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Percorsi

A croato senza Pravato

Reportage della stessa Federica Moro dal corso di serbo-croato tenuto per Bottega Errante e Trieste Film Festival, perché la Pravato si è fatta stendere dall'influenza (peta lekcija)

Credetemi, non è affatto la stessa cosa.

Per non creare false aspettative nel resto della classe, ho subito scritto alla lavagna “Lorenza i Federico nisu tu”. Vedendo le facce atterrite dei presenti mi sono sentita moralmente obbligata a correggere il tiro aggiungendo “Ona je bolesna a on je preumoran” (lei è malata e lui è stanchissimo). 

Pravato malata

Rincuorate le presenti, abbiamo cominciato la nuova lezione con un po’ di gioia nel cuore parlando di vacanze. Abbiamo imparato a gestire il verbo ići (andare), fondamentale per i viaggiatori, dopodiché abbiamo parlato delle possibili mete attraverso il dialogo tra Damir e Marjana, in partenza l’uno per Belgrado e l’altra per Budva. Dopo un tuffo nello slang giovanile e nelle espressioni colloquiali di cui il dialogo era particolarmente ricco, la lezione ha preso una svolta decisamente trash. 

Sì, perché mi è sembrato il momento adatto per introdurre un elemento culturale particolarmente rilevante nel panorama musicale balcanico: il turbo folk.
“Turbo folk” è un’espressione coniata da Rambo Amadeus – a cui penso con affetto come ad un Elio e le Storie Tese balcanico – per definire un certo tipo di musica. Rambo Amadeus sostiene che: “Folk è il popolo. Turbo è il sistema di iniezione del carburante a pressione nei cilindri del motore per la combustione interna. Il turbo folk è l’accensione del popolo. Il turbo folk non è musica. Il turbo folk è ciò che la massa preferisce. Il risveglio degli istinti più bassi dell’homo sapiens. Il turbo folk è il sistema di iniezione del popolo.”

Musicalmente, di che cosa si tratta?
È presto detto: è un mix di musica popolare (narodna) e componenti prese in prestito da altri generi, come – ad esempio – la disco o il pop. Il risultato… beh, valutatelo voi stessi godendovi questo video di Seka Aleksić, Aspirin, con il quale abbiamo aperto la nostra piccola kermesse privata:

http://www.youtube.com/watch?v=Q-KeoL1XUyc

Sia nel testo che nel video, troviamo le caratteristiche tipiche del turbo folk: messaggi ultra-diretti, alcol a fiumi, ammiccamenti e pose sexy più o meno esplicite, il tutto condito da un gusto non particolarmente raffinato in quanto a gestualità, abiti e ambientazioni. 

Per non parlare dei testi, naturalmente. La canzone di cui avete gustato il video, ad esempio, esordisce con “Glavobolja od vina / a nigde aspirina / sinoć bila sam / sa tobom pijana / Na podu posteljina / u sobi punoj dima / slika poznata / to je prevara”, che, tradotto piuttosto letteralmente, suona così:  “Mal di testa da vino / e niente aspirina / ieri sera / ero sbronza con te / lenzuola sul pavimento / nella camera piena di fumo / una scena che conosco / è un tradimento.” 

Per amore di cronaca bisogna dire che, spinta da fortissima curiosità antropologica, quando abitavo a Mostar sono andata per ben due volte al Bridge (la discoteca fancy della zona) ad ascoltare Seka Aleksić dal vivo. Sono stata impressionata da due cose (oltre che dalla nonchalance con cui la nostra Seka sfoggiava un improbabile costume da domatrice di leoni): dall’incredibile potere di Photoshop e dalla strabiliante immobilità del pubblico.

