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Arte

Un inverno proustiano, tra arte e letteratura

La Francia adora le ricorrenze e, cadendo quest’anno il centenario della pubblicazione di Dalla parte di Swann,  primo volume de Alla Ricerca del tempo perduto, l’universo culturale si concentra in questo inizio inverno su Marcel Proust. Così, gli omaggi e le attenzioni si moltiplicano per lo scrittore della Recherche, offrendo nuovi spunti interpretativi, e non solo in ambito letterario.

Proust contro Cocteau: il declino della Recherche?

Proust contre Cocteau, Claude ArnaudTra le varie pubblicazioni dedicate a Proust, quella di Claude Arnaud, Proust contre Cocteau, ha ottenuto un’attenzione particolare da parte di media e pubblico, e viene annunciata come uno dei libri più interessanti di questo fine anno. Innanzitutto perché riesce a fondere due importanti ricorrenze: non solo il centenario della pubblicazione di Dalla parte di Swann, ma anche il cinquantesimo anniversario della morte di Jean Cocteau, celebre poeta e artista francese, nato nel 1889, una ventina d’anni dopo Proust. In secondo luogo perché il punto di vista dell’autore non è dei più ricorrenti: è infatti palese la preferenza di Arnaud per Cocteau: “Benché potesse essere suo figlio, Cocteau fu uno degli innumerevoli modelli che spinsero Proust a eccellere nel suo mimetismo predatore. Il suo stile fu uno dei pollini in cui quel calabrone piantò il suo pungiglione; se ne trova traccia nella consistenza del suo miele”.

La relazione fra i due scrittori fu un misto di fascinazione ed invidia. Cocteau, benché più giovane, divenne noto al milieu culturale prima di Proust, e fu un grande sostenitore della Recherche nell’epoca in cui Proust cercava un editore. Ma la fama del secondo non tardò ad esplodere e a mettere in ombra tutti i suoi sostenitori e amici. Le loro somiglianze rendono poi più istintivo il confronto: la provenienza borghese, il forte attaccamento alla madre, l’omosessualità, la frequentazione dei salotti più influenti del periodo. Ma fu la loro poetica a distinguerli nettamente, ed in maniera categorica: per Cocteau vita pubblica e privata si fondevano, mentre Proust, sostenuto da Gallimard, ha saputo anticipare il puritanesimo autobiografico del dopo-guerra, distaccandosi da una concezione intenzionale e biografica dell’opera. Così facendo, Proust ha saputo “convertire il tempo perduto delle mondanità in un capitale simbolico inestinguibile”.2

Claude Arnaud non nasconde certo la sua predilezione: grande biografo di Cocteau, vuole dimostrare come sia stata proprio la vicinanza di Proust ad oscurarne la personalità. E quanto a Proust, malgrado la sua volontà di scindere vita e scrittura, il Narratore secondo Arnaud mal celerebbe un uomo in declino, snob, costretto a nascondere le sue preferenze sessuali e a lungo disprezzato dall’universo letterario. Ma c’è qualcosa di più assoluto nella critica di Arnaud: Proust sarebbe infatti di una tossicità estrema non solo per i suoi contemporanei, bensì per l’intero universo letterario poiché, avendo annullato la propria vita per la scrittura, ha posto la barra talmente alta da spazzare via qualsiasi altra possibile produzione letteraria. Al contrario Cocteau, poliedrico e anticonformista, incoraggerebbe, lasciando spazio a nuove opere e nuovi scrittori. Così, per Arnaud, Proust rappresenta una “cattedrale” che sarà sempre meno visitata, mentre Cocteau inizia a recuperare il posto che gli spetta nell’universo culturale.

Anche se la prospettiva è brillante e il confronto non manca di interesse, bisogna ammettere che l’influenza di Proust non cessa oggi di crescere, e prova ne è la sua sempre maggiore diffusione  in universi non prettamente letterari. Ed è proprio in questa traduzione culturale che riconosciamo tutta la la capacità espressiva e visionaria dello scrittore, la cui indagine sul tempo scavalca i secoli e si rivela, oggi più che mai, una fonte di ispirazione tutt’altro che esaurita.

