava, sull’enorme importanza data dai membri della redazione della rivista a tutti coloro che la seguono: “perché il lettore è colui che ci dà il pane. E poi il dialogo è molto importante, ci piace il contraddittorio. Il lettore poi per noi non è solo colui che compra la rivista ma sono persone che sanno molte cose e possono anche insegnarci molto ”.
Un lettore de Il Mucchio Selvaggio non è, quindi, semplicemente un acquirente, un qualcuno a cui vendere un prodotto (caratteristica principale anche del suo essere rivista alternativa, in quanto non vende se stessa o la pubblicità al suo lettore[6]), ma risulta essere parte integrante del giornale stesso, parte del suo modo di essere e del suo modo di porsi, che critica nel momento in cui ritiene opportuno farlo, e anche ferocemente, ma che sa benissimo lodare quando crede che ne sia il caso: “il nostro lettore si sente particolare, ritiene la rivista una cosa sua, e l’affetto che prova per lei lo porta a criticarla in caso di scelte sbagliate ”.

Un rapporto molto speciale determinato anche dalla condivisione, va ribadito, di un insieme di norme e di valori, valori che non solo sono fondamentali per la rivista, che li ha sempre messi al primo posto nella trattazione di ogni argomento affrontato, ma che sono tali e forse anche di più per il suo lettore, che vanno al di là e non coincidono con quelli portati avanti dalla società contemporanea, la cui tendenza alla globalizzazione porta l’individuo ad avere bisogno di condividere con altri le sue idee per non sentirsi isolato o annullato. Questa società, infatti, pur puntando sull’individuo, tende ad annullare la sua personalità a favore della massa globalizzata[7]. Questi valori di cui si è parlato vanno dalla libertà, “prima di tutto la libertà, libertà di essere una voce fuori dal coro, una voce contro ”, all’ “onestà e la coerenza verso noi stessi e verso gli altri ”, dalla voglia di “rompere le scatole e distaccarsi dalla cultura dominante, specialmente quella televisiva, è fortemente anti-televisivo anche quando parla di televisione ” a “quelli ‘democratici’ […] ma politically incorrect. Di sinistra, ma critici con chiunque, a rischio — spesso oltrepassato — di qualunquismo ”. Un insieme, quindi, che stride con quelli che possono essere i valori dominanti nell’attuale società, sempre più portata al qualunquismo, creando in questo modo negli individui la voglia di apparire a tutti i costi anche a scapito degli altri e anche a scapito delle reali qualità che si hanno o meno.

Copertina de Il MucchioQuanto porta avanti Il Mucchio Selvaggio spinge quegli individui (lettori) a cercare un diverso modo di affrontare la vita e di considerare la società che li circonda. “Cerca principalmente di essere coerente con se stessa e col mondo. Uguaglianza e giustizia possono essere i valori fondanti della rivista, il cercare di dire sempre le cose come stanno. […] Porta avanti ideali molto nobili che però stridono con la società, una società in cui si cerca di emergere a tutti i costi anche senza meriti. Il Mucchio cerca di essere se stesso, non vuole per forza apparire e anche se questo lo penalizza preferisce essere penalizzato che apparire a tutti i costi ”. A volte possono essere anacronistici, ma sono reali nel loro esserlo. I lettori de Il Mucchio Selvaggio condividono con la rivista questo insieme di norme e cercano nel loro piccolo di portarle avanti. Oltre questo insieme di valori che potremmo definire, come già fatto in precedenza, morali, tra le due parti c’è una coincidenza anche politica, sempre più spiccata da quando all’interno del giornale questo argomento ha cominciato ad essere uno dei discorsi “altri” affrontati con una certa continuità. Questa visione politica porta avanti ideali di “sinistra”, anche se molto spesso in senso lato o in modo un po’ eccessivo, dispensando critiche un po’ a tutti gli esponenti politici, italiani e non solo, in nome di quegli stessi ideali morali di cui si parlava in precedenza.

Anche se “la parte politica nel settimanale era a volte eccessiva ”, nel mensile, che attualmente è possibile trovare in edicola, continua ad essere presente e ad essere fondamentale. All’interno della redazione si è consapevoli che in quel campo c’è “ancora molta strada da fare per guadagnare quella autorità che può avere una rivista come l’Espresso ”, ma nonostante questo la politica è uno degli argomenti che al di là della musica è più trattato nella rivista e che viene ad essere uno dei nodi fondamentali attorno al quale il pubblico si sente attratto.

Copertina de Il Mucchio SelvaggioSe i lettori non condividessero, anche solo in parte, certe idee e un certo modo di relazionarsi rispetto al mondo, sarebbe difficile per loro poter apprezzare fino in fondo “Il Mucchio”. Questa comunità, che — volendo — può essere chiamata “Comunità Mucchiofila” (in quanto i lettori della rivista si fanno chiamare mucchiofili), viene ad avere come caratteristiche principali, per riassumere, il condividere appunto questo insieme di norme e valori e l’avere come “figura tutelare” la rivista stessa e di conseguenza a volte considerare come tale chi questa rivista la fa e chi ne è stato l’ideatore. Proprio per questo nel tempo si è venuto a creare una speciale rapporto tra i lettori e il direttore, Max Stefani, che può essere definito di amore-odio, incentrato sempre sul contraddittorio, e il direttore si può definire in un certo senso “una sorta di padre-padrone dal carattere molto forte, cosa che spesso porta a scontri ”.

