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Scrittura

Il teatro di Agatha Christie nel dopoguerra spagnolo

Il presente saggio breve è tratto da Tonos Digital, Revista electrónica de estudios filológicos, numero 15, giugno 2008. L’autore è César Besó Portalés del Centro Público de Formación de Personas Adultas de Paterna (Valencia). La traduzione è a cura di Annamaria Martinolli.

Agatha ChristieNessuno manifesta stupore quando si tratta di definire Agatha Mary Clarissa Miller Christie (1890-1976), per la copiosa produzione letteraria quasi interamente incentrata sul romanzo giallo, la “regina del crimine”. In effetti, è la scrittrice di gialli con il maggior numero di romanzi venduti nel corso della storia e che possiede l’indiscusso merito di aver catturato l’attenzione di un vasto pubblico di lettori. Tuttavia, in Spagna, sono pochi a sapere che Agatha Christie si distinse anche come autrice di testi teatrali, benché negli ultimi anni diverse compagnie professioniste li abbiano portati in scena con un successo più che dignitoso. Il teatro di Agatha Christie è stato oggetto di poche pubblicazioni in castigliano e, salvo rare eccezioni, non ha avuto molta risonanza tra gli appassionati del genere giallo.

In realtà, quasi nessuna delle pièces di Agatha Christie è originale, visto che per la maggior parte si tratta di trasposizioni teatrali di testi letterari; tuttavia, questo non significa che non siano degne della nostra considerazione. Anzi, in diverse occasioni, l’adattamento si rivela anche migliore del modello di partenza. È questo il caso di Trappola per topi, basata sul racconto Tre topolini ciechi, che ha conseguito l’imprevedibile risultato di essere rappresentata ininterrottamente dal lontano 1952.

L’obiettivo del presente articolo è studiare il teatro giallo di Agatha Christie nel dopoguerra spagnolo, periodo in cui questo genere teatrale godette di ottima salute, soprattutto nel decennio 1950-1960 durante il quale, a Madrid, furono rappresentate diverse pièces dell’autrice inglese. Per fare questo, è importante ricordare che in Spagna, negli anni Quaranta del Novecento, i romanzi di Agatha Christie conobbero una massiccia diffusione, alla pari di quelli di altre autrici esperte nel genere del romanzo a enigma, e quindi la messinscena dei suoi testi teatrali, dieci anni dopo, venne avvallata dal già enorme successo che avevano ottenuto i suoi gialli.

Lo studio qui condotto procederà con l’analisi di ognuna delle opere drammaturgiche di Agatha Christie rappresentate a Madrid da compagnie professioniste nel periodo della dittatura franchista (1939-1975). Il corpus è formato dai testi teatrali dell’autrice tradotti in castigliano e dalle critiche e commenti di cui furono oggetto all’epoca della rappresentazione. Nei rari casi in cui non è stato possibile reperire la traduzione castigliana dell’opera, si è fatto riferimento al romanzo di partenza o alla versione cinematografica. È comunque interessante constatare, e questo verrà evidenziato anche nel corso dell’analisi, le notevoli differenze tra versione drammaturgica e narrativa. Per ogni testo teatrale saranno specificati data e teatro della prima rappresentazione, una breve sintesi della trama e un commento critico relativo al rapporto tra tale testo e il genere giallo. Sarà altresì sottolineato il maggiore o minore successo di critica e di pubblico della pièce.

Trappola per topi1) Trappola per topi (in castigliano La ratonera)
Annunciata nel programma di sala come “il maggior successo del teatro giallo” (London, 1997, p. 60), Trappola per topi fu rappresentata, con grande aspettativa, a Madrid il 12 novembre 1954, al Teatro Infanta Isabel. Lo storico Federico Carlos Sainz de Robles la definì ingegnosa e interessante, e ne aveva ben donde. La pièce ottenne un successo enorme: il 30 dicembre 1954 raggiunse le cento repliche, mentre il 14 settembre 1955 superò le cinquecento. Trappola per topi consacrò l’attrice María Luisa Ponte e, a quanto ci risulta, fu anche la prima pièce in cui lavorò una delle migliori e più acclamate attrici della scena spagnola: Julia Gutiérrez Caba (Ponte, 1993, p. 223). Il forte impatto di Trappola per topi in Spagna fece sì che il proprietario del Teatro Infanta Isabel, il brioso Arturo Serrano, grande appassionato di teatro giallo, decidesse di allestire negli anni seguenti altri titoli della “regina del crimine”. Arturo Serrano organizzò anche un riallestimento di Trappola per topi, il 1 dicembre 1965, riuscendo a mantenerla in cartellone per settantacinque sere di fila. Di recente, la pièce è stata nuovamente messa in scena in Spagna sotto la direzione e per l’adattamento di Ramón Barea.

Trama con spoiler
La trama di Trappola per topi è tipica dello stile di Agatha Christie: una giovane coppia ha ereditato una casa vittoriana e decide di affittarne le stanze convertendola in pensione. In una fredda notte d’inverno, arrivano gli inquietanti inquilini che in essa passeranno il fine settimana: un giovane eccentrico, una signora anziana dal pessimo carattere, un misterioso straniero e un militare in pensione. Poco dopo sopraggiunge un giovane sergente di polizia, che è riuscito a farsi strada attraverso la neve, per avvertirli di un pericolo che li minaccia: qualcuno di loro potrebbe essere coinvolto in un delitto commesso anni prima. Nonostante la presenza del poliziotto, l’anziana signora viene assassinata e, dopo essere rimasti completamente isolati a causa della neve e con le linee telefoniche fuori uso, tutti iniziano a temere di essere la prossima vittima. La casa si trasforma quindi in una trappola per topi e i vari personaggi iniziano progressivamente a sospettare l’uno dell’altro. Il giovane poliziotto propone di ricostruire il delitto ma in realtà è un tranello per restare solo con la giovane proprietaria e ucciderla. Malgrado ciò, il militare in pensione, che al contrario del giovane è un vero poliziotto, riesce a catturare il colpevole e a fermarlo in tempo.

Commento critico
Trappola per topi è la tipica pièce gialla in cui l’assassino si scopre solo alla fine in modo da permettere allo spettatore di sospettare di ogni singolo personaggio, visto che ognuno ha il movente e l’occasione per commettere il delitto. L’ambientazione in una casa vittoriana, di notte e durante una tempesta di neve, con l’assoluta impossibilità di comunicare con il mondo esterno, è un altro classico del genere giallo, che sfrutta spesso gli spazi chiusi in cui solo i personaggi che si vedono in scena possono essere i colpevoli. Una torbida storia riguardante la morte di un bambino per negligenza degli adulti è il movente che spinge la mano dell’assassino, che, come scopriranno in seguito gli spettatori e i personaggi stessi, si è già lasciato dietro un’altra vittima. Nel finale, altra situazione classica del genere giallo, gli spettatori si troveranno ad assistere a un secondo colpo di scena: il sergente di polizia, apparentemente giunto alla pensione per dare protezione, è in realtà il responsabile dei delitti.

