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Palcoscenico

Francesco Salvi

Accattatev’… Illo

L’intervista dietro le quinte del suo ultimo spettacolo, “Cosa c’entra Peter Pan”, allestito a tempo di record ma maltrattato dalla critica, con il gentilissimo, simpatico e divertente comico di Luino (come Iacchetti, Boldi, Cochi e Renato, Dario Fo e Nanni Svampa) rivela un Salvi inedito: grande fan di fantascienza, collezionista di Urania, scrittore, compositore. E, come si definisce, lui “internettista” convinto. In progetto un libro umoristico sulla letteratura mondiale, un racconto di fantascienza tutto da ridere, nuovi lavori con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, uno spettacolo musicale da portare in giro per l’Italia e soprattutto un sito Internet, www.illo.it. Con cui dialogare con i fans. Il suo rapporto con la tv “ci tornerei anche domani se ci fosse qualcosa di interessante” e con la critica, che dimostra di non amare molto “non è che ci sia molto da sperare: la ignoro completamente”. E poi un grande progetto: uno spettacolo via Internet. Magari con Fucine…

Gianfranco Terzoli (GT): Ma Peter Pan, cosa c’entra?

Francesco Salvi (FS): Mah, c’entra un poco perché è una storia surreale che fa vedere Napoleone la notte prima di Waterloo che ha i suoi incubi e tra questi incubi arriva Peter Pan che lo aiuta a risolvere la situazione. L’idea è di Alberto Bassetti che è un autore italiano che aveva scritto la prima versione di questa commedia qui già rappresentata l’anno scorso. Questa qui invece, su richiesta del teatro, è una rivisitazione da parte mia in cui faccio tutt’e due le parti, sia di Napoleone che di Peter Pan — infatti come potete notare ho i capelli (paglia e fieno, ndr.) metà neri e metà biondi perché uno è moro è l’altro è biondo e quindi la storia è completamente cambiata, abbiamo un sacco di altre situazioni, sono cambiate anche le musiche, è cambiato tutto il dialogo, il cast, insomma è una libera interpretazione, direi libera al 95%. Del testo è rimasta l’idea, molto divertente, di far incontrare questi due personaggi mitici in un modo così strano.

GT: Ma Francesco Salvi, ce l’ha la sindrome di Peter Pan, è o no un eterno bambino?

FS: Sì, direi di sì, credo che il segreto sia un po’ quello, rimanere sempre abbastanza legati alla possibilità di stupirsi e di divertirsi per delle cose… anche se magari poi si viene accusati di infantilismo, meglio infantilisti che anzianisti.

GT: Meglio restare bambini perché di molte delle cose dei cosiddetti adulti..

FS: Sì, di molte cose se ne farebbe volentieri a meno. Sì, qui è un misto perché c’è Napoleone da una parte che è potere e dall’altra Peter Pan. Comunque è una cosa molto allegra, divertente, con dei momenti anche di malinconia, insomma c’è un po’… Non si ride come in uno spettacolo di cabaret perché siamo a teatro e quindi i tempi sono diversi, anche i ritmi sono diversi ma è comunque uno spettacolo molto godibile. Godi-bile. è la prima volta che faccio un’intervista su Internet.

GT: C’è sempre una prima volta. Anzi, a proposito, cosa pensi del mezzo Internet? Mi raccomando, attento a come rispondi, che abbiamo un interesse privato…

FS: Mah, lo trovo veramente molto interessante, fantastico, io lo uso molto… adesso sto scrivendo un libro, una storia umoristica della letteratura mondiale e allora per certe cose americane sono andato nei siti degli scrittori americani, mi sono tirato giù un sacco di roba. Siti dell’orrore tipo Lovecraft o Poe o anche altra gente tipo Vonnegut oppure della fantascienza tipo Douglas Adams o altra gente così hanno un sacco di cose interattive, molto bello. Adesso sto cercando degli spartiti, vedi, compositori moderni e c’è il mio amico contrabassista che anche lui è un “internista”, un “internettista” che me li procura via Internet, insomma. Una bella cosa credo che sia una bellissima cosa. Se non lo strumentalizzano troppo… è una bella cosa, molto.

GT: Quindi sei un grande fan di fantascienza.