Questi scontri sono una forma di confronto difficilmente ravvisabile altrove, anche in quelle testate che più facilmente si possono paragonare a Il Mucchio Selvaggio, in quanto spesso in pubblicazioni di settore come queste poco spazio viene lasciato agli editoriali, sempre presenti invece nel nostro caso, inoltre poco spazio o quasi niente è lasciato alle lettere dei lettori, a cui invece qui si concedono ben sei pagine. Una comunità che si pone a metà strada tra la definizione classica di comunità e la recente definizione di “comunità virtuale”, nata per spiegare i fenomeni dell’associazione di individui tramite la rete Internet, e che presenta caratteristiche sia dell’una che dell’altra.

Esse richiamano la definizione data da Weber di “comunità delle emozioni”, in cui un individuo sceglie di stare e che però può lasciare quando vuole (la famosa “mantellina”)[8], ma anche la comunità priva di fondamento materiale (e quindi di vicinanza spaziale tra gli individui) e caratterizzata principalmente da un insieme di norme e valori condiviso, teorizzata da Cohen all’inizio degli anni Ottanta del ventesimo secolo[9] per poter dare una definizione anche delle comunità virtuali che cominciavano a crearsi. La realtà che stiamo analizzando, infatti, non condivide spazi fisici, ma in un certo senso si è ricreata degli spazi virtuali in cui incontrarsi e confrontarsi, in cui i suoi membri possono davvero rendersi conto dell’esistenza degli altri, e questi spazi sono stati fin dalla sua nascita o quasi, la rubrica della posta al direttore, e negli ultimi tempi — grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie — il sito Internet e la community on line ad esso collegata.

Il Mucchio Selvaggio fa da fulcro a questo tipo di comunità, perché a differenza delle altre riviste (di settore e non) ha sempre puntato sui suoi lettori. In quanto di nicchia, ha fatto sì che il suo pubblico diventasse una parte integrante, che ci si identificasse e lo ponesse — anche se non proprio al centro della propria esistenza — comunque in enorme considerazione. Per molti di questi lettori la vita ruota attorno alla rivista: “è come se i nostri lettori trovassero in noi quello che non trovano altrove e si sentono di farne parte. È come far parte di una banda, un partito politico anche se spesso sono molto critici e incazzati. In fondo è molto bello questo legame, perché non permette mai di rilassarsi. Ovviamente però ha anche i suoi estremi che fanno paura a volte, ci sono persone che sembrano vivere solo in funzione della rivista ”. Sono, ovviamente, casi estremi ma sono comunque situazioni che fanno capire come questo legame sia stretto e particolare, come “Il Mucchio” tenda a farsi considerare parte integrante della vita degli individui che lo seguono.

Copertia de Il Mucchio SelvaggioI lettori, in alcuni casi, magari un po’ particolari o in cui il contesto lo permette, si presentano non in quanto individui dotati di personalità ma in quanto lettori de Il Mucchio Selvaggio: “a volte quando capitano occasioni in cui noi giornalisti possiamo trovarci di fronte dei lettori, come alla festa per i 25 anni della rivista, le persone si presentavano senza nemmeno dire il nome, ma semplicemente come lettori del Mucchio ”. Tendono quindi a sentirsi parte di un insieme che trascende la loro individualità e che li fa sentire coinvolti in qualcosa di bello ed importante, qualcosa di cui sono fieri di far parte: “per strada, via mail, o sul forum si immedesimano molto e se ci si incontra è come incontrare un vecchio amico quando magari non ci si è mai davvero conosciuti ”. Inoltre, molti ex lettori sono col tempo diventati collaboratori, in quanto all’interno della redazione è considerato molto importante l’avere già un rapporto con la rivista prima di scriverci, capirne la “filosofia” di fondo prima di poterne diventar parte.

Molti lettori della rivista negli anni sono diventati nostri collaboratori proprio perché per noi è molto importante che chi si propone per lavorare con noi abbia un qualche rapporto con “Il Mucchio” e consideri lo scrivere sulla rivista un qualcosa di diverso, di unico ”. Lo stesso Federico Guglielmi, uno dei capisaldi della redazione e attuale responsabile della parte musicale della rivista, si definisce lettore del giornale fin dal numero due. Alcune delle attuali firme sono anche frequentatori assidui del forum legato al sito de Il Mucchio, in cui i lettori e i giornalisti si confrontano sia sugli argomenti trattati sulle sue pagine e al modo in cui vengono trattati sia su argomenti di vario genere.

Essere lettori de Il Mucchio Selvaggio va quindi molto al di là del semplice leggerlo, appunto, è un rapporto molto stretto come stretto può essere quello con un amico o con un parente, è una relazione in cui l’individuo si sente protetto perché nel riconoscersi simile agli altri non si considera più solo nella sua specialità. I lettori di questa rivista sono “persone esigenti, competenti, con un alto grado di cultura, che non si riconoscono nella cultura dominante ”, cosa che spesso li porta a sentirsi isolati all’interno della società. Proprio per questo sentono di fare parte di qualcosa e non si sentono più soli in mezzo alla massa atomizzata delle città contemporanee[10]. Sono gli individui stessi che ne fanno parte ad aver reso possibile l’esistenza di questa strana comunità. In fondo, se è diventata ciò che è adesso, se esiste davvero, è dovuto quasi esclusivamente alla grande voglia degli individui che ne sono membri di sentirsi legati agli altri individui che ne fanno parte.