Testimone d'accusa2) Testimone d’accusa (in castigliano Testigo de cargo)
Il Teatro Infanta Isabel tornò ad allestire una commedia gialla di Agatha Christie il 13 gennaio 1956. La pièce in questione era Testimone d’accusa; inizialmente concepita come racconto breve e poi trasposta in opera teatrale dalla stessa autrice. Anche in questo caso, come si è già visto per Trappola per topi, lo storico Federico Carlos Sainz de Robles espresse un giudizio positivo sul testo rappresentato a Madrid. Nel 1957, Billy Wilder ne trasse una versione cinematografica.

Trama con spoiler
In Testimone d’accusa un affascinante giovane di nome Leonard Vole è accusato di aver ucciso un’anziana e ricca zitella amica sua, a cui spesso faceva visita, lasciandole credere di essere celibe quando in realtà era sposato. Nel testamento, l’anziana donna lascia tutto il suo patrimonio proprio a Leonard. Tutti gli indizi sono contro di lui, ma l’avvocato che si occupa del caso è chiamato a indagare sull’alibi fornito dal giovane, in base al quale all’ora del delitto egli si trovava in compagnia di sua moglie Romaine. L’avvocato non è molto convinto che il tribunale sia disposto a credere alla testimonianza di una donna innamorata, tuttavia, egli si stupisce non poco quando Romaine dichiara con insistenza davanti alla corte che il marito è rientrato a casa con gli abiti insanguinati. Malgrado questo, e grazie anche a un biglietto anonimo e all’aiuto di una donna di facili costumi, l’avvocato riesce a entrare in possesso di una lettera scritta da Romaine all’amante, in cui ella esprime la sua gioia per la possibilità di disfarsi una volta per tutte del marito, anche se all’ora del delitto era in casa con lei. L’avvocato presenta la lettera come prova e la testimonianza di Romaine, accusata di spergiuro, viene invalidata, al punto che Leonard ottiene l’assoluzione. A questo punto, però, si scopre che l’obiettivo di Romaine era proprio questo e che era stata lei a scrivere la falsa lettera all’amante e a consegnarla, travestita da donna di facili costumi, all’avvocato. Tutto questo, naturalmente, per salvare il marito che, in realtà, è colpevole. Romaine si prepara, così, ad andare in carcere per spergiuro, ma quando si accorge che il marito la disprezza e che sta per andarsene con la sua vera amante, lo uccide con una pugnalata.

Commento critico
Testimone d’accusa è una commedia gialla di tipo “processuale”, con pochi personaggi e in cui l’esposizione dei fatti e la psicologia dei protagonisti è più importante dell’azione. L’intera trama è quasi completamente al servizio del personaggio di Romaine che, essendo consapevole dell’impossibilità di essere creduta dalla giuria, si sente in dovere di simulare antipatia nei confronti del marito insistendo sulla sua colpevolezza. Il colpo di scena arriva come sempre alla fine quando lo spettatore scopre che era tutta una messinscena orchestrata da lei in modo da passare per spergiura e garantire la libertà a Leonard. Nel racconto breve, Leonard viene assolto e il suo delitto resta impunito, cosa che invece non succede nella versione teatrale in cui Agatha Christie ha aggiunto la scena dell’assassinio di Leonard da parte della stessa Romaine quando ella scopre che il marito ha un’amante con cui pensa di spendere i soldi ereditati dall’anziana. Il castigo dei criminali, oltre ad essere quasi obbligatorio nel romanzo a enigma, all’epoca era anche caldamente raccomandato dalla censura.

La tela del ragno3) La tela del ragno (in castigliano La tela de araña)
Sempre il Teatro Infanta Isabel ospitò, il 15 novembre 1956, la messinscena di La tela del ragno che Federico Carlos Sainz de Robles giudicò “molto teatrale e avvincente”.

Trama con spoiler
La trama di questa pièce è ricca di umorismo e suspense. Clarissa è una donna giovane e intraprendente che, tuttavia, dimostra una spiccata fantasia nell’inventarsi episodi che le sono accaduti. Un giorno riceve la visita di Oliver, attuale marito dell’ex moglie di suo marito Henry. Oliver minaccia di portarsi via Pippa, la figlia che Henry ha avuto dalla prima moglie, anche se in realtà il suo vero obiettivo è frugare in un antico mobile della casa di Clarissa in cui è nascosto un francobollo di inestimabile valore. Poco tempo dopo, però, Oliver muore in seguito a un colpo alla nuca e Clarissa inizia a sospettare che sia stata Pippa a ucciderlo, ragion per cui cerca in tutti i modi di proteggerla. A questo scopo, nasconde il cadavere e convince altri tre amici, Hugo, Jeremy e Sir Rowland, a confermare la versione dei fatti che vuole raccontare alla polizia, accorsa sul posto in seguito a una segnalazione anonima. Il cadavere di Oliver viene, alla fine, scoperto e Clarissa si accusa dell’omicidio per proteggere la bambina. Quest’ultima, tuttavia, ammette di aver desiderato di uccidere Oliver ma confessa di non aver avuto il coraggio di portare a termine il suo proposito. Clarissa, con l’aiuto di Sir Rowland, arriva alla conclusione che il colpevole non può essere che Jeremy, ma si rende anche conto che difficilmente la polizia sarà disposta a crederle viste le numerose bugie che lei stessa ha raccontato. Nonostante i dubbi, riesce comunque a impedire che Jeremy uccida Pippa, che lo aveva notato aggirarsi per casa con una mazza da golf, l’arma del delitto. Alla fine, Jeremy ammette l’omicidio, compiuto per impossessarsi del francobollo, e viene arrestato. Quando però Henry, marito di Clarissa, rientra a casa, e quest’ultima gli spiega quanto accaduto, egli, conoscendo le bugie che la moglie racconta abitualmente, non le crede affatto.

