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Fumetto

“Puck Comic Party”, fumetto-centipede (III)

[Segue da “Puck Comic Party” fumetto-centipede (II)]

Divertimento e Spontaneità vs. Mercato e Omologazione

Per introdurre queste mie riflessioni conclusive parto da una breve citazione dalla prefazione di Jay Lynch:

Negli Stati Uniti l’evoluzione dei fumetti da “underground” ad “alternativi”, ed infine a “graphic  novels” è stata molto lenta. E gran parte dell’energia degli autori originari sembrò dissiparsi lungo il cammino. Ma poi ho visto il primo numero della rivista “Puck!” e mi è sembrato di veder tornare tutta quell’energia! C’è una nuova generazione di fumettisti e dai loro lavori pare proprio che si siano divertendo di nuovo. E non solo, mi sembra quel genere di divertimento che porta a sperimentare con il proprio mezzo di comunicazione. […] leggete, e seguite Puck il nano nel suo bizzarro viaggio, se ne avete il coraggio!

Foto di gruppo Puck comic party

Un’operazione come Puck Comic Party mette alla prova l’immaginazione di ogni autore, ne stimola la voglia di mettersi in gioco e di viaggiare ai limiti del medium utilizzato, sfidandone e sbeffeggiandone i canoni visuali e narrativi, così da spostarne più in là i confini e mostrarne nuovi possibili orizzonti. Un’impresa audace, dal carattere dissacrante e iconoclasta (parola quantomai adatta nel suo senso etimologico, ossia di “rottura delle immagini”), lontana dal mondo del fumetto commerciale e d’intrattenimento, ma priva di quello snobismo e di quella tendenza ad autoghettizzarsi nei propri recinti in cui talvolta cade il mondo “alternativo”.

L’assoluta novità di quest’opera sta nel fatto che vi si incontrano autori che di norma non si sarebbero mai potuti trovare “fianco a fianco” ad animare uno stesso personaggio e a lavorare allo stesso progetto narrativo, grafico ed editoriale: le leggi e le gerarchie del mercato non l’avrebbero mai permesso. Invece, questi centosettantadue artisti hanno dimostrato che quest’alchimia era possibile. Divisi da distanze geografiche, linguistiche, e da differenze stilistiche e professionali, sono stati uniti dal piacere di partecipare a questo gioco e dal gusto di questa singolare sfida, grazie, ovviamente, anche all’impegno di Ivan Mannuppelli e alle straordinarie possibilità di contatto offerte da internet.

Dalle pagine di Puck Comic Party traspare in filigrana che l’attitudine di chi vi ha preso parte è proprio questa: condividere il divertimento di ricevere suggestioni narrative e di restituirne a propria volta, seguendo l’ispirazione del momento; magari scherzando anche con il collega vicino, mettendolo di proposito in una situazione difficile per poi vedere come si sarebbe cavato d’impaccio. Senza prendersi troppo sul serio, con una buona dose di ironia e autoironia. Questo è l’atteggiamento che innerva tutta l’opera.

Alcuni degli autori intervenuti

Andando oltre alle singole scelte grafiche e ai contenuti di questo testo fumettistico, si vede come la carica rivoluzionaria di Puck Comic Party risieda in quel sottotesto che attraversa l’opera come fiume carsico e che comunica anarchia creativa, libertà totale di scrivere e disegnare ciò che si vuole come si vuole e si riesce, scatenando la propria immaginazione senza alcun freno o divieto, e vincolandola soltanto all’uso di un personaggio in comune e alle poche regole su cui è impostato il gioco. Il messaggio principale che si può leggere in questo fumetto, quindi, potrebbe forse trovarsi oltre il piano immediatamente visibile ed è l’idea stessa di creare divertendosi, senza sottostare a compromessi, senza dover per forza adeguarsi alle esigenze produttive di una casa editrice e rispettarne i paletti, senza l’assillo di pensare in base al tornaconto dei soldi o della carriera, senza volere per forza accaparrarsi grosse fette di pubblico, rincorrendolo a tutti costi per venire incontro ad aspettative prestabilite. Tengo a precisare che con questo non è mia intenzione fare una crociata contro la dimensione professionale del fumetto né affermare che un prodotto pensato per un’ampia fascia di pubblico sia qualcosa da demonizzare o da disprezzare a priori. Mi interessa soltanto evidenziare la forza anticonformista dell’opera a proposito della quale sto scrivendo.

