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Fumetto

Ray Collins e le altre vite di Eugenio Zappietro (I)

Ci sono vari tipi di poliziotti… Io non conosco profondamente Zappietro, ed è da molto che non ci vediamo, quindi non posso darti un parere, ma di certo anche dentro queste istituzioni esistono esseri umani.

Quando José Muñoz si esprimeva così, su Fumo di China 21 dell’ottobre 1984, gli uomini in divisa non godevano di una grande stima nè erano rinomati per la loro umanità. La sanguinosa dittatura argentina era capitolata durante un conflitto militare altrettanto sanguinoso e in Italia, dove Muñoz risiedeva da dieci anni, era ancora vivissimo il ricordo degli scontri violenti di pochi anni prima. Questo Zappietro doveva essere veramente particolare se una persona con cui aveva collaborato tanto tempo prima ne parlava in questi termini.

Eugenio Zappietro gravita ancora oggi intorno all’ambiente della Policia Federal argentina visto che ne dirige il museo, ma c’è stato un tempo in cui aveva ottenuto una grande popolarità anche nel mondo del fumetto pur con vari pseudonimi. Con uno in particolare: Ray Collins.

Cenni biografici

Per i lettori italiani l’anno di nascita ufficiale di Ray Collins è stato per molto tempo il 1934. Così veniva indicato nella sua biografia sui pochi Euracomix che ospitarono i suoi fumetti. Ma d’altra parte anche di Wood abbiamo saputo la vera data di nascita in tempi relativamente recenti: il 1943 e non il ’44 come veniva indicato su quegli stessi volumi.

Oggi sappiamo con sicurezza che Eugenio Zappietro nacque il 29 febbraio 1936. È il primo di due figli, nati da una coppia italo-argentina. Il padre, citato come José in un’intervista ma verosimilmente Giuseppe all’anagrafe italiana, emigrò in Argentina quando aveva 14 anni; la madre si chiamava Matilde. Si dedicarono al commercio, ma entrambi avevano temperamento da artisti. Il padre suonava il corno e la madre era professoressa di pianoforte. Questo background ricorda più quello borghese di Oesterheld che quello

proletario di Trillo e Wood e il relativo benessere può avere avuto delle influenze sulla sua carriera, se non altro per il facile accesso che Zappietro aveva alla ricca biblioteca familiare e per l’incoraggiamento a coltivare i propri talenti creativi. Ma ci sono due differenze fondamentali nel percorso di Collins rispetto a quello di Oesterheld: Collins non conclude il suo ciclo di studi con una laurea che gli aprisse le porte di un lavoro confacente allo status della famiglia e soprattutto a differenza dello sceneggiatore desaparecido non disprezza i fumetti.

Eugenio Zappietro

Il suo destino gli viene imposto in famiglia: il padre vuole che diventi poliziotto e così sarà. Ma ben prima dell’ingresso nel corpo della Policia Federal di Buenos Aires a 18 anni il padre lo iscrive undicenne ai corsi dell’Accademia Pitman. Grazie a questa scuola per corrispondenza il giovane Zappietro impara a scrivere con una rapidità sorprendente (poco meno che una parola al secondo) tanto che anche pensare a cosa scrivere diverrà per lui quasi un automatismo, cosa che gli tornerà utilissima quando affiancherà alla carriera di poliziotto quella di scrittore e sceneggiatore di fumetti.

Eugenio Zappietro si dedica infatti alla scrittura sin da quando ha 14 anni e un giorno decide di mandare alla redazione della mitica casa editrice Abril (fondata dall’italiano Cesare Civita e fondamentale per la nascita di un’estetica del fumetto argentino) alcuni racconti rosa: è l’inizio della sua carriera letteraria.

