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Cinema

Il mio Ron Woodroof in Dallas Buyers Club
Matthew McConughey

Il mio Ron Woodroof in Dallas Buyers Club

Dallas Buyers Club non è mai stato riguardo al morire – è sempre stato riguardo al vivere

Matthew McConaughey

Dallas Buyers ClubMatthew McConaughey di persona non sembra avere proprio nulla in comune con Ron Woodroof, il personaggio che interpreta in Dallas Buyers Club, il film candidato a sei Oscar che è uscito nelle sale italiane il 30 gennaio e riguardo al quale abbiamo già fatto la recensione. Gentile, educato, affabile, affascinante ed elegante, sembra l’esatto opposto del cowboy omofobo, arrogante, alcolizzato e drogato, attaccabrighe e truffatore, che combatte però come un leone quando scopre che la sua vita è appesa ad un filo, che spesso è quello di una flebo, avendo contratto l’AIDS.

L’uscita del film in Italia è stata preceduta dall’anteprima romana il 27 gennaio. E noi eravamo lì per voi. Matthew McConaughey è arrivato nella capitale accompagnato dalla moglie ed in una gelida serata di pioggia ha presenziato alla proiezione del film avvenuta al cinema Barberini, nella suggestiva cornice di via Veneto, ormai spoglia di celebrità in cerca della Dolce Vita e di paparazzi a caccia di foto. Via Veneto oggi è sempre bella, ma un po’ malinconica; a vederla soprattutto così, attraverso le pozzanghere create da una pioggia incessante ed il vento freddo che ti taglia la faccia a metà, sembra davvero impossibile che quegli stessi marciapiedi abbiano assistito alle follie di Federico Fellini, Ava Gardner, Walter Chiari, Frank Sinatra, e decine di altri nomi entrati nella leggenda. Ed è forse per questo che la presenza dell’attore già vincitore del Golden Globe come migliore attore protagonista e candidato all’Oscar nella stessa categoria riporta per un paio d’ore le lancette del tempo indietro. Il film è stupendo, anche se dispiace notare che il doppiaggio italiano lo uccide. Le magnifiche interpretazioni di Matthew McConaughey e di Jared Leto, non a caso nominati entrambi per le loro interpretazioni e vincitori già di decine di premi, vengono castrate da un doppiaggio freddo, piatto, incolore. In modo particolare quello di Jared Leto, che interpreta la transgender Rayon, fa sì che la sua parte sia sminuita in un modo imperdonabile. Leto ha lavorato moltissimo sulla voce, aiutato forse anche dal suo essere cantante (è il leader e voce solista della rock band 30 Seconds To Mars) per rendere appieno il sentirsi donna del suo personaggio. Nella versione italiana Rayon parla con una voce da uomo, a volte solo lievemente portata al femminile, con un risultato quasi macchiettistico, però. Imperdonabile. Se ne avete l’occasione o la possibilità, per apprezzare appieno le stupende interpretazioni dei due protagonisti guardate anche la versione in lingua originale. 

Matthew McConaughey - Roma, 28 Gennaio 2014

Se la serata della proiezione è stata all’insegna del maltempo, il giorno dopo Matthew McConaughey si presenta alla conferenza stampa baciato da un sole improvvisamente caldo, e da una giornata che sembra essersi rimessa al bello solo per permettergli di farsi fotografare in tutto il suo fascino.

Matthew McConaughey è puntuale in modo impressionante, cosa che sembra miracolosa nel mondo del cinema e dello spettacolo. Impeccabile in un completo grigio che ne sottolinea la magrezza, dovuta alla spaventosa perdita di peso (per interpretare la parte di Ron Woodroof in Dallas Buyers Club ha perso più di 23 chili, in parte recuperati, ma ancora non completamente) si sottopone volentieri alla raffica di fotografie del photocall. Sempre sorridente, alla fine del rituale fotografico, di nuovo puntualissimo, si presenta nella sala della conferenza stampa, e quando al suo ingresso viene accolto da un applauso da parte dei presenti sembra quasi volersi schernire in un gesto di sincera modestia. Poi subito via, per un’ora risponde senza risparmiarsi ad ogni domanda.

Matthew McConaughey è un fiume in piena, quando parla del suo film. In questi giorni è nelle sale anche con un altro lavoro candidato agli Oscar, The Wolf Of Wall Street, ma non importa. È di   Dallas Buyers Club che vuole parlare; l’amore che prova per questo film traspare da ogni sua parola, dal suo tono di voce, dalla disponibilità.