Questa associazione di persone eterogenee ma simili è dovuta al desiderio di trovare altri in cui ci si possa riconoscere, che abbiano le stesse caratteristiche, le stesse passioni e condividano lo stesso modo di pensare. Il Mucchio Selvaggio, volendo o non volendo, si è posto come mezzo affinché tutti questi soggetti potessero ritrovarsi e partecipare a questo qualcosa, che si può quindi definire Comunità Mucchiofila. “Il Mucchio accomuna questa strana comunità fatta di lettori vecchi e nuovi ”. Ma cosa pensano i lettori di questo rapporto con la rivista? Come vedono loro questa comunità? Per capirne meglio l’attitudine, si vedrà nel prosieguo della trattazione il punto di vista di coloro che di questa comunità fanno parte.

Il Mucchio e i Mucchiofili visti dai lettori

Al di là di tutto quello che un analisi de Il Mucchio Selvaggio e dei suoi lettori possa affermare, è opportuno a questo punto cercare di capire come i lettori stessi si vedono, cosa pensano e come considerano la rivista in questione. Questo perché, nonostante il fatto che chi ne è all’interno raramente percepisce e si rende conto di fare parte di una comunità[11], è fondamentale capire in che modo i lettori si rapportano ad una rivista come il Mucchio, perché la scelgano, e cosa pensino.

Vecchi numeri de Il Mucchio

I lettori sono persone molto diverse, con un’età che va dall’adolescenza alla maturità, che ingloba chi lo legge “più o meno […] dagli anni ottanta ” con chi lo ha da sempre trovato in casa “Mio padre cominciò a comprare il Mucchio all’uscita del numero 30 della rivista e poi, dato che gli piacque fin da subito, si impossessò in breve anche degli arretrati ”, così come chi lo legge da “4-5 anni ”. La maggior parte di loro ha conosciuto la rivista in quanto rivista musicale, che condivideva i loro stessi gusti nel campo e affrontava da questo punto di vista argomenti che altre riviste non trattavano o trattavano in un modo che non piace loro. “Con gli anni ho provato, per la verità raramente, a leggere qualche altra rivista musicale, ma da subito ho lasciato perdere o perché non interessato ai generi musicali principalmente trattati o perché le trovavo troppo patinate e leziose, come se ci fosse autocompiacimento nel parlare di gruppi sconosciuti ai più ”.

Sono principalmente amanti della musica e apprezzano in primo luogo “la parte musicale, perché non si fissa su nessun genere in particolare, e non parla di centinaia di cose come gli altri giornali ”, ma non disprezzano la parte Altro dedicata ad altri argomenti, anche se “non sempre […] i risultati sono positivi ” e “non sono sempre d’accordo con i temi e le opinioni ”.

Copertina de Il Mucchio, 1978Il volersi comunque aprire a temi diversi è apprezzato da individui che, comunque, rimangono critici quando lo ritengono opportuno, in quanto, pur essendo principalmente amanti della musica, sono culturalmente aperti e appassionati di moltissime cose: “apprezzo molto gli sforzi per trattare argomenti extra musicali, ma non sempre, per quanto mi riguarda, i risultati sono positivi; mi riferisco soprattutto a Cineplex e, occasionalmente, agli articoli di carattere politico che trovo un po’ ripetitivi. Apprezzo molto Helter Shelter e Short Talks, mentre solo saltuariamente leggo Performance ”.

Il rapporto con la rivista è visto come qualcosa di speciale e molto particolare: “è un’amicizia ” pur non conoscendo davvero chi la rivista la fa o gli altri lettori. Un rapporto “amichevole ma non so se è la parola giusta ”, “sono affezionato a Il Mucchio Selvaggio e […] ho capito anche come analizzarlo, so come interpretare quello che c’è scritto, anche in relazione a chi scrive […] come con gli amici una volta che li conosci capisci come ti devi comportare, quali sono i loro pregi e difetti ”. Qualcosa di profondo e difficile da definire, “se la rivista tarda anche solo una settimana ad arrivare, io mi incazzo. Quindi mi pare abbastanza esplicito il mio attaccamento alla rivista. Sarà difficile, anche se nulla è impossibile, un mio allontanamento dalla rivista. Ci sono affezionato ”.

Un rapporto comunque che non può definirsi univoco e privo di attriti: i lettori non sono sempre “buoni” con chi scrive, anzi molto spesso questo rapporto è “fortemente critico, in certi casi anche troppo, soprattutto la parte non musicale subisce “attacchi” dovuti, credo, al passato prossimo della rivista ”. C’è chi critica fortemente la parte non musicale e crede “che l’approccio in quel campo sia molto approssimativo e spesso sono dei qualunquisti ”.