Questo numero speciale di Puck!, secondo me, può quindi essere interpretato come una deriva a fumetti, in cui trionfa l’attività ludica e vengono felicemente ignorate la prospettiva lavorativa, produttiva ed economica; uno spazio liberato dove si esclude dall’arte la logica dominante che pone il mercato e il profitto al primo posto, e si scampa all’omologazione del gusto e del pensiero di una società massificata e consumista; lo si potrebbe definire un episodio di “guerriglia semiologica”, applicando a questo caso un’espressione coniata da Umberto Eco per descrivere le modalità comunicative dell’ala creativa del movimento del ’77. Fare un “fumetto per il fumetto”, realizzarlo solo per il piacere che se ne ricava e che si trasmette al lettore, ricercando la bellezza della creazione artistica, è già di per sé qualcosa di eversivo. Potrà suonare esagerato, ma a mio parere, Puck Comic Party, sotto una certa angolazione, contiene un che di sovversivo, un germe di rivolta creativa, insito nella sua stessa natura e nel suo processo di realizzazione.

Max Capa e Matteo GuarnacciaCondivido ciò che ha notato Matteo Guarnaccia, citando anche Marshall McLuhan, cioè che il sapore rivoluzionario e anticonformista di questo lavoro risiede anche in un altro aspetto: adoperando la matita come strumento e la carta come supporto, conservando quel fascino e quella fisicità che le caratterizzano, Hurricane Ivan e la sua ciurma non si sono piegati all’invadenza del digitale nella scelta del canale comunicativo adottato. E questo in un periodo come il nostro, in cui molti creativi sembrano snobbare certi strumenti, e in alcuni milieu sia di moda considerare una rivista come un ferrovecchio, obsoleto e passatista. Per il fatto di porsi al di fuori dalle mode tecnologiche e di rivalorizzare il disegno manuale, con le sue infinite possibilità espressive e la sua essenza umana, primitiva e corporea, questa realtà diventa un caso evidente in cui il medium diventa il messaggio: un messaggio dal sentore culturalmente sovversivo.

La comunità di artisti che si è formata intorno alla rivista Puck! prima, e a Puck Comic Party poi, ha riscoperto il piacere di unirsi in una sorta di rituale collettivo di libertà; in fondo, il desiderio e la pratica della libertà sono da sempre il minimo comune denominatore di tutti gli autori underground e degli innovatori del fumetto.

Il sistema dell’industria culturale da sempre preleva idee dai movimenti controculturali e le fagocita per poi restituirle svuotate di senso, sotto forma di prodotto e moda; è una prassi che bisogna tenere presente nell’esprimere un giudizio su tali realtà. L’uscita di Puck Comic Party, e dei precedenti numeri di Puck!, invitano a porsi domande su cosa sia e cosa possa essere il fumetto underground dei nostri giorni, in Italia e all’estero, e a chiedersi se e come stia riguadagnando terreno. Comunque sia, in questo caso la scena ha dimostrato di possedere ancora una forte energia creativa, ludica e di libertà.