Matthew McConaughey - Roma, 28 Gennaio 2014 Matthew McConughey (MMC): La maggiore difficoltà che questo film ha dovuto affrontare è la sua stessa realizzazione. La sceneggiatura ha girato per vent’anni ed è stata rifiutata 137 volte. Perciò è stata una sorta di miracolo essere riusciti a farlo. I finanziamenti non c’erano, e sono venuti a mancare addirittura cinque settimane prima che cominciassimo a girare. Per me la parte più difficile, o meglio, la sfida che ho dovuto affrontare è stata quella di impersonare Ron Woodroof, un personaggio che ha tanta rabbia dentro di sé, perché si scontra con un’intera serie di ostacoli: la prima, che è la morte stessa, perché cerca di fare di tutto per continuare a vivere; l’altra è la FDA, quindi la sfida principale per me è stata quella di riuscire a mostrare tutte le varianti della rabbia che mi si presentavano, per non avere un atteggiamento ripetitivo. Quindi dovevo mostrare la sua rabbia da prospettive diverse, e per me personalmente, come attore, è stata questa la sfida più difficile; mentre in generale la sfida maggiore è stata quella di riuscire a realizzarlo.

Domanda (D): Ma se la sceneggiatura girava da vent’anni, quand’è che hai cominciato ad interessarti del progetto?

MMC: La sceneggiatura è arrivata sulla mia scrivania cinque anni fa, cioè circa quattro anni prima che riuscissimo a farlo. Ricordo di aver pensato di voler essere una parte di questo progetto, di volerlo fare. Poi è arrivata anche al regista Jean Marc Vallée ed un altro pezzo del puzzle si è aggiunto. Ci siamo incontrati a New York e ci siamo detti che volevamo farlo, ma mancavano i finanziamenti. Pensavamo di averli, ma in realtà non c’erano, però a quel punto io avevo già perso quasi venti chili e quando mi dissero che il film sarebbe stato rimandato alla primavera io dissi di no, che non potevamo farlo in primavera, che avremmo dovuto farlo quell’autunno. Poi alla fine i soldi sono arrivati proprio quando abbiamo cominciato a farlo.     

D: Sei candidato al premio Oscar per questa interpretazione, insieme con altri colleghi con cui hai lavorato in The Wolf Of Wall Street; come vedi questa cosa?

MMC: In realtà ho lavorato solo cinque giorni per questo film. Ci sono altri Jonah [Hill], c’è Leonardo [Di Caprio] che sono stati nominati… Leonardo a dire il vero è stato nominato molte volte [ride; la frecciata, bonaria, è evidente, visto che nonostante le nomination Di Caprio non è mai riuscito a stringere l’ambita statuetta tra le sue mani… ]. C’è una storia riguardo questo film. Ho scoperto che Martin Scorsese voleva incontrarmi per offrirmi un ruolo in The Wolf Of Wall Street. Io avevo studiato recitazione all’università nel 1992 ed avevo studiato i film di Martin Scorsese, per cui quando vent’anni dopo stavo andando a casa sua per parlare di questo film, l’idea mi colpì come un fulmine: questo è l’uomo che hai studiato all’università! E stai per incontrarlo! E quando arrivammo al suo appartamento, ed io stavo scendendo dalla macchina, mi dissi: no, aspetta un attimo. Qualcuno ti sta facendo da autista per portarti ad incontrarlo! La prima cosa che mi ha colpito di Scorsese è che ha un’incredibile conoscenza della materia cinematografica, e poi quanto gli piaccia divertirsi. La mia scena è in realtà una sorta di fulmine, ma io mi sono comunque documentato ed ho fatto ricerche. Ho anche improvvisato, gli ho fatto vedere quello che avevo pensato su come farla, ed a lui è piaciuta subito. In realtà dopo cinque riprese non avevamo nemmeno più bisogno di parlare; lui non parla proprio inglese, ma emette dei suoni. Parla molto in termini musicali. Abbiamo girato quella scena la mattina, ed è stato bello.

Naturalmente c’è qualcuno che vuole avere una sua opinione sul film italiano in concorso, La Grande Bellezza. Un momento un po’ imbarazzante, perché non è che un attore americano candidato debba per forza aver visto tutti i film in concorso, specialmente quelli stranieri… Eppure con grande diplomazia, ed anche classe, Matthew è riuscito a rispondere a questa domanda in modo spiritoso:

Matthew McConaughey - Roma, 28 Gennaio 2014 MMC: Non ho visto La Grande Bellezza, ma ho incontrato il suo regista ieri sera. Quando ci siamo salutati, ci siamo detti una cosa che, normalmente, in questo ambiente non ci si dice mai: “Ci vediamo agli Oscar!”