Commento critico
La tela del ragno è una pièce gialla appartenente al genere mystery inglese, anche se il tono umoristico, sempre presente nelle opere della “regina del crimine”, risulta più accentuato. I delitti commessi sono due: uno recente e uno passato. Due innocenti, prima Pippa e poi Clarissa, si accusano del delitto, anche se gli indiziati sono tanti: la vicina impicciona, che sapeva dell’esistenza del francobollo; il maggiordomo, che ha sentito la vittima parlare di ricatto; il marito di Clarissa, che non è in casa, o uno qualsiasi degli amici della protagonista, che la aiutano a occultare il cadavere e ad architettare una storia credibile da raccontare alla polizia. Alla fine, il colpevole risulta essere uno dei personaggi meno sospetti, Jeremy, anche se l’autrice, prima di arrivare a questa soluzione, ha accuratamente seminato dubbi e creato false piste che portavano ad accusare qualcun altro. L’intera azione si sviluppa nella casa che Henry e Clarissa hanno affittato, con una scenografia che raffigura un lussuoso salotto con tanto di nascondiglio segreto adatto a ospitare un cadavere, in perfetto stile Jardiel Poncela (noto drammaturgo spagnolo specializzato in testi umoristici N.d.T.). L’unità di tempo viene rigorosamente mantenuta. I poliziotti, come accade di solito, si limitano a collaborare con i veri detective che, in quest’opera, sono Clarissa e il suo aristocratico amico.
È probabile che La tela del ragno abbia lasciato il segno nel drammaturgo Alfonso Paso visto che Clarissa, con la sua abnegazione e nobiltà d’animo nel proteggere la figlia del marito fino al punto di autoaccusarsi di un delitto non commesso, è una bugiarda compulsiva che potrebbe benissimo aver ispirato la figura della protagonista di Vamos a contar mentiras allestito cinque anni dopo.
L’occultamento del cadavere di Oliver nel nascondiglio, in compenso, e la sua successiva sparizione, che lascia esterrefatti i due poliziotti impegnati a indagare sul caso, è un altro stratagemma che favorisce la comicità di alcune scene e che potrebbe essere stato sfruttato sempre da Alfonso Paso per concepire Usted puede ser un asesino, o altre pièces di simile fattura, in cui compaiono cadaveri che si spostano in continuazione.

Dieci piccoli indiani4) Dieci piccoli indiani (in castigliano Diez negritos)
Il 2 gennaio 1958, sempre per volontà di Arturo Serrano, Agatha Christie calcò di nuovo le scene del Teatro Infanta Isabel con la versione teatrale di Dieci piccoli indiani, uno dei romanzi più conosciuti dagli appassionati di gialli e rappresentato per la prima volta in Inghilterra nel 1943. A Madrid, la critica accolse molto bene l’opera definendola un capolavoro nel suo genere. La fama di cui godeva la pièce era già stata ulteriormente confermata dalla versione cinematografica diretta da René Clair nel 1945. Nel 2000, in compenso, sotto la direzione di Ricard Reguant, il testo è stato riallestito in un’importante nuova versione rimasta in cartellone, nella sola Madrid, per un anno e mezzo per poi partire per una tournée di due anni che ha toccato l’intera Spagna e ha superato le cinquecento rappresentazioni.
Dieci piccoli indiani è un’opera di repertorio che, nel corso degli anni, è stata allestita anche da compagnie amatoriali o semiprofessioniste.

Trama con spoiler
La trama della pièce è ben nota e in poco tempo è diventata il paradigma del genere giallo: in una residenza di Nigger Island, in Inghilterra, si riuniscono dieci persone che ignorano completamente chi sia il padrone di casa che le ha invitate. Ognuna di esse nasconde un torbido passato che è costato la vita a uno o più innocenti. Seguendo le strofe di una vecchia canzone popolare, una mano invisibile uccide uno dopo l’altro gli invitati come una sorta di epurazione per i delitti da loro commessi e per i quali erano rimasti impuniti di fronte alla giustizia.
Dopo il primo delitto, gli ospiti iniziano a sospettare del padrone di casa, ma resisi conto che l’isola è deserta non gli resta che ammettere che l’assassino deve essere per forza uno di loro. I sospetti si fanno lentamente strada nella mente dei vari personaggi e, con il susseguirsi degli omicidi, la sfiducia e il terrore da essi generati aumentano in modo esponenziale. A differenza del romanzo, alla fine del quale non ne rimane più nessuno, la conclusione della pièce è diversa. Due “piccoli indiani”, infatti, che in passato non hanno commesso alcun delitto, finiscono per innamorarsi proprio durante il loro soggiorno sull’isola riuscendo a smascherare e a fermare l’assassino.

Commento critico
Dieci piccoli indiani inaugura un tipo di teatro giallo fatto di terrore e di suspense, con per protagonista un serial killer, in cui lo spettatore non solo si diverte a cercare di individuare l’assassino ma anche la sua prossima vittima. Anche se i personaggi non presentano una certa profondità, ma al contrario possiedono una minima caratterizzazione psicologica, il mistero che avvolge l’azione unito all’ambientazione isolana, spazio chiuso per eccellenza con atmosfera tesa e da incubo, conferisce alla trama quella suspense spaventosa giustificata, oltre che dagli elementi succitati, anche dal fatto che i delitti vengono commessi sotto gli occhi dello spettatore che ignora chi sia il colpevole.
Un numero così alto di omicidi in una stessa pièce rischia indubbiamente di far cadere il testo nel ridicolo, ma la trama è talmente sciolta e carica di tensione da trasmettere allo spettatore la giusta dose di angoscia. L’happy end, esemplare per la censura e quasi obbligato in un testo di intrattenimento soprattutto commerciale, ricompensa lo spettatore dei tanti momenti da brivido attraverso cui è passato.

Verso l'ora zero5) Verso l’ora zero (in castigliano Hacia cero)
Il 4 giugno 1958, per la regia di Arturo Serrano, che nella produzione dei testi di Agatha Christie trovò un filone inesauribile, andò in scena a Madrid, nel già citato Teatro Infanta Isabel, Verso l’ora zero con un cast che includeva, tra gli altri, alcuni grandi interpreti quali: Julia Gutiérrez Caba, María del Carmen Prendes, Emilio Gutiérrez Caba e Rafael Navarro. La critica accolse l’allestimento con favore, sottolineando soprattutto l’interpretazione degli attori e la complessità della trama, perfetta per gli amanti del giallo a enigma e piena di possibili sospettati.

