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Fumetto

Leonardo Ortolani

Uomini e Topi

GLI INIZI

Lorenzo Bertuzzi (LB): Ci puoi raccontare le tue origini di artista, quelle vere, perché alla storia dell’acaro radioattivo che un bel giorno se ne esce dal n° 14 dei F4 e ti morde non crede più nessuno?

Leonardo Ortolani (LO): Ho iniziato come tutti: a pochi anni ho preso un pastello e ho copiato Topolino e Paperino, consumando con i miei fratelli i rotoli di carta da pacchi bianca che il mio babbo aveva comprato, per salvare i muri di casa dal nostro estro artistico. Poi ho solo continuato, mentre di solito tutti smettono, così sono diventato più veloce e abile a organizzare la striscia di inchiostro che esce dal pennino.

LB: Oltre a Jack Kirby quali altri autori ti hanno influenzato nella tua scelta per diventare un geol… ahem!… un disegnatore?

LO: Sempre Topolino e i suoi molti papà, direi, visto che sono le prime cose che ho letto e che Kirby l’ho conosciuto più tardi, quindi Floyd Gottfredson e Carl Barks in prima fila! E il “nostro” Giorgio Cavazzano subito dopo!

LB: Quanto ti è “costata”, in termini di libertà artistica, la scelta di passare dall’auto produzione ad una “major”, pensi che all’inizio, per un giovane autore, la strada dell’autoproduzione sia ancora la migliore?

LO: In termini di libertà non mi è costata per niente perché ho carta bianca su tutto e nessuna censura. Ritengo che l’autoproduzione sia comunque (e lo sarà ancora di più in futuro, dal momento che i negozi di fumetti aumentano sempre di più) la strada migliore per farsi conoscere.

IL FUMETTO

LB: Nel numero 1 di Rat Man, lì in alto sopra il titolo troviamo, cito testualmente: “Ci avete chiesto di far incontrare la leggenda del fumetto americano con il nuovo mito del fumetto italiano… purtroppo Dylan Dog non era in casa”. Ritieni che Dylan lo sia ancora? Più in generale cosa ne pensi della produzione odierna di fumetti in Italia?

LO: Dylan Dog rimane un mito, anche se le sue storie hanno subìto senza dubbio l’abbandono di papà Sclavi (che peraltro mi hanno detto essere tornato in gran forma). In effetti penso che se ogni personaggio avesse un ciclo che si conclude sarebbe bello, perché tanto, prima o poi (sempre che il personaggio sia curato da un solo autore) si ripete e annoia. Io dico sempre che Ratty si chiuderà con il numero 100, ma spero davvero di non arrivare ad annoiare, perché altrimenti lo dovrei chiudere anche prima! Per il resto, se dovessi dire che aspetto con trepidazione l’uscita di una qualche testata italiana, mentirei, mentre ad esempio, appena ho visto Hellboy in un negozio di fumetti americano l’ ho comprato subito, anche se non sono una cima con l’inglese!

LB: Non trovi strano che in un periodo in cui i classici “giornalini” di super eroi non se la passano tanto bene — e neppure le strisce umoristiche su animaletti antropomorfi sprizzano salute — i due più grandi nuovi successi editoriali siano proprio un topo con il mantello e un papero in calzamaglia? Ti piace PK?

LO: Come ho già detto in parte, io attribuisco il successo di un personaggio al fatto di avere qualcosa di nuovo da dire. Quando poi anche quel personaggio ha esaurito la vena, io lo ritirerei e ne cercherei uno nuovo, ma non uno nuovo che dice le stesse cose del vecchio!!! Anch’io ho dei limiti e alla fine racconto le stesse cose, però cerco di barare mettendo sempre delle battute nuove! Eh! Eh ! PK però non lo seguo. Per me Paperinik era quello di una volta. Potevano fare un personaggio nuovo, e se le cose che avevano da dire erano buone (come sembra che siano state) si sarebbe rivelato comunque un successo.

LB: L’ira di Cover-man, le 27 copertine diverse, la saga dei cloni, ecc. sono solo alcuni esempi delle tue sagaci critiche ad un certo modo di fare fumetti. Cosa pensi della politica editoriale della “Casa delle Idee” durante gli anni 90? (se non puoi parlare perché Plazzi ti sta minacciando capirò… J )

LO: Tranquillo, tanto io sono… il Ragno! AH !AH !AH! Anche a me è capitato di fare ristampe delle stesse vaccate con la cover diversa, nel tentativo di far conoscere in tutti i modi il personaggio. Se pensate che questo non abbia fatto altro che rafforzare la sua posizione “politica” nel mondo dell’editoria, spero di essere perdonato e sappiate che ciò mi permetterà di essere meno “Ragno” in futuro! Per quello che riguarda la “Casa delle Idee” ammetto che seguo poche cose, anche perché i Fantastici 4, che era la mia testata preferita, da anni è in coma e le varie ristampe o i vari cambiamenti di altre testate, varati, annullati, modificati, non fanno altro che indurmi a smettere di seguirle. Ma questo, scusate se la dico tutta, è ancora peggio nelle altre case editrici, dove un Bone, tanto per fare un esempio chiaro a tutti, viene stampato e ristampato e trattato a calci in BIIIP come i suoi lettori (di cui faccio parte anch’io). E questo non è bello. E che dire di testate chiuse senza possibilità di appello come Hammer o Sprayliz?

LA POLEMICA

LB: Pensi veramente di essere uno degli scrittori più Topoliticamente scorretti (o se preferisci) politicamente scorRAT ti del paese? Onestamente cosa hai pensato quando hai ricevuto la prima lettera di “censura” riguardo i tuoi testi, voglio dire, l’hai presa sul serio?

LO: Visto quello che c’è in giro e tutta la censura che esiste nell’editoria, devo ammettere di essere uno dei più liberi. Politicamente scorretto non lo so. Io ho un mio codice morale che non supero mai: niente pornografia esplicita, o parolacce (una volta ho scritto “stronzo” in una storia per una fanzine e mi sembrava di averla fatta grossa). Non che io sia un maniaco sessuale o che non dica altro che “acciperbaccolina”, ma ritengo che ci si possa presentare al pubblico senza eccessi di un certo tipo. In più posso far leggere le storie a mia nonna. Quando mi hanno “sgridato” per le battute su Lady D e sul cancro mi ha fatto incaBIIIP perché era solo ipocrisia: non credo che esista una persona tra i miei lettori che non ha mai fatto una battuta “noir” (ebrei, omosessuali, negri o tutte quelle di Lady D che sono circolate dopo la sua morte). Quindi, se si sentono offesi mi spiace molto, ma sappiano che non cambio di una virgola. Loro possono cambiare albo, questo sì.

LB: Quante ore al giorno lavori e cosa fai nel tempo libero, oltre a torturare i gatti, ovviamente J ?

LO: Quando lavoro, lavoro davvero tanto. Di solito 16 ore al giorno. Poi dormo. Dico 16 ore, anche se qualcuno farà BUUUM!, perché questo mestiere è diverso da molti altri (che peraltro ho sperimentato, tipo fabbrica o “manovalanza geologica”) e ti entra dentro e ti si attacca anche quando in teoria non avresti nulla da fare, ma ci pensi e ti frega anche quel poco di tempo libero che hai. Parla per tutti un weekend in montagna che mi ero programmato da mesi e che mi sono rovinato da solo perché tutto il tempo pensavo alle battute da mettere nella parodia di Episode one. Quando disegno, sono impegnato effettivamente dalle sette alle undici ore al giorno.

LB: Proprio a proposito di gatti mi spieghi perché se un personaggio si chiama Topolino è normale che il cattivo della storia sia un gatto guercio e pure storpio, ma se uno si chiama Rat Man ed è un personaggio comico, satirico direi, i gatti non possono finire spappolati o peggio? Ma ‘sti gatti ti piacciono o no?

LO: I gatti mi piacciono, sono molto carini e teneri. Però una volta c’era una ragazza con cui stavo che preferiva fare le coccole al gatto e mi trattava a calci in BIIIP (ancora!). Così un giorno, mentre scrivevo la storia della trilogia del RITORNO è uscita una gag in cui Ratty, scaricato dalla ragazza, se la prende con il gatto che gli si struscia contro per farsi coccolare. Da allora è un carattere che è entrato a far parte del personaggio.

IL MITO

LB: Torniamo al disegno: oggi nel panorama dei disegnatori americani penso ci siano 2.654.987 cloni di Jim Lee, 956.340 che ormai daje e daje hanno gli occhi a mandorla, poi …ah si! i replicanti di Liefeld per fortuna non ci sono più (anche se io continuo a dire che a me LUI sì, proprio LUI mi piace) ma nessuno, dico nessuno! che si ispiri chiaramente al RE; anzi qualcuno c’è, ma uno sta in Italia e disegna topi, e l’altro è messicano e disegnava cavi J. Conosci J. Ladron? Ti piace? Non ti pare strano che pochissimi dei giovani artisti americani si rendano conto come le anatomie, le inquadrature, i ritmi, lo stile del Re siano a tutt’oggi modernissimi, o sono solo io il vecchio e nostalgico ?

LO: Anche Mignola è un estimatore di Kirby, e il suo pregio è quello di averlo interpretato secondo la sua sensibilità. Per me è un grande. Come lo è Romita Jr., anch’egli arrivato a una produttività pari al Re grazie a una lezione appresa sempre dal Maestro. E non credo che siamo nostalgici: il Re era davvero “avanti”, come si dice oggi, e il suo dinamismo se lo sogna il fior fiore di autori tanto acclamati, ma incapaci, al di là di tutti i loro preziosismi a mettere in fila due vignette! Io scimmiotto soltanto, e il mio stile è poverissimo, come quello delle strisce! SI GH!

LB: Una delle tue storie che dal punto di vista grafico preferisco è sicuramente “Immutabile destino”. Mi piace perché pure svelando la maestosa ed imponente figura solo all’ultima tavola, riesci a rendere la figura del monarca latveriano in puro stile Marvel. Sì, il tono è ironico, pure i personaggi sono caricaturali ma il tratto gli sfondi l’atmosfera trasuda “Kirby” da tutte le parti. Mi pare poi rilevante, il che si nota dal fatto che non si tratta di una “clonatura”, quando all’ultima tavola disegni Destino e ci si rende conto che tu non copi ma interpreti, o meglio, fai tua la lezione e lo stile del Re, nel tratto e in certe impostazioni del tavola… Hai studiato a lungo il suo stile o, a forza di consumare quei poveri e bellissimi fumetti Corno, ti è entrato nel sangue?

LO: Grazie per i complimenti… avevo scritto questa cosa di Mignola prima di leggere questa domanda… arrossisco, ma credo che sia proprio l’amore per un certo tratto (quello del Re) a farmi tentare, anche inconsciamente di riproporlo.

LB: Anche se — come tutti noi che abbiamo avuto la sfortuna di aver avuto dei genitori permissivi, che 25 anni fa ci hanno comperato i primi numeri dei F4, lamentandosi poi se gli intasavamo gli armadi — probabilmente sei legato affettivamente più al Kirby dei F4 che alla sua produzione successiva, cosa ne pensi del suo periodo alla Distinta concorrenza (io adoro la saga del quarto mondo)? Dal punto di vista grafico quale pensi sia stato il suo apice?

LO: Al di là dei Fantastici 4 adoro ogni cosa di Kirby, e tra le altre il suo KAMANDI ,dove con l’inchiostratore giusto (Royer) raggiunge forse le sue vette migliori! In America ho scoperto che il Re è ancora moolto trendy! Vendono albi vecchi specificando addirittura in un biglietto dentro la busta di plastica che è opera sua!

L’OPERA

LB: Ritorniamo al tuo lavoro ti consideri migliore come scrittore o come disegnatore? Quale dei due aspetti pensi potresti abbandonare se un giorno dovessi fare questa scelta?

LO: Tra le due cose non saprei scegliere. Mi piace molto quando scrivo una bella storia, ma anche quando realizzo una bella tavola. Inoltre ciò che scrivo è talmente legato al mio disegno che se dovessi smettere, ad esempio, di disegnare, scriverei storie non comiche. Alla fine forse, separando le due cose, le mie storie non sarebbero così apprezzate. Se proprio dovessi rinunciare, sarebbe al disegno, che m’impegna per più tempo.

LB: Quando crei una storia di Rat-Man parti da un’intelaiatura di base e la sviluppi man mano assieme ai disegni o crei prima la sceneggiatura completa (dialoghi e battute comprese) e poi la realizzi graficamente? Sono rimasto impressionato, da come le tue storie nuove siano intrinsecamente legate stai cercando di formare una certa continuity hai già un’idea precisa su dove portare il personaggio ?

LO: Le storie iniziano a frullare nella testa una decina di giorni prima che inizi a scrivere; poi, man mano che maturano, inizio a segnarmi alcune battute, alcuni passaggi, finché arrivo a stendere una trama su cui lavoro fino ad avere la sceneggiatura completa, frase per frase. Poi la disegno. Dal momento che la serie si concluderà, ho ovviamente collegato ogni cosa che all’apparenza possa sembrare al momento slegata, e tutto confluirà nel finale che ho già in parte immaginato. La continuity che ne risulta sarà sempre più inevitabile, anche se cercherò sempre di mantenere delle storie singole come un rilassamento dalle vicende principali.

LB: Hai mai disegnato su testi o sceneggiature altrui? Pensi che potresti lasciare Rat Man a qualcun altro se ti dovesse andare come a Todd Mc Farlane, cioè guadagnare soldoni a palate e metterti a produrre giocattoli?

LO: Ho realizzato storie con personaggi di Luca Boschi, ma scrivevo e disegnavo io. Ho scritto per altri disegnatori quando ho fatto Morgan con Ade Capone, ma a parte una tavola per un albo contro le mine anti-uomo, scritta da Alessandra Salimbene, non mi è mai capitato di disegnare su testi altrui. Non so se ne sarei capace.

LB: Dalla storia il Grande Ratzinga astutamente deduco, che anche tu sei stato, come tutti noi del ’67,  segnato per sempre nel tuo sviluppo sessuale dal fatto di scoprire, in età prepuberale, che i seni delle donne erano in realtà due missili pronti a essere lanciati. Quanta Tv ti sei “sorbito” da piccolo? Da quanti anime — anzi, scusa: cartoni giapponesi -? Segui la produzione giapponese?

LO: Da piccolo seguivo molto di più i cartoni giapponesi. Adesso, a parte i Simpson e le apparizioni della Pantera Rosa su reti sconosciute, solo SAMPEI IL PESCATORE ha il curioso potere di ipnotizzarmi quando faccio zapping. Non so perché. Non sono nemmeno un pescatore. Mah!?

LB: La tua comicità deriva da un puro stile ebraico-newyorkese, che fonda le sue radici ecc. ecc. (W Nini dei Gatti), o risente d’una vena più fantozziana? Seriamente, c’è qualche autore comico a cui ti senti più vicino?

LO: A cui vorrei avvicinarmi, vorrai dire?… Io adoro Woody Allen e le gag immortali di Stan Laurel e Oliver Hardy, ma non disdegno le esagerazioni di Paolo Villaggio e le cattiverie di Daniele Luttazzi!

LB: Una curiosità: la storia della Squadra Speciale deve, in qualche modo, leggersi come una citazione o come un tributo a Brat Pack di R.Veitch (mi riferisco soprattutto alla fine prematura della prima squadra in circostanze simili a quelle dei giovani eroi di Veitch: la bomba, la chiesa)?

LO: Sono sincero: chi è Veitch?… Più che altro era un “Watchmen dei poveri”!

LA DOMANDA CLASSICA

LB: . Il futuro, cosa farai da grande?

LO: Mi riposerò!

CHIUSURA

LB: Hai mai trovato, poi, il furgone safari di Big Jim?

LO: No, ma ho trovato in un mercatino di Lisbona la mitica auto di zio Paperone, quella rossa con l’autista… però mi hanno chiesto 50.000 lire e gliel’ho lasciata… insieme a un piccolo pezzo di cuore! SIGH! Ciao e grazie!

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