Una sorta di amore-odio, quindi, che porta a sentimenti forti, a criticare aspramente se lo si ritiene opportuno, “ci sono cose che piacciono, cose che piacciono meno. Cose che si perdonano, e cose che a volte non si perdonano, e si smette di leggere il giornale ”. Un rapporto che cambia comunque a seconda dell’età, sia per quel che riguarda il modo in cui ci si rapporta alla rivista sia per quel che riguarda l’opinione che si ha di chi il giornale lo fa. Così un ragazzino può considerare Max Stefani “un mezzo mito ” ma “crescendo il personaggio si è sgonfiato, probabilmente ho iniziato a vedere i difetti, e certi suoi atteggiamenti non hanno fatto si che la mia idea di lui migliorasse, però è una persona che rispetto, perché lavora tantissimo da più di 25 anni per vivere di quello che ama ”, mentre colui che oltre ad essere lettore è diventato a sua volta collaboratore può vedere questa figura principalmente sotto l’aspetto lavorativo, senza nascondere però l’ammirazione per il personaggio, considerandolo: “un uomo che si è inventato un mestiere e che lo ha, per certi versi, insegnato a tutti noi: cosa vuol dire essere critico musicale in Italia, fino al punto di diventare editore in prima persona per poter realizzare la rivista che aveva in mente ”.

Ci sono poi anche coloro che, essendo lettori da sempre, tendono a guardare con nostalgia a ciò che era il giornale all’inizio, rispetto a ciò che è diventato ora “All’inizio, mi piacevano molti giornalisti musicali, le recensioni erano grandiose ed era un giornale veramente scomodo che faceva controcultura. Oggi è cambiato e lo leggo principalmente per leggere Guglielmi e Cilìa e per essere un po’ informato sulle nuove uscite, ma anche per classic rock che trovo molto interessante ”. Ma sono critiche dettate dall’amore per qualcosa a cui ci si sente legati, che fa comunque parte della vita e dal quale è difficile slegarsi.

Copertina di RockerillaSotto questo punto di vista si può anche notare come un ragazzo giovane si definisca “decisamente ” un “mucchiofilo”, mentre chi si può dire che sia nato con la rivista vede il suo rapporto con essa in modo differente, affermando che “prima, sì, mi sarei definito un mucchiofilo ma […] non riesco più ad identificarmi con questa definizione ”, avendo sviluppato con essa un rapporto che con gli anni diventa più di critica e meno di passione totale. Col tempo, quindi, si svilupperebbe “con la rivista, un rapporto più “complice”, anche di critica, e meno mucchiofilo ”. Il Mucchio Selvaggio è per chi lo compra un modo per poter avere informazioni che altrimenti non riuscirebbe ad avere, essendo il Mucchio “un mensile di cinema, musica, cultura, politica, libri. Sembra banale, ma molti giornali che si prefissano di fare questa cosa finiscono con il creare prodotti abbastanza scadenti, il Mucchio invece non tradisce le attese ”, ma allo stesso tempo un modo per sapere che esistono persone simili a lui.

I lettori si sentono simili e accomunati dalla rivista comuni: “ho stretto amicizie con lettori fissi e ho notato che spesso le mie sensazioni sono simili a quelle delle persone con cui parlo, quindi non devo avere una visione “distorta” della rivista ”. Ma anche quando queste relazioni non esistono realmente, ovverosia quando non si conoscono persone che leggono la rivista, c’è la consapevolezza di possedere “gli stessi gusti musicali e non solo ” ma “anche il gusto per la diversità e il sentirsi un po’ fuori dal mondo ”.

Immagino che per affezionarsi alla rivista (altrimenti non la si comprerebbe sempre) si deve avere una visione, quantomeno simile, di quello che deve essere il giornalismo “culturale” nell’accezione più generale ”. Un sentire comune, quindi, caratterizzato dallo stesso amore per la musica e tutti gli argomenti trattati dal giornale, che identifica un gruppo di persone eterogeneo ma allo stesso tempo simile, che si sente tale nonostante la difficoltà a conoscersi. “Le distanze geografiche limitano, ma ogni tanto ci si riesce a trovare ed è sempre divertente. Parlare con altri delle proprie passioni fa sempre piacere ”, è bello per i lettori sapere che esistono altri individui con cui condividere le proprie passioni e i propri punti di vista sulle cose di cui sono appassionati ma anche riguardo tutti gli altri argomenti della vita, dalla società che ci circonda agli argomenti di attualità.

Il forum de Il Mucchio Selvaggio funge da luogo virtuale in cui incontrare queste persone che difficilmente si riesce ad incontrare nella vita reale. “Nel forum ho trovato qualcuno che avesse la mia stessa passione e soprattutto gente che conosce molta più roba di me, finalmente ho iniziato a farmi consigliare la roba invece che consigliare io cose agli amici, senza che fossero realmente interessati ”. Un luogo che virtualmente rappresenta ciò che una volta poteva essere per le comunità classiche una piazza, in cui incontrarsi e discutere, ma in cui si entra sapendo di poter trovare qualcuno che abbia passioni analoghe. “Ho iniziato a parteciparvi, dopo forti resistenze, perché scrivere è il mio mestiere e volevo ritrovare anche il piacere di farlo, correlandomi a persone che avessero interessi simili ai miei ”. Il forum soddisfa quindi quella voglia dei lettori di entrare in contatto tra di loro: “ho […] conosciuto molti lettori sul forum e con alcuni di loro ho stretto amicizie reali ”.