Trama con spoiler
Adattata dal romanzo che riporta lo stesso titolo, la pièce è un giallo piuttosto macchinoso avente per protagonisti una serie di personaggi che si trovano a trascorrere alcuni giorni di vacanza nella dimora di Lady Tressilian. Uno degli invitati, Nevile Strange, ha avuto la bizzarra idea di convincere la sua seconda moglie Kay ad accattivarsi l’amicizia della sua prima moglie Audrey, invitata a sua volta da Lady Tressilian. Com’è prevedibile, tra le due donne esplode l’odio. Nel frattempo, nella dimora, arrivano anche un cugino malese, innamorato di Audrey, e un amico di Kay, che detesta Nevile. La signorina Aldin, parente povera al servizio di Lady Tressilian, osserva tutti quanti invidiando la vita eccitante che conducono. A un certo punto, però, Lady Tressilian viene trovata morta, in piena notte, colpita alla testa da un corpo contundente che sembra essere una mazza da golf. Tutti i sospetti si indirizzano su Nevile e sulla sua prima moglie, Audrey, che viene incriminata per omicidio. Tuttavia, un testimone involontario smonta l’alibi di Nevile e lo spinge a confessare che il suo obiettivo non era uccidere Lady Tressilian ma la stessa Audrey, verso la quale nutriva odio e rancore a causa del divorzio, e che, di conseguenza, voleva vedere condannata a morte. L’uccisione dell’anziana donna era quindi solo un mezzo per arrivare all’“ora zero”, in cui il vero delitto sarebbe stato consumato.

Commento critico
Verso l’ora zero è una commedia gialla che attrae lo spettatore invitandolo a scoprire il colpevole. Tutti i personaggi sono in qualche modo implicati nell’omicidio e ognuno di essi ha un motivo più che valido per compierlo. Quando viene rinvenuto il cadavere di Lady Tressilian, l’alibi che ognuno fornisce a sua discolpa è molto debole e, alla fine, proprio la persona più insospettabile e con l’alibi più solido si rivela essere l’assassino. Nel corso della narrazione, tuttavia, c’è un indizio che lascia presagire il coinvolgimento di Nevile: è stata sua l’idea di riunire sotto lo stesso tetto la sua prima e la sua seconda moglie. A parte questo, però, Agatha Christie distoglie l’attenzione dello spettatore esponendo le ragioni che possono indurre ognuno dei personaggi a desiderare la morte di qualcun altro: i due uomini che amano Audrey e Kay vorrebbero uccidere Nevile; Lady Tressilian, che ha appena ricevuto un piccolo patrimonio, sarebbe la vittima perfetta della parente povera, che la guarda con invidia, o di Nevile e Audrey, che lo erediterebbero. L’intreccio si complica e ogni soluzione diventa possibile. A pochi minuti dalla fine, Audrey viene indicata come colpevole, ma ancora una volta Agatha Christie sorprende lo spettatore cambiando le carte in tavola e offrendo un nuovo responsabile, Nevile, il cui alibi sembrava sufficiente a inserirlo tra gli innocenti. Questi colpi di scena inaspettati, che a volte sfiorano l’arbitrarietà più assoluta, e da cui potrebbero scaturire diversi finali, sono la gioia dello spettatore appassionato di questo genere teatrale che ha modo di puntare il dito, o scommettere, su questo o quel personaggio. Come consuetudine vuole, in chiusura della pièce l’assassino viene arrestato garantendo così al pubblico la tranquillità del lieto fine.

L'ospite inatteso6) L’ospite inatteso (in castigliano La visita inesperada)
Nel 1959, Carlos Larrañaga e María Luisa Merlo interpretarono L’ospite inatteso, magistralmente tradotta da José Luis Alonso. Federico Carlos Sainz de Robles, in una critica piuttosto aspra sui testi teatrali stranieri, salva questa buona pièce ad alta tensione firmata da Agatha Christie. L’opera funzionò bene e superò le cento repliche. Da settembre a dicembre 2006, per la regia di Gerardo Malla, L’ospite inatteso è stata rappresentata a Madrid, al Teatro Real Cinema, per poi partire per una tournée che ha toccato l’intera Spagna e con un cast che vedeva Jaime Blanch e Charo Soriano nei ruoli principali.

Trama con spoiler
In L’ospite inatteso, Agatha Christie introduce una piccola variante all’interno della trama: pochi minuti dopo l’inizio della rappresentazione, una donna confessa di aver commesso un omicidio. Tuttavia, le cose non sono così facili come sembrano.
In una notte tempestosa, in una località del Galles, Michael si perde lungo la strada e va a chiedere aiuto nella prima casa che trova. Lì, vede Richard, un uomo in sedia a rotelle, morto per un colpo di pistola alla tempia, e, subito accanto, la sua giovane moglie Laura, che si dichiara responsabile del delitto. Anche se Laura supplica Michael di chiamare la polizia, questi preferisce impedire che la donna venga condannata e, a questo scopo, cerca di individuare un possibile colpevole sul quale scaricare le conseguenze del delitto. I due decidono così di lasciare un biglietto in cui accusano tale MacGregor, che tempo prima aveva giurato di vendicarsi della vittima per avergli investito e ucciso il figlio dopo aver guidato in stato di ebbrezza. In realtà, Laura non ha ucciso nessuno ma si è fatta carico dell’omicidio solo per proteggere il suo amante Julian che crede colpevole. Dopo un po’, arriva la polizia che decide di intraprende un’indagine che porti alla ricerca e cattura di MacGregor. Tuttavia, ben presto si scopre che l’uomo è già morto in Canada e quindi la lista dei sospettati inizia ad allungarsi poiché tutti, in quella casa, avevano un buon motivo per detestare l’odioso e autoritario Richard. Julian è il sospettato principale, ma di fronte al ricatto di Angell, il segretario, che lo ha visto aggirarsi nei paraggi la notte del delitto, confessa di essere innocente. Jan, il fratello ritardato di Richard, si accusa allora del crimine, che avrebbe commesso per paura di essere rinchiuso in una casa di cura, ma viene ucciso dai poliziotti quando inizia a sparargli addosso. Alla fine, l’enigma trova soluzione: Michael, l’ospite inatteso, è in realtà il defunto MacGregor che ha simulato la sua morte in Canada per potersi vendicare senza far ricadere i sospetti su di lui.