L’attività di scrittore “rosa” (per cui, tra gli altri, nasce anche lo pseudonimo di Diego Navarro) è il viatico per un ulteriore lavoro che gli viene affidato dalla Abril, che pubblicava riviste di ogni tipo e non solo i leggendari fumetti di Hugo Pratt e Alberto Breccia: per Vosotras, Para Ti, Anahí, Capricho, María Rosa e Fascinación realizza degli adattamenti a fotoromanzi di materiale fotografico che arriva dall’Italia, un lavoro che non lo entusiasma. Siamo a metà degli anni ’50 e l’agente Zappietro dorme solo 4 ore per notte per poter mantenere il ritmo delle sue altre due attività.

Se le date di questo periodo sono un po’ nebulose sappiamo invece con precisione quando il fumetto entra nella sua vita: nel 1959 viene chiamato da Julio Aníbal Portas, direttore del settore giovanile dell’Abril che gli chiede di sostituire lo sceneggiatore del western Joe Gatillo, che ha cessato di collaborare con l’editore. In fondo realizza già fotoromanzi: scrivere fumetti non sarà troppo diverso, no? Unica consegna oltre alla durata standard di 80 vignette: Eugenio Zappietro deve scegliersi uno pseudonimo anglofono. Che fosse un omaggio a un attore statunitense realmente esistito (ha recitato pure in Quarto Potere) o un nome che gli girava già in testa (comparirà come personaggio in un episodio di Loco Sexton) la scelta cade su «Ray Collins».

Copertina di Lancio StorySono gli anni in cui Oesterheld e i “suoi” disegnatori abbandonano l’Abril lasciando il campo libero a una nuova generazione di talenti che diverranno a loro volta Maestri della historieta. Hugo Pratt in questo interregno si trova a fare da direttore artistico per Misterix, passata nel frattempo all’Editorial Yago, e proprio il Maestro di Malamocco, saputo della carriera parallela di Collins come poliziotto gli chiede (o meglio gli ingiunge) di scrivere un poliziesco. Nasce così Precinto 56, disegnato da un giovane José Muñoz: nel remake del 1974 ad opera di Lito Fernandez del protagonista Zero Galvan rimarrà solo il nome, e in Italia nemmeno quello.

Ufficialmente Precinto 56 prende spunto per le sue atmosfere dal tema musicale della serie televisiva The Naked City (prodotta tra 1959 e 1963) che è a sua volta un prodotto derivativo dalla genesi articolata. The Naked City, che pare sia arrivata anche in Italia col titolo Città in controluce, era infatti ispirata a sua volta al film omonimo del 1948 di cui riprendeva i personaggi principali, ma il film a sua volta pare avesse tratto ispirazione da una raccolta di fotografie del fotoreporter Weegee (al secolo Arthur Fellig) pubblicata nel 1945. Anche in considerazione di questa girandola di ispirazioni non mi sembra scandaloso se alla base di Precinto 56 non ci sia stata solo la musica del telefilm, come diplomaticamente affermato, ma ci fossero state tutte le altre suggestioni date dalla sua visione. Tanto più che il numero del distretto protagonista del fumetto è semplicemente il ribaltamento di quello televisivo, che era il 65°.

Nei primi anni ’60 Collins si dedica freneticamente al fumetto, soprattutto western. Ma trova pure il tempo di fare il cronista sportivo, di scrivere per la televisione, di dirigere la rivista Mundo Policial, di curare le relazioni pubbliche della Policia Federal. Il suo romanzo Tiempo de morir andrà in finale per il premio spagnolo Planeta nel 1967. Nel corso della sua carriera di poliziotto Eugenio Zappietro ha avuto anche modo di conoscere Evaristo Urricelqui, il leggendario commissario di polizia a cui si sono ispirati Carlos Sampayo e Francisco Solano Lopez per creare il loro Evaristo.