Appare curioso che un’iniziativa come questa sia partita dall’Italia, terra in cui un grande movimento di fumetto underground, come quello degli U.S.A. o dell’Inghilterra, non è mai esistito. Riviste come Puck!, di cui Puck Comic Party è una costola, dimostrano che in Italia come all’estero esiste una scena indipendente, su cui lo sguardo dei media o di buona parte dei lettori abituali di fumetti in genere non arriva, molto attiva e piena di talenti che hanno qualcosa da dire e da raccontare, capace di raggiungere risultati notevoli anche sul piano della qualità. Un mondo di realtà vivaci e vogliose di unirsi in progetti comuni, che riescono a piacere e a trovare un loro pubblico. Non so se oggi abbia ancora senso usare il termine underground, né se abbia nemmeno senso chiederselo. Ciò che è davvero importante evidenziare, al di là delle etichette affibbiate per comodità o per superficialità, è che il caso di Puck Comic Party è un esempio di come nel territorio delle pubblicazioni indipendenti il fumetto sia un’isola felice di libertà, autenticità, intelligenza, e in molti casi anche di bellezza.

Carrellata degli autori intervenuti

Allacciandomi a questo argomento vorrei riportare e discutere il punto di vista di Maurizio Rosenzweig, voce dissonante dell’operazione Puck Comic Party, cui ha partecipato criticandola dall’interno. Non ho condiviso l’opinione di questo autore a riguardo, se non in parte, ma credo che egli abbia avuto il merito di avere suscitato, con osservazioni acute, un dibattito sull’efficacia di un’opera del genere. Pur complimentandosi per il livello della riuscita di Puck Comic Party sul piano estetico, Rosenzweig l’ha giudicato come un’opportunità che si sarebbe potuta utilizzare meglio, un’occasione in parte mancata di significare qualcosa di importante e di “colpire duro”, sfruttando la libertà e l’eccezionalità di questa particolare situazione, mentre in molti punti ci si era limitati a citazioni prive di senso e a compiacersi con dialoghi pieni di volgarità gratuita e gags banalmente infarcite di “cazzi, tette e merda”, cose che – peraltro – oggi non scandalizzano più nessuno; insomma: poche idee alle spalle e un risultato talvolta di scarso mordente e significato.

Premesso che non so se scandalizzare fosse l’obiettivo degli artisti che hanno preso parte all’opera, anche a mio parere il contributo di qualcuno è stato meno riuscito, anche dal punto di vista comico, mentre altri si sono limitati alla volgarità pura e semplice, in alcuni casi con un risultato molto spassoso, in altri meno; questo è dipeso dalla sensibilità e dall’inventiva dei singoli. Bisogna tenere conto del fatto che in quella specifica condizione, cioè con tre vignette a disposizione, dentro un concerto di centosettantadue teste libere di andare a parare dove meglio credono, veicolare significati complessi e profondi, o esprimere una forte voce di dissenso e critica sociale e politica è comunque un compito piuttosto arduo, soprattutto se nelle scene precedenti Puck viene spedito su una nuvola da una gigantesca scorreggia, o per un incantesimo si ritrova un enorme pene al posto del naso.

Va anche detto che vari autori hanno saputo e voluto fare emergere l’anima caustica e lo sberleffo tipici dell’underground, proponendo nel loro breve contributo degli arguti quadretti satirici e ironici, in cui lanciano argute frecciate, più o meno esplicite, alla politica, ai media, al lavoro, alla religione e al potere; altri sono stati in grado anche di stillare gocce di pensiero su temi come l’utilizzo del proprio mezzo di comunicazione, l’arte, la percezione della realtà, la fisica quantistica e il multiverso, la spiritualità e la conoscenza di se stessi, il controllo delle menti, la tragicomica condizione umana, la morte e la rinascita, i paradisi artificiali, solo per riferire qualche esempio. Sono comunque dell’idea che nel produrre un fumetto indipendente non si debba per forza cercare di farsi portavoce di una visione antagonista o porsi necessariamente l’obiettivo di raggiungere un altissimo valore culturale, ma si possa scegliere semplicemente di ridere e fare ridere, magari con semplicità, se è questo che in quel momento si sente di voler fare, senza correre il rischio di diventare artefatti o pomposi. Questa è stata la scelta operata anche da autori di altissimo livello, in determinate occasioni.