Copertina de Il MucchioI “mucchiofili” sono consapevoli dell’esistenza di altri individui come loro, che condividono l’amore per le stesse cose e gli stessi valori e il forum è “l’occasione per venire a contatto, anche se in un mondo virtuale, con lettori e appassionati del Mucchio […] Ho capito che il forum e molti suoi utenti erano in grado di soddisfare e alimentare i miei interessi musicali ed anche extramusicali ”. Attraverso il forum ci si incontra, così come nella rubrica della posta, che in alcuni casi è una delle prime a essere lette per “la risposta di Max Stefani, perché spesso o volentieri si inacidisce o magari è un po’ fuorviante nella sua risposta ”. Due luoghi di ritrovo, quindi, per questa piccola comunità, “visto che in tutta Italia i lettori abituali della rivista sono poco più 10 mila ”, molto importanti per i suoi membri per potersi confrontare e frequentare, virtualmente e non solo.

La rubrica della posta: Open — Lettere Aperte

La rubrica dedicata alle lettere indirizzate dai lettori a Il Mucchio Selvaggio compare tra le pagine del giornale quasi dalla sua nascita, infatti si trova per la prima volta nel numero cinque, nel febbraio 1978, e da allora è stata ed è tutt’ora una delle costanti all’interno delle sue pagine.
La rivista negli anni ha subito moltissimi cambiamenti, da esclusivamente musicale è passata ad affrontare altri argomenti, dalla periodicità mensile è passata per un periodo ad essere settimanale, ma pur cambiando di continuo la struttura interna e la disposizione di argomenti e rubriche, questo punto di incontro tra lettori e redazione è rimasto sempre fisso. Prima dell’avvento delle nuove tecnologie, in fondo, l’unico modo che un lettore aveva di comunicare con la redazione, era quello di mandare una lettera al giornale o al direttore dello stesso.

Le lettere al direttore caratterizzano molti prodotti editoriali, ma sono rari i casi in cui si dedichi tanto spazio alla corrispondenza con il proprio pubblico: “nella maggior parte delle altre riviste, come Rockerilla e Rumore, manca questo costante rapporto col lettore, non ci sono editoriali o tutto lo spazio che noi dedichiamo alla posta ”.

Copertina de Il MucchioPur essendosi evoluto il rapporto, pur essendo ormai difficile trovare tra la corrispondenza vere lettere, sostituite ormai dalle e-mail, Il Mucchio Selvaggio dedica attualmente ben sei delle sue pagine alle risposte, sia alle critiche sia agli elogi. Nella maggior parte dei casi le lettere sono dirette al direttore, Max Stefani, ma nel caso in cui siano dirette a uno qualsiasi degli altri collaboratori della redazione, sono loro stessi a rispondere.

Questa rubrica è, oltre che un punto di incontro tra i lettori e la rivista, una delle prove di come questo rapporto tra loro sia importante e speciale: “si sente la presenza di uno zoccolo duro di lettori che ha un rapporto molto stretto con la rivista e col direttore Max Stefani, in special modo attraverso le sei pagine di posta presenti all’interno del giornale ”.
Andando ad analizzare questa corrispondenza si può notare subito l’enorme confidenza tra i lettori e la redazione, non c’è nelle lettere quella riverenza che di solito si usa quando ci si riferisce a qualcuno che in fondo non si conosce davvero o quando ci si riferisce a qualcuno verso cui si prova una certa deferenza. Tutte quante esordiscono o con un “ciao ” o con un “caro Max ”, dunque fin dall’intestazione espongono il livello di confidenza che il lettore prova nei confronti del direttore e nei confronti di tutta la redazione.

Gli argomenti che vi si trattano sono i più vari: ci sono complimenti per come qualcosa è stato trattato oppure critiche, ci sono domande di approfondimento riguardo un artista, su argomenti politici, un miscuglio di cose così come, in fondo, lo stesso giornale, anche se in modo un po’ più ordinato, può essere considerato. Spesso i lettori, prima di esporre l’argomento vero e proprio per cui hanno scritto, si presentano, non tanto come individui, ma proprio come lettori: si possono trovare frasi del tipo “sono un tuo seguace da oltre 24 anni”[12] oppure “ho comprato la rivista per la prima volta il numero scorso” o “sono al mio primo mese di Mucchio”[13], ma in entrambi i casi la confidenza è sempre la stessa, il modo di porsi è sempre colloquiale.

Si può passare agevolmente dai complimenti, ad esempio “volevo complimentarmi per la rivista. […] Il giornale è stupendo, hai/avete fatto un lavoro enorme. […] Il più bel complimento che posso farti/farvi è di continuare così, siete un giornale UNICO in mezzo alle schifezze che quotidianamente riempiono le edicole”[14], alle critiche: “non sono un lettore assiduo ma volevo dirvi che ho comprato un paio di cd da voi ben recensiti […] ma un po’ di recensioni ben fatte, no?”[15]. Ma ciò che caratterizza principalmente questi scritti è la voglia di confrontarsi. E soprattutto il fatto che nel rapportarsi con la redazione sembra che si stia parlando tra amici “ciao Max, come va? A me non c’è male, sono tornato a Bologna da pochi giorni…”[16] e si abbia voglia di discutere un po’ di tutto.

