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Musica

Opinioni di un fan 2. Essere springsteeniani all’uscita di We take care of our own

-“È uscito”.

-“Allora esiste, non era una montatura per vendere i biglietti dei concerti”.

Il 18 gennaio è stata annunciata l’uscita del primo singolo del nuovo album di Bruce Springsteen: We take care of our own.

Il brano, in anteprima su iTunes dal 19 gennaio, arriva dopo una settimana di rumors, iniziata con il genetliaco dello scomparso Clarence Clemons (11 gennaio 1942 – 18 giugno 2011), che, secondo alcuni, sarebbe dovuto essere il giorno dell’annuncio del disco; invece, niente.
In seguito, si sparge la voce che l’album dovrebbe uscire il cinque marzo, come fece Born to run nel 1975, e contenere l’incisione di Land of Hope and Dreams, brano mai registrato in studio, ma eseguito dal vivo con generosità a partire dal Reunion tour del 1999.

La copertina del singolo We take care of our own

Gli umori sono i più diversi: si passa dal sollievo, poiché, dato il lungo lasso di tempo trascorso fra la vendita dei biglietti e l’accenno all’esistenza dell’album, si stava cominciando a pensare che sarebbe uscito un disco di nenie tibetane, allo scetticismo, perché non ci voleva, allora, mica tanto, a fare un album-polpettone, mettendo insieme gli avanzi dei dischi precedenti; si passa, però, anche per la fiduciosa speranza, essendo il solo brano noto apprezzato e, perciò, promettente per il sound del disco. Per chi se lo stesse domandando, queste alternate opinioni non sono state rapidamente raccolte fra i fan grazie alla rete, sono solo alcune di quelle che io sola ho avuto in mezza giornata.

Poi arrivano ulteriori indiscrezioni e precisazioni: c’è anche Wreckin’ ball (che sarebbe la palla da demolizioni che, nei film americani, si vede dondolare appesa alle gru quando tirano giù un palazzo, ma anche, stando al brano, la metafora per un lancio particolarmente energico ed efficace nel baseball; è un brano che Bruce ha composto in occasione dell’ultimo concerto allo storico Giant’s Stadium, in procinto di essere raso al suolo per farne, sempre stando al brano, un posteggio). Okay, ha fatto un disco svuotando il frigo e ci ha messo due anni, ma almeno ha un’occasione per andare in tour, che, in fondo, è quello che davvero interessa sia a lui che a noi. Ribadisco che non vedo la necessità di pubblicare a tutti i costi per partire in tourneè, ma immagino ci siano dinamiche di mercato cui perfino Springsteen si deve adeguare e, se lo fa lui, lo faccio anche io, passiva e prona, pronta ad accettare qualsiasi cosa mi propini.

Le notizie in fuga aumentano e saltano fuori i titoli dei brani.
Ora: pretendere di farsi l’idea di un disco a giudicare dai titoli dei brani è più sciocco che voler giudicare un libro dalla copertina, perché, in alcuni casi, le copertine dei libri sono studiate in coerenza al contenuto e, alla lunga, entrando nella psicologia della casa editrice, si può perfino riuscire a farsi un’idea di massima poco distante dal reale, mentre i titoli delle canzoni sono spesso volutamente spiazzanti; eppure, il fan di Springsteen ritiene di esserci entrato da tempo, nella psicologia del proprio beniamino – e non parlo solo di me, che, come è noto, ho da sempre con Bruce un contatto telepatico, ora rinforzato dal suo amore, bensì anche di altri fan, poveri mitomani convinti di conoscerlo abbastanza a fondo da poterne indagare il pensiero partendo dal titolo di una canzone – e conoscere i titoli dei brani equivale, a momenti, ad averne ascoltato almeno un pezzettino.

Bruce Springsteen in una foto dell'altro giorno

All’inizio della settimana, le canzoni erano date essere:
1. Rocky Ground
2. Death to My Hometown
3. We Take Care of Our Own
4. Easy Money
5. Jack of All Trades
6. The Depression
7. You’ve Got It
8. We’re Alive
9. Shackled and Drawn
10. Wrecking Ball
11. Land of Hope and Dreams (For Clarence w/ Clarence).