Proust e l’arte contemporanea: la materia viva della parola

Raphaël Denis, Corps1Per l’appunto, la critica artistica coglie l’occasione del centenario per mettere in luce l’influenza di Proust sull’arte contemporanea. Il numero di ottobre di Artpress dedica infatti un bell’approfondimento agli artisti contemporanei che fanno della Recherche l’oggetto della loro produzione. Tralasciando citazioni più o meno esplicite, pretese ispirazioni e omaggi allo scrittore, l’analisi si concentra sulle opere che fanno rivivere la materia plastica del capolavoro proustiano, che ci fanno entrare a pieno corpo nel testo e nella struttura dell’opera, ridandogli una seconda pelle, inattesa e attuale. Così, l’arte avvera quell’immagine visiva di Proust per cui “l’opera dello scrittore non è che una sorta di strumento ottico offerto al lettore per permettergli di distinguere ciò che, senza il libro, non avrebbe forse saputo cogliere”.3

Ridimensione

Raphaël Denis e il collettivo anonimo di cui fa parte hanno creato Corps1, lavoro che esplora le possibilità del supporto html: volendo sfidare (e in fin dei conti mostrare) i limiti di Internet, Raphaël Denis pubblica il capolavoro proustiano su una sola pagina web. L’intera opera è effettivamente consultabile on-line, ma la lettura e la comprensione del testo sono a priori precluse, poiché le righe sono eccessivamente lunghe, e l’insieme del testo troppo compatto.
La trasposizione fisica dell’opera su un supporto digitale, o fisico come quello della tela, tramutano quindi il più importante capitolo della letteratura francese in un’opera illeggibile, astratta,  finalmente “domata” in un’unica immagine eppure inerme, come un lugubre trofeo di caccia.

Trascrizione

pànd Danesh avvicina l’opera di Proust in maniera più intimista. Nato a Teheran nel 1984, da ormai quattro anni l’artista trascrive il testo della Recherche, linea dopo linea, su un vecchio esemplare usato. Shadows of Memory è una meticolosa riappropriazione che si ispira sia alla versione del Corano in arabo e persiano diffusa in Iran, sia al modo in cui l’artista, una volta arrivato in Francia, imparò il francese. Un’azione metodica e silente, che duplicando il testo della pagina lo rende inaccessibile e allo stesso tempo profondamente umano, e che indaga il concetto di scrittura e riappropriazione dell’opera narrativa.

Sépànd Danesh, Shadows of Memory, inchiostro su carta, 46x55 cm, 2012

Cancellazione

Il processo si inverte per Jérémie Bennequin, che rimuove parti del testo dell’opera. Il progetto iniziò circa 10 anni fa, durante un viaggio in India, quando l’artista, terminato l’ultimo tomo della Recherche, ne cancellò l’ultimo paragrafo. Un’azione purificatrice ed esorcizzante, tribale, è quindi all’origine degli Estompage. Da allora, Jérémie Bennequin ha ripreso tutti i sette volumi ed ha iniziato a cancellarne in maniera casuale frasi, parole, interi paragrafi. A secondo del tipo di carta, di gomma e di pressione manuale, gli effetti variano. Come lo scultore che incide il marmo fino a veder emergere la forma desiderata, Bennequin rielabora la materia scritta per far rinascere i fantasmi che popolano i pensieri del narratore.

Jérémie Bennequin, Estompage

Dalla parte del lettore

Véronique Aubouy si posiziona invece dalla parte del lettore proustiano: consapevole dello smarrimento che comporta l’approccio a Proust, da circa 20 anni l’artista fa leggere a persone incontrate casualmente due paragrafi della Recherche. Proust lu, questo il nome dell’opera, si articola in una serie di video che raccontano il romanzo attraverso una rivoluzione tecnologica che impatta montaggio, nitidezza delle immagini, limpidezza di suoni e colori. Per l’artista, rielaborare la materia del testo è un modo per accettare e comprendere la presenza dell’effimero nella vita umana.

1. Claude Arnaud:  Proust contre Cocteau, Parigi, edizioni Grasset, 2013, pagina 202.

2. Jean-Louis Jeannelle: Proust, le temps des relectures, pubblicato su Le Monde Magazine il 18.09.2013.

3. Marcel Proust: Le Temps retrouvé, settimo tomo de À la recherche du temps perdu, Parigi 1927.

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