D: La tua carriera è partita in modo deciso, per passare poi a film di vario genere, mentre nell’ultimo periodo hai interpretato vari ruoli di notevole spessore. A cosa è dovuto ciò, è stata una scelta, un’offerta od una maturazione?

MMC: Direi una combinazione delle tre cose. Mi ricordo che circa quattro anni fa pensai che la mia carriera non stesse andando bene. Volevo qualcosa di più, e quindi decisi di ricalibrare le mie scelte. Avevo, all’epoca, una vita più entusiasmante di quanto non lo fosse la mia carriera. Se avessi dovuto scegliere tra una o l’altra, avrei preferito avere una vita avventurosa che non una carriera avventurosa. Ricevevo sceneggiature che sapevo di poter affrontare, ma quello che in realtà cercavo era un ruolo che rappresentasse per me una sfida, che mi facesse paura, che mi facesse chiedere: come mi preparo a questa parte? Ho rifiutato molte parti che mi erano state offerte, e mia moglie mi disse che prima o poi non mi avrebbero offerto più niente; e così fu. Per fortuna però il mio conto in banca era sufficiente a pagare l’affitto ed a mettere del cibo sulla tavola per la mia famiglia, per cui mi sono concesso questo lusso. Tra l’altro in quel periodo nacque il mio primo figlio, e così potei dedicare tutto il mio tempo a lui, il che fu una cosa bellissima. Fu a questo punto che divenni una sorta di “buona idea”, un attore a cui pensare per poter offrire dei ruoli particolari. Mi pensarono in un altro ruolo. Ho superato la quarantina, ed intorno a quest’età, forse per la maturazione, si cominciano ad avere nuove idee, nuove aspirazioni. Una cosa importantissima poi per me è la famiglia: quanto più un uomo è sicuro a casa, tanto più potrà volare in alto al di fuori di essa.

D: Questa sceneggiatura ha ricevuto molti no: perché, secondo te? Cos’è che spaventava i produttori riguardo questa storia? Inoltre la perdita di peso a cui ti sei sottoposto per questo film, che è stato estremamente impegnativo, non è stata certo una cosa facile. Come hai fatto?

MMC: Per la precisione ho perso circa ventitre chili. La sceneggiatura è stata rifiutata 137 volte. Ci sono alcune cose che spaventano le persone negli studios, perché vogliono sì fare buona arte, ma anche investire i soldi per rientrarci, per guadagnare. Quando leggi la presentazione di questo film e vedi nell’intestazione che si tratta di un film ambientato in un preciso periodo storico, c’è la tragedia dell’HIV ed un eroe omofobo… Beh, queste tre cose ti fanno dire… In questo modo i soldi non li farò mai. Riguardo la perdita di peso, sono stato seguito da un medico che mi ha detto quanto avrei potuto perdere, ed ho seguito una rigida disciplina. Non uscivo, non socializzavo, non andavo al ristorante, stavo semplicemente a casa circondandomi delle cose che Ron avrebbe avuto attorno a sé. E così ho perso il peso. Ma quello che ho imparato da questa cosa è che più peso perdevo dal collo in giù, più ci guadagnavo dal collo in su. Avevo  bisogno di tre ore di sonno di meno al giorno. Mentalmente ero sveglissimo; indipendentemente da che ora andassi a dormire, mi svegliavo ogni giorno alle quattro del mattino. La mia energia era sorprendente. Ed è stato lo stesso per Ron Woodroof: il suo corpo stava morendo, ma la sua mente traeva sempre più energia per combattere.

Ed ancora, sul suo lavoro di attore:

MMC: Quello che amo fare è mettermi al lavoro. Mi piace molto di più il processo di realizzazione di un film che non vederlo poi finito. Mi piace l’idea di concentrarmi quasi a livello ossessivo sul ruolo che devo interpretare, analizzare tutti gli aspetti del personaggio. Poi un giorno arriva qualcuno e mi dice: ok, è finita; te ne puoi tornare a casa. E questo è quello che mi piace di più.

D: Ma qual è la caratteristica di Ron Woodroof che hai sentito più tua, che è rimasta con te? E qual era il rapporto sul set con gli altri attori del film?  