Non tutte le lettere come è logico possono essere pubblicate, ma il cercare comunque di conservare questo enorme spazio è qualcosa di particolare e unico: sei pagine dedicate alla posta all’interno dell’economia del giornale, specie ora con la cadenza mensile, implicano il togliere qualcos’altro altrove, ma implicano anche la voglia di mantenere vivo il rapporto col lettore, considerato fondamentale per la sopravvivenza della rivista stessa e parte di essa. Dedicare questa rubrica fissa esprime l’importanza che il lettore ha per Il Mucchio Selvaggio, nonché viene ad essere prova di quanto questo rapporto sia stretto e confidenziale, un rapporto come già detto più volte anomalo ma speciale, che contribuisce attivamente a tenere in vita la rivista. Le lettere sono state, per tutti questi anni, talmente importanti da non perdere mai il loro posto all’interno delle pagine del giornale, e ciò sottolinea la specialità del rapporto ma anche la necessità per i lettori di avere dei luoghi di incontro non solo con la redazione ma con gli altri lettori. La rubrica della posta è un luogo virtuale di incontro, in cui vedere gli interventi di individui simili, che la pensano allo stesso modo, e questo li aiuta a comprendere che non sono soli, ma che ci sono altre persone come loro, che la pensano come loro e che condividono il loro modo di essere.

La community on line de Il Mucchio Selvaggio

Il sito Internet de Il Mucchio Selvaggio nasce ufficialmente nel 2000, ma una serie di problemi, tra cui prima di tutto la mancanza di fondi, porta alla sua sospensione fino a quello che può essere considerato il suo vero lancio, che avviene nel 2003. In quell’anno all’interno della redazione entra Tania Trionfi (successivamente moderatrice del forum insieme a Marcella Mormino), e sarà lei a dare nuovo slancio al sito, rivoluzionatosi di nuovo all’inizio del 2005 con l’inserimento di tutto ciò che non finisce sul giornale e di rubriche che non possono più avere spazio nel mensile, visto il ridimensionamento che il cambiamento di periodicità ha comportato, e soprattutto a quella che può essere considerata l’anima del sito stesso, ovvero il forum.

Logo del forum di Mucchio Selvaggio

Un forum è una specie di bacheca telematica, un luogo in cui gli utenti iscritti, attraverso un nickname, si creano una sorta di identità che a volte nasconde quella reale, mentre a volte serve solo come uno pseudonimo sotto il quale tutti sanno chi si nasconde, e loggandosi grazie ad una password comunicano tra di loro, parlando di argomenti molto vari che possono andare dalla politica all’arte, avendo anche la possibilità di comunicare tra singoli utenti attraverso un servizio di messaggistica privata. Il forum legato alla rivista Il Mucchio Selvaggio nasce come punto di incontro tra la rivista stessa e i suoi lettori.
Un ulteriore punto di incontro che va ad aggiungersi alla rubrica della posta e in cui lettori e giornalisti possono interagire in tempo reale: “la community on line, il forum legato al sito web della rivista, è un ottimo strumento per noi per spiegare a chi ci legge il perché di determinate scelte e perché succedono certe cose all’interno della rivista ”, un luogo in cui si parla comunque non solo della rivista ma anche di argomenti di vario tipo che possono andare dalla musica alla politica, dal cinema all’attualità, con la massima libertà.

Nelle intenzioni de Il Mucchio, il forum nasceva come una sorta di estensione della rubrica della posta, un ulteriore mezzo attraverso cui i lettori potevano comunicare con la redazione e tra di loro, ma nonostante il successo che tale rubrica aveva avuto ed aveva, nessuno si aspettava che il forum avesse la fortuna che ha avuto, un successo “di cui noi stessi ci siamo stupiti, abbiamo avuto risultati che non ci aspettavamo, con un numero di iscritti pazzeschi, buona parte dei lettori interagiscono e coloro che non partecipano leggono ”. Il forum ad oggi “conta più di tremila iscritti, ovvero circa il 20% dei lettori, una cosa che non ha eguali ” e aumenta il numero di iscritti giorno dopo giorno. Un successo dovuto sia alla grande partecipazione dei giornalisti della redazione, primo fra tutti Federico Guglielmi, ma anche Max Stefani, Alessandro Besselva, Carlo Bordone, Giovanni Linke, Roberto Franco, Massimo Del Papa, Damir Ivic e altri in modo più saltuario, sia alla voglia dei lettori di confrontarsi e alla necessità di avere un luogo in cui discutere e incontrarsi, un luogo virtuale come virtuale è la rubrica della posta, ma un po’ più concreto in quanto in un forum si può comunicare in tempo reale e in parte può riprodurre il rapporto che esiste tra gli individui nel mondo fisico, dato che c’è una maggiore interazione tra gli utenti.

Federico GuglielmiIl rapporto coi giornalisti all’interno del forum è fondamentale, visto che molto spesso sono considerati “persone che “capiscono più di me”, quindi ho molta fiducia in loro, nei loro giudizi soprattutto per la parte musicale, e in certe firme, diciamo che ho studiato un po’ chi scrive, quindi tendo ad interpretare ogni cosa, in base all’idea che già ho del giornalista ” e la loro interazione con gli utenti del forum “se non si fanno prendere troppo dalle critiche, e da scaramucce varie, mi sembra una cosa ottima, perché il rapporto diventa decisamente più umano, piuttosto che la semplice lettura della firma ”. Dal forum vengono inoltre alcune delle attuali firme de Il Mucchio Selvaggio, conosciute dalla rivista attraverso di esso, firme particolari e acquisite probabilmente più per la loro personalità che per le reali qualità di giornalista.

Infatti, queste persone, a volte, non sono giornalisti di professione, ma hanno manifestato di voler scrivere sulla rivista in quanto è la loro rivista, come ad esempio Francesca Zito, ventiseienne milanese, che ha avuto dapprima una sorta di piccola rubrica denominata “La Posta del Cuore”, in cui parlava di argomenti vari, a seconda dell’ispirazione, ma che ha saputo affrontare ultimamente argomenti molto interessanti quali l’arte di strada, intervistandone uno dei maggiori esponenti. Oppure Hamilton Santià, un ragazzo poco più che ventenne, torinese, studente del Dams, che si occupa di argomenti musicali, che recensisce concerti e che, a volte, fa piccole retrospettive sui personaggi a cui “Il Mucchio” decide di dedicare spazio o che vengono intervistati.

Copertina de Il MucchioNegli ultimi tempi c’è stato poi il caso di Alessio Brunialti, giornalista professionista, responsabile degli spettacoli per La Provincia di Como, che è diventato firma del giornale occupandosi di una sua rubrica fissa intitolata “L’angolo di Swan”, nome dovuto al nick che utilizza nel forum (Swan appunto) e che si occupa inoltre di fare recensioni e articoli di approfondimento nell’inserto Classic Rock. Inoltre, ha sostituito ormai in pianta stabile Andrea Scanzi firmando la rubrica finale de Il Mucchio Extra, periodico solo musicale che si può considerare una costola de Il Mucchio Selvaggio. Il forum è stato quindi anche fonte di collaboratori oltre che punto di incontro.

Un luogo in cui i membri di questa comunità possono ogni giorno e a qualsiasi ora confrontarsi ed entrare in contatto, un luogo in fondo reale, che utilizzano per conoscersi e per parlare, che usano per criticare la rivista, se vogliono, avendo un’intera sezione dedicata proprio a ciò. Un luogo in cui possono discutere di tutto tra di loro e con gli stessi giornalisti, dove si scontrano oltre che incontrarsi. La community on line riproduce, quasi completamente, le caratteristiche che possiede una comunità reale: ci sono, infatti, delle regole da seguire per essere accolti al suo interno, c’è una serie di regole (anche non dette) che indicano il modo educato di comportarsi e di entrare, inoltre i membri, per essere accettati davvero, dovrebbero manifestare di avere determinate caratteristiche, anzitutto avere una cultura medio-alta, soprattutto dal punto di vista musicale, in quanto nel bene e nel male Il Mucchio Selvaggio rimane principalmente una rivista musicale e musicale viene ad essere il suo forum, anche se spesso si trattano molti altri argomenti.

Molto spesso coloro che lo animano entrano silenziosamente: “ci sono entrato per caso, guardando il sito della rivista. Inizialmente lo ho un poco snobbato poi lo ho solo letto e mi divertivo un sacco a leggere, quindi ho pensato che mi sarebbe piaciuto partecipare più attivamente ”. Ma questo forum, come la rivista da cui nasce, ha delle caratteristiche speciali che lo distinguono dagli altri forum presenti nella rete e spesso sono proprio queste caratteristiche specifiche ad attirare i lettori della rivista e convincerli a farne parte: “in questo caso specifico mi piace l’assenza di moderazione che trasforma il forum, in pratica, anche in un interessante osservatorio comportamentale ”.

Nonché è un luogo in cui condividere, con gli altri lettori, di tutto “ciò che mi piace di più del forum è proprio la possibilità di conoscere, approfondire, scambiarsi opinioni su una miriade di argomenti. Non dimentichiamoci però che è anche parecchio divertente passare il tempo tra le varie sezioni e che rimane pur sempre uno svago mentale ”. Il forum, come la rubrica della posta, è quindi il luogo di incontro per la comunità mucchiofila, i cui i membri riescono finalmente ad interagire davvero e a venire in contatto tra di loro, divenendo realmente consapevoli dell’esistenza di altri individui simili a loro con cui condividere le proprie passioni.

Conclusioni

Il termine comunità nel tempo ha assunto moltissimi significati, anche molto diversi gli uni dagli altri, e nonostante spesso questo concetto sia stato molto bistrattato, rappresenta una forma di aggregazione degli individui a tutt’oggi più viva che mai. Una rivista come Il Mucchio Selvaggio, nel suo essere alternativa e proprio grazie alle sue caratteristiche di rivista alternativa, raggruppa attorno a sé gli individui che la leggono e che con lei condividono i suoi valori e il suo modo di pensare, anche, e soprattutto, per il suo modo di considerare i lettori stessi e per l’importanza che la stessa redazione dà al rapporto instaurato con essi. La comunità del Mucchio può quindi essere considerata reale pur se fatta di individui che molto spesso non si conoscono, che vivono molto lontani gli uni dagli altri e che difficilmente possono entrare in contatto tra di loro nella vita di tutti i giorni. Questi individui si riconoscono tra di loro proprio nelle caratteristiche che fanno della rivista ciò che è e condividono degli spazi, anche se virtuali, concessi loro dalla rivista stessa.

Questi spazi sono: la rubrica della posta, denominata Open — Lettere Aperte, che resiste all’interno del giornale quasi dalla sua nascita, e il forum collegato al suo sito Internet, nato da poco ma che ha avuto un successo inaspettato, dovuto probabilmente alla necessità di questi individui di potersi “conoscere” anche se in un modo non completamente reale. Spazi molto liberi in cui i lettori possono esprimersi, positivamente o negativamente, riguardo la rivista e riguardo ogni argomento di cui sentano il bisogno di parlare. Questa comunità raggruppa individui di varie età (cosa dovuta alla lunga vita della rivista stessa), includendo sia ragazzi adolescenti sia persone mature che con la rivista sono nate, e che anche per questo motivo sono molto eterogenei come persone, anche se condividono principalmente l’amore per la musica ma anche per tutte le altre forme d’arte affrontate da Il Mucchio e per il suo modo sincero, anche se a volte un po’ eccessivo, di parlare di tutte le notizie trattate, siano esse di attualità, di politica o di musica.

È una comunità che si pone a metà strada tra le comunità come venivano definite storicamente, e la comunità virtuale, la cui definizione è da poco stata data dagli studiosi. Questo è dovuto proprio alla mancanza dell’elemento materiale (la condivisione degli spazi) e allo stesso tempo dall’avere caratteristiche proprie della comunità come è stata definita da secoli dai sociologi. Una comunità che, pur non condividendo gli spazi, non può di certo definirsi solo ed esclusivamente virtuale, in quanto il suo legarsi ad una rivista cartacea impedisce che possa essere considerata esclusivamente tale. Il suo legame con il mondo reale attraverso una rivista fa sì che essa sia qualcosa di particolare e probabilmente unico.

Copertina de Il MucchioDifficile darne una definizione che possa contenere al suo interno tutte le caratteristiche che le sono proprie, in quanto richiude in sé i tratti di vari tipi di comunità. Ha in parte le caratteristiche della comunità morale, condividendo un insieme di norme e valori, ma anche elementi delle comunità locali di un tempo, come il considerare la rivista la figura tutelare attorno cui riunirsi, inoltre possiede caratteristiche delle comunità virtuali, la cui definizione però non è esauriente, essendo la rivista attorno a cui si riunisce qualcosa di reale. Una comunità che quindi esiste ed è concreta, pur avendo elementi della comunità virtuale. Difficilmente chi non ne fa parte può essere consapevole della sua esistenza, di certo chi ne fa parte ne sa distinguere un altro membro, in quanto la vicinanza di valori, norme e passioni è evidente a chi vi appartiene. Una piccola comunità, comunque, se si considera l’esiguo numero di lettori abituali della rivista, anche se fatta di individui eterogenei e provenienti da tutto il paese.

Soprattutto, però, una comunità che non rischia di estinguersi ma che va avanti supportando il suo fulcro (il Mucchio) e cercando tramite esso di assumere un’identità il più reale possibile. Una comunità che negli anni si è sempre rinnovata accogliendo al suo interno nuovi membri, individui che si riconoscono nel periodico e si sentono affini al resto del pubblico per una questione di passioni e per come affrontano il mondo e la vita. Una comunità, quindi, che continua a rinnovarsi con il passare del tempo, che ha seguito i cambiamenti della rivista e che si può considerare elemento fondamentale per la sopravvivenza de Il Mucchio Selvaggio. L’esistenza di questo insieme di relazioni, infatti, ha permesso alla rivista in esame di sopravvivere nel tempo quando le altre nate con lei non sono riuscite ad andare avanti. Puntare sui lettori e sul rapporto con loro si è rivelato essenziale per il Mucchio, che vi ha trovato in qualche modo il suo equilibrio.

Note
[1]
Il Mucchio Selvaggio, n. 604 (2004)
[2] CFR M. Maffesoli, op. cit.
[3] Da questo momento in poi verranno utilizzate interviste svolte con membri della redazione della rivista e con lettori della stessa partecipanti al forum; le interviste in questione verranno poi allegate in esteso al termine della trattazione come allegati.
[4] CFR C. Atton, op. cit.
[5] CFR Il concetto di “comunità” in sociologia: da comunità come luogo a comunità come simbolo disponibile su www.tecnoteca.it/tesi/comunita/1/1
[6] CFR Media mainstream e Media Alternativi, disponibile su www.circolab.net/~carloz/imc/html/node21.html
[7] CFR Il concetto di “comunità” in sociologia: da comunità come luogo a comunità come simbolo disponibile su www.tecnoteca.it/tesi/comunita/1/1
[8] CFR Z. Bauman, op. cit.
[9] CFR Il concetto di “comunità” in sociologia: da comunità come luogo a comunità come simbolo disponibile su www.tecnoteca.it/tesi/comunita/1/1
[10] CFR B. Vecchi, Nella morsa della comunità, disponibile su www.swif.uniba.it/lei/rassegna/010531.htm
[11] CFR Z. Bauman, op.cit.
[12] Il Mucchio Selvaggio, n 621 (4/2006), p 7
[13] Idem
[14] Il Mucchio Selvaggio, n 620 (3/2006), p 7
[15] Idem
[16] Ivi, p 10

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