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Fumetto

Tex alla francese
Mario Alberti

Tex alla francese

Frontera!Un Tex così non si era mai visto! Il 25 settembre la Sergio Bonelli Editore ha pubblicato Frontera!, il secondo albo dei Romanzi a fumetti di Tex, collana cartonata, di grande formato e a colori. Dopo il primo numero, scritto e disegnato da Paolo Eleuteri Serpieri, la casa editrice milanese ha incaricato il curatore di Tex, Mauro Boselli, di scrivere una sceneggiatura che si adattasse alla penna di Mario Alberti. Il disegnatore triestino, forte della sua notevole esperienza internazionale, è stato giudicato la persona giusta per rendere al meglio questa storia che vede protagonista un Tex trentenne, coadiuvato da un non ancora brizzolato Kit Carson. Ma quali sono le finalità di questa collana, dopo il primo volume di Serpieri, considerato una sorta di numero zero? In una parola si possono sintetizzare con libertà. Libertà grafica di poter disporre di un grande formato, a colori, e senza i vincoli della gabbia bonelliana (e allora si capisce la scelta caduta su Alberti, che è di casa in Francia grazie a serie come Morgana o Cutting Edge) che coincide poi con la libertà narrativa, sempre grazie al grande formato, che consente un ritmo diverso e soluzioni non praticabili sulla serie mensile. E ancora, libertà di temi: altri sceneggiatori si cimenteranno su questa collana narrando storie del giovane Tex, ovvero le avventure che hanno costruito il mito di Aquila della Notte. I Romanzi a fumetti di Tex trovano quindi il loro senso, tanto per l’elegante veste editoriale (volumi cartonati che seguono lo standard del fumetto franco-belga, con storie di 46 pagine a colori in grande formato), quanto per il filone di soggetti che li caratterizzerà (la formazione del mito). Ne abbiamo parlato con Mario Alberti.

Alessandro Olivo (AO): Quando la Bonelli ti ha commissionato Frontera!, ti sei sentito più lusingato o intimorito?

Mario Alberti (MA): Entrambi! Tornare a lavorare per la Bonelli su un progetto simile è un segno di fiducia da parte dell’editore che mi inorgoglisce e confrontarsi con Tex e con gli autori che si sono alternati sulle sue pagine è cosa da far tremare le ginocchia.

AO: Come è stato passare dalle atmosfere fantasy o fantascientifiche (che tu conosci benissimo) all’ambientazione western, che era nuova per te?

MA: Ho dovuto lavorare molto sulla documentazione per imparare a far recitare nella maniera giusta i personaggi: il west è un mondo, fatto non solo di cavalli e winchester ma anche di atteggiamenti, mosse e espressioni tipiche del genere. Ho visto tonnellate di films!

AO: Quale è stato il tuo approccio psicologico e professionale al personaggio di Tex?

MA: L’approccio è stato quello di una sfida…quasi un duello sotto il sole del west. Tex ha vinto, ovvio: mi ritiro con un buco in più nel cappello.

Tavola doppia

AO: Frontera! si appresta a diventare un albo storico di Tex: infatti è un albo alla francese, con un montaggio delle vignette nella tavola e una sceneggiatura del tutto particolari. Questa è una novità assoluta per Tex, che finora, pur nei vari formati (mensile o Texone), era stato sempre fedele alla gabbia bonelliana. Tu e Mauro Boselli l’avete giustamente stravolta, perché questo era uno degli intenti della collana. La Bonelli ti ha considerato il disegnatore perfetto per questo progetto, vista la tua esperienza nella bande dessinée. Cosa ne pensi del risultato finale, alla luce di queste considerazioni?

MA: Sono contento del prodotto che siamo riusciti a confezionare e penso abbiamo dimostrato come Tex sia un personaggio che, nonostante la veneranda età, ha ancora grandi potenzialità inesplorate. Abbiamo abbandonato la gabbia bonelliana, è vero, ma su alcune cose siamo rimasti più tradizionali: ho sempre cercato di non esagerare nella scelta delle inquadrature, rimanendo sul “classico”, anche qui guardando molto alla filmografia di riferimento per Tex. E per il lettering, la “porta” di ingresso alla storia per il lettore, è stato scelto di usare tutte le regole classiche bonelliane.

AO: Pasquale Frisenda (autore del Texone Patagonia) ha dichiarato che “Tex è un personaggio che pretende attenzione, e che ha sempre necessità di “essere disegnato” da capo a piedi, mentre altri personaggi (tipo Magico Vento, Nathan Never o Dylan Dog) possono essere realizzati tramite sapienti stilizzazioni, con Tex questa cosa non funziona. Sembra che il personaggio stesso “chieda” spazio nelle tavole e bisogna concederglielo.” Hai avvertito anche tu questa sensazione mentre disegnavi Frontera!, oppure, vista la struttura diversa della tavola, questo è un po’ meno vero?

