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Palcoscenico

Sissi a Miramar

Una cognata invadente nella Trieste quotidiana di Alessandro Fullin

pravato-02È andato in scena fino al 31 ottobre sul palco del teatro La Contrada di Trieste lo spettacolo, scritto da Alessandro Fullin, Sissi a Miramar.

Chi scrive prova, nei confronti dei propri lettori, un certo senso di colpa, per non averne consigliato la visione per tempo, e confida che possa essere rappresentato anche nella prossima stagione.

Il testo è tratto dall’omonimo romanzo di Fullin, che a propria volta vede la luce dopo la fortunata trasmissione radiofonica trasmessa dalla Rai regionale lo scorso anno.
Mentre in libreria è già uscito il seguito del romanzo, Ritorno a Miramar, la commedia giunge sul palcoscenico.

La trama vede la tranquilla routine di una vedova triestina sconvolta dall’arrivo dell’invadente cognata, finché quest’ultima non perde la testa per un ardimentoso giovanotto, togliendo il disturbo.
… Solo che la padrona di casa è Carlotta del Belgio, vécia inossidabile ghiotta di sardoni barcolani (alici) fritti e appassionata di Settimana Enigmistica, che va in brodo di giuggiole alla vista del dottore e delle medicine, e che si finge pazza per  accontentare i turisti che visitano il castello per vederla invocare il compianto consorte (con lo scopo di strapparli alla concorrenza del castello di Duino),

Le sue  placide giornate con la petulante cameriera Ottilia subiscono un brusco cambiamento quando arriva l’imperatrice Sissi, la cognata che tutti credono morta nell’attentato di Ginevra di pochi giorni prima, che – stufa di essere il bersaglio di ogni anarchico d’Europa – ha approfittato dello scambio di persona con la propria dama di compagnia, vera vittima dell’aggressione, e si è rifugiata a Trieste.

Sissi è un’ospite insopportabile: costringe Carlotta a fare ginnastica tutte le mattine (deliziosa la sua tuta con l’aquila bicipite fucsia sulla schiena!), tenta di sedurre il dottore, è vorace e scroccona.

Solo l’arrivo di Guglielmo Oberdan, nascostosi nel castello per sfuggire alla polizia e poi quasi preso in ostaggio da Carlotta, salverà la povera vedova dell’imperatore del Messico dall’ingombrante presenza di Sissi, poiché i due fuggiranno insieme.

A divertire lo spettatore dall’inizio alla fine non è tanto – o, almeno, non è solamente – la trama vivace e ritmata, quanto il testo crivellato di riferimenti ai luoghi comuni di Trieste e dei suoi cittadini, un’infilata senza sosta di citazioni e allusioni a elementi e situazioni noti e condivisi dai cittadini, che diventano un pubblico eccezionalmente solidale con i personaggi.
È difficile cogliere così tante sfumature del quotidiano e inserirle nel testo teatrale con tale naturalezza senza incorrere in situazioni-fotocopia e in dialoghi forzati, e forse noi di FucineMute possiamo vantare un autore in questa impresa, essendo il nostro Corrado Premuda accreditato come collaboratore ai testi, adattati alle scene da Alessandro Marinuzzi.

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Fullin tiene per sé il ruolo di Ottilia, quello più comico e sopra le righe, ed è irresistibile nelle sue battute dissacranti e nelle sue rispostacce.
Ariella Reggio, si sa, sarebbe sublime anche nel ruolo della cogoma (la caffettiera), ma i comprimari sono equilibrati e ben amalgamati sul palco e tengono molto bene il registro della scena. Molto divertente è l’interpretazione di Marzia Postogna, nella parte di una Sissi che passa dal contegno sostenuto di una nobildonna al più sbracato “triestinazz” nel giro di due battute.