Una tavola

Forse per la crisi della Abril, forse per questi suoi molteplici altri impegni, Collins dedica progressivamente sempre meno tempo al fumetto finché nel 1974 un amico gli fa notare che Alfredo Scutti è in procinto di lanciare una nuova testata e lo convince a presentarsi. Anche se si presenta in incognito Scutti riconosce subito il Ray Collins di cui leggeva le storie su Misterix e Rayo Rojo e ne fa l’autore principale di Skorpio, rivista per la quale svolgerà anche un ruolo analogo a quello di un redattore capo. Del sommario del primo Skorpio ben 5 sceneggiature su 8 sono opera di Collins, tanto che due vengono firmate con uno dei suoi molti nom de plume per evitare di inflazionare la rivista.

Infatti nonostante tutti i suoi altri impegni e il suo “vero” lavoro Collins è stato uno sceneggiatore molto prolifico, tanto da doversi inventare anche lui come Robin Wood una serie di pseudonimi per evitare di dare l’impressione che le testate che lo ospitavano fossero monopolizzate dalla sua presenza. In ordine sparso e senza distinzione tra Abril, Columba e Record questa dovrebbe essere una lista abbastanza completa: Rodrigo Cavalls, Rudy Cavalls, Rogelio Costa, Blas Crown, Pierre Gascogne, Diego Navarro, Clarence Stamp, Pablo Turnelli, J. P. Wanamaker, Pietro Zanga, Boni, Marcos Garret, Lemmy Spade, Eugenio Reynal Arrigo, Mario Galván, Pedro Luján, Servando Mendizábal, De Fonseca, Julia Salgado (come ogni autore argentino prolifico che si rispetti anche lui aveva uno pseudonimo femminile, utilizzato nell’ambito dei racconti rosa). Il caso vuole che Diego Navarro sia anche il nome (vero) di un disegnatore, uno dei più scrupolosi allievi di Lito Fernandez.

Copertina di Lancio StoryCollins compirà un tragitto inverso rispetto a quello della maggioranza dei suoi colleghi: invece che passare dal colosso Columba alla più giovane Record di Scutti, solo dal 1980 lavorerà anche per Intervalo, El Tony, ecc.

Bannister, Dan Flynn e Dennis Martin, che caratterizzeranno lo Skorpio italiano nei primi anni ’80, provengono inaspettatamente proprio da questo “serbatoio” di storie realizzate per Columba ed è paradossale pensare che il Dennis Martin che conosciamo noi è in realtà il sequel di una della primissime serie di Robin Wood (stessa sorte subirà Grace Henrichsen, personaggio nato in contemporanea con il Dennis Martin di Wood di cui vedremo solo alcuni episodi realizzati da Collins anche in questo caso con lo pseudonimo di Pablo Turnelli).

L’impatto delle prime storie di Collins sarà notevole per i lettori italiani del 1975 abituati ai fumetti di Intrepido e Monello: se è senz’altro vero che gli stupendi disegni di Juan Zanotto costituiscono il più immediato motivo del fascino di Yor (presente sin dal numero 0 di Lanciostory, allegato in omaggio a 4 dei fotoromanzi della Lancio), sarà la prosa articolata e non banalmente descrittiva di Collins a determinarne il successo, oltre al fascino innegabile di questo eroe tormentato alla ricerca del proprio passato e della sua vera identità.

Yor è una serie ambientata in un contesto originale, la preistoria. Certo, non si tratta ovviamente della prima (pensiamo solo allo statunitense Anthro o al francese Rahan) ma già questo particolare era comunque un aspetto che all’epoca la collocava al di fuori dei soliti schemi. A parte questo exploit la produzione di Collins si concentrerà su generi più classici e consolidati cioè western, poliziesco e bellico. Ma la sua personalità si farà comunque sentire, tanto che nel presentare il numero successivo la quarta di copertina di Skorpio 7 del 1978 scriverà a chiare lettere che il “libero” Accade a New York era «scritto dall’autore di Larry Mannino, in uno stile rigoroso e inconfondibile». Il caso (uno dei rarissimi in tutta la storia dell’Eura) volle che quella storia non comparisse sul numero successivo ma l’importanza di Collins era ormai chiara, tanto che quando il “libero” verrà effettivamente programmato qualche settimana dopo il nome dell’autore comparirà per esteso, una vera rivoluzione in un’epoca in cui sugli autori dei suoi fumetti l’Eura manteneva uno stretto riserbo.