Commento critico
L’ospite inatteso inizia come un caso apparentemente semplice per poi complicarsi con il procedere della narrazione. Bisogna prestare molta attenzione ai dialoghi perché descrivono la personalità del defunto e forniscono anche informazioni fondamentali sui restanti personaggi. Inoltre, ogni singolo dettaglio può nascondere una pista vera o falsa: la falsa autoaccusa di Laura; il ricatto di Angell a Julian, che induce a pensare che sia lui il colpevole; il modo in cui la madre di Richard si dice convinta che il figlio sia il responsabile della morte del bambino di MacGregor; i sospetti di Julian e Laura, che cercano di proteggersi l’un l’altro perché si credono reciprocamente colpevoli.
Il finale, come già successo in altre occasioni, è del tutto inaspettato. E il simpatico Michael, che sembrava essere arrivato lì per puro caso, dimostra la sua vera faccia di assassino. Assassino che l’autrice cerca di esimere da ogni responsabilità, visto che si è limitato a farsi giustizia da solo uccidendo un uomo spregevole odiato da tutti. L’ambientazione, in compenso, è la classica comoda dimora britannica che dà ospitalità a numerosi personaggi.
Per alleggerire la tensione, l’autrice inserisce qualche scena umoristica, come quella di cui si rende protagonista uno dei poliziotti. Nonostante la notevole inverosimiglianza della trama, la suspense generata dal desiderio di scoprire l’identità dell’assassino, unita al fatto che i sospetti si spostano da un personaggio all’altro, aiuta lo spettatore ad adattarsi di buon grado allo spettacolo a cui sta assistendo. In L’ospite inatteso, ogni cosa è al servizio dell’intrigo poliziesco e, di conseguenza, i personaggi risultano un po’ inconsistenti.

L'assassinio di Roger Ackroyd7) Alibi (in castigliano Coartada)
Il 29 dicembre 1959, sempre per la traduzione di José Luis Alonso e per la regia del già citato Arturo Serrano, il Teatro Infanta Isabel ospitò la messinscena di Alibi. La compagnia era formata, tra gli altri, da Julia Caba Alba, Consuelo Company, Luisa Rodrigo, Manuel Dicenta e Francisco Nogueras. Alibi è l’adattamento del 1928, a cura della stessa Agatha Christie, del famoso romanzo L’assassinio di Roger Ackroyd e in Spagna è stato replicato poche volte. L’opera non ebbe un grande impatto sulla critica, anche se Federico Carlos Sainz de Robles la menzionò comunque nella sintesi annuale delle pièces meritevoli. Arturo Serrano, come era sua abitudine, portò la pièce anche a Barcellona dove fu accolta molto positivamente.

Trama con spoiler
Alibi è il classico mystery inglese che prevede l’omicidio di un personaggio, in questo caso Roger Ackroyd, all’interno di una casa imponente dove tutti hanno un ottimo motivo per commettere il delitto. Il coinvolgimento nell’indagine del celebre investigatore Hercule Poirot si rivela fondamentale per la risoluzione del caso, malgrado il fatto che tutti i sospettati abbiano qualcosa da nascondere e che non ci sia un solo personaggio a trarre vantaggio dalla morte del protagonista ma tanti. Alla fine, si scopre che il responsabile è il Dottor Sheppard, di cui Roger Ackroyd conosceva l’attività ricattatoria, che era riuscito a procurarsi un ottimo alibi approfittando delle sue conoscenze in materia di elettronica e predisponendo una registrazione in cui la vittima risultava ancora viva ben mezz’ora dopo essere stata uccisa.

Commento critico
Purtroppo, data l’impossibilità di reperire il copione di questa pièce, resta il dubbio su come l’adattamento abbia gestito uno dei punti di forza del romanzo: la narrazione in prima persona da parte dello stesso Dottor Sheppard, ovvero il fatto che l’io narrante sia proprio l’assassino. Per il resto, Alibi possiede i classici elementi della commedia gialla a enigma: l’azione unica che prevede che l’investigatore interroghi i vari sospettati fino a individuare il colpevole il cui nome, con logica impeccabile, sarà scoperto solo alla fine quando Poirot avrà riunito tutti i possibili responsabili; e la scena unica che richiama, come in precedenza, la classica dimora britannica, lussuosamente arredata e grande quanto basta per ospitare molte persone. Ancora una volta, il colpevole si rivela essere il personaggio meno sospettabile. Le menzogne degli altri, in compenso, impegnati a nascondere qualche torbido retroscena della loro vita, contribuiscono a complicare le indagini incrementando le false piste e i possibili moventi.

Assassinio sul Nilo8) Assassinio sul Nilo (in castigliano Asesinato en el Nilo)
Sempre per la regia di Arturo Serrano, ma questa volta al Teatro Maravillas, il 15 settembre 1960 andò in scena a Madrid Assassinio sul Nilo, adattamento teatrale del ben noto romanzo, con un cast di attori di un certo livello, tra i quali Julieta Serrano, Amparo Baró, Luisa Rodríguez e Manuel Díaz González. La critica accolse bene la nuova pièce di Agatha Christie anche se manifestò una certa stanchezza dovuta alla sovrabbondanza di testi teatrali di genere giallo, suspense o mystery. Tuttavia, l’opera non deluse e rimase in cartellone per quarantotto giorni fino al 1 novembre. Assassinio sul Nilo deve la sua notorietà soprattutto alla versione cinematografica del 1978.

Trama con spoiler
In Assassinio sul Nilo diversi personaggi si incontrano su un battello a vapore che sta navigando sul Nilo. Tutti sembrano odiare, in un modo o nell’altro, Linnet Ridgeway, una bella e ricca giovane diventata da poco la moglie dell’affascinante Simon Doyle. Quella che sembra detestarla più di tutti, però, è Jacqueline de Bellefort, amica di Linnet ed ex fidanzata di Simon.
Un giorno, colta da un accesso di gelosia, Jacqueline spara a Simon e lo ferisce a una gamba. Quella stessa notte, Linnet viene assassinata nella sua cabina. Poiché Jacqueline, a causa del suo gesto, si trovava sotto stretta sorveglianza e Simon era ferito, i sospetti ricadono subito sui restanti personaggi. Uno di essi, che a quanto pare aveva intuito la verità, viene a sua volta ucciso. Il celebre investigatore Hercule Poirot inizia le indagini e, ben presto, scopre che i colpevoli sono proprio Simon e Jacqueline che non avevano mai smesso di amarsi. Poirot riesce anche a smontare l’alibi dei due dimostrando che il proiettile che aveva ferito Simon era a salve e che quindi egli non era affatto ferito. Di conseguenza, mentre l’unica testimone dell’episodio accompagnava l’isterica Jacqueline nella sua cabina, Simon correva in quella di Linnet e la uccideva nel sonno. Poi, Simon si era sparato da solo alla gamba per fare in modo che tutti credessero alla messinscena che aveva orchestrato con Jacqueline. Visto che tutti i partecipanti al viaggio sul Nilo li credevano innocenti, i due erano in seguito riusciti ad assassinare a sangue freddo anche l’unico passeggero del battello che nutriva dei sospetti nei loro confronti. Hercule Poirot ottiene così un nuovo successo.