MA: Tex è un personaggio molto difficile da disegnare. Immagino che Pasquale si riferisse all’esigenza di “presenza” di Tex nella vignetta. Tex deve essere sempre il punto focale di tutto, anche se se ne vede solo la tesa del cappello. Difficile anche perché recita usando sfumature minime ed è facile eccedere…tutto deve contribuire a mostrare uno che non ha dubbi, non ha esitazioni, non ha paura e vola alto su tutto con un mezzo sorriso.

Tex giovaneAO: In Frontera! c’è spesso un linguaggio cinematografico, ma questa è una caratteristica comune dei tuoi fumetti. Che legame c’è fra queste due arti?

MA: Il legame tra Tex e cinema è ancora più evidente, credo, e ho cercato di mostrarlo quanto meglio ho potuto. Quanto a me, costruisco quanto più possibile la scena immaginando di tenere in mano una cinepresa e muovermi attorno ai personaggi come fossero su un set. La grande differenza con il cinema, e una delle maggiori difficoltà nel fare fumetti (credo completamente ignorata dai non addetti ai lavori), è il posizionamento dei baloons: la necessità di far parlare nell’ordine giusto i personaggi è uno dei vincoli più grandi e inevitabili del fare fumetti. I baloons sono come delle tappe obbligate che la cinepresa deve seguire: costruire una scena di dialogo girando attorno ai personaggi è una cosa che amo molto nel cinema e che provo spesso a riprodurre nei fumetti ma non è sempre facile!

AO: Tu usi il computer per colorare le tavole e, devo dire, i colori di Frontera!, grazie anche alla carta di pregio su cui sono stampati, sono davvero straordinari. Come è cambiato il tuo modo di lavorare grazie al computer? Cosa ti permette di fare di più rispetto a prima?

MA: Grazie! Ho scelto di usare il computer, all’inizio, perché non avendo una preparazione decente con i colori diretti, la cosa mi permetteva di provare e rifare finché non fossi soddisfatto del risultato. Oggi le mie tavole sono interamente digitali: soprattutto l’inchiostrazione digitale, dopo essere riuscito a creare i miei pennelli, mi soddisfa molto più di quella tradizionale. Ma è una cosa mia: non sono mai stato contento del mio modo di inchiostrare e ho sempre sofferto del fatto che ripassando la matita, buona parte dell’energia del disegno andasse perduta. Il digitale mi permette di saltare le matite e fare un “buona la prima” con l’inchiostro che altrimenti non potrei permettermi.

AO: Come giudichi obiettivamente il risultato finale e quali sono state le difficoltà e le soddisfazioni maggiori che hai incontrato durante e dopo la realizzazione?

MA: Lascio ai lettori la parte sul giudicare. La difficoltà maggiore è stata proprio Tex e immaginare un giovane che sarebbe diventato il ranger che tutti conoscono. Per il dopo: ero abbastanza preoccupato per le reazioni dei lettori più tradizionalisti, per fortuna il fuoco incrociato si è concentrato più che altro sul prezzo di copertina. Per altro bassissimo.

AO: Tex è apparso nelle edicole italiane nel lontano 1948. Perché, secondo te, riscuote ancora così tanto successo presso i lettori dopo quasi settanta anni? E a te, personalmente, cosa piace di più del personaggio e del suo mondo?

MA: La vita media si è notevolmente allungata con la generazione di Tex e Tex è un personaggio che ancora accompagna molti lettori ogni mese nella loro. Tex per me è una delle migliori espressioni del fumetto popolare in Italia e incarna un tipo di eroe forse un po’ fuori moda di cui io sento molto la mancanza. La capacità di certezze assolute che Tex è in grado di esprimere è forse anacronistico e irreale e il suo West non è sempre quello della Storia ma queste sono anche le caratteristiche imprescindibili di una leggenda.

prima tavolaAO: Considerato che sei un protagonista della bande dessinée, quali sono le differenze principali fra il fumetto d’Oltralpe e quello italiano, nella produzione, nella diffusione, nella considerazione e nella fruizione?

MA: La domanda richiederebbe una risposta enorme e complessa. Mi limito a dire che ogni cultura in cui il fumetto abbia un ruolo, ha espresso il suo modo peculiare di farlo e di fruirlo. In Italia il fumetto di successo è in bianco e nero, di basso costo e distribuito nelle edicole, la fidelizzazione dei lettori è più legata al personaggio. In Francia si fanno fumetti cartonati di grande formato e costo adeguato, distribuiti in libreria, i lettori seguono i nomi degli autori in copertina. In entrambi i casi, comunque, quello che fa la differenza è la storia: un racconto che ha qualcosa da dire avrà sempre più chance dell’aria fritta, anche se ben disegnata.