FS: Io sono l’unico, credo, uno dei pochi in Italia ad avere tutta la collezione di Urania, dal numero uno fino adesso, non è che li ho letto tutti, eh però…

GT: Magari sei anche un fan di Star Trek…

FS: Poco, non mi piace molto Star Trek. Mi piace al cinema. Mi piaceva quella vecchia in televisione, con il comandante Kirk; quella di adesso, con tutte le facce grugnose, mi piace meno. Comunque ho visto Stargate, tutte queste cose qua. Mi piacciono più che altro le storie che coinvolgano i viaggi nel tempo, la psicologia, capito?

GT: Il nuovo film tratto daun racconto di Michael Crichton, Timeline che uscirà nel 2001 sarà dedicato ai viaggi nel tempo e sarà diretta da Richard Donner…

FS: Cacchio, è un grande.

GT: Chi lo ha letto ne ha parlato bene…

FS: Anche Matrix ad esempio era molto bello, eppure è tratto da un raccontino di Dick, piccolissimo, ha vinto 4-5 Oscar, tutto effetti speciali attorno.

GT: Ebbè, ma Dick è eccezionale…

FS: A me piace molto Philip K. Dick, Fredric Brown, questa gente qui, lo stesso Kurt Vonnegut, Clifford Simak, Robert Silverberg, questi personaggi qua. Quello che mi piace di più ultimamente è Rutger Hucker, pronipote di Hegel, che scrive cose a sfondo matematico ma sempre di follia, sono storie così. Ne scrivendo una anch’io così. Da ridere, naturalmente.

GT: Ma è un lato di te che non si conosceva, questo…

FS: Meglio, meglio, tanto guarda le cose che faccio io non le nota nessuno, tranne pochi amatori che purtroppo non hanno molto spazio poi sui mezzi di comunicazione ufficiali per cui adesso su Internet c’è la possibilità di divulgarsi molto facilmente senza i problemi della distribuzione su cui poi si basa il potere vero, insomma perché se tu non scrivi su un quotidiano nazionale non ti legge nessuno. è una bella cosa per cui adesso aprirò anche un sito, anzi lo annuncio in anteprima, ci sarà un sito mio probabilmente si chiamerà illo.it e vedremo un po’ cosa salta fuori. La cosa che mi piace è avere il contatto con quelli che si collegano, dirgli in anteprima le cose. è una cosa bella, certo. Vediamo un po’ se si riesce a fare bene.

E capovolgendo i ruoli si trasforma in intervistatore: “Tu cosa fai su Internet?”.

GT: Io? Scrivo degli articoli, seguo questo magazine. Magari ti manderò il pezzo, poi ci scambieremo gli e-mail, (fischia), andremo sul tuo sito e sicuramente avrai lo spazio della posta elettronica…

FS: Io per il momento ho due-tre poste elettroniche di queste qui che girano, di tin.it oppure… quelle ufficiali che regalano in giro. Guarda, te lo dico subito si chiama non mi ricordo più… una si chiama arussa.it che è quella di tim; quella di tin.it si chiama francescosalvi@tin.it.

GT: Si ricorda facilmente…

FS: Sì, abbastanza.

GT: I comici comunque — mi pare d’aver letto tra le righe della risposta precedente — è meglio che non si sappia se fanno delle cose drammatiche, anche perché, per esempio, la vita di un comico è andata di recente sul grande schermo in Man on the Moon con Jim Carrey…

FS: Com’è? dev’essere bello, di John Landis…

GT: …volevo dire che i comici alla fine non vengono mai premiati, anche quando fanno ruoli un po’ impegnati vedi The Truman Show

FS: è tutto un discorso di potere e basta. Semplicemente di potere. Benigni ha capito come fare, ha scelto la strada giusta, ha vinto addirittura l’Oscar. Per cui dipende tutto da quello, non tanto come lo fai ma da con chi lo fai. Se tu fai una bella cosa in provincia non lo sa nessuno, ma anche a livello nazionale. Se tui fai una cosa ugualmente bella con un grosso potere economico alle spalle o di opinione lo sanno tutti e poi siccome il successo si basa sul fatto che molta gente è coinvolta — lo stesso motivo per cui le banche non mandano mai in galera i grossi debitori, ma mandano in galera la vecchietta che deve pagare 500.000 lire — quando coinvolgi tantissima gente poi hai anche successo. Che tu sia comico o no è la stessa roba. Poi se tu ti riferisci all’Oscar, è una cosa legata veramente all’ufficio stampa, al potere economico delle grandi major infatti anche quest’anno la Miramax ha ha avuto due film che lottavano uno contro l’altro e ha vinto uno dei due fratelli che tra l’altro ha dichiarato di aver vinto perché l’altro fratello è stato malato e non ha fatto in tempo a comprarsi i voti o perlomeno a fare un buon ufficio stampa.

