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Musica

L’incudine

Negli ultimi tempi sta avendo luogo una svolta di massa verso i nuovi ritmi provenienti dall’Inghilterra, trip hop e drum’n’bass stanno invadendo soprattutto lo spazio televisivo per eccellenza, la pubblicità, e dunque i salotti di milioni di persone.
Mi sembrava d’obbligo quindi cominciare il viaggio con Fucine Mute gettando uno sguardo su alcune produzioni elettroniche provenienti da diversi paesi e la loro via alla postmodernità.
Si parte così dall’Italia. “Camminando di notte, nel centro di Milano, semideserto e buio…”, la voce di Giorgio Gaber apre il nuovo lavoro di Stefano GhittoniSubterranean Modern vol. 1, progetto musicale che lo vede affiancato a Cesare Malfatti dei La Crus sotto il nome di The Dining Rooms. La casa discografica è la stessa che aveva dato alle stampe il primo lavoro di Ghittoni, quel “Colori” fortunato tentativo di far collidere canzone d’autore e nuova elettronica (di qui il campionamento di Gaber), Milano 2000.

Immagine articolo Fucine MuteMilano 2000, centro di aggregazione culturale e progetto artistico globale di cui la parte musicale è solo l’aspetto più visibile, è diretta da Ghittoni assieme a Fred Ventura, entrambi con un ricco passato musicale, l’uno con la psicadelia dei Peter Sellers And The Hollywood Party e l’altro con varie esperienze di musica sintetica ed acid jazz. Le coordinate sonore di Subterranean Modern vol. 1 sono dettate dal trittico ambiente, basso e batteria, dunque il ritmo in primo piano a supportare le suggestioni date dai campionamenti fotografici della metropoli lombarda. Tra le pieghe di questo lavoro si respira il melting pot culturale, i mille percorsi umani dei nativi, residenti, di passaggio. La grande compattezza delle dodici tracce che compongono l’album (fotografico?) impediscono la scelta immediata dei pezzi più forti, vanno comunque segnalate per le loro atmosfere rilassate “Occhi Neri” e “Triste, Solitario Y Final” nonché, non fosse altro che per il titolo, le due “Cinearoma”.
The Dining Rooms si presta ad essere accompagnamento sonoro (Brian Eno docet) per un viaggio nell’hinterland milanese tra palazzine e sotterranei, tra metropolitane e graffiti,… con la nebbia nei polmoni.

Secondo scalo, Barcellona, ptge Sant Benet 4, dove ha sede la Donna Lee Records che ha dato alla luce el gran ritmo de Mike Young, primo disco di un chitarrista newyorkese trapiantato in Catalogna a far l’insegnante d’inglese. Il disco, dal titolo quanto mai esplicativo, si potrebbe catalogare col consiglio “file under drum’n’bass”, per la massiccia presenza di vitaminici breakbeat sui quali il nostro innesta campionamenti e rimandi ai mitici anni cinquanta e sessanta fotografati nel booklet: si respira una densa e fumosa aria di mambo, surf e soprattutto rock’n’roll (in copertina si nota, capovolto, un biglietto d’entrata a Graceland, la casa di Elvis). Step one: relax and lounge. Questo il consiglio di Mike Young, capace di cuocere beat elettronici speziandoli di ironia e curiosità con imprevedibili inserti di chitarre, trombe e organi Hammond (irresistibile l’assolo di Josep Sanou in “Mr. Babalù”). Viene naturale segnalare una rivisitazione di “Sì sì, nò nò”, un mambo di Blanco Suazo con la voce dell’incontenibile Graciela Perez; davvero potenti sono anche “Rude ‘56” e la sua ripresa “My Name Is Young” (Mike Young). Un grande esordio e ora todos a bailar!
Per inciso comincia ad essere significativa la presenza di strumenti acustici all’interno di strutture elettroniche, cito il successo europeo dei Touch and go di “Would You…?” ed i Propellerheads di “Crash!” (entrambi i pezzi sono sigle di programmi televisivi, il primo de Le Iene in Italia, il secondo commissionato dalla BBC).

Immagine articolo Fucine MuteTerzo scalo, Estremo Oriente, Giappone. è in uscita (il 23 marzo 1999) il quarto album europeo dei Pizzicato Five, la più famosa band di Tokyo, Playboy & Playgirl per la Matador Records. Distanziandosi dagli stilemi drum’n’bass del loro precedente lavoro il seminale duo di Shibuya-kei ora prende ispirazione dagli arrangiamenti soft rock di Curt Boetticher e Jimmy Webb (The Association, The Fifth Dimension). Clavicembali, ricche orchestrazioni e armonie che si rincorrono sono il segno di questo ricco e per nulla facile disco. Non sarebbe però corretto dire che i Pizzicato Five abbiano abbandonato la loro vivacità cartoonistica che ne ha sempre informato il suono. Concerto (i P5 nella Venezia di Vivaldi) e Magic Twin Candle Tale sono ad esempio giochi danzabili e tremendamente orecchiabili (si diceva così una volta, no?); le maliziose “Such A Beautiful Girl Like You” e Playboy & Playgirl suonano come ideale commento sonoro per una sera nel vostro locale preferito accompagnati dalla vostra donna (o uomo che sia). Racchiuso in una deliziosa confezione (come sempre) pieno di foto coloratissime della cantante Maki Nomiya vestita da Petula Clark, e dell’impresario (così si definisce) Yasuharu Konishi nei panni di Charlie Chaplin seduto alla toilet, Playboy & Playgirl è un lavoro imperdibile per i fan dei P5 e un’ideale introduzione in un nuovo mondo di ironia e fantasia davvero rare.

Un cenno anche ai due album in uscita di Cornelius (produttore dei Pizzicato Five e musicista tanto eclettico quanto folle) Fantasma reMixes e Cornelius reMixes: nell’anno successivo all’uscita della sua odissea pop Fantasma, Cornelius è stato fortemente impegnato nell’attività di remixer per amici ed ammiratori. Seguendo il costume giapponese tutto ciò che ha chiesto è stata una paritaria restituzione del favore (do ut des) chiedendo loro una reinterpretazione delle canzoni di Fantasma. Il risultato di questa serie di scambi e rifacimenti è compresa in questi due album in uscita per la Matador Records nel mese di marzo. Da segnalare nel primo CD il lavoro di Damon Albarn dei Blur come giramanopole, i sempre grandi del trip hop U.N.K.L.E. e Cold Cut, e il Microdysneycal World Tour degli High Llamas; nel secondo CD spiccano l’interpretazione di Cornelius di Atomic Moog 2000 dei Cold Cut (pezzo che sembra mirare ad entrare nel Guinness dei primati per la quantità di remix proposti) e le mille intuizioni che marcano il genio di questo produttore dell’Estremo Oriente.

Immagine articolo Fucine MuteUltima tappa, Inghilterra, terra di origine del fenomeno della nuova elettronica. L’album scelto è quella di Ed Rush & Optical intitolato Wormhole. Iniziamo con la presentazione dei personaggi prendendo a prestito le parole usate da Goldie nell’introdurli nell’universo Metalheadz: “pieno di ambizione e una testa dura per gli affari Optical a.k.a. Matt Quinn (26 anni) si è messo sulla strada del successo”, infatti dopo i lavori fatti per Saturnz return di Goldie, Mysteries Of Funk di Grooverider ed El Oso per i newyorkesi Soul Coughing è attualmente uno dei produttori più ricercati non solo in ambito elettronico. “Un altro bastardo figlio dell’hip hop e dei rave, Ed Rush ha 26 anni ed il suo vero nome è Ben Settle da West London. Tenuti a battesimo al grande pubblico dalla Metalheadz in Platinum Breakz 2 i due portano alle estreme conseguenze il loro suono oscuro ed arrabbiato in bilico tra la dance e l’elettronica più intransigente.

Wormhole poteva essere l’ideale colonna sonora di un film come Gattaca per le sue caratteristiche di perfezione, asetticità e deprivazione del soggetto. Presentato in doppio CD, da una parte l’album vero e proprio, dall’altra la versione mixata dello stesso arricchita di cinque pezzi inediti (vedi il remix della mitica Medicine) Wormhole è un album di rigoroso drum’n’bass con una cura maniacale del rapporto hardstep tra basso e batteria che annulla ogni riferimento all’umano (l’unica voce presente è il loop avvolgente in Slip Thru) nella creazione d’un proprio universo. Imperdibile. To shape the future.

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