Commento critico
Ambientata nello spazio chiuso di un battello a vapore durante una traversata, Assassinio sul Nilo presenta la tipica struttura in base alla quale numerose persone sospettate di omicidio si trovano riunite in un unico posto. Tra queste, ovviamente, ci sono anche i due assassini, che hanno concepito un intricato piano per eliminare la ricca e bella Linnet, e l’investigatore Hercule Poirot, che grazie alle sue doti deduttive riesce a fare luce sul mistero. In questa pièce Agatha Christie riesce indubbiamente a tenere alta l’attenzione dello spettatore facendolo passare da un colpo di scena all’altro, in un climax di suspense, e disorientandolo completamente per impedirgli di intuire chi potrebbe essere il colpevole e come sono stati commessi i delitti, che nella versione teatrale sono solo due rispetto ai tre presenti, invece, nel romanzo. Il modo in cui i vari personaggi, molti dei quali avrebbero tratto vantaggio dalla morte della vittima, si incontrano durante un viaggio di piacere su uno stesso battello è certamente arbitrario, ma questo è funzionale a incrementare il numero dei sospettati. Tuttavia, per capire bene la spiegazione finale fornita da Hercule Poirot, è indispensabile prestare grande attenzione a quello che dicono i personaggi e a tutto quello che avviene sulla scena: una boccetta di smalto rosso gettato in mare, utilizzato da Simon per simulare il suo ferimento; i messaggi nascosti che si scambiano i due personaggi in presenza di altri soggetti; il trucco della pistola e il colpo, che Simon attutisce con una stola, esploso a pochi minuti di distanza da quello a salve.

Delitto retrospettivo9) Delitto retrospettivo (in castigliano Los ojos que vieron la muerte)
Sempre per la traduzione di José Luis Alonso e per la regia dell’instancabile Arturo Serrano, il 17 febbraio 1961 il Teatro Infanta Isabel mise in scena Delitto retrospettivo, il cui titolo castigliano, Los ojos que vieron la muerte, differisce non poco da quello originale, Go Back for Murder, tradotto anche come Retrospección de un asesinato.
Delitto retrospettivo è nata apposta per il teatro (in realtà è tratta dal romanzo Il ritratto di Elsa Greer (in castigliano Cinco cerditos) adattato dalla stessa Christie eliminando, però, il personaggio di Poirot, N.d.T.). La critica apprezzò la tecnica e la buona costruzione della pièce sottolineando anche una certa cura nella scrittura dei dialoghi, nell’azione, carica di suspense, e nel modo in cui l’autrice aveva saputo tratteggiare i personaggi secondari. Lo storico Federico Carlos Sainz de Robles le dedicò un commento entusiastico nella sua sintesi annuale. L’opera fu molto ben accolta dal pubblico e rimase in cartellone per settantuno giorni fino al 1 maggio 1961. La compagnia di Arturo Serrano ricevette delle critiche molto positive anche dai catalani quando si spostò al Teatro Barcelona.

Trama con spoiler
In Delitto retrospettivo, la giovane Carla Crale contatta l’avvocato Justin Fogg perché è fermamente convinta dell’innocenza di sua madre, Caroline, morta in carcere dopo essere stata condannata per l’omicidio del marito, Hector Crale, deceduto in seguito ad avvelenamento. Caroline si era accusata del delitto sostenendo di non sopportare i continui tradimenti del coniuge e di averlo quindi ucciso per gelosia. Carla, che all’epoca era solo una bambina, desidera ora fare una ricostruzione del delitto grazie all’aiuto dell’avvocato. A questo scopo, i due convincono le persone che frequentavano Hector negli anni del suo decesso a tornare sul luogo dell’omicidio. Nervosi e increduli, tutti coloro che vivevano con l’uomo il giorno in cui morì si ritrovano così sotto lo stesso tetto. Carla non crede alla colpevolezza di sua madre e nemmeno all’idea che il padre possa essersi suicidato. Dopo aver ascoltato le testimonianze dei presenti, la giovane scopre infine la verità: sua madre si era autoaccusata del delitto solo per proteggere la sorella Angela, da lei creduta colpevole, ma la vera autrice dell’omicidio è Elsa, l’amante di Hector. Questi, infatti, era un gran donnaiolo e pensava di liberarsi di lei come aveva già fatto con tutte le altre.

Commento critico
Delitto retrospettivo, pur presentando molte delle caratteristiche che richiamano stile, modi e metodi dei romanzi di Agatha Christie, possiede una trama piena di suspense e di mistero ma in cui non è previsto alcun poliziotto. L’elemento imprescindibile, invece, è l’indagine privata relativa a un delitto commesso molti anni prima. L’opera è costruita in modo da contenere un lungo flashback che consente di rivivere gli eventi così come vengono narrati da ogni personaggio, sia nelle cose che ha detto che in quelle che ha fatto all’epoca dell’omicidio, e tale ricostruzione, com’è logico che sia, mostra allo spettatore sia la vittima che la moglie autoaccusatasi del delitto. Anche se non ci sono né poliziotti né inquirenti, ci sono comunque due investigatori improvvisati: Carla e Justin. Gli altri, invece, formano il gruppo di sospettati da cui uscirà il responsabile del crimine.
I dialoghi ricoprono un’importanza notevole in questa pièce poiché dalla ricostruzione e corretta interpretazione di quanto dichiarano di aver detto e sentito gli altri personaggi, soprattutto in riferimento alla vittima, si arriva alla constatazione che Hector non pensava minimamente di lasciare la moglie ma che anzi voleva abbandonare l’amante, e questo fatto dà una svolta inaspettata all’azione e porta, infine, ad accusare Elsa che aveva un valido movente per commettere il delitto. Il finale, come sempre, stupisce tutti, poiché Elsa, che sembrava essere rimasta profondamente sconvolta e scioccata dalla morte di Hector, è in realtà colei che lo ha ucciso in preda alla gelosia e al risentimento. Malgrado il crimine resti impunito di fronte alla giustizia, a causa dell’eccessivo tempo trascorso, l’autrice lascia intuire che la morte dell’uomo amato abbia profondamente mutato la personalità della sua assassina.