Per cui il comico io dicevo di non parlare in giro così scherzando perché tanto è lo stesso anche qua a Trieste dove il pubblico è molto contento, il Teatro (lo Stabile del Friuli-Venezia Giulia, ndr.) è molto contento perché bene o male abbiamo fatto a tempo di record con questi cinque musicisti un sacco di pezzi… poi se non sei all’interno di un giro di potere non si accorge quasi nessuno di quello che fai, insomma. Proprio oggi (mercoledì 13 aprile, ndr.) sulla Repubblica c’è un articolo un po’ strano in cui se la prendono perché mancano i comici… mancano i comici? e poi invoca il ritorno di Benigni e di Grillo. Grillo c’è sempre stato, Benigni c’è, è come andare a fare la carità al Duomo. Benigni ha vinto l’Oscar, lavora negli Stati Uniti, fa giustamente la sua politica personale; Grillo lavora nelle pay tv di Berlusconi, quindi fa il missionario ben foraggiato da parte di chi dovrebbe essere il suo obiettivo per cui non mi sembra il caso di arrivare a rimpiangere l’assenza di questi qui anche perché non sono assenti: sono dei grandi, ma non sono assenti. Magari la cosa assente veramente è l’irriverenza verso il potere un po’ di capacità di prendere in giro divertendo che non c’è più.

GT: La satira è finita con il centro-sinistra al governo.

FS: Non è che sia finita col centro-sinistra,era finita anche prima: se tu pensi che questi attori qui di cui abbiamo parlato ma anche tanti altri — Paolo Rossi ma anche gente seria tipo Santoro — sta dietro i soldi e al successo, non a un discorso. La gente si lascia imbrogliare spesso infatti questa gente qui ha poi lavorato su Italia1 e ha fatto i soldi con Italia 1 perché finché continuava a lavorare su Rai tre non aveva un grande seguito se non di opinione e quando uno di questi qua prende e lavora da Berlusconi secondo me è bruciato; non tanto perché abbia lavorato con Berlusconi — anch’io ho lavorato con Berlusconi e mi sono trovato benissimo, come tanta altra gente.

Questa gente qui che ai tempi non funzionava perché nessuno li voleva perché non funzionavano, non è che fosse cattiveria — funzionava Drive In, funzionavano tante altre cose — adesso sono andati di là proprio in un momento in cui lavorare per Berlusconi significa anche un atteggiamento politico, condividere un atteggiamento politico oppure far finta di essere la spia dentro il sistema. Invece non è così, non siamo ai tempi della guerra fredda.

Berlusconi fa la sua politica e fa bene a farla perché è la sua politica, chi lavora con lui in qualche modo si lega anche alla sua politica. Non si può fingere di andare lì solo per fare uno spettacolo oppure per fare la pulce nel sistema. Se vai lì, per lo meno non fai più la satira politica perché andare a fare satira politica a casa del re, andare a casa del re e dire il re è nudo o non ci credono e quindi la satira è morta e tu non sei capace di farla oppure se ci credono ti danno un sacco di botte e ti mandano a casa. Siccome non è così, credo che la satira c’ha… La satira a me non è mai piaciuta perché l’ho sempre trovata più che altro una connivenza col sistema perché se sei veramente pericoloso non ti lasciano parlare per cui… anche la satira di Dario Fo era — a parte che è una satira storica e poi comunque è finita con il Nobel da una parte con l’Oscar dall’altra — per cui ci si è dimenticati che cos’è il successo commerciale, il successo economico delle grandi major, dei grandi gruppi capitalistici che la lotta politica insomma.

Già prima mischiarlo era un po’ controproducente; adesso è davanti agli occhi di tutti eppure non c’è un critico che alza un dito per dire queste cose qua. Domani tra l’altro (giovedì 13 aprile, ndr.) c’è un incontro con un critico, Ugo Ronfani, perché viene a presentare un libro, mi è stato chiesto di essere presente e io queste cose le dirò tranquillamente anche perché della critica a me proprio non importa assolutamente niente. Son contento se parlano bene, quello che dicevo prima, se parlan bene fa piacere perché è una bella cosa, però spesso parlano anche bene senza aver capito bene cosa succede, parlan bene perché sono amici oppure perché gli fa comodo per un certa impostazione parlar bene; difficilmente trovo un critico che capisce veramente qualche cosa. è difficile. Ci sono, ma è difficile. Come diceva Jean Victor Poncellet «il critico è uno che spara sulle proprie truppe». Per cui non è un personaggio molto simpatico insomma — d’altronde, lo aveva detto anche prima di iniziare l’intervista, quando gli avevamo ricordato che i giornalisti triestini non avevano trattato troppo bene lo spettacolo

FS: La critica? Non è che ci sia molto da sperare. La ignoro completamente. Anche perché quando parlano bene, parlano bene troppo, da leccaculi. Che parlino bene o male, difficilmente capiscono qualcosa.