Quarta di copertina

Nel genere bellico Collins offre generalmente prove piuttosto consuete grazie a una cospicua teoria di liberi e a Le Aquile, una serie disegnata da Medrano/Martinez. Le Aquile è una serie incentrata sulle vicende di una squadriglia di aviatori, d’impronta classica diversamente dalla straordinaria Press che sempre Medrano disegna in contemporanea su testi di Grassi e in cui la dimensione del singolo episodio facilita l’approfondimento psicologico dei personaggi.

Un approccio molto interessante al genere bellico sarà invece qualche anno dopo Aguila Negra, serie nota in Italia come I Sei di Varsavia e disegnata nientemeno che da Francisco Solano Lopez, che pur essendo limitata a coordinate storiche ben precise (la seconda guerra mondiale) presenta una sua originalità grazie alla contestualizzazione delle sue vicende nei ricordi di uno dei reduci.

Un posto d’onore tra le tante serie western (Il Cobra, Bannister, Dan Flynn, Black Soldier, ecc.) lo merita senz’altro Mandy Riley, oltretutto meravigliosamente disegnato da Ernesto Garcia Seijas: l’ambientazione è sempre il mitico Ovest e non mancano pistoleri, banditi, ecc. ma il protagonista è un ragazzino che scopre il mondo intorno a sè e matura nel corso degli episodi. Caso assai raro, di Mandy Riley (come pure di Skorpio, ma in questo caso senza generare nel pubblico le stesse polemiche) venne presentato anche il seguito disegnato da Carlos Pedrazzini, che a sua volta venne sostituito da Andres Klacik.

Copertina di L'homme en noirUna serie dall’assunto originale è Grand Prix, nata per inserirsi nel genere del fumetto sportivo (come facilmente intuibile dal titolo è ambientata nel mondo delle corse automobilistiche). Nonostante le corse abbiano ovviamente un ruolo di rilievo, la serie si concentra maggiormente sulle vicende virate sul giallo che coinvolgono la scuderia di Tex Brackett. Ai disegni un Alberto Macagno che per la prima volta mostrava in Italia il suo volto più maturo e simile a Domingo Mandrafina (Los Amigos, antecedente ma presentato in Italia in contemporanea con Grand Prix, non rendeva giustizia del suo stile).

La seconda metà degli anni ’80 è probabilmente il periodo in cui Collins si esprime con maggiore originalità. Su Lanciostory e Skorpio vediamo ad esempio Martan (serie di fantascienza disegnata da Olivera), Rio Bray (una originale serie piratesca con molti spunti brillanti, disegnata da Lalia), Overland Trail (western con elementi umoristici affidato a Casalla) e Fantasmi dell’Artico (serie d’avventura disegnata da Savid ispirata a Indiana Jones). E di lì a poco apparirà persino una serie umoristica e metanarrativa, Tragicomix, scritta insieme a Roger King e disegnata da Saichann.

Una curiosità: Skorpio, il giustiziere nero splendidamente disegnato da Garcia Seijas, nasce come spin-off di Kiling (sic), una versione a fumetti del fotoromanzo sexy/nero Killing di cui Zerboni aveva i diritti di pubblicazione per l’Argentina. Un’altra curiosità: la serie western Canada Joe disegnata da Carlos Enrique Vogt era nata a partire da un libero che alla redazione romana era piaciuto molto e su cui chiesero appunto a Collins di imbastire un’intera serie. Serie che ebbe una vita assai girovaga (oltre che tormentata da una pubblicazione molto frammentaria): a metà degli anni ’80 tornerà inaspettatamente sulle pagine di Skorpio da quelle di Lanciostory su cui aveva esordito nel 1975, primo esempio di nomadismo seriale (cui fecero seguito molti anni dopo Mojado, Il Golem, Le Torri di Bois-Maury…). Ma ancora più inaspettatamente alle pagine di Lanciostory farà ritorno nel 2009 con un paio di episodi spuntati fuori dai cassetti dell’Eura.