Da questo elenco, il fan desume che è un disco arrabbiato, polemico, a tratti cupo, un po’ Darkness, un po’ Nebraska, un po’ Devils and Dust, eppure non privo di speranza e fiducia nel riscatto, a tratti scanzonato, un po’ Born in the USA, un po’ Lucky Town, un po’ The Rising. Fedele alla cifra stilistica di Springsteen, testi riflessivi e storie emblematiche, a tratti commoventi,  saranno veicolati da melodie orecchiabili e ritmate, a tratti leggere, un po’ Greetings, un po’ Tunnel of Love, un po’ Workin’, ma non mancheranno brani-poemi, a tratti epici, alla Born to Run, ma neppure atmosfere intimiste, a tratti confessionali, alla Tom Joad. I brani si avranno senz’altro una resa live eccezionale, grazie ad arrangiamenti ariosi e disinvolti, a tratti bandistici, un po’ Magic, un po’ Seeger Session.
A questo punto, il fan di Springsteen ha citato quasi tutto, a meno Bruce che non ci spiazzi tutti con un disco di swing (Iddio ci scampi), difficile che abbia toppato.

Il sentimento è, comunque, di prudente fiducia. Non si ravvisano titoli tipo Surprise, surprise (…essurpràààis surpràis surprààis, mi pare di essermi già espressa a riguardo) o Pony Boy, e poi sappiamo già che, per male che vada, due canzoni su undici ci piacciono.

Intanto, il sito ufficiale latita.

I blog amatoriali e i forum di fan pullulano di notizie fresche che la Sony non si è ancora presa la briga di dare, e se riguardo al disco si può legittimamente pensare che si tratti delle solite voci di corridoio artatamente lasciate scappare per creare curiosità, il fatto che la pagina web della casa discografica non riporti le ultime due tappe della tourneè (Helsinki e Las Palmas, per la gioia di quelli che avevano acceso un mutuo per comprare i biglietti dell’ultima serata svedese), recentemente aggiunte, la dice lunga sulla scrupolosità con cui il sito viene aggiornato.

Poi, finalmente, mercoledì 18 l’annuncio: il disco esiste, uscirà il sei marzo (e non il cinque, nonostante quello che alcuni media si ostinino a sostenere), ha una deliziosa copertina disegnata col bianchetto, è già pronto un primo singolo e dal 19 lo si potrà ascoltare in anteprima su iTunes, oltre che, ovviamente, acquistarlo alla modesta cifra di un dollaro e ventinove cent.

Il fan di Springsteen giovedì 19 salta giù dal letto come un pompiere in caserma che ha saputo che sta bruciando casa sua e si precipita al computer per ascoltare l’Oracolo.

Il fan di Springsteen è devoto, ma non è fesso, quindi non butta un dollaro e ventinove (che al cambio attuale fa giusto un euro) per ascoltare interamente un brano che in breve si diffonderà per tutti i media come l’influenza suina, e si accontenta dell’anteprima. Tanto, per capire se l’anguria è buona, basta il tassello.

Springsteen nella difficile imitazione simultanea di Marlon Brando e Stan Laurel

E com’è l’anguria?
Eh… Dio… forse è un po’ acquosa… No, per carità: per esser buona, è buona… però…

Su brani come We take care of our own, il pubblico si spacca. Sono, infatti, tre le grandi fedi in cui è possibile distinguere i fan di Springsteen:

1) Springsteeniani Talebani, cioè quelli cui piace qualsiasi cosa faccia perché hanno in lui una fede cieca e fervente; di questo gruppo fa parte, per sua stessa ammissione, lo scrittore Gianluca Morozzi (che è anche l’autore della denominazione, almeno che io sappia)

2) Springsteeniani Cristiani, ovvero fedeli e inclini ad accettare di buon grado anche i dogmi di più difficile comprensione, come la necessità della presenza di Patti Scialfa sul palco, ma non per questo del tutto acritici.

3) Springsteeniani Ebrei, ossia quelli per i quali il Verbo è contenuto nel testamento antico (non oltre Tunnel of Love, 1988), quelli che misconoscono Human Touch e Lucky Town, quelli che di Patti Scialfa non vogliono neanche sentire parlare, quelli che attendono ogni nuovo disco come la venuta del Messia, ma ancora non sono convinti che sia venuto.