L’effetto comico di situazioni e dialoghi è amplificato, appunto, dal dialetto triestino, nel quale la maggior parte della commedia è recitata: solo gli uomini, infatti, parlano “in lingua”, e l’italiano ha la funzione di sottolinearne la minore astuzia rispetto alle figure femminili.
Il dottor Mayer, infatti, è omosessuale, ma sembra non accorgersene egli stesso, almeno finché non incontra Leopoldo di Baviera, e per tutta la rappresentazione il suo è un personaggio ingessato: garbato, ma formale e sostenuto.
Guglielmo Oberdan è un giovane animato da forti sentimenti irredentisti, che parla italiano con voce impostata e stentorea, risultando forzosamente solenne, specie quando invoca le “genti di Gropada” (piccolo paese del Carso triestino, ufficialmente bilingue, nel quale chi scrive non ha mai sentito parlare idiomi diversi dal dialetto e dallo sloveno); egli si innamora, ricambiato, di Sissi, ma subito la sua amata lo tiranneggia, trattandolo come un bambino disubbidiente.

I personaggi femminili – Ottilia inclusa – si esprimono in triestino. Questo conferisce loro un tono più rilassato e quotidiano, trasmettendo con impareggiabile efficacia l’analogia di pensieri e sentimenti fra sovrane e popolane, accomunate dalla mentalità cittadina.pravato-07

La diglossia che costituisce la forza della commedia non è, però, anche il suo limite, sebbene, purtroppo, lo spettacolo non possa avere il medesimo impatto nei teatri di tutta la Penisola e sia destinato a restare un successo locale.
Anche se il triestino è un dialetto tutt’altro che inespugnabile alle orecchie degli altri italiani (i locali si offendono quando lo dico, ma io sono dell’avviso che, almeno nell’80% dei casi, per parlare triestino sia sufficiente omettere l’ultima vocale); ciò che imprigiona lo spettacolo nei confini del Friuli-Venezia Giulia è l’altro suo punto di forza: la forte connotazione territoriale.

I riferimenti alla quotidianità sono continui, e non basta sapere che Godina è un grande negozio di abbigliamento (ora, purtroppo, in fallimento) per ridere alla battuta di Carlotta “Guardo sempre le vetrine, ma non compro niente”, che evidentemente si riferisce al fatto che gli indumenti esposti, in quanto di marca, sono spesso costosi.
Addirittura, i rimandi sono talvolta così sottili che sfuggono a chi è in città da poco: io – e come me, forse, il pubblico più giovane – ho dovuto farmi spiegare che le Latterie Lombarde erano una grande rivendita di prodotti caseari nella zona di Piazza Goldoni, che si trovava dove oggi sorge il piccolo supermercato Latte Carso.

Del resto, se i collegamenti con l’universo del pubblico non fossero così puntuali e specifici, si perderebbe la magia di una commedia che, mentre rappresenta una buffa favola assurda, parla alla memoria e allo stesso tempo solletica e canzona il sentimento di appartenenza a un gruppo – i triestini – di diversi, che vogliono essere trattati come uguali, ma pretendono di essere speciali… come tutti gli Italiani, insomma.

Da foresta giunta in città dieci anni or sono credo di aver goduto più di tutti della rappresentazione, poiché ne ho potuto cogliere (quasi) tutti i riferimenti al quotidiano senza sentirmi bersaglio dell’ironia dell’autore.

Sissi a Miramar va nuovamente in scena il 4 novembre al teatro comunale Giuseppe Verdi di Gorizia, ed è una commedia che chi vive nei dintorni di Trieste dovrebbe tenere d’occhio, con la speranza che venga presto nuovamente rappresentata, in attesa dell’adattamento per il palcoscenico del suo sequel.

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Alessandro Fullin SISSI A MIRAMAR

Regia: Alessandro Marinuzzi

Revisione linguistica e drammaturgia: Alessandro Marinuzzi

Collaborazione ai testi: Corrado Premuda

Scene e costumi: Andrea Stanisci

Musiche: Carlo Moser

Con:
Carlotta del Belgio: ARIELLA REGGIO
Ottilia, la cameriera: ALESSANDRO FULLIN
L’imperatrice Sissi: MARZIA POSTOGNA
Dottor Mayer: PAOLO FAGIOLO
Guglielmo Oberdan: FRANCESCO GODINA

LA CONTRADA – TEATRO STABILE DI TRIESTE Via del Ghirlandaio 12 34138 TRIESTE

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