Va ricordato inoltre che un fumetto di Ray Collins ha avuto anche una trasposizione cinematografica, per quanto sia nata in maniera piuttosto curiosa. Nel 1982 la RCA Columbia si ritrova senza un blockbuster per il periodo natalizio e ne commissiona uno ad Anthony Dawson/Antonio Margheriti che ricicla la serie televisiva di Yor a cui stava lavorando (alcuni appassionati di cinema bis sostengono di averne visto qualche passaggio notturno su reti regionali) e con un nuovo montaggio confeziona Il Mondo di Yor.

Il mondo di Yor

Alle serie di Ray Collins Skorpio ha dedicato molti dei suoi primi inserti-omaggio, quelli usciti nella prima metà degli anni ’80: Skorpio, Il Cobra, Yor & Hor (i testi di Hor sono in parte attribuibili ad Alfredo Grassi), Laggiù nell’Ovest (“ereditata” da Oesterheld e a cui collaborarono anche altri sceneggiatori). Lanciostory  addirittura fece esordire la sua collana di inserti-omaggio inediti con una serie di Collins, Conrack, e proporrà in quel formato anche Larry Mannino e più recentemente Nekradamus, di cui Collins vanta la paternità di molti episodi, tanti da rendere la sua impronta la più caratteristica prima della ripresa ad opera di Walter Slavich.

D’altronde, quando venne istituita l’abitudine degli inserti Collins era senz’altro lo sceneggiatore di punta della casa editrice, il primo con cui l’Eura stabilì un rapporto diretto di collaborazione. Eduardo Risso su Fumo di China 20bis ricorda infatti che «la mia avventura italiana è cominciata nel 1986. Su testi di Collins ho disegnato Azor (uscito su Skorpio) […] In Argentina Azor non è mai uscito, era solo per l’Eura.»

Ma nel corso degli anni ’80 questo ruolo di preminenza venne a sfumare e i suoi personaggi-simbolo che tanto aiutarono a vendere e a formare un’estetica di Lanciostory e Skorpio nei primi anni vennero progressivamente sostituiti da altri. Così Yor, Il Cobra, Larry Mannino e gli altri lasciarono il posto nelle preferenze dei lettori agli epici eroi di Robin Wood, alle storie più moderne e originali di Carlos Trillo, alla fantascienza sociale e beffarda di Ricardo Barreiro, ai magistrali “allievi” italiani come Giuseppe Ferrandino fino ai prolifici Slavich e Mazzitelli.

Attualmente Eugenio Zappietro continua a scrivere romanzi (Zero Galvan è un fantasma che lo perseguiterà ancora a lungo) e, come accennato in apertura, dal 1992 è direttore del Museo della Policia Federal di Buenos Aires. Ma a quanto pare la passione per il fumetto gli è rimasta visto che Horacio Lalia sta lavorando su un suo progetto.

Fine prima parte

Commenti

Un commento a “Ray Collins e le altre vite di Eugenio Zappietro (I)”

  1. Soy un admirador declarado del gran Eugenio (“Ray Collins”) Zappietro desde que disfruté con el estilo inimitable de sus guiones de historietas en el “Misterix” de los años 60. Y naturalmente que continúo siéndlo, máxime habiendo tenido el privilegio de intercambiar correspondencia con él en años recientes. Oesterheld merece mis mayores respetos, pero Zappietro, aparte de su indudable maestría, ostenta el nada despreciable mérito de no haberlo imitado, como hacía la gran mayoría de los guionistas argentinos. Mucho me complace esta nota reivindicatoria. Lo felicito.
    (Capisco nene l’ita!iano, ma non sono buono per scriverlo.) Scusatemi, prego.

    Di Carlos Federici | 28 Aprile 2023, 14:38

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