We take care of our own – dicevamo – è proprio quel genere di brano che acuisce e fa risaltare le differenze fra i fan. Alle venti di giovedì sera, gli Ebrei danno le testate nei muri per la delusione, i Cristiani ci stanno cautamente familiarizzando e i Talebani hanno già tirato giù gli accordi e lo stanno suonando personalmente alle fidanzate. Io nasco cristiana, ma invecchiando sono diventata più intollerante e mi riconosco di più negli Ebrei. Sebbene non lo ammetta neanche sotto tortura, mio marito è un Talebano.

La giornata è iniziata con lui che, soddisfatto, esclama “Non mi dispiace!”. Io che lo guardo come se fosse un lombrico e sentenzio “Somiglia a qualcosa”.
Da cinque anni a questa parte, ogni volta che sento un nuovo brano di Springsteen, io asserisco che “somiglia a qualcosa”. I maligni diranno che è rock’n’roll, mica bebop, e si assomiglia un po’ tutto per definizione. Non è (solo) questo: è che ogni volta che viene annunciato il tour, io divento ipercritica e non mi va più bene niente di quello che Bruce fa (prima che il gallo canti, mi avrai rinnegato tre volte). Certo, se lui, ogni volta che annuncia un tour, avesse il buon gusto di pubblicare dischi belli, sarebbe più facile per tutti.

Attribuisco al nuovo brano una somiglianza con Waiting on a sunny day, probabilmente dovuta alla presenza di un violino. Sia come sia, sono poco convinta: dal primo, fugace, ascolto, mi pare che non ci siamo ancora scrollati di dosso l’atmosfera gne-gne degli ultimi dischi.

“Se non ti piace”, taglia corto il mio sposo “mi vendo i tuoi biglietti e ai concerti ci vado da solo. Anzi, non me li vendo, ma ti lascio a casa, così ho una persona in meno davanti”.

A ripensarci, forse il disco non è così male.

Un'immagine che ci mancherà

A coloro che speravano di trovare qualche informazione utile in questo articolo, possiamo dire quanto segue…

L’elenco ufficiale dei titoli dei brani contenuti nell’album Wreckin’ Ball, in uscita il 6 marzo 2012, è il seguente:

  1. We Take Care of Our Own
  2. Easy Money
  3. Shackled and Drawn
  4. Jack of All Trades
  5. Death to My Hometown
  6. This Depression
  7. Wrecking Ball
  8. You’ve Got It
  9. Rocky Ground
  10. Land of Hope and Dreams
  11. We Are Alive

Il video di We take care of our own, primo singolo estratto, è questo:

 

L’opinione dell’autrice è abbastanza chiara. Voi lettori, invece, che ne pensate?

 

Commenti

11 commenti a “Opinioni di un fan 2. Essere springsteeniani all’uscita di We take care of our own”

  1. Ciao Lorenza. Premesso che i tuoi articoli sul Boss mi divertono sempre un sacco, ti confesso che sono uno Springsteeniano Cristiano. Il nuovo pezzo non mi ha preso subito, ma sta salendo, gli sto dando credito, ce la farà…
    Riguardo al concerto a Trieste, ho sentito già l’adrenalina salire allo scoccare della mezzanotte del primo gennaio: e sì, entravamo nel 2012, l’anno del tour, e questo mi basta…
    Quando rivedremo il Boss salire sul palco, la gioia sarà al massimo, ma non riesco a non pensare alla mia (e tua e di tutti gli springsteeniani) tristezza di non vedergli più accanto il suo Grande amico di sempre…
    Ciao
    Alessandro

    Di Alessandro | 21 Gennaio 2012, 10:56
  2. come già scritto su una mailing list l’apertura del brano la trovo molto somigliante a Mary’s place. Trovo che il Boss sia ormai a corto di idee, ma ancora capace di scrivere capolavori. Basta prendere 2-3 brani da ogni album dopo the Rising per mettere su un album capolavoro… Il resto sono solo canzoni tappabuchi.
    Roby Bad

    Di Roby Bad | 21 Gennaio 2012, 17:50
  3. Io sono Talebano…………

    Di emanuele | 21 Gennaio 2012, 19:18
  4. Io mi definirei Cristiano, però mi dicono che tendo al Talebano.

    @Roby Bad Mary’s Place? Non ci avevo pensato

    Un saluto
    Tsitalia

    Di Tsitalia | 21 Gennaio 2012, 19:26
    • solo l’intro del brano però…

      Dopo aver ascoltato la nuova canzone mi sono ritrovato a caoticchiare Mary’s place e poi ho capito perché.

      Di Roby Bad | 21 Gennaio 2012, 21:21