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Omnia

La primavera del teatro

La legge quadro per lo spettacolo dal vivo

Anche nell’inverno piu rigido, quando la neve ed il ghiaccio intrappolano ogni forma di vita, alcune piccole e audaci foglioline di faggio resistono alle ostilita ambientali aggrappandosi al loro albero con una forza ed una determinazione ammirevoli.


gemma


Stremate dalla lotta contro le intemperie, non paiono certo di bell’aspetto, eppure, sebbene secche e raggrinzite, se ne stanno li ad ostentare il loro coraggio.
Similmente alle fragili temerarie, nel rigido inverno che la cultura sta affrontando a causa della Finanziaria 2009, diverse figure del panorama italiano intendono resistere alla morsa, che in questo caso non e provocata dal freddo, ma dai cospicui tagli al Fus (Fondo Unico Spettacolo). Si sono esposte molteplici foglioline gridando a gran voce il loro diniego; sono state organizzate manifestazioni, cortei, sono stati scritti articoli di protesta, insomma sono state intraprese azioni volte a difendere quegli 82 milioni di euro sottratti al mondo dello spettacolo.


Un furto? Assolutamente no, e la legge. Il FUS, infatti, e stato creato con l’articolo 1 della legge 30 aprile 1985, n. 163  per fornire sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi e imprese operanti in cinema, musica, danza, teatro, circo e spettacolo viaggiante, nonché per la promozione ed il sostegno di manifestazioni e iniziative di carattere e rilevanza nazionale in Italia o all’estero. Tuttavia, secondo l’articolo 15 della legge 163/85, il FUS, rivisto ogni anno con la legge finanziaria, viene ripartito tra i vari settori con un decreto del Ministro per i beni culturali. E per il 2009 sono stati disposti 378 milioni di euro; tale cifra, che di per sé appare ingente, non inganna gli addetti ai lavori ai quali ovviamente non sfugge la cospicua differenza con l’anno precedente che di milioni ne prevedeva ben 460.


fondiChe fare dunque? Il teatro e le altre forme di spettacolo sono forse destinate a morire? Giammai! Urlano i coraggiosi come Veltroni e Franceschini che si uniscono a volti dello spettacolo quali Verdone per manifestare il loro dissenso; o come addirittura il Presidente Napolitano che dichiara “serve un impegno molto piu deciso e concreto per la cultura e l’arte italiana”.
Certo c’e anche chi ha tentato di scuotere energicamente tutti gli alberi per infliggere il colpo di grazia alle foglie che ancora si ostinavano a resistere; chi sperava di farle cadere, come Brunetta, Bondi e Baricco, non si e certo reso popolare agli occhi dei piu che difendevano a spada tratta dei diritti ritenuti inattaccabili.


Se la polemica tra Brunetta e Placido finira in tribunale non sara sicuramente fonte di dispiacere per l’opinione pubblica ed in particolar modo per gli appartenenti al mondo dello spettacolo che si son sentiti presi a pesci in faccia dal ministro che in una delle ultime dichiarazioni ha affermato che “lo Stato deve finanziare la cultura, ma mescolare cultura e spettacolo e un imbroglio, dunque io dico: non diamo un euro ai film, si arrangino. Lo Stato ha il dovere di finanziare la cultura che vuol dire varie cose, dalle biblioteche ai restauri. Altra cosa pero e lo spettacolo”.
Non se la passa molto meglio neanche Baricco, che con l’articolo “Basta soldi pubblici al teatro meglio puntare su scuola e tv” sferza un duro colpo al tronco del faggio.
Eppure, nonostante tutto,  le foglioline non cedono.
Ma cosa stanno difendendo? La cultura? Il teatro?
Se si stacca un’audace foglia di faggio, si vedra che sotto di essa vi e una gemma piena di vita pronta a sbocciare.