AO: Oggi c’è la tendenza in Italia da parte di molti a contrapporre un fumetto d’autore, da libreria, a un altro popolare, da edicola, per cercare di invogliare ai fumetti coloro, e sono tanti purtroppo, che credono che si tratti solo di una lettura banale per ragazzi. A tal fine si usa anche il termine graphic novel quasi distaccandosi, anche con le parole, dal termine fumetto. Cosa ne pensi?

MA: La distinzione tra fumetto e graphic novel mi infastidisce abbastanza ed è l’ennesima testimonianza del fatto che in Italia, troppo spesso, “popolare” è il contrario di “colto”.

AO: Serietà, onestà e rispetto per il lettore sono stati alcuni dei valori più importanti che hanno caratterizzato il lavoro di Sergio Bonelli. Secondo te quale è stato il contributo maggiore che l’autore ed editore milanese ha dato al fumetto italiano?

MA: Se parli di fumetti italiani all’estero, il fumetto italiano è Bonelli. Ora, è un poco riduttivo dire che il fumetto in Italia è Bonelli. Ma neanche tanto.

AO: Cosa direbbe Sergio Bonelli del tuo Frontera!? Te lo sei mai chiesto mentre lo disegnavi?

MA: Il commento di Sergio Bonelli su Frontera!… di tutti, è quello che avrei voluto di più. Ho pensato molto a lui, disegnandolo e mettendoci tutta la passione e il rispetto di cui sono capace, e mi piace pensare che l’avrebbe percepito e ne sarebbe stato contento.

Mario Alberti nasce a Trieste il 7 maggio 1965 e crea molto presto il suo primo personaggio di fumetti: si chiama Polip, è il re dei mari e nei baloons le lettere sono messe a caso perché ancora non sa scrivere.

Durante l’università viene folgorato dal film d’animazione Laputa di Hayao Miyazaki e decide che raccontare storie e disegnare sarà il suo destino. Lascia perdere il marketing (si laurea comunque in Economia e Commercio con una tesi sulla “Distribuzione nell’editoria a fumetti”) ed esordisce da professionista nel 1990 sulle pagine di Fumo di China, con una storia breve del suo personaggio Holly Connick. Nel ’91, inizia a collaborare con la rivista Intrepido, disegnando diversi liberi e alcuni episodi della serie Dipartimento ESP su testi di Michelangelo La Neve. Nel 1993 entra a far parte dello staff della Sergio Bonelli Editore lavorando sulla collana Nathan Never. Nel 1994, con Il Canto della Balena, numero 31 della serie, vince il premio Albertarelli. Dal ’95 lavora anche sugli albi di Legs Weaver, ancora per la Bonelli, e nel ’99 esordisce alla sceneggiatura sulla stessa collana, scrivendo l’albo speciale L’immortale. Nel 2000, inizia la fruttuosa collaborazione con Luca Enoch, al quale propone di preparare un progetto da presentare in Francia, la serie Morgana, pubblicata dal 2002 per i tipi dell’editore francese Les Humanoides Associes. Morgana è stata pubblicata anche in Spagna, Portogallo, Germania, Stati Uniti e in Italia esce per la Vittorio Pavesio Productions.

Ancora per gli Humanoides e su testi di Kurt Busiek disegna dal 2004 la serie Redhand.

Ha illustrato alcune copertine della serie Jonathan Steele di Federico Memola, edito da Star Comics. Dal 2006 collabora con Dc Comics, realizzando numerose copertine tra cui Aquaman, Wonderwoman, Dr. Fate e Shadowpact. Dal 2008 disegna alcune copertine per Marvel, tra cui Skrull Kill Krew e per Wildstorm le copertine della mini-serie Push. Nel 2008 e 2009 esce negli USA per Marvel la serie limitata X-Men & Spider-Man in quattro episodi, scritta da Chris Gage. Nel 2009 partecipa con una breve storia di 5 pagine scritta da Bob Gale al numero 600 di Amazing Spider-Man. Ancora per Marvel disegna il #601 di Amazing Spider-Man. Nel 2010 esce per Marvel la serie limitata Spider-Man & The Fantastic Four ancora una volta scritta da Chris Gage. Nel 2011 esce in Francia, per Glenat Les Chroniques de Légion, scritto da Fabien Nury. Alberti è in splendida compagnia: Matheiu Lauffray, Tirso e Zhang Xuaoyu. Nel 2013 esce il primo libro di Cutting Edge, scritto da Francesco Dimitri e pubblicato da Delcourt. Ad aprile di quest’anno è stato pubblicato il quarto volume. L’ultima fatica è Frontera!, il secondo Romanzo a fumetti di Tex sui testi di Mauro Boselli, edito in settembre 2015 dalla Sergio Bonelli Editore.

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