GT: E gli spettacoli comici in tv in questo momento?

FS: Non c’è spazio in televisione. Io mi sono autotolto quando è finito lo spazio disponibile perché se tu togli due o tre isole tipo Le Iene, Striscia la notizia o Quelli che… il calcio, queste cose qui, che tra l’altro sono gruppi molto chiusi, in giro non c’è possibilità.

Non è che uno ti dice hai un’idea? vieni a farla, no anzi: se hai un’idea, prima di tutto tendono a fregartela. In secondo luogo, nessuno viene a chiederti se hai un’idea per cui ti chiedono di andare a fare l’ospitata spettacolo per rendere più bello un programma che di solito è una cretinata totale.
Allora io sono già 3-4 anni che mi sono tolto dalla televisione per fare teatro, per fare dischi, per studiare cose. Ho lavorato all’estero adesso ci tornerò perché attualmente in Italia è veramente… c’è Internet che ci salva perché ti puoi collegare con il resto del mondo, però quando poi dai un’altra occhiata in Italia ti senti in Turchia. Con tanto rispetto per la Turchia che senz’altro in questo momento è superiore a noi. A tutti i livelli. Anche sismici.

GT: Che progetti hai: ti rivedremo comunque in televisione?

FS: Io andrei volentieri in televisione anche domani, perché è un mezzo che ti permette poi di fare le serate, di avere riconoscibilità eccetera, ma bisogna farla nel modo giusto. Io ho rinunciato a molti programmi, mi sono fatto anche un sacco di problemi perché l’agente poi si è incazzato no, questo programma devi farlo invece poi ho rinunciato e ho avuto la conferma perché poi li han fatti lo stesso e non sono andati molto bene. Non ho rinunciato a niente di particolarmente interessante. Non scelgo per soldi perché per tutto scelgo una cosa che mi piace tipo il teatro: in programma c’è di lavorare ancora con il teatro di Trieste perché mi sono trovato benissimo, c’è Calenda che è un direttore molto coraggioso e la sua assistente Roberta Pocello molto preparati, questi cinque musicisti veramente con le palle che hanno messo in piedi una quindicina di pezzi in due settimane, poi pezzi anche complicati con effetti strani, quindi penso di rimanere con loro e fare qualcos’altro la stagione prossima.

GT: E qualcosa di musicale?

FS: Sì, queste musiche qui (in sottofondo si sentono distintamente le prove dei musicisti dal vicino camerino) le ho fatto io per cui mi piacerebbe tenere come base questo gruppo, aggiungerci qualche fiato e percussioni, qualche voce fare un gruppo di una decina di elementi e andare in giro. Non forse come circuito teatrale perché costa troppo, è una macchina che comprende macchinisti, tecnici, automobili, scenografie: è un casino. 
Probabilmente con Paolo Guerra che è un grosso organizzatore della ETV di Modena metterò in piedi qualche cosa per andare in giro con dei mezzi grossi.
E poi spero che ci sentiamo tramite Internet perché quando avrò finito poi ci mettiamo in contatto e di fare magari uno spettacolo per Internet visto che il futuro è lì.

GT: Un’ultima domanda. Tu sei di Luino come tanti altri comici, Iacchetti, Boldi…

FS: …ma anche Cochi e Renato, Dario Fo, Nanni Svampa…

GT: …cosa respirate a Luino? Gas esilerante? Perché tanti comici?

FS: Chi lo sa. Un miscuglio. Intanto sono venute molte persone tornate da Milano. Tra cui Cochi e Renato che sono cresciuti lì, Renato si è anche sposato, lì c’ha la casa lì eccetera. E poi il lago. Il lago genera pazzia, genera mostri. O contrabbandieri o avvocati. a Luino sono questi tre qui i tipi di personaggi.

GT: Oppure bravissimi comici.

FS: Sei troppo gentile.

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