Gli autori intervenuti

Come giustamente ricordava alla presentazione di Milano il bravo, intelligente, ed esigente Rosenzweig, la questione del rapporto che intreccia la dimensione etica e quella estetica dell’arte è molto complessa e ha radici molto profonde, e non è mia intenzione addentrarmi qui in un tema così ampio e tanto intimamente radicato nella storia; tuttavia, pur sapendo di semplificare i termini del problema, mi piace osare pensare che un’opera come Puck Comic Party, inserita nel contesto di quest’epoca, della società che la circonda e dell’editoria, specie fumettistica, sia portatrice anche di una sua valenza etica che, come ho detto, risiede nell’indicare una strada che privilegia l’autenticità e la ricerca di proprie vie d’espressione, e rappresenti anche un’occasione condivisa, piccola ma preziosa, per scegliere di sottrarsi allo schema mentale del profitto sopra tutto e alla sfera del lavoro salariato, ignorando mode più o meno effimere del momento e gusti preconfezionati. Del resto, a mio discutibilissimo modo di vedere, si può essere critici nei confronti dello status quo con moltissimi piccoli gesti, anche a livello personale e individuale, ad esempio partecipando ad un fumetto collettivo, o supportandolo come pubblico.

Credo che Puck Comic Party valga nettamente il suo prezzo e vi consiglio vivamente di provare ad entrare in questo susseguirsi squilibrato e scoordinato, frutto del capriccio del caso e delle scelte di numerose persone, non di una singola mente, o della classica coppia sceneggiatore-disegnatore. Una lettura che sconvolge piacevolmente e che scardina il senso comune, trasportandoci dentro un trip visionario, una dimensione ironica e surreale, per certi versi anche inquietante e laido, ma sicuramente non peggiore del pianeta in cui viviamo ogni giorno; per citare una battuta del Ronfo, il personaggio di Adriano Carnevali prestato per l’occasione a questa storia di Puck: «…questo è il mondo dei fumetti, il mondo reale è molto più insensato e mostruoso!»

Do volentieri, con questa recensione, un contributo alla visibilità, e forse anche alla diffusione, di questo speciale di Puck!: un grandioso fumetto corale che è nato dalla fantasia di un giovane autore pieno d’inventiva ed è cresciuto grazie al contagioso entusiasmo di tutti coloro che vi hanno preso parte; partito dai meandri del fumetto underground italiano ha proseguito il suo tragitto attraverso i territori più disparati, arrivando anche a lambire settori più in vista, considerati in genere distanti e improbabili.

Alcuni degli autori

Il progetto Puck Comic Party rappresenta per l’editoria a fumetti italiana ed internazionale un traguardo significativo, non soltanto per la lunghezza o per il numero di firme presenti, ma anche perchè raggiunge un obiettivo importante: chiamare a raccolta, in un’unica storia ed intorno ad un solo personaggio, centosettantadue artisti, provenienti da esperienze spesso molto diverse tra loro, ma legati dallo stesso medium, e radunarli nel comune terreno della libertà espressiva e dell’atto creativo gratuito.

Oltre ad essere una lunga galleria di assaggi autoriali che potrebbero accendere il nostro interesse nei confronti dei loro “espositori”, Puck Comic Party è una lettura piacevole e sicuramente di grande originalità nel panorama del fumetto contemporaneo, soprattutto nostrano. Sebbene a tratti possa forse risultare lievemente faticosa o confusa, nel suo complesso riesce ad essere trascinante, coinvolgente e soprattutto molto divertente. Probabilmente l’aspetto più importante di questa iniziativa editoriale off è proprio questo: gli autori condividono tra loro il divertimento e lo riflettono sui lettori. Una festa molto ben riuscita.

[Fine]

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