Matthew McConaughey - Roma, 28 Gennaio 2014 MMC: Una delle lezioni di vita principali che ho tratto da Ron Woodroof è che se vuoi che una cosa sia fatta bene, falla tu. Riguardo alla mia relazione con gli altri attori, conoscevo Jennifer Garner perché avevamo già lavorato assieme, ma non conoscevo Jared Leto. Ho incontrato Jared Leto solo dopo la fine delle riprese. Il giorno dopo sono andato da lui e gli ho detto: “Piacere, sono Matthew.” E lui mi ha detto: “Ciao, piacere, sono Jared.” Prima di quel momento non avevamo avuto occasione di incontrarci. Il punto è che ogni giorno, sul set, io non incontravo Jared, incontravo Rayon, e lui incontrava Ron, non Matthew. Non c’era tempo per socializzare, ne’ ci interessava farlo. Non c’importava chiederci: “Cosa hai fatto questa settimana? Com’è stata la tua giornata? Come stai?”. Non avevamo il tempo, ne’ la voglia o l’interesse per scambiare delle chiacchiere. Non avevamo un trailer a cui tornare alla fine delle riprese, ne’ avevamo quindici minuti di pausa durante i quali parlare un po’ tra una scena e l’altra. Non c’era tempo. Nei venticinque giorni in cui sono durate le riprese del film abbiamo lavorato senza sosta.

D: Come stai vivendo l’attesa per la serata degli Oscar?

MMC: Non vivo in un’atmosfera di aspettativa per gli Oscar. Mi sto godendo questo periodo, vado in giro per il mondo a parlare di questo film, oggi sono qui, poi andrò in Inghilterra ed in Germania, e quando ritornerò in America continuerò a raccontare ed a condividere l’esperienza della realizzazione di questo film; ma in realtà il film mi precede, è il film che va avanti. Io sono qui per parlare di questo film, ma in realtà il film stesso è arrivato prima di me; è qualcosa di molto diverso dalla promozione, perché io non sono qui per “venderlo”, perché è un film che parla da solo, non ha bisogno che io lo promuova. Potrei continuare a parlare di Dallas Buyers Club per i prossimi cento anni senza stancarmene, per l’esperienza che è stata per me realizzare questo film. È qualcosa di speciale, di particolare, perché l’abbiamo fatto in pochissimo tempo, o perché non riuscivamo a farlo, perché siamo riusciti a realizzarlo con meno di cinque milioni di dollari, e la cosa bella è che non ci sono solo io, ci sono gli altri attori, la sceneggiatura, è candidato come miglior film… Ne sono estremamente orgoglioso, e non mi stancherò mai di parlarne.

Matthew parla ancora un po’, risponde ancora a qualche domanda con calma, ed infinita pazienza. Ma arriva il momento dei saluti, perché ci sono altre domande, altra promozione da fare.

A volte l’immagine che abbiamo dei divi Hollywoodiani è un po’ troppo distaccata, pensiamo a quanto possano essere irraggiungibili, rinchiusi in una bolla dorata che li stacca dalla realtà. Matthew McConaughey ha dimostrato di essere una persona disponibile, dolce, impegnata, e non solo il bell’uomo che interpretava commedie romantiche. Dallas Buyers Club potrebbe essere un momento di svolta definitivo nella sua carriera, indipendentemente dal fatto che l’Oscar arrivi o meno. Sicuramente la sua interpretazione meriterebbe di vincere l’ambita statuetta, molto di più degli altri candidati.

Good luck, Mr McConaughey.

Photo Call by Martina Moriello

Matthew David McConaughey (Uvalde, 4 novembre 1969) è un attore statunitense cheha iniziato sua carriera nei primi anni novanta partecipando al film La vita è un sogno (1993). Ha continuato ad apparire in film di vario genere tra cui l’horror Non aprite quella porta IV (1994), il legal thriller Il momento di uccidere (1996) , il dramma storico di Steven Spielberg Amistad (1997) , il fantascientifico Contact (1997) e la commedia EdTV (1999). Dal 2000 diventa noto come protagonista di numerose commedie leggere e romantiche, tra cui Prima o poi mi sposo (2001), Come farsi lasciare in 10 giorni (2003), A casa con i suoi (2006) e La rivolta delle ex (2009).
Considerato un sex symbol, biondo e con un fisico statuario, è stato inserito più volte nelle classifiche degli uomini più belli del mondo.
Dal 2010 si è dedicato a ruoli più impegnati e acclamati dalla critica, Bernie (2011), Killer Joe (2011), Mud (2012), Magic Mike (2012) e The Wolf of Wall Street (2013). Ha raggiunto un ulteriore successo nel 2013 per aver interpretato un cowboy effetto da AIDS nel film biografico Dallas Buyers Club, che gli è valso il Golden Globe come miglior attore protagonista, una candidatura ai premi Oscar 2014 nella categoria miglior attore protagonista, oltre ad altri premi internazionali.

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Matthew_McConaughey

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