La nostra beniamina, dal vivo, è, infatti, piuttosto diversa da come appare in foto: ciò nonostante, probabilmente la fissità degli spettatori – sia uomini che donne – è da attribuirsi al potere ipnotico del movimento ondulatorio e sussultorio delle sue forme e delle frangette e lustrini che ne esaltano la pienezza.
Dopo Aspirin non potevamo non dedicare la nostra attenzione all’incontrastata regina delle cantanti serbe e balcaniche in generale – perché bisogna dire che il turbo folk nasce in Serbia e in Montenegro per poi diffondersi in tutta la penisola balcanica, raggiungendo anche le terre in cui non si parla serbo-croato, come Bulgaria, Romania, Slovenia e Macedonia.
La regina delle cantanti serbe – dicevamo- è apprezzata ben al di fuori dei confini nazionali nonostante sia la vedova di uno dei più feroci criminali di guerra nei conflitti che hanno insanguinato la ex Jugoslavia negli anni Novanta. Parliamo naturalmente di Ceca, al secolo Svetlana Ražnatović, unita in matrimonio a Željko Ražnatović – meglio conosciuto come Arkan – fino a che la morte non li ha separati.
E proprio a lui immaginiamo che Ceca abbia voluto dedicare questo pezzo, Pile (Pulcino):

 A questo punto, galvanizzate dalla musica, ci siamo spinte ancora più in là guardandoci il successo della scorsa estate della star croata Severina: cantante e attrice, qualche anno fa ha risollevato la sua carriera, pericolosamente in declino, grazie ad un video hard finito più o meno casualmente in rete. Con lo scandalo a luci rosse è ritornata la fama, tutt’ora cavalcata con grazia e perizia grazie anche alla hit di cui sopra, firmata Goran Bregović, Gas gas:

Al grido di “Hoćemo još!” (“Ne vogliamo ancora!”) la carrellata musicale è andata avanti inesorabile: per una questione di completezza, oltre che di merito artistico, siamo passate ad una stella bosniaca, Selma Bajrami. La cantante infiamma le folle balcaniche grazie alle sue forme minute e provocanti che ricordano un po’ quelle di Kylie Minogue. Dopo la spensieratezza di Gas gas ci siamo trovate immerse nelle atmosfere passionali e condite da un pizzico di veleno degli strascichi di una notte di fuoco: in Kakvo tijelo Selma ima (“Che razza di corpo ha Selma”) la nostra eroina rinfaccia ad un non meglio precisato lui, che si vanta con tutti quanti della sua conquista, di non essere mai stata realmente sua. Anzi, di considerarlo solamente un numero, uno dei tanti che non hanno lasciato tracce:

A questo punto, mancava solo una componente maschile per rendere completo il panorama: abbiamo scelto di proiettare un’intramontabile ballad di Saša Matić, pezzo spaccacuore dedicato ad un amore non corrisposto dal finale amaro, Sad je kasno (“Ora è tardi”):

http://www.youtube.com/watch?v=FxEBM-CpzAk

Saša Matić, fortunato autore del brano Ružmarin (“Rosmarino”), è il gemello di un altro noto cantante, Dejan Matić, che ricordiamo per una canzone di affine argomento, Niko i neko (“Nessuno e qualcuno”): oltre che per la loro carriera musicale, sono noti al grande pubblico perché sono entrambi non vedenti. 

I video di turbo folk e narodna, si sa, sono come le ciliegie: uno tira l’altro.
Ma ad un certo punto la nostra spiccata autodisciplina si è imposta e siamo tornate sui libri. Dopo questo ideale viaggio musicale attraverso la penisola balcanica, abbiamo imparato il lessico chiave per organizzarcene uno vero: quindi come prenotare una camera d’albergo oppure – molto più verosimilmente – come scegliere e prenotare dei letti in un ostello.

Compiti per casa: scrivere tre cose irrinunciabili per una vacanza perfetta. La prossima volta, confrontando le risposte, saremo in grado di sceglierci il perfetto compagno di viaggio: e allora zaino in spalla e sretan put, magari alla volta di un fantastico concerto turbo folk in terra balcanica!

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