La morte nel villaggio10) La morte nel villaggio (in castigliano Muerte en la vícaria)
L’11 marzo 1964, a Madrid, sempre al Teatro Infanta Isabel, fu rappresentata la pièce La morte nel villaggio. Il cast era formato da Irene Daina, Luisa Rodrigo, Lola Gálvez, Pilar Laguna, Rafael Navarro, Rafael Arcos, Julia Trujillo, Pilar Sala, Antonio Paúl, Fernando Rojas, Enrique Cerro e José Cuadrado. La critica, che ormai si era abituata alla presenza in cartellone di una o due commedie gialle, espresse un giudizio abbastanza positivo e, anche se qualcuno mise in evidenza la scarsa profondità dei testi di questo genere teatrale, tutti riconobbero che l’opera di Agatha Christie riusciva comunque a coinvolgere e divertire. Il pubblico accolse il nuovo testo con entusiasmo e La morte nel villaggio fu replicata per cinquantotto sere di fila fino al 10 maggio 1964.

Trama con spoiler
In La morte nel villaggio, Miss Marple, sagace investigatrice dilettante, fa luce sul misterioso omicidio del Colonnello Protheroe nella canonica gestita dal reverendo Clement. I pettegolezzi sulla relazione amorosa tra il giovane e affascinante Redding e la moglie del defunto, Anne, vengono confermati dal fatto che entrambi, nel tentativo di proteggere l’altro, si autoaccusano del delitto. Tuttavia, uno strano sparo udito nel bosco, e un appunto rinvenuto sul tavolo della canonica e scritto, a quanto pare, dal colonnello stesso, finiscono per discolpare i due sospettati che a quell’ora si trovavano molto lontano dal luogo del crimine. La cerchia dei sospettati, però, si allarga notevolmente poiché il colonnello, con la sua antipatia, si era guadagnato l’inimicizia di tutti i vicini di casa. La figlia Lettice, in compenso, nutre una forte avversione per la matrigna Anne. Hawes, il coadiutore del reverendo e molto fragile di salute, nasconde invece un segreto che lo tormenta. Le chiacchiere dei vicini portano ad accusare diverse persone, ma solo Miss Marple riesce alla fine a scoprire la verità: il colonnello è stato assassinato da chi avrebbe ottenuto maggior vantaggio dalla sua morte ereditandone il patrimonio, ovvero la moglie Anne coadiuvata da Redding. Approfittando delle competenze chimiche di quest’ultimo, infatti, i due erano riusciti a simulare, nel bosco, l’esplosione del colpo di pistola che aveva ucciso il colonnello, per poi lasciare, in canonica, il famoso biglietto apparentemente scritto da lui in cui veniva specificata un’ora in cui in realtà era già morto.

Commento critico
La morte nel villaggio, che riprende il titolo del romanzo da cui è stata adattata, è una pièce gialla seria e conforme al genere, che prevede un omicidio e un tentativo di omicidio e che conta tra i suoi personaggi un poliziotto vero e un detective improvvisato, Miss Marple appunto, che fa qui la sua prima apparizione.
La trama è ben strutturata, con colpi di scena e false piste che confondono i poliziotti e impediscono di individuare l’assassino prima della fine quando Miss Marple, con le sue impressionanti doti deduttive, riesce a incastrare ogni pezzo del puzzle e a puntare il dito contro gli unici due personaggi che sembravano avere un alibi convincente, come spesso accade nei testi di Agatha Christie. Originale si rivela anche la sfilata di personaggi che compaiono sulla scena: la pettegola, ma intelligentissima, Miss Marple per prima, seguita da altre signore altrettanto chiacchierone e da un reverendo che si trova coinvolto nel delitto perché il crimine viene commesso proprio nella sua canonica. Un biglietto, falso, del defunto e un altro, autentico, che però non si trova, sono le chiavi di questa pièce che prevede anche un colpo di pistola, vero, scambiato dalla domestica per uno starnuto, perché prodotto con un silenziatore, e un altro colpo, falso, simulato attraverso la detonazione di un esplosivo. Vale la pena sottolineare che la scelta della canonica come ambientazione di un delitto è alquanto insolita. Rispetto al romanzo, il numero di personaggi che si muovono sul palcoscenico è più ridotto anche se la pièce presenta una suspense maggiore grazie all’inserimento di una scena molto tesa, tra Miss Marple e l’assassino, in cui la sagace signora rivela tutto ciò che ha scoperto e, rischiando una sua reazione, si permette anche di ricattarlo nella speranza di guadagnare tempo fino all’arrivo della polizia.

L'affascinante straniero11) L’affascinante straniero (in castigliano El rostro del asesino)
Il 7 luglio 1965, il Teatro Alcázar di Madrid ospitò L’affascinante straniero, per la regia di José María Morera e nel libero adattamento di Frank Vosper e Enrique Ortenbach. Gli interpreti furono Irene Daina, Trini Alonso, María Dolores Gordón, María José Goyanes, José Luis Pellicena, Enrique Cerro, José Montijano e Roberto Llamas. In questo caso, pur con qualche eccezione, la critica non accolse bene l’opera e anzi la definì noiosa e poco avvincente. Il pubblico, tuttavia, dimostrò di apprezzarla comunque e la pièce rimase in cartellone per quarantuno sere fino al 15 agosto 1965. Il testo teatrale si basa sul racconto breve di Agatha Christie Il villino degli usignoli, portato sul grande schermo nel 1937 e nel 1947. Nonostante il titolo identico, la pièce non ha nulla a che vedere con il film spagnolo del 1967 diretto da Pedro Lazaga.

Trama con spoiler
In L’affascinante straniero, Cecily è una giovane, appena lasciata dal fidanzato, che vince una bella somma alla lotteria. Ben presto, la ragazza si innamora di un uomo misterioso conosciuto durante un viaggio e decide di sposarlo malgrado le raccomandazioni dei suoi amici. Pian piano, Cecily inizia a sospettare che il marito sia un uomo mentalmente disturbato e pericoloso, e si accorge che egli trascorre la maggior parte del suo tempo nella cantina della casa di campagna dove si sono trasferiti. I suoi timori aumentano quando scopre che è un cacciatore di dote, nonché assassino, specializzato nell’accasarsi con donne ricche per poi ucciderle e incassare l’eredità. A quel punto, ella stessa sospetta di essere la prossima vittima.

Commento critico
L’affascinante straniero è una commedia gialla il cui personaggio principale è un classico di questo genere teatrale: il marito che uccide la moglie, come lo fecero Landrú, Hang o Crippen, mentre Cecily svolge il doppio ruolo di detective e possibile vittima. La suspense è minima e il tono molto melodrammatico, visto che tutto avviene sotto gli occhi del pubblico che conosce fin dall’inizio la vera personalità del marito. Forse solo nell’ultimo quadro, prevedibile ma tanto atteso, l’interesse del pubblico si risveglia di fronte a una situazione tesa, drammatica e angosciate che deciderà se Cecily sarà davvero la prossima vittima o se suo marito sarà finalmente catturato. L’ambientazione è il classico cottage britannico già visto in tante pièces di questo tipo.

Conclusioni
In Spagna, nel periodo del dopoguerra, ben undici pièces di Agatha Christie furono rappresentate a Madrid. Negli anni Cinquanta, i testi messi in scena furono sette, mentre negli anni Sessanta si ridussero a quattro. Le due commedie gialle rappresentate nel 1958, così come le altre due messe in scena nel 1959, sono il simbolo di un periodo in cui questo genere teatrale aveva raggiunto l’apice. L’ultima pièce di Agatha Christie fu allestita nel 1965, quando il teatro iniziò a svolgere un’importante funzione sociale di critica contro il regime franchista e i gialli venivano percepiti come opere di evasione, prive di contenuto ideologico, che li portava a essere sottostimati in una Spagna che guardava di più al messaggio politico.
Nella maggior parte delle commedie gialle di Agatha Christie, lo schema argomentativo è il seguente: delitto, indagine, risoluzione del caso con punizione dei colpevoli. In quasi tutte le pièces, l’omicidio avviene alla fine del primo atto, poco prima del calare del sipario, in un momento di climax. Fanno eccezione Testimone d’accusa e Delitto retrospettivo, che iniziano in medias res poiché il delitto è stato commesso prima dell’entrata in scena dei personaggi. Dieci piccoli indiani, invece, si contraddistingue per una maggiore crudezza e tensione, visto che il numero di delitti perpetrati è elevato, mentre in L’affascinante straniero la suspense non è tanto motivata dalla risoluzione del crimine quanto dal desiderio di sapere se la protagonista diventerà o no la prossima vittima dell’assassino. Per quanto riguarda il lato investigativo, i gialli di Agatha Christie sono caratterizzati da situazioni in cui ogni personaggio può essere facilmente inserito nella lista dei sospettati. L’unica eccezione è, forse, proprio il succitato Affascinante straniero in cui si intuisce fin da subito che il marito di Cecily è un assassino e quindi allo spettatore resta la sola soddisfazione di scoprire se il suo terribile piano andrà o no a buon fine. In tutte le pièces, la risoluzione del caso è determinata da un colpo di scena finale, per cui, di solito, il colpevole risulta essere il meno sospettato dagli altri personaggi e dallo spettatore stesso. Dal punto di vista prettamente drammaturgico, vale la pena sottolineare l’happy end di Dieci piccoli indiani e quello esemplare di Testimone d’accusa; entrambe le pièces, infatti, si concludono in modo diverso rispetto ai romanzi da cui sono state adattate.
Quasi tutte le commedie gialle dell’autrice utilizzano un tono serio, anche se non sono mai sprovviste di quel sottile umorismo che contraddistingue determinati personaggi, come ad esempio Hercule Poirot, o alcune ambientazioni regionaliste dell’Inghilterra vittoriana. La tela del ragno è in questo caso un’eccezione poiché l’umorismo che la pervade è, a volte, più triviale e macabro – caratteristica che avrebbe potuto ispirare il drammaturgo spagnolo Alfonso Paso.
È indubbio che se a Madrid, nel periodo del dopoguerra, sono state rappresentate così tante pièces di Agatha Christie il merito è da attribuire soprattutto ad Arturo Serrano, manager, direttore e proprietario del Teatro Infanta Isabel. La compagnia di Arturo Serrano non si limitò ad allestire i testi dell’autrice solo a Madrid ma li portò anche nei teatri di provincia.
Tra gli attori che diedero vita, sulla scena, ai personaggi di Agatha Christie, si trovano molte figure di spicco del teatro spagnolo dell’epoca. Ne elenchiamo qui di seguito alcuni con il titolo della/delle pièce/pièces a cui presero parte: María Luisa Ponte (Trappola per topi), Julia Gutiérrez Caba (Trappola per topi, Verso l’ora zero), María del Carmen Prendes (Verso l’ora zero), Emilio Gutiérrez Caba (Verso l’ora zero), Rafael Navarro (Verso l’ora zero, Assassinio sul Nilo), Carlos Larrañaga (L’ospite inatteso), María Luisa Merlo (L’ospite inatteso), Julia Caba Alba (Alibi), Manuel Dicenta (Alibi), Julieta Serrano (Assassinio sul Nilo), Amparo Baró (Assassinio sul Nilo), Manuel Díaz González (Assassinio sul Nilo), Luisa Rodrigo (Alibi, Assassinio sul Nilo), María José Goyanes (L’affascinante straniero).
I gialli di Agatha Christie ottennero ottime valutazioni da parte della critica e furono molto seguiti dal pubblico. Assassinio sul Nilo, allestita nel 1960, ottenne una buona critica però fu allestita in un periodo in cui il giallo teatrale iniziava a essere percepito come un genere un po’ troppo abusato nei teatri madrileni. La morte nel villaggio, rappresentata nel 1964, sembra invece mancare di quella profondità che di solito caratterizza il genere giallo. L’unico fiasco si rivela essere L’affascinante straniero, che nel 1965 non fu accolta molto bene dalla critica. Forse fu questa la ragione che indusse a interrompere, negli anni successivi, gli allestimenti delle pièces di Agatha Christie, anche se è probabile che il vero motivo sia da ricercare nell’eccessiva presenza sulle scene spagnole, tra il 1955 e il 1965, di commedie gialle di autori stranieri e autoctoni che portarono alla saturazione dell’offerta teatrale.

Bibliografia:
Opera di riferimento:
CHRISTIE, Agatha: Obras selectas (Teatro): Diez negritos, Retrospección de un asesinato, Testigo de cargo, La visita inesperada, La ratonera, Asesinato en la vicaría, La telaraña, Barcelona, Carrogio, 1979.
Opere di consultazione generale:
ÁLVARO, Francisco: El espectador y la crítica. El teatro en España en 1958-1965, Valladolid-Madrid.
COLMEIRO, José F.: La novela policiaca española: teoría e historia crítica, Madrid, Anthropos, 1994.
LONDON, John: Reception and renewal in modern Spanish theatre: 1939-1963, London, The modern humanities research association, 1997.
PONTE, María Luisa: Contra viento y marea. Memorias de una actriz, Madrid, Ciclo Editorial, 1993.
SAINZ DE ROBLES, Federico Carlos: “Prólogos”, en AA.VV.: Teatro español 1954-1961, Madrid, Aguilar.
VÁZQUEZ DE PARGA, Salvador: La novela policiaca en España, Barcelona, Ronsel, 1993.
VÍLLORA, Pedro M.: María Luisa Merlo, Más allá del teatro, Madrid, Temas de Hoy, 2003.

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