poltrone


Per il teatro questa gemma si chiama Legge quadro per lo spettacolo dal vivo, un Testo Unificato elaborato dal comitato ristretto, approvato dalla commissione Cultura della Camera il 24 febbraio 2010 e adottato come testo base per il parere alle altre commissioni. Tale legge e una gemma che aspettava di germogliare dal 1985, visto che dopo l’emanazione della legge “madre”, istitutiva del Fus non sono mai state varate dal Parlamento le leggi “figlie”, lasciando un vero e proprio vuoto legislativo nel settore dello spettacolo dal vivo.
La deputata del Pdl Gabriella Carlucci, relatrice della legge, dichiara “abbiamo compiuto un passo fondamentale verso la definitiva approvazione di una legge attesa da piu di 60 anni. Ora il provvedimento approdera in Aula dove in poco tempo spero che ottenga l’ok definitivo. Il mio obiettivo, la mia speranza e quella di conseguire il varo della riforma prima delle prossime elezioni regionali”.  Alla legge quadro ha lavorato anche l’on. De Biasi (Pd) che aggiunge: ” agli operatori dello spettacolo dal vivo sara riconosciuto lo status di piccola e media impresa. Il che significa che per la prima volta nella storia della nostra legislazione questi soggetti usciranno dall’angolo del divertimento per entrare nel campo della produzione culturale.”
Si tratta di una sostanziale svolta per il mondo dello spettacolo, ma anche di una creativa occasione per “ri-pensarsi”.


La legge, infatti, insiste sull’importanza della defiscalizzazione, sul chiarimento necessario in merito al rapporto di competenze tra Stato e Regioni, sull’utilizzo dei fondi europei che ci sono, sulla necessita di attivare uno sportello per offrire informazioni chiare a cui tutti possano accedere, sul riconoscimento della figura dell’organizzatore-manager, sull’istituzione di una banca dati che si nutrira dal portafoglio dei nominativi dell’Enpals per il riconoscimento delle professioni e soprattutto sulla ricerca di fondi alternativi. La proposta prevede di attingere dal fondo Siae, dal fondo perequativo proveniente dall’imposta sul reddito e dall’otto per mille e da un fondo per l’innovazione e il sostegno ai giovani talenti che utilizzi le risorse derivanti dalla confisca di beni e utilita appartenenti alle organizzazioni criminali, sulla base di intese definite annualmente tra il Ministero per i beni e le attivita culturali e il Ministero dell’interno.
Inoltre,  gli organismi dello spettacolo dal vivo saranno assimilati alle piccole e medie imprese, potendo cosi usufruire delle agevolazioni nazionali e comunitarie previste per tale settore.


Baricco


A tal proposito non aveva tutti i torti Baricco a proporre il modello “la cultura come business” asserendo che “la cosa non ci fa paura nel mondo dei libri o dell’informazione: avete mai sentito la mancanza di una casa editrice o di un quotidiano statale, o regionale, o comunale? Per restare ai libri: vi sembrano banditi Mondadori, Feltrinelli, Rizzoli, Adelphi, per non parlare dei piccoli e medi editori? Vi sembrano pirati i librai? E gente che fa cultura e fa business. Il mondo dei libri e quello che ci consegnano loro. Non sara un paradiso, ma l’inferno e un’altra cosa. E allora perché il teatro no?”.


Forse perché siamo spaventati all’idea di accostare un mondo prettamente culturale ad uno che pone le sue fondamenta sull’economia; eppure dovremmo iniziare ad andare oltre la paura dei condizionamenti che il teatro potrebbe subire se si tramutasse in un’impresa, poiché essere impresa ha molteplici implicazioni. Si tratta semplicemente di una nuova modalita di rapportarsi con la societa circostante che non tocca necessariamente l’aspetto dei contenuti, ma che puo essere declinata in diverse sfumature che vanno dalla razionalizzazione delle risorse pubbliche, all’ottimizzazione della gestione delle strutture, al coinvolgimento di soggetti privati.
Esistono diverse strade percorribili, stara al singolo “imprenditore” compiere la metamorfosi e lasciare che le gemme nuove prosperino sull’albero della cultura.
Per il teatro, dunque, si prospetta una nuova stagione: la Primavera.

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