Si è abbastanza parlato, benché meno di quanto era lecito aspettarsi, della valigetta blu del perfetto candidato che Silvio Berlusconi ha distribuito, in apposita “convention”, a coloro che si presentano alle elezioni regionali per Forza Italia e del suo pittoresco contenuto: due cravatte stile “regimental” (per lottare contro il regime), due paia di occhiali da sole, manuali, distintivi e gagliardetti vari, assieme alle note raccomandazioni verbali: stare a qualche distanza dagli interlocutori specie se si ha l’alito pesante, tenere in tasca un fazzolettino per asciugare la mano bagnata di sudore prima di porgerla agli elettori e soprattutto pulire le toilettes che si dovessero trovare sporche per evitare che si creda che a insozzarle sia stato un candidato di Forza Italia (strana insistenza del dottor Berlusconi sugli aspetti più fisici e scatologici dei suoi uomini, quasi che i forzisti fossero soprattutto contadini e altri lavoratori manuali che si guadagnano il pane col sudore della fronte e la puzza delle ascelle, e non manager del postindustriale o raiders della new economy). Non si è parlato però di un altro oggetto contenuto nel “kit”, sfuggito agli osservatori forse perché nascosto fra le pagine dei manuali a stampa: un Cd contenente un’ulteriore serie di istruzioni e di modelli per la conduzione della campagna elettorale.
Fra questi ultimi viene anche proposta la foto del perfetto candidato, che purtroppo, avendo avuto modo di sbirciare la schermata ma non di entrare in possesso del prezioso breviario multimediale, siamo costretti qui semplicemente a descrivere. Il candidato sarà seduto a sinistra (errore? dimenticanza? gesto di sfida?) dell’inquadratura, emergente a mezza figura dietro a un ripiano che nel modello proposto è uniformemente azzurro-Italia ma che può e anzi deve essere sostituito da un più autentico tavolo professionale a scelta, verosimilmente una scrivania.
Il candidato sarà però completamente libero di scegliere lo stile della mobilia: svedese, chippendale, hi-tech, e anche il materiale, cristallo, massello di noce, impiallacciatura uso mogano. Non però la sua posizione: egli dovrà essere seduto non frontalmente ma in posizione leggermente obliqua rispetto all’asse (stile Gruber prima maniera, per intenderci) e dovrà appoggiare le mani sul suddetto ripiano. Le mani, si raccomanda, dovranno essere aperte e distese, non solo per suggerire serenità e nervi rilassati ma anche per evitare che assumano pose che appartengono inequivocabilmente alla prima repubblica: pugni chiusi, dita protese ad artiglio, polsi incrociati per l’abitudine alle manette. Tuttavia questa volta, per non suscitare patemi d’animo, non si sta a raccomandare che siano anche mani pulite. Di fianco al busto elettorale, sul lato destro dell’inquadratura, c’è lo spazio per il nome del candidato stesso e per gli eventuali slogan, preferibilmente — si suppone — quello di grande sottigliezza concettuale e profondo contenuto politico che suona “o di qua o di là”, raccomandato anche per spot e comizi. E il volto? Deve essere sorridente, austero, confidenziale, autoritario? Non si sa. Il volto del candidato ideale di Forza Italia non c’è, o meglio nel modello proposto è completamente bianco. Poiché deve essere il volto di tutti, ogni candidato deve potersi identificare nel manichino multimediale e pazienza se la prima cosa che viene in mente è invece il volto sbianchettato di Massimo D’Alema così come lo disegna da qualche tempo quella vittima di regime che è Forattini.
Ma forse, più modernamente, si tratta di un suggerimento tecnico-informatico che con poca spesa e ottimi risultati può dare a ogni candidato una bella e immagine elettorale. Infatti con una semplice fototessera opportunamente scansionata e un software adeguato, per esempio Photoshop, è un gioco da ragazzi inserire la propria immagine nello spazio bianco e ritrovarsi con il ritratto elettorale ufficiale già bell’e pronto e personalizzato quel tanto che basta. Silvio Berlusconi, si sa, è un uomo che si è fatto da sé: che i suoi candidati si facciano da sé almeno in fotografia. La materia prima